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rifiuti parliamo di costi.
- Subject: rifiuti parliamo di costi.
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 8 Jul 2006 11:28:15 +0200
- Resent-date: Sat, 8 Jul 2006 11:20:07 +0200
- Resent-from: Vittorio Moccia <v.moccia at itb.it>
- Resent-message-id: <200607080920.k689K7lE005364 at proxy.itb.it>
QUANTO MI COSTI Federico Valerio Italia Nostra Per cercare di convincere gli Italiani che incenerire è bello, si stanno scomodando ricercatori del calibro di Umberto Veronesi, divulgatori scientifici di successo quali Alberto Angela e MarioTozzi e, recentemente, anche un fine dicitore che si occupa di salute, Michele Mirabella. Tutti elogiano le meraviglie tecniche e i vantaggi energetici degli inceneritori, ma tutti omettono un piccolo ma importante particolare: quanto costa e chi paga. I "Rumenta Day", pensati ed organizzati dalle associazioni ambientaliste e dei consumatori hanno lo scopo di dare informazioni proprio su questo aspetto, tutt'altro che trascurabile e che riguarda letteralmente tutti gli Italiani. L'incenerimento con recupero energetico è il più costoso dei sistemi di smaltimento rifiuti oggi disponibili e non è una scelta obbligata. Studi condotti recentemente nei paesi europei hanno potuto verificare che per termovalorizzare una tonnellata di rifiuti si va dai 148 euro pagati in Austria agli 88 euro della Germania. A confronto, il ricorso a collaudate e più sicure tecniche biologiche a "freddo"per chiudere gran parte dei cicli dei nostri scarti, quali compostaggio, digestione anaerobica e bio-ossidazione permette di pagare cifre nettamente inferiori, rispettivamente 50, 65 e 75 euro a tonnellata. La politica di gestione dei rifiuti in Italia presenta diverse anomalie. Da noi il costo dell'incenerimento si aggira sui 90 euro a tonnellata, ma mentre numerosi stati (Austria, Danimarca, Belgio..) tassano l'incenerimento (da 4 a 71 euro a tonnellata) per favorire la più vantaggiosa pratica del riciclo, l'Italia è probabilmente l'unico paese al mondo che sovvenziona l'incenerimento, grazie ad un codicillo introdotto ad arte nella nostra normativa che, per legge, fa diventare i rifiuti una fonte di energia rinnovabile e che giustamente ci viene contestato dalla Corte di Giustizia europea, in quanto l'unico rifiuto che dal punto di vista energetico è conveniente bruciare sono le plastiche. Grazie a questo trucchetto, assolutamente bipartisan (i decreti a riguardo portano la firma di ministri dei due ultimi governi) ogni anno i gestori degli inceneritori ricevono il generoso regalo di 140 milioni di euro, preziose risorse finanziarie letteralmente pagate da tutte le famiglie italiane con maggiorazioni alla loro bolletta della luce e sottratte all'asfittico sviluppo nazionale di impianti fotovoltaici, idro-elettrici ed eolici di piccola scala che potrebbero rendere autonomi, dal punto di vista energetico, decine di migliaia di famiglie. Gli Italiani ignorano anche che tutti i costi di costruzione e gestione degli inceneritori, sono a loro totale carico, conteggiati nella Tariffa rifiuti. In sintesi, correttezza vorrebbe che quando si annuncia la realizzazione di un inceneritore, si avvisino tutti i residenti nel bacino di raccolta dei rifiuti che, non solo si sta facendo la scelta meno conveniente dal punto di vista ambientale ed energetico, ma che questa scelta è anche la più costosa. Si dovrebbero anche avvisare questi cittadini che, attraverso i loro rappresentanti, stanno letteralmente firmando un contratto che li impegnerà, per i successivi 20 anni a pagare interamente l'operazione finanziaria, con tanto di penali se non riusciranno a produrre la quantità di rifiuti necessaria per rendere economicamente vantaggioso (per chi lo gestisce) l'inceneritore. Forse ora è più chiaro al lettore il possibile motivo per cui la Tariffa Rifiuti ideata dal Comune di Genova non prevede, al contrario degli obiettivi del legislatore europeo, incentivi economici per chi produce meno rifiuti e per chi, con la separazione alla fonte, contribuisce al loro avvio al riciclo. Per ora è così, dice il Comune, domani vedremo. Ma , oggi, visto che sono in arrivo le prime bollette della Tariffa, far pagare un servizio non svolto ai tanti genovesi che attuano scelte famigliari per produrre meno rifiuti indifferenziati, è una truffa o no? Il Porta a Porta arriva a Novara. Federico Valerio Una nuova città si è aggiunta all'elenco dei Comuni italiani convertiti al "porta a porta". E' Novara, 103.000 abitanti che, a partire dal 2004 ha fatto il salto di qualità: eliminati da tutti i quartieri cassonetti e campane, si è passati alla raccolta differenziata domiciliarizzata, altrimenti detta "porta a porta". Ad ogni famiglia novarese sono stati messi a disposizione tre diversi contenitori: uno per la raccolta di vetri e lattine, uno per la carta, uno per la frazione organica. Due sacchi trasparenti di diverso colore (rosso e bianco) servono per la raccolta della plastica e dell'indifferenziato. Nel caso di condomini, le stesse frazioni di materiali post consumo differenziati sono raccolte in altrettanti cassonetti, noleggiati al condomio. Il ritiro delle singole frazioni avviene a domicilio, possibilmente in spazi condominiali, oppure nei pressi del condomio, secondo un calendario prefissato: due volta alla settimana l'organico, una volta alla settimana carta, plastica ed indifferenziato, due volte al mese vetro e lattine. E questi sono i risultati. Nel 2003 la raccolta differenziata realizzata con il classico sistema misto, cassonetti più campane,è ferma al 29 %. Nel 2004, anno di avvio del porta a porta si raggiunge il 39%, nel 2005 la raccolta differenziata sale al 52%, per raggiungere oltre il 68% nel 2006. Da segnalare che con l'aumentare della raccolta differenziata sono diminuiti drasticamente i reclami dei cittadini, in parte dovuti a mancati ritiri durante il periodo di rodaggio della macchina organizzativa. Se nel primo trimestre 2005 erano 303 i cittadini scontenti, questi si riducevano ad 84 nel quarto trimestre dello stesso anno, man mano che tutti, cittadini ed operatori del servizio, prendevano confidenza con la rivoluzione culturale del "porta a porta". A quanto pare i cittadini di Novara sono molto sodisfatti di questa innovazione e i motivi sono almeno due: la città è più pulita ed ordinata, senza le tante minidiscariche che caratterizzano le vicinanze del classico cassonetto "figlio di nessuno"; il secondo elemento di soddisfazione è che il passaggio al "porta a porta" non ha comportato nessun aumento dei costi, ma anzi ha aperto la possibilità di applicare tariffe personalizzate in grado di premiare economicamente le famiglie che producono meno rifiuti indifferenziati. Ancora una volta sono stati smentiti i profeti di sventura che cercano di bloccare il passaggio al "porta a porta" con la scusa dei suoi alti costi. La verità è che sono schizzate alle stelle i costi di smaltimento, sia quelli della discarica, ma ancor più quelli dell'incenerimento. E ogni tonnellata di materiali post consumo raccolto con il "porta a porta" è di elevata qualità. Questo significa che il Comune può spuntare i prezzi migliori previsti dal Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI ) per gli imballaggi raccolti, con una significativa riduzione dei costi. L'alta qualità dei materiali raccolti con il porta a porta ha anche il vantaggio che tali materiali, hanno scarti molti ridotti (10-15%) e sono richiesti dalla nascente industria italiana del riciclo, in forte espansione; e ogni tonnellata di rifiuto riciclato, corrisponde a 900-950 chili di materiali che evitano lo smaltimento e i suoi alti costi (90 euro per incenerire una tonnellata di rifiuti). E se Novara nel 2004 doveva smaltire mensilmente 3.100 tonnellate di rifiuti, nel 2006, grazie alla raccolta porta a porta, la quantità di rifiuti da smaltire si ridotta a 1.200 tonnellate. -- staff at peacelink.it: La lista del coordinamento tecnico di PeaceLink
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