comunicato stampa: Aprire una nuova stagione per al zootecnia italiana



a Cura di AltrAgricoltura Nord Est
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COMUNICATO STAMPA
Aprire una nuova stagione per al zootecnia italiana dopo i disastri colposi
di Parmalat e del decreto Alemanno

Il decreto Alemanno sulle quote latte n. 119/2003, già  fallito nei fatti,
vive ormai  le  sue ultime ore di tormentata agonia. Gli allevatori
italiani, con quote e senza, infatti, continuano a mungere e dimostrano, con
i fatti e assicurando il latte sulle nostre tavole,  che i concetti portati
avanti dal COSPA Nazionale  di continuare a mungere, per  legittima difesa
delle  proprie aziende e per riprendere il diritto del nostro paese alla sua
sovranità alimentare(1), è radicato e vincente nei nostri allevatori .
Il concetto della sovranità alimentare  si è dimostrato molto più  forte,
nella testa e nel cuore dei nostri allevatori, del terrore di stato
scatenato da Alemanno con le lettere minacciose spedite in ogni casa  e non
meno dal livore crescente e costante contro gli allevatori messo in campo
dalle vecchie organizzazioni sindacali. Le mobilitazioni degli allevatori e
le mediazioni  politiche, in particolare quella della Lega, non sono
riuscite, come era facilmente  prevedibile,  a fare cambiare le convinzioni
del governo e in particolare del Ministro.  Le conseguenze disastrose  del
decreto,  denunciate dal Cospa Nazionale,  sono ormai evidenti con la
chiusura delle aziende zootecniche più deboli e le inevitabili conseguenze
della  desertificazione delle plaghe produttive del sud. Milioni di quintali
di quote latte, infatti, stanno passando di mano dalle aziende delle
montagne e del sud Italia alla Lombardia dove insistono le D.O.P.. Peggio
ancora, come previsto, i prezzi delle quote si è stabilizzato sui valori
massimi di pura speculazione. La convinzione del ministro Alemanno che la
libera circolazione delle quote latte  dal sud al nord, dalla montagna alla
pianura, avrebbe moderato i prezzi è stata smentita dai fatti perché esse si
sono allineate ai valori massimi in tutta Italia.  La libera transazione
delle quote, come era temibile, è diventata ancor più un  terreno di
speculazione di varie aziende agroindustriali e di speculatori di piccolo e
grosso calibro, danneggiando ulteriormente quello che era rimasto della
nostra zootecnia della collina e della montagna. Alemanno e il suo  governo
devono assumersi la responsabilità di avere causato danni irreparabili all'
ambiente e alle nostra colture agroalimentari Il dato ormai definitivo del
valore delle multe rateizzate, vero obbiettivo del decreto,  in termini di
valore è largamente inferiore al 50% del monte complessivo dei superprelievi
accumulati in questi anni . La  data del 15/02/2004 che doveva essere la
data ultima per la rateizzazione è diventata  invece la data ufficiale della
fine del decreto Alemanno. Sono state in primis le durissime regole del
mercato europeo a rendere impossibile  il superamento della vergognosa
questione delle quote latte nel nostro paese nel modo proposto da Alemanno.
Il Cospa Nazionale, infatti,  ha più volte affermato,  durante il 2003, che
con il prezzo del  latte  a 0,31 euro non ci sono le condizioni economiche
per fare niente di quello che chiedeva Alemanno:  né per rateizzare, né per
comprarsi le quote. Agli allevatori italiani non rimane altro  da fare che
mungere, nell'interesse delle loro  aziende e del paese, per salvaguardare
le D.O.P. e la filiera italiana  del latte. A questo quadro, già di per sé
fosco, si è aggiunta in questo mese  la disfatta della Parmalat, la vera
bestia nera della nostra zootecnia da latte, il faro delle politiche
lattiero casearie italiane che ha fatto di tutto in questi ultimi 25 per
sottomettere gli allevatori italiani. La sua politica industriale, che il
Marketing Parmalat  chiamava pomposamente capacita innovativa su una
comodity, era basata sulla convinzione  che, a prescindere da dove arrivava
la materia prima, quello che contava era la finalizzazione del prodotto. La
Parmalat infatti aveva in gamma 19 tipi di latte, funzionali alle varie
esigenze del consumatori. Ma oggi i consumatori non sono degli struzzi e non
si riesce più a far loro mangiare qualsiasi cosa, purché condita da un
montagna di pubblicità! I consumatori dimostrano di preferire il cibo a
ciclo corto, premiano le aziende produttrici di latte  legate al territorio
ed a pratiche di allevamento rispettose degli animali e dell'ambiente.
Comunque  nessuno si dimentica che è stata  proprio la Parmalat (da sempre
ispiratrice delle politiche delle organizzazioni storiche  zootecniche) a
imporre il latte Fresco Blu, vera condanna a morte della nostra zootecnia.
La caduta infame dell'impero Parmalat ha  trascinato nel fango tutti i
sostenitori di quel modello agricolo, che ha fatto dell'agroalimentare il
campo più facile per le speculazioni finanziarie. La morte della Parmalat
ha seppellito per sempre  la vergognosa storia delle quote latte nel nostro
paese e ancor più ha messo la parola fine alla chimera delle rateizzazioni,
tanto cara alla politica dell'Unione europea, e al sempre più spaesato
accolito nazionale Bedoni.
Lo stato e le forze politiche, tutte, devono  prendere atto che la politica
lattiero casearia  degli ultimi 25 anni e morta con la Parmalat e devono,
perché sono senza  alternative, recepire la politica della sovranità
alimentare, del ciclo corto e delle produzioni finalizzate alla
valorizzazione  delle D.O.P. italiane nel mondo.
Lo chiede in primo luogo il paese per il sacrosanto  diritto di
salvaguardare la sua economia reale, il ruolo  ambientale multifunzionale
della sua  zootecnia, lo chiedono i consumatori, in forza  del diritto di
avere  il latte espressione di una  filiera corta, libera da ogm, con
animali alimentati senza sottoprodotti industriali  per disporre di un latte
salubre essendo  uno degli alimenti determinati per la salute delle fasce
sociali più deboli   .
Si fanno ormai convulsi gli ultimi tentativi di porre le condizioni per
salvare il decreto  da parte del ministero e delle  vecchie e storiche
organizzazioni sindacali e anche di una parte di allevatori che hanno
creduto nella loro politica. Il Copsa Nazionale resta fermo nelle sue
posizioni di:
- richiesta di ritiro del decreto;
- assegnazione del diritto alle produzioni;
- rafforzare la filiera di produzione a ciclo corto;
- cambiare radicalmente le politiche lattiero caseario nel nostro paese ed
in Europa.

Si apre una nuova stagione per gli allevatori italiani, una stagione che li
vedrà protagonisti!

Cospa Nazionale - AltrAgricoltura

COSPA NAZIONALE
Via Mantovana, 127/a -   Madonna di Dossobuono (VR)
Tel.: 045 8622395 - Fax: 045 8649176
E-mail: cospaverona at virgilio.it

AltrAgricoltura Nord Est
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Tel. 049.8710128 - Fax. 049.8736516
E-mail:  altragricoltura at italytrading.com


(1)Con "Sovranità alimentare"  noi indichiamo "il diritto dei popoli a
definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione,
distribuzione e consumo di alimenti che garantiscano a loro volta il diritto
all'alimentazione per tutta la popolazione, rispettando le singole culture e
la diversità dei metodi contadini, e garantendo a ogni comunità l'accesso e
il controllo delle risorse di base per la produzione, come la terra, l'
acqua, il patrimonio genetico e il credito". (Forum ONG/OSC per la Sovranità
Alimentare 2002)
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N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
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