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kyoto si parte a giorni l'italia in ritardo rischia sanzioni
- Subject: kyoto si parte a giorni l'italia in ritardo rischia sanzioni
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 10 Feb 2005 10:35:14 +0100
da repubblica.it GIOVEDÌ 10 FEBBRAIO 2005 Kyoto, si parte tra sette giorni l´Italia in ritardo rischia sanzioni Fino a 4 milioni l´anno per i "permessi di emissione" Oggi il ministro Siniscalco in commissione Ambiente spiega il piano del governo Il trattato per la riduzione delle emissioni nocive in vigore dal 16 febbraio Il nucleare ha due limiti: il tempo e lo smaltimento delle scorie Una mozione del centrosinistra per il contenimento delle emissioni GIOVANNI VALENTINI Meno 7. Manca ormai una settimana al grande evento. Quella di mercoledì prossimo, 16 febbraio 2005, sarà una data storica per tutta l´umanità. Il mondo comincerà a cambiare aria, nel senso che comincerà a migliorare il clima del pianeta, riducendo le emissioni di anidride carbonica che producono l´effetto serra e quindi il riscaldamento della Terra, con tutte le conseguenze che ne derivano per l´ambiente e per la salute: siccità, scarsità di cibo, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, fino ai fenomeni estremi delle alluvioni e degli uragani. Finalmente, dopo anni di trattative e negoziati internazionali, entrerà in vigore il Protocollo di Kyoto, il patto più universale che il genere umano abbia mai sottoscritto per salvaguardare la propria sopravvivenza. L´Italia - la cui situazione sarà illustrata nel dettaglio oggi dal ministro Siniscalco alla commissione Ambiente della Camera -arriva però a questo appuntamento nelle condizioni peggiori, senza convinzione, più per obbligo formale che per scelta. Sotto la presidenza di Romano Prodi, l´Unione europea è riuscita a coinvolgere anche Putin e così la Russia ha deciso di ratificare il Protocollo, insieme alla Cina. Alla fine i sottoscrittori dell´accordo sono diventati 132, superando di gran lunga i requisiti stabiliti inizialmente: almeno 55 Paesi aderenti che rappresentassero il 55 per cento delle emissioni nocive. Ma, oltre all´Australia, all´appello mancano ancora gli Stati Uniti che sono i maggiori inquinatori mondiali e questa assenza pesa come un´ipoteca sull´applicazione del Patto. In linea anche qui con la destra conservatrice americana, convinta che l´allarme sull´effetto serra sia un´invenzione del fanatismo ecologista, il governo Berlusconi ha aderito ufficialmente al Protocollo di Kyoto, tradendone in realtà lo spirito e la sostanza. Di fronte all´obiettivo prefissato di ridurre entro il 2012 le emissioni nocive del 6,5 per cento rispetto al ?90, le tendenze in atto nel nostro Paese proiettano invece un preoccupante aumento del 23 per cento. E ciò vale in tutti i settori: nei trasporti, nella produzione di energia elettrica, nel riscaldamento e nel condizionamento domestico. Ma ancor più preoccupante è il fatto che stiamo perdendo terreno sulla media europea in base agli indicatori di qualità e sostenibilità dello sviluppo, come l´intensità energetica (cioè il rapporto tra consumo di energia e Prodotto interno lordo), l´efficienza carbonica (emissioni nocive in rapporto all´energia) e la quota di energia prodotta con fonti rinnovabili. Ancora una volta, insomma, l´Italia del centrodestra si allontana dall´Unione, incrinando la solidarietà europea in un campo strategico come quello dello Sviluppo sostenibile, dove si intrecciano strettamente fattori ambientali ed economici. Ma l´autarchia in questo caso si paga a caro prezzo. In forza del Protocollo, c´è il rischio di accumulare un debito ambientale nei confronti degli altri partner e, a parte le prevedibili sanzioni, questo può diventare anche un debito economico, stimato tra i 1.500 e i 4.000 milioni di euro all´anno a partire dal 2008 per l´acquisto dei cosiddetti "permessi di emissione" dai Paesi più virtuosi. Inutile dire che l´onere si aggiungerebbe al nostro già colossale debito pubblico, aggravando ulteriormente il bilancio dello Stato. Non si tratta, dunque, di rispettare un accordo o un trattato soltanto per obbligo di firma. Il "patto globale" sottoscritto a Kyoto rimette in discussione il modello di sviluppo fondato sul petrolio, una risorsa altamente inquinante destinata a esaurirsi nell´arco dei prossimi 30-40 anni e comunque considerata critica per ragioni geo-politiche, concentrata com´è in prevalenza nel Medio-Oriente. Ma contro l´effetto serra è necessario ridurre la nostra dipendenza anche dagli altri combustibili fossili, il carbone e il gas naturale, per impostare una politica energetica radicalmente diversa fondata sul risparmio, sull´efficienza e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili: l´energia solare, quella eolica, termica e fotovoltaica. Quanto al nucleare, a parte la tendenza all´esaurimento anche per i giacimenti di uranio naturale, al momento resta - come una maledizione biblica - il problema insormontabile delle scorie radioattive e del loro smaltimento, a meno che non si sviluppi un nuovo processo di fusione più sicura e controllabile. In ogni caso, come ha riconosciuto lo stesso ministro dell´Ambiente, Altero Matteoli, distinguendosi su questo punto dal presidente del Consiglio, in Italia occorrerebbero 10-15 anni per ripristinare le centrali atomiche e quindi l´ipotesi è del tutto remota. Quello dell´energia pulita non è un "libro dei sogni" suggerito dal massimalismo verde o, peggio ancora, ispirato a un impossibile ritorno all´età della pietra. La diminuzione dei consumi fossili, come documenta uno studio del Tavolo ambientale delle opposizioni, è compatibile anche con l´aumento del Pil, cioè con la crescita economica. Se ne può ricavare, anzi, un triplice vantaggio: innanzitutto per la salvaguardia del clima, secondo i parametri di Kyoto; poi per la qualità del sistema che diventa così più efficiente; e infine per la bilancia commerciale, in rapporto alla riduzione delle importazioni. A sostenere del resto che il progresso tecnologico può favorire perfino l´occupazione, gli ambientalisti italiani non sono certamente isolati. Da un rapporto 2004 del "Renewable and Appropriate Energy Laboratory" di Berkley, risulta che le energie rinnovabili generano più posti di lavoro per megawatt di potenza, per unità di energia e per ogni dollaro di investimento rispetto alle energie di origine fossile. E il Cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, in un discorso tenuto il 3 giugno dell´anno scorso alla Conferenza di Bonn sulle fonti rinnovabili, ha previsto un impiego stabile di 120 mila persone in Germania nel settore dell´efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. E´ per il complesso di tutte queste ragioni che la Grande alleanza democratica ha presentato una mozione alla Camera, per impegnare il governo italiano a contenere l´aumento della temperatura entro un massimo di due gradi, indipendentemente da qualsiasi analisi costi-benefici. Il Protocollo di Kyoto indica una strada obbligata per evitare l´autodistruzione e garantire la sopravvivenza dell´umanità. E´ una scelta fondamentale di civiltà su cui si misurerà negli anni futuri anche la differenza tra il centrodestra e il centrosinistra.
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