No Coke Brindisi: "l'Enel e i mutamenti del nostro mare"



 

 

No Coke Brindisi: "l'Enel e i mutamenti del nostro mare"

 

19 marzo 2007_Solo su iniziativa di un’azienda che ha deciso di proporre un parco eolico nel mare di Cerano, e che per questo si è fatta carico di documentare lo stato dei luoghi, e non per il monitoraggio periodico di quel tratto di mare a carico dell’ENEL, diventa pubblica la notizia che a Cerano la posidonia è morta mentre impera l’alga tropicale invasiva caulerpa, e che nella vicina Casalabate la Posidonia Oceanica copre il 30% dei fondali mentre davanti a Cerano è pieno di matte, il miscuglio di sedimenti e radici che la posidonia morta lascia a ricordo di sè.

 

La Posidonia Oceanica è habitat prioritario ai sensi della Direttiva 92/43/CE.

 

E’ indicatore biologico primario dello stato di salute del mare.

E’ ritenuta la migliore difesa contro l’erosione delle coste.

Siamo di fronte a un dato di drammatica gravità, che deve essere a questo punto documentato e motivato come si deve dagli Enti di controllo pubblici, perché ne conseguano interventi immediati sulla centrale di Cerano – se ne sia ritenuta responsabile - che sversa in mare ogni anno 2,7 miliardi di metri cubi di acque calde, come conseguenza della propria altissima inefficienza energetica, per la quale il 60% del calore prodotto dalla combustione di carbone non viene trasformato in energia elettrica ma viene disperso nell’ambiente, a contribuire – senza utilità – ai cambiamenti climatici del pianeta.

 

Salviamo il mare dalle centrali a carbone! Le aziende elettriche fanno utili spropositati socializzando costi ambientali, lasciando alle comunità locali e al pianeta disastri di incalcolabile portata.

 

L’ENEL ha prodotto nel 2007 3,97 mld di euro di utile netto, in crescita del 31% rispetto al 2006. Ma di quanto sarebbero inferiori questi utili se su ENEL gravasse davvero l’onere dei ripristini ambientali o se – meglio – ENEL dovesse produrre energia senza i gravi impatti ambientali documentati a Brindisi? Impatti ambientali certificati dalla stessa ENEL nel suo programmare – di fronte alle pressioni degli Enti Locali e dell'opinione pubblica - una logistica del carbone meno “polverosa”, un carbonile coperto, un cristallizzatore, precipitatori elettrostatici più efficaci, barriere verdi lungo il nastro trasportatore.

 

Perché ENEL si fa bella dei propri risultati economici sulle piazze finanziarie milanese e mondiali, ma non fa conoscere ai brindisini i margini di profitto prodotti dalla centrale di Cerano?

 

 
 

 
 

 
 

 
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