La Scozia dice no al nucleare



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La Scozia dice no al nucleare 


Nessuna nuova centrale verrà costruita in Scozia. Troppo incerti i costi per 
lo smaltimento delle scorie per il Governo di Edimburgo e allora meglio puntare 
sulle rinnovabili. Senza però rinunciare al carbone? Costi e sicurezza del 
nucleare sono tematiche calde nell’opinione pubblica inglese e non solo. Una 
decina di giorni fa il Guardian aveva fatto luce su un accordo sospetto tra il 
Governo inglese e le imprese incaricate di smantellare il sito di Sellafield: l’
accordo - approvato secondo l’autore senza rispettare le procedure parlamentari 
– oltre a grandi profitti per le imprese garantisce che queste siano esonerate 
dal dover dare risarcimenti sotto i 14 milioni di sterline in caso di 
incidenti. 

Una notizia poco rassicurante, arrivata mentre i costi del decomissioning 
inglese minacciano di lievitare ancora, visto che si parla della necessità di 
individuare un secondo sito per lo stoccaggio delle scorie. Come poco 
rassicuranti sono le immagini mostrate di recente da Report sulle scorie 
italiane, o il libro appena uscito in Francia “Vers un Tchernobyl français?” 
nel quale il giornalista Eric Ouzounian raccoglie la testimonianza anonima di 
un dirigente di EDF che racconta i problemi di sicurezza di una filiera 
nucleare in via di privatizzazione. 

Proprio la questione dei costi e della sicurezza dello smaltimento delle 
scorie è  la motivazione che in Gran Bretagna sta facendo incontrare un grosso 
ostacolo all’atomo. “Non ci sono proposte chiare per lo smaltimento delle 
scorie e non vogliamo approvare costi così elevati e potenzialmente senza fine 
per le generazioni future” : sono queste le esatte parole con cui, in un 
documento ufficiale sulla politica energetica, il Governo scozzese motiva la 
sua scelta di chiudere con il nucleare una volta finito il ciclo di vita delle 
due centrali esistenti, che saranno entrambe dismesse entro il 2015.

L’atomo britannico, dunque, inciampa sul Vallo Adriano: in Scozia non si 
costruiranno più nuove centrali. Un vero e proprio veto quello posto dal 
Governo di Edimburgo, che pare non lasciare spazio a discussioni. D’altra 
parte, in seguito alla devolution del 1997, la pianificazione rientra tra le 
competenze cedute da Londra alle istituzioni scozzesi, che ora stanno usando 
questo potere per fare una scelta precisa sul proprio futuro energetico: no a 
nuovi impianti nucleari, meglio puntare sulle energie rinnovabili.

Alla conferma delle intenzioni del governo scozzese di voler abbandonare l’
atomo, le reazioni del governo britannico non si sono fatte attendere. Secondo 
quanto dichiara allo Scotsman il Ministro dell’energia inglese, Mike O'Brien, 
la scelta di Edimburgo “metterebbe a repentaglio l’indipendenza energetica 
della Scozia”. La replica del Primo ministro scozzese, Alex Salmond, è secca: 
“la Scozia può ottenere 60 GW solo dalle rinnovabili - 10 volte il picco della 
domanda. Più che colmare il vuoto (del nucleare, ndr) il problema sarà creare 
un’infrastruttura capace di esportare il surplus elettrico.”

Dalle sue due centrali nucleari la Scozia ottiene circa il 26% della propria 
elettricità. Le rinnovabili al momento coprono il 16% del fabbisogno elettrico 
del paese. L’obiettivo del Governo scozzese è che entro il 2020 almeno la metà 
dell’elettricità consumata in Scozia venga da fonti pulite; per il totale dell’
energia l’obiettivo è invece di arrivare al 20% (il traguardo per la Gran 
Bretagna nel suo complesso è al 15%). 

La fiducia scozzese nelle possibilità delle rinnovabili, sulla base della 
quale il paese ha deciso di voltare le spalle al nucleare, poggia su 
caratteristiche geografiche particolarmente fortunate. Il paese può contare 
soprattutto su eolico, sia di terra che di mare, e idroelettrico (che al 
momento assieme forniscono oltre l’80% dell’elettricità pulita), ma anche su 
geotermia, biomasse e altre tecnologie. Una grande speranza poi è posta nello 
sfruttamento dell’energia proveniente dalle maree, tecnologia per la quale la 
Scozia dal punto di vista geografico ha uno dei potenziali più grandi al mondo, 
ma che è ancora in uno stadio iniziale e che, secondo il Parlamento Scozzese, 
potrà contribuire significativamente solo dopo il 2020.

Se ha deciso di rinunciare al nucleare, il mix energetico scozzese conta però 
ancora molto sul carbone (30% circa dell’elettricità). A controbilanciare l’
abbandono dell’atomo la proposta, che piace al Governo scozzese, di realizzare 
– proprio accanto ad una delle due centrali nucleari che saranno dismesse, a 
Hunterston nel North Ayrshire – un nuovo impianto a carbone. Una proposta che – 
anche se l’impianto verrebbe concepito per poter funzionare anche a biomassa e 
per poter essere (teoricamente e in futuro) equipaggiato con tecnologia per il 
sequestro della CO2 - non è piaciuta affatto a gruppi ambientalisti come WWF e 
Friends of the Earth scozzesi. 

GM

24 novembre 2009

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