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La Scozia dice no al nucleare
- Subject: La Scozia dice no al nucleare
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- Date: Tue, 25 Nov 2008 21:33:53 +0100 (CET)
Articolo
La Scozia dice no al nucleare
Nessuna nuova centrale verrà costruita in Scozia. Troppo incerti i costi per
lo smaltimento delle scorie per il Governo di Edimburgo e allora meglio puntare
sulle rinnovabili. Senza però rinunciare al carbone? Costi e sicurezza del
nucleare sono tematiche calde nell’opinione pubblica inglese e non solo. Una
decina di giorni fa il Guardian aveva fatto luce su un accordo sospetto tra il
Governo inglese e le imprese incaricate di smantellare il sito di Sellafield: l’
accordo - approvato secondo l’autore senza rispettare le procedure parlamentari
– oltre a grandi profitti per le imprese garantisce che queste siano esonerate
dal dover dare risarcimenti sotto i 14 milioni di sterline in caso di
incidenti.
Una notizia poco rassicurante, arrivata mentre i costi del decomissioning
inglese minacciano di lievitare ancora, visto che si parla della necessità di
individuare un secondo sito per lo stoccaggio delle scorie. Come poco
rassicuranti sono le immagini mostrate di recente da Report sulle scorie
italiane, o il libro appena uscito in Francia “Vers un Tchernobyl français?”
nel quale il giornalista Eric Ouzounian raccoglie la testimonianza anonima di
un dirigente di EDF che racconta i problemi di sicurezza di una filiera
nucleare in via di privatizzazione.
Proprio la questione dei costi e della sicurezza dello smaltimento delle
scorie è la motivazione che in Gran Bretagna sta facendo incontrare un grosso
ostacolo all’atomo. “Non ci sono proposte chiare per lo smaltimento delle
scorie e non vogliamo approvare costi così elevati e potenzialmente senza fine
per le generazioni future” : sono queste le esatte parole con cui, in un
documento ufficiale sulla politica energetica, il Governo scozzese motiva la
sua scelta di chiudere con il nucleare una volta finito il ciclo di vita delle
due centrali esistenti, che saranno entrambe dismesse entro il 2015.
L’atomo britannico, dunque, inciampa sul Vallo Adriano: in Scozia non si
costruiranno più nuove centrali. Un vero e proprio veto quello posto dal
Governo di Edimburgo, che pare non lasciare spazio a discussioni. D’altra
parte, in seguito alla devolution del 1997, la pianificazione rientra tra le
competenze cedute da Londra alle istituzioni scozzesi, che ora stanno usando
questo potere per fare una scelta precisa sul proprio futuro energetico: no a
nuovi impianti nucleari, meglio puntare sulle energie rinnovabili.
Alla conferma delle intenzioni del governo scozzese di voler abbandonare l’
atomo, le reazioni del governo britannico non si sono fatte attendere. Secondo
quanto dichiara allo Scotsman il Ministro dell’energia inglese, Mike O'Brien,
la scelta di Edimburgo “metterebbe a repentaglio l’indipendenza energetica
della Scozia”. La replica del Primo ministro scozzese, Alex Salmond, è secca:
“la Scozia può ottenere 60 GW solo dalle rinnovabili - 10 volte il picco della
domanda. Più che colmare il vuoto (del nucleare, ndr) il problema sarà creare
un’infrastruttura capace di esportare il surplus elettrico.”
Dalle sue due centrali nucleari la Scozia ottiene circa il 26% della propria
elettricità. Le rinnovabili al momento coprono il 16% del fabbisogno elettrico
del paese. L’obiettivo del Governo scozzese è che entro il 2020 almeno la metà
dell’elettricità consumata in Scozia venga da fonti pulite; per il totale dell’
energia l’obiettivo è invece di arrivare al 20% (il traguardo per la Gran
Bretagna nel suo complesso è al 15%).
La fiducia scozzese nelle possibilità delle rinnovabili, sulla base della
quale il paese ha deciso di voltare le spalle al nucleare, poggia su
caratteristiche geografiche particolarmente fortunate. Il paese può contare
soprattutto su eolico, sia di terra che di mare, e idroelettrico (che al
momento assieme forniscono oltre l’80% dell’elettricità pulita), ma anche su
geotermia, biomasse e altre tecnologie. Una grande speranza poi è posta nello
sfruttamento dell’energia proveniente dalle maree, tecnologia per la quale la
Scozia dal punto di vista geografico ha uno dei potenziali più grandi al mondo,
ma che è ancora in uno stadio iniziale e che, secondo il Parlamento Scozzese,
potrà contribuire significativamente solo dopo il 2020.
Se ha deciso di rinunciare al nucleare, il mix energetico scozzese conta però
ancora molto sul carbone (30% circa dell’elettricità). A controbilanciare l’
abbandono dell’atomo la proposta, che piace al Governo scozzese, di realizzare
– proprio accanto ad una delle due centrali nucleari che saranno dismesse, a
Hunterston nel North Ayrshire – un nuovo impianto a carbone. Una proposta che –
anche se l’impianto verrebbe concepito per poter funzionare anche a biomassa e
per poter essere (teoricamente e in futuro) equipaggiato con tecnologia per il
sequestro della CO2 - non è piaciuta affatto a gruppi ambientalisti come WWF e
Friends of the Earth scozzesi.
GM
24 novembre 2009
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