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Newsletter Utopie Concrete
- Subject: Newsletter Utopie Concrete
- From: segreteria at utopieconcrete.it
- Date: Mon, 1 Oct 2007 17:13:31 +0200
Un nuovo patto sociale per affrontare i conflitti ambientali - Intervista con Alessandro Bratti Un nuovo patto sociale per affrontare i conflitti ambientali Intervista con Alessandro Bratti, Direttore ARPA Emilia-Romagna Nei due seminari della Fiera delle Utopie Concrete 2007 cercheremo di definire le coordinate attuali del discorso ecologico e della prassi ambientale in Italia. Partiremo nel pomeriggio del 12 ottobre con un dibattito su “Resistenza alla distruzione dell’ambiente e gestione dei conflitti ambientali”. Alessandro Bratti si trova in qualche modo tra i fronti. Ambientalista di mente e di cuore è riuscito come assessore all’ambiente di collocare Ferrara tra le città sosteniili d’avanguardia in Europa. Oggi come direttore generale si vede di fronte al compito difficile di gestire un’agenzia, l’ARPA Emilia-Romagna, che da tutte le parti – le altre istituzioni, gli imprenditori, i cittadini - non viene vista come un’istanza scientifica “neutra” ma giustamente come un attore importante per la modernizzazione ecologica del paese. La conflittualità ambientale in Italia è molto diffusa. Scansano (scorie nucleari), Civitavecchia (centrale a carbone), Venezia (dighe mobili), Messina e Reggio (ponte), Gubbio (cementifici), Campania (rifiuti). Secondo te perché? La situazione italiana è particolare o i conflitti ambientali fanno parte di tutte le società moderne nello stesso modo? La situazione italiana ha sicuramente una sua particolarità, però va detto che questo fenomeno della sfiducia e della conflittualità ambientale non è esclusivamente italiano, ma fin dagli anni ’80 anche negli Stati Uniti si manifesta con una certa intensità. Nelle società moderne vi è una crescente attenzione del grande pubblico ai problemi ambientali, con una conseguente preoccupazione per le minacce verso la propria salute. Esiste una causa predominante per i conflitti ambientali? Suscettibilità delle cittadine e dei cittadini, mancanza di informazioni, di democrazia e trasparenza, progetti scadenti, interessi privati? Dobbiamo aspettarci un V-Day ambientale? Credo che qui in Italia la generalizzata sfiducia verso le istituzioni sia arrivata ad un punto tale che ogni decisione è generatrice di conflitti fra le parti sociali spesso insanabili. Nel rapporto tra società e politica c’è in Italia una situazione immatura; viviamo in un sistema che non è ancora compiutamente democratico. A ciò si aggiunge che oggi l’informazione non è più filtrata e questo è da un lato un vantaggio, dall’altro però determina anche banalizzazioni e semplificazioni eccessive Ad esempio sul web si può trovare di tutto: notizie importanti ma anche tante sciocchezze. Se manca la capacità critica di valutare la valanga di informazioni che ci arriva nasce il rischio che tutto si mescoli in una sorta di babele da cui l’utente non riesce a trarre i giusti segnali di conoscenza necessari per decidere consapevolmente. Tutti questi fenomeni insieme fanno sì che oggi nel nostro paese la situazione sia diventata preoccupante. “La progettualità è la risorsa indispensabile per gestire il conflitto ambientale” scrivi insieme a Maria Berrini in “Governance e conflitti”. Vista l’ubiquità dei conflitti ambientali: perché la progettualità è una risorsa così scarsa tra i governi locali e territoriali? Il livello progettuale nel nostro paese intendendo non solo quella legata alle opere ma anche quella di carattere strategico era, fino qualche anno fa , abbastanza basso. Il paese soffre a tutt’oggi a tutti i livelli di mancanza di continuità; cambia l’assessore, il sindaco, il presidente, cade il progetto. Mi sembra diversa la situazione in altri paesi dell’Europa del Nord con una burocrazia solida dove se anche cambia il governo i progetti vanno avanti. Da noi non è così. Oltre a questa mancanza di continuità della progettualità vedo anche una mancanza di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte non solo ambientali, ma anche di tipo strategico in senso ampio che riguardano il futuro del proprio territorio. Come ultimo credo che ci sia la necessità di ridefinire le regole del gioco. Oggi siamo in una situazione dove da una fase dove le decisioni importanti venivano prese da pochi siamo passati a una situazione dove tutti si arrogano il diritto di imporre le loro verità e dove chiunque si può definire specialista di qualcosa: ad esempio è sufficiente criticare aspramente un progetto di costruzione di un’opera per diventarne automaticamente il maggiore esperto. Ma non è così che queste informazioni spesso poco qualificate - tutti possono dire quello che gli pare - trovano tanto spazio perché sull’altro lato, da parte delle amministrazioni e delle imprese, c’è una politica scadente di non-informazione e anche di disinformazione sulle intenzioni e sulla progettualità? Infatti, è come una moneta con due facce: è indispensabile garantire da un lato una corretta informazione, un coinvolgimento dei cittadini, utilizzando tutti gli strumenti che noi conosciamo, come il processo di Agenda 21, la contabilità ambientale, favorendo la massima trasparenza per consentire al cittadino di avere tutti gli elementi per decidere a ragion veduta, dall’altro però bisogna anche determinare delle regole. Io penso che le tematiche ambientali, che spesso presuppongono una significativa preparazione scientifica, debbano essere affrontate nei luoghi appropriati mettendo a confronto correnti di pensiero presentate da persone con un curriculum scientifico accertato. Che cosa intendi con “definire le regole del gioco”? Ho in mente delle regole stabilite attraverso un grande patto sociale tra tutti gli stake holders, la stampa, le istituzioni, le associazioni e comitati, le imprese che permettano una franca discussione, un confronto sereno, minimizzando le strumentalizzazioni legate agli interessi di partito o semplicemente a vanità e rancori personali. Potrebbe essere un problema che noi ambientalisti siamo così convinti che quello che vogliamo è comunque il bene comune che ci manca la capacità di inserirlo anche in una contestazione politica? Se prendiamo le energie rinnovabili, l’eolico è una risposta importante ai cambiamenti climatici, però in qualche caso ci manca il coraggio di sfidare offensivamente coloro che si oppongono agli impianti eolici, di fornire loro una risposta alla necessità di mitigare dell’effetto serra. Mi augurerei un dibattito più aperto e serio in casa propria. All’interno del mondo ambientalista ci sono tante sfaccettature: c’è chi ci crede e c’è chi cavalca le paure delle persone per altri scopi. Spesso queste cose si mescolano e nel dibattito locale non si riesce a discutere nel merito del tema posto: si prende a riferimento l’inceneritore piuttosto che l’impianto eolico per fare una battaglia che a volte è inquinata da altri interessi meno nobili. Tu dirigi un’ARPA. Che cosa fatte voi per migliorare l’accettabilità sociale della modernizzazione ecologica della società italiana? Lo considerate un vostro campo di lavoro e impegno? L’ARPA Emilia Romagna come le ARPA in Italia, hanno principalmente la funzione di controllo del territorio. Alcune si occupano anche di ricerca e sviluppo, di conoscenza, di formazione quindi è un nostro dovere sostenere e portare avanti la modernizzazione ecologica e dare delle risposte che non siano solo il rispetto o meno della norma ma che vadano ben oltre. Per noi è assolutamente un impegno e anche un dovere dare un supporto alle istituzioni locali come soggetto tecnico così come dobbiamo dare un’informazione il più possibile corretta rispetto alle questioni che vengono poste dai cittadini. L’ARPA Emilia Romagna per stare al passo con tali domande, ha attivato molti progetti e convenzioni con le Università, con gli enti di ricerca per cercare delle risposte su aspetti che sono all’avanguardia della ricerca: le nano-particelle, le micro-polveri, l’impatto ambientale che possono avere anche gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, per esempio dalle biomasse, sono tutti temi il cui studio e approfondimento consentono di acquisire saperi importanti per portare avanti la modernizzazione ecologica del nostro paese. L’impressione però è che le strategie comunicative delle Agenzie Regionali per l’Ambiente finora sono un po’ scadenti. Di fronte ad una grande ricchezza di dati le capacità di comunicare questi dati in modo comprensibile a un pubblico generale non sono all’altezza. Fino a non molto tempo fa le Agenzie, dipendendo dalla Regione, subivano una forte l’influenza dalla politica. ARPA difficilmente aveva un suo canale di comunicazione autonomo. Come ARPA Emilia Romagna stiamo introducendo una nostra politica di informazione perché da un lato siamo obbligati a farlo e dall’altro ci teniamo a realizzarlo bene attraverso il sito internet, i convegni e la reportistica. Uno studio dell’agenzia di ricerca ARIS indicava che “oltre il 90 per cento dei cantieri aperti in Italia affronta una contestazione”. Oggi si fa fatica a fare qualsiasi cosa. Ci sono delle situazioni di impianti dove la valutazione di impatto ambientale è stata approvata nel 2000 e che dopo 8-9 anni non sono ancora stati realizzati. Tale situazione a volte potrebbe anche essere un vantaggio, ma in molti campi si perdono anche delle opportunità. A Parma vi era un’importante azienda costruttrice di pale eoliche, oggi quella fabbrica ha chiuso e queste si producono in Spagna, Germania e Danimarca. La mancanza di domanda nel nostro paese causa la non-decisione su tanti potenziali impianti è diventata significativa. Alla fine si perdono delle opportunità, perché il fatto di non decidere è anche essa una decisione; decidi di non fare niente - un lusso che non ci si può più permettere. Alessandro Bratti Laureato in scienze Agrarie è stato Assessore della Giunta del comune di Ferrara dal 1994 al 2004 con delega all’ambiente e dal 2004 al febbraio 2006 con delega all’ambiente, problemi energetici e mobilità. Nel febbraio 2006 è nominato direttore dell’ARPA Emilia-Romagna. Dal 1996 al 2006 è stato rappresentante dell'AICCRE (Associazione Italiana dei Comuni, delle Province e delle Regioni d'Europa) nella Commissione Ambiente e Sviluppo sostenibile della CEMR (Council of European Municipalities and Regions) e nel 2003 è stato eletto Presidente del Coordinamento nazionale Agenda 21 Italiane. Per non ricevere più la newsletter invia un messaggio a coordinamento at climatealliance.it soggetto:cancellami
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