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rassegna stampa: Il morbo da multinazionale
- Subject: rassegna stampa: Il morbo da multinazionale
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Sat, 3 Jan 2004 23:55:25 +0100
a cura di AltrAgricoltura Nord Est ---------------------------------- Tratto da "Liberazione" - 28/12/03 Il morbo da multinazionale La spaventosa crisi provocata dall'ammanco contabile di oltre 20mila miliardi di lire della Parmalat rischia, dopo la "blue Tongue", il decreto Alemanno sulle quote latte, di dare il colpo finale al settore zootecnico da latte del nostro paese. Il latte lavorato dalla Parmalat annualmente ammonta a 11 milioni di quintali, di cui 8-9 milioni acquisiti direttamente o indirettamente dai produttori italiani. In particolare Parmalat acquista 3,5 milioni di quintali attraverso contratti di conferimento diretto con 1.200 allevatori; il resto viene ritirato dai centri di raccolta, per lo più società cooperative di produttori, localizzati nel Nord ma anche e soprattutto nel Centro-Sud del Paese. In totale si calcola che i produttori di latte che sono interessati dalla crisi del gruppo Parmalat siano circa 5mila dei 49mila totali in Italia. La Parmalat con oltre 36mila dipendenti e con una ramificazione di consociate operative in ben 33 stati di tutto il pianeta gode non solo della posizione di leader, ma nei fatti agisce e opera come una vera multinazionale che, forte di amicizie e complicità, sa incidere e determinare le politiche dell'intero settore lattiero caseario italiano. In media Parmalat acquista l'8% del latte prodotto a livello nazionale; ma nel Centro-Sud l'incidenza è doppia rispetto a quella del Nord Italia. E' proprio la zootecnia italiana delle aree deboli del Paese (quelle che non hanno i Dop) in particolare del Casertano, dell'area di Latina, Roma e la Murgia ad essere più esposta al problema della crisi finanziaria della Parmalat. Il pagamento del latte è ormai fermo da 5 mesi e adesso non si riesce a capire come se ne uscirà il governo che, per voce, di Alemanno propone un tavolo tecnico con i sindacati dei dipendenti e le inossidabili sindacali agricole. La Procura di Milano e di Parma procedono nelle indagini. Vengono vagliate ipotesi di reato del calibro di aggiotaggio e truffa aggravata. La scoperta di un ammanco nei suoi bilanci di 10 miliardi di euro pari all'incirca a 20mila miliardi di vecchie lire è un affare che non riguarda solo al magistratura, ma la politica del nostro paese. Il caso Parmalat, assieme al caso Cirio, mette a nudo "il sistema paese", le regole, sociali, economiche e finanziarie che lo sorreggono, non meno scopre l'inadeguatezza morale dell'intera classe politica italiana. «La Parmalat è un'azienda sana di cui dobbiamo avere fiducia» dichiarava l'11 dicembre il ministro dell'agricoltura Alemanno. A Tanzi la fiducia Alemanno non l' ha fatta mai mancare e tutti si ricordano il decreto ad hoc per la dizione di "Fresco" al latte Microfiltrato. «Il paese e il governo si faranno carico della situazione» ha sostenuto il primo ministro Berlusconi nella conferenza stampa di venerdì 20. L'attuale ministro per le attività produttive Marzano ha già pronti soldi per intervenire, tacitare, sopire, come ha già fatto con Cirio. Nulla rischierà il Cavaliere del lavoro Calisto Tanzi e i suoi "amici", come nulla ha rischiato e rischierà il signor Cragnotti. Di casi simili alla Parmalat e alla Cirio ce ne saranno ancora e i dolori per il sistema e per il paese non sono certamente finiti. Oltre 23mila allevatori sviluppano un fatturato aggregato stimato attorno ai 4 miliardi di euro, con un indotto di oltre 100mila lavoratori, ma sono senza il diritto di lavorare, prossimi alla chiusura e al fallimento a causa del vergognoso regime delle quote imposto dall'Ue e applicato in maniera illegale dai governi italiani di questi ultimi 15 anni. In questi giorni il decreto Alemanno, quello che ci farà chiudere le stalle, sta per sviluppare tutta la sua nefasta funzione. Oltre 2mila vacche da latte al giorno vengono macellate presso il macello Cremonini, animali di altissima qualità, distrutti in un paese cui manca il latte, grazie alle politiche fortissimamente volute anche dalla Parmalat e dalla classe politica italiana che mira a rispettare gli impegni presi quasi 20 anni fa. Chiediamo che si abbia il coraggio di fare una svolta, che venga ritirato il decreto Alemanno, che si difenda la nostra zooctenia da latte, non solo con la dovuta anagrafe bovina, ma con provvedimenti indispensabili per dare futuro alla nostra agricoltura zootecnica: la società civile e il mondo ambientalista esigono che Parmalat sia anche e soprattutto degli allevatori italiani, e che i prodotti Parmalat Italia siano fatti con vero latte italiano, perché non possiamo far pagare ai cittadini e agli allevatori produzioni di latte di dubbia provenienza. Chiediamo inoltre l'assegnazione agli allevatori italiani del diritto a produrre quanto latte basta al fabbisogno del nostro paese, il blocco della vaccinazione obbligatoria contro la "blu Tongue" che con incoscienza e irresponsabilità il ministro Sirchia ha nuovamente imposto. Questo atto di coraggio, dopo tanti danni attuati da questo governo alla nostra agricoltura è dovuto. Lo chiediamo con la forza della ragione e con la coscienza di fare l'interesse del paese. Guglielmo Donadello ---------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com
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