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traffici di veleni fra cui falso compost 11 arresti 70 indagati
- Subject: traffici di veleni fra cui falso compost 11 arresti 70 indagati
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 11 Mar 2004 15:43:48 +0100
dal gazzettino.it Martedì, 9 Marzo 2004 I carabinieri, dopo due anni di indagini, hanno scoperto una rete di aziende che raccoglieva e faceva sparire scorie pericolose Traffici di veleni, 11 arresti a Venezia Settanta persone denunciate - Compost altamente tossico e discariche abusive in cave Venezia Undici ordinanze di custodia cautelare e 70 denunce sono state emesse a carico di responsabili di aziende dell'area veneziana accusati di aver nascosto in cave o disperso nell'ambiente centinaia di migliaia di tonnellate di sostanze nocive. Secondo gli accertamenti dei carabinieri, i rifiuti speciali spesso altamente tossici, venivano raccolti nel Nord Italia, camuffati come materiale "non pericoloso" e spediti qua e là nella penisola. L'inchiesta è partita dalla scoperta di rifiuti sospetti in una cava a Rieti. Dopo due anni d'indagini si è scoperto che l'attività illecita era vastissima, dai fanghi industriali alle scorie tossiche di varie provenienze che finivano in discariche abusive o, dopo varie manipolazioni, erano usati per interventi di ripristino ambientale e per fare del compost, con la complicità di aziende agricole. RIFIUTI Partito da Venezia il blitz dei carabinieri del Noe in tutta Italia. Dieci già agli arresti, uno ricercato. Ma ci sono anche 70 indagati Veleni smaltiti con il trucco, manette per 11 Sotto accusa Nuova Esa a Marcon e Servizi costieri a Marghera. Avrebbero eliminato tonnellate di scorie in siti non autorizzati Venezia Avrebbero smaltito rifiuti pericolosi un po' ovunque, provocando gravi danni all'ambiente. Centinaia di migliaia di tonnellate di resti di lavorazioni industriali sarebbero finiti in cave oppure mescolati ad altre sostanze. È un'operazione contro gli eco-criminali davvero colossale, per numeri e quantità, quella avviata dai carabinieri del Noe, il Nucleo operativo di tutela dell'ambiente che ha portato a 70 denunce e 10 arresti, (sei persone in carcere e quattro ai domiciliari su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Licia Marino, su richiesta del pm Giorgio Gava). Un'undicesima persona è ricercata. L'indagine, alla quale hanno lavorato duecento militari dell'Arma, ruota attorno a due ditte veneziane, la Nuova Esa srl di Marcon e la Servizi Costieri srl di Porto Marghera. In carcere sono finiti Roberto Casarin, Giandomenico Murari, e Francesco Marchesin della Nuova Esa; Giuliano Gottard, Paola Valle e Rino Vincenzi della Servizi Costieri. Agli arresti domiciliari Gianni Gardenal della Servizi Costieri, Roberto Piccolo della "Real Service", una società che operava con la Nuova Esa, Mario Reale, titolare di una seconda società che operava con la ditta di Marcon, nonché Gilio Toresin, di un'azienda che operava con la Servizi Costieri. Le persone arrestate sono tutte in ruoli chiave delle due grandi aziende, da tempo attive su tutto il territorio nazionale. L'attività di raccolta dei rifiuti speciali, infatti, veniva realizzata in gran parte del Nord Italia. Poi, grazie ad un'abile trasformazione del materiale da pericoloso in non pericoloso (l'operazione è stata infatti ribattezzata "Houdinì"), questa valanga di rifiuti sarebbe finita serenamente in vari angoli della penisola. L'inchiesta illustrata ieri dal comandante provinciale dei carabinieri Ilio Ciceri e dai vertici del Comando per la tutela dell'ambiente, è partita dalla scoperta di una cava in provincia di Rieti dove i carabinieri hanno trovato rifiuti declassificati. Controllando la documentazione sono così riusciti ad arrivare alle due aziende veneziane. La merce giungeva nelle loro sedi e dopo la presunta fittizia declassificazione sarebbe partita verso uno smaltimento illecito. In questi due anni di indagini è stato possibile accertare che l'attività delle due imprese era davvero ad ampio raggio. In questa valanga di materiale pericoloso (basti solo pensare al pentasolfuro di fosforo che al contatto con l'acqua sprigiona gas cancerogeni) c'era un po' di tutto: dai fanghi industriali alle terre di bonifica, dalle scorie alle polveri di fonderia. Tutto questo materiale sarebbe stato spedito in discariche non idonee, utilizzato per ripristini ambientali, in attività che prevedono la creazione di compost e ovviamente nelle cave.Secondo i carabinieri, la presunta attività illegale sarebbe stata favorita da numerose aziende agricole compiacenti, nonché da impianti di compostaggio e recupero di rifiuti. Secondo i militari dell'Arma le ditte veneziane incassavano i soldi per le bonifica e poi facevano "sparire" la classificazione di rifiuto pericoloso, quello insomma che deve essere trattato solo in discariche impermeabilizzate, rivendendo il tutto come materiale adatto per le bonifiche. Gli accertamenti hanno comunque fatto emergere che le autorizzazioni non mancavano, ma l'indagine è decollata quando dai riscontri sarebbe emersa una realtà ben diversa. Il sequestro delle due strutture riguarda beni complessivi pari a circa 25 milioni di euro. I reati contestati sono associazione per delinquere, attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, falso nei certificati di analisi e nei documenti di trasporto, getto pericoloso di cose, realizzazione e gestione di discariche abusive. Gianpaolo Bonzio Probabilmente se l'aspettavano da un momento all'altro. E alla fine non c'è niente di meglio che avere pazienza e alla fine hanno avuto ragione. Michele Vianello, parlamentare Ds e Ezio Da Villa, assessore provinciale alle Politiche ambientali avevano colto nel segno. Ora dopo anni di appelli, ricerche, prese di posizione, la parola è passata ai carabinieri di Venezia. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Attacca Vianello: «Prima o poi doveva succedere - butta lì il parlamentare - Era una situazione talmente enorme che non poteva essere che sotto la lente di ingrandimento delle forze dell'ordine. Già in un recente passato l'Amministrazione provinciale aveva presentato un ricorso al Tar, ma anche in quella sede non se ne era fatto nulla. Ancora una volta, l'area veneziana, si scopre essere la "pattumiera d'Italia"». Ezio Da Villa da anni si batte per garantire un maggiore controllo del settore. «Attorno al mondo dei rifiuti e del loro smaltimento - attacca - c'è e si è creato negli anni un grossissimo, e fin troppo spesso incontrollabile business che agisce nelle pieghe dei trasferimenti, nella gestione e nella stoccaggio dei materiali. In assenza di un piano regionale in materia, il business anche quello più condannabile, aumenta».
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