rifiuti parliamo di costi.



QUANTO MI COSTI
Federico Valerio
Italia Nostra

Per cercare di convincere gli Italiani che incenerire è bello, si
stanno scomodando  ricercatori del calibro di Umberto Veronesi,
divulgatori scientifici di successo quali Alberto Angela e MarioTozzi
e, recentemente, anche un fine dicitore che si occupa di salute,
Michele Mirabella.
Tutti elogiano le meraviglie tecniche e i vantaggi energetici degli
inceneritori, ma tutti omettono un piccolo ma importante particolare:
quanto costa e chi paga.
I "Rumenta Day", pensati ed organizzati dalle associazioni
ambientaliste e dei consumatori hanno lo scopo di dare informazioni
proprio su questo aspetto, tutt'altro che trascurabile e che riguarda
letteralmente tutti gli Italiani.
L'incenerimento con recupero energetico è il più costoso dei sistemi di
smaltimento rifiuti oggi disponibili e non è una scelta obbligata.
Studi condotti recentemente nei paesi europei hanno potuto verificare
che per termovalorizzare una tonnellata di rifiuti si va dai 148 euro
pagati in Austria agli 88 euro della Germania.
A confronto, il ricorso a collaudate e più sicure tecniche biologiche a
"freddo"per chiudere gran parte dei cicli dei nostri scarti, quali
compostaggio, digestione anaerobica e bio-ossidazione permette di
pagare cifre nettamente inferiori, rispettivamente 50, 65 e 75 euro a
tonnellata.
La politica di gestione dei rifiuti in Italia presenta diverse
anomalie. Da noi il costo dell'incenerimento si aggira sui 90 euro a
tonnellata, ma mentre numerosi stati (Austria, Danimarca, Belgio..)
tassano l'incenerimento (da 4 a 71 euro a tonnellata) per favorire la
più vantaggiosa pratica del riciclo, l'Italia è probabilmente l'unico
paese al mondo che sovvenziona l'incenerimento, grazie ad un codicillo
introdotto ad arte nella nostra normativa che, per legge, fa diventare
i rifiuti una fonte di energia rinnovabile e che giustamente ci viene
contestato dalla Corte di Giustizia europea, in quanto l'unico rifiuto
che dal punto di vista energetico è conveniente bruciare sono le
plastiche.
Grazie a questo trucchetto, assolutamente bipartisan (i decreti a
riguardo portano la firma di ministri dei due ultimi governi) ogni anno
i gestori degli inceneritori ricevono il generoso regalo di 140 milioni
di euro, preziose risorse finanziarie letteralmente pagate da tutte le
famiglie italiane con maggiorazioni alla loro bolletta della luce e
sottratte all'asfittico sviluppo nazionale di impianti fotovoltaici,
idro-elettrici ed eolici di piccola scala che potrebbero rendere
autonomi, dal punto di vista energetico, decine di migliaia di
famiglie.
Gli Italiani ignorano anche che tutti i costi di costruzione e gestione
degli inceneritori, sono a loro totale carico, conteggiati nella
Tariffa rifiuti.
In sintesi, correttezza vorrebbe che quando si annuncia la
realizzazione di un inceneritore, si avvisino tutti i residenti nel
bacino di raccolta dei rifiuti che, non solo si sta facendo la scelta
meno conveniente dal punto di vista ambientale ed energetico, ma che
questa scelta è anche la più costosa.
Si dovrebbero anche avvisare questi cittadini che, attraverso i loro
rappresentanti, stanno letteralmente firmando un contratto che li
impegnerà, per i successivi 20 anni a pagare interamente l'operazione
finanziaria, con tanto di penali se non riusciranno a produrre la
quantità di rifiuti necessaria per rendere economicamente vantaggioso
(per chi lo gestisce) l'inceneritore.

Forse ora è più chiaro al lettore il possibile motivo per cui la
Tariffa Rifiuti ideata dal Comune di Genova non prevede, al contrario
degli obiettivi del legislatore europeo, incentivi economici per chi
produce meno rifiuti e per chi, con la separazione alla fonte,
contribuisce al loro avvio al riciclo. Per ora è così, dice il Comune,
domani vedremo.

Ma , oggi, visto che sono in arrivo le prime bollette della Tariffa,
far pagare un servizio non svolto ai tanti genovesi che attuano scelte
famigliari per produrre meno rifiuti indifferenziati, è una truffa o
no?


Il Porta a Porta arriva a Novara.

Federico Valerio

Una nuova città si è aggiunta all'elenco dei Comuni italiani convertiti
al "porta a porta".
E' Novara, 103.000 abitanti che, a partire dal 2004 ha fatto il salto
di qualità: eliminati da tutti i quartieri cassonetti e campane, si è
passati alla raccolta differenziata domiciliarizzata, altrimenti detta
"porta a porta".
Ad ogni famiglia novarese sono stati messi a disposizione tre diversi
contenitori: uno per la raccolta di vetri e lattine, uno per la carta,
uno per la frazione organica. Due sacchi trasparenti di diverso colore
(rosso e bianco) servono per la raccolta della plastica e
dell'indifferenziato.
Nel caso di condomini, le stesse frazioni di materiali post consumo
differenziati sono raccolte in altrettanti cassonetti, noleggiati al
condomio.
Il ritiro delle singole frazioni avviene a domicilio, possibilmente in
spazi condominiali, oppure nei pressi del condomio, secondo un
calendario prefissato: due volta alla settimana l'organico, una volta
alla settimana carta, plastica ed indifferenziato, due volte al mese
vetro e lattine.
E questi sono i risultati. Nel 2003 la raccolta differenziata
realizzata con il classico sistema misto, cassonetti più campane,è
ferma al 29 %. Nel 2004, anno di avvio del porta a porta si raggiunge
il 39%, nel 2005 la raccolta differenziata sale al 52%, per raggiungere
oltre il 68% nel 2006.
Da segnalare che con l'aumentare della raccolta differenziata sono
diminuiti drasticamente i reclami dei cittadini, in parte dovuti a
mancati ritiri durante il periodo di rodaggio della macchina
organizzativa. Se nel primo trimestre 2005 erano 303 i cittadini
scontenti, questi si riducevano ad 84 nel quarto trimestre dello stesso
anno, man mano che tutti, cittadini ed operatori del servizio,
prendevano confidenza con la rivoluzione culturale del "porta a porta".
A quanto pare i cittadini di Novara sono molto sodisfatti di questa
innovazione e i motivi sono almeno due: la città è più pulita ed
ordinata, senza le tante minidiscariche che caratterizzano le vicinanze
del classico cassonetto "figlio di nessuno"; il secondo elemento di
soddisfazione è che il passaggio al "porta a porta" non ha comportato
nessun aumento dei costi, ma anzi ha aperto la possibilità di applicare
tariffe personalizzate in grado di premiare economicamente le famiglie
che producono meno rifiuti indifferenziati.
Ancora una volta sono stati smentiti i profeti di sventura che cercano
di bloccare il passaggio al "porta a porta" con la scusa dei suoi alti
costi.
La verità è che sono schizzate alle stelle i costi di smaltimento, sia
quelli della discarica, ma ancor più quelli dell'incenerimento.
E ogni tonnellata di materiali post consumo raccolto con il "porta a
porta" è di elevata  qualità. Questo significa che il Comune può
spuntare i prezzi migliori previsti dal Consorzio Nazionale Imballaggi
(CONAI ) per gli imballaggi raccolti, con una significativa riduzione
dei costi.  L'alta qualità dei materiali raccolti con il porta a porta
ha anche il vantaggio che tali materiali, hanno scarti molti ridotti
(10-15%) e sono richiesti dalla nascente industria italiana del
riciclo, in forte espansione; e ogni tonnellata di rifiuto riciclato,
corrisponde a 900-950 chili di materiali che evitano lo smaltimento e i
suoi alti costi (90 euro per incenerire una tonnellata di rifiuti).
E se Novara nel 2004 doveva smaltire mensilmente 3.100 tonnellate di
rifiuti, nel 2006, grazie alla raccolta porta a porta, la quantità di
rifiuti da smaltire si ridotta a 1.200 tonnellate.

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