Comunicato stampa del COSPA Nazionale .



In allegato e di seguito il comunicato stampa del Cospa Nazionale
riguardante la lettera al Mattino di Padova inviata dall'AVEPA e pubblicata
sull'edizione di ieri.

A cura di Altragricoltura Nord Est.
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L' AVEPA HA PERSO IL TRENO.

Ci sono occasioni nella vita che, come i treni, a volte, si perdono...

L’AVEPA (Agenzia Veneta per i pagamenti in agricoltura), con il comunicato
stampa  di domenica 2 novembre 2003, ha perso il treno e quindi il suo
appuntamento con la storia.
Il nostrano braccio operativo delle Politiche Agricole Comunitarie ha
mancato un' occasione importante per mettersi dalla parte dei contadini che
resistono per difendere le loro aziende, per proteggere ciò che resta della
nostra agricoltura, per garantire il ciclo corto nella produzione del latte.
L'AVEPA, invece, nel suo comunicato stampa, letto da tutti i cittadini sul
Mattino di Padova,  si lamenta del modo poco urbano (a suo giudizio) con cui
gli allevatori sono entrati nella sua sontuosa  sede a chiedere ragione,
nella sostanza e nel metodo, sull'invio di una “ Letterina” alle famiglie di
allevatori veneti. Una lettera burocratica "alla Ponzio Pilato" che contiene
"neutre"  informazioni  riguardanti gli importi di  multe  inerenti alle
gestione delle quote latte. Riguardo le ragioni della sofferta presenza
degli allevatori, l'AVEPA si lava le mani e come Ponzio Pilato vorrebbe
dirsi innocente del dramma che finge di ignorare e di cui è in parte
protagonista ed artefice.

L’AVEPA, Agenzia Veneta per i pagamenti in agricoltura, è l’ente regionale
che si occupa dell’erogazione di tutti i finanziamenti inerenti le misure di
sviluppo rurale. L'AVEPA non può essere neutrale perchè è il terminale vero
delle decisioni politiche di indirizzo della nostra agricoltura. In pratica
distribuisce  milioni euro  dei contribuenti  per determinare ciò che sarà
sulle tavole dei cittadini veneti. Non è responsabilità di poco conto.  E'
una struttura dotata di grandissimo potere, con compiti di vigilanza e di
controllo. Ed è l' ufficiale pagatore. Come tutti i potenti, premia i buoni
agricoltori e castiga i cattivi, su indicazione della PAC, madre di tutti i
disastri agricoli che stanno minando la nostra agricoltura. Chi siano i
cattivi e/o i buoni viene determinato a Bruxelles, a Roma e qualche volta a
palazzo Balbi. A Bruxelles e a Roma nel 1986 hanno deciso che il latte e i
suoi derivati, (formaggi burro Yogurt ecc), debbano essere prodotti nel nord
Europa e che la nostra zootecnia debba essere smantellata. Non importa quali
saranno i danni sociali ed ambientali di queste devastanti decisioni prese a
tavolino dai potenti di turno. Per queste ragioni, solo negli ultimi dieci
anni, le aziende zootecniche che producono latte in Veneto sono passate da
28.667 a 10.605 realizzando una perdita del  67% della nostra zootecnia da
latte, essenziale  dal punto di vista alimentare e vitale per la
conservazione del patrimonio ambientale, in particolare per la collina e per
la montagna. Le stalle da latte, questo lo capiscono quasi tutti, in forza
della loro capacità di autosostenersi presidiano il territorio e possono
diventare, attraverso i percorsi di qualità, garanzia alimentare per i
cittadini. Non bastasse questo dato per rendere la  drammaticità della
situazione si può aggiungere che in questi giorni altre migliaia  di aziende
venete  stanno chiudendo per effetto del recente  decreto Alemanno sulle
quote latte. Le quote latte e la loro gestione, sono un enorme imbroglio.
Noi lo gridiamo da sempre, lo hanno scritto ben due commissioni parlamentari
di inchiesta presiedute dal generale Lecca, ma l'AVEPA è fuori della storia
e non ci sente. Il meccanismo infernale delle quote latte aveva come
obbiettivo la trasformazione del nostro paese da autosufficiente a
importatore nel settore caseario. E questo obiettivo, lo dicono i numeri
delle aziende assassinate in sedici anni,  è perfettamente riuscito. In
Italia hanno chiuso oltre 120.000 aziende agricole zootecniche. La
conseguenza è che ora importiamo circa 20 milioni di q.li di latte all'anno!
Quasi il 50% del latte che arriva sulle nostre tavole viene importato da
altri paesi, spesso extraCEE, con evidenti e maggiori rischi alimentari.
Grazie al  nuovo decreto Alemanno altre migliaia di allevatori dovranno
chiudere le aziende perché non in possesso di sufficienti quote di
produzione. Chiuderanno, pur avendo avuto la forza, il coraggio e la
capacita di difendersi anche grazie ai Cospa.
Oggi, più di ieri, i cittadini dovranno preparasi a latte prodotto chi sa
dove, senza certezze sui controlli sanitari, da quali pascoli sia ricavato
il fieno o da quali insicuri mangimifici provenga il resto della razione
alimentare.
Certo che il fatto è politico,  oltre che  di grande rilevanza sociale. Per
queste ragioni a manifestare solidarietà agli allevatori c'erano almeno
alcune forze politiche, anche per tentare di creare uno spazio di confronto
e per cercare con i protagonisti una soluzione ai problemi che devastano la
nostra agricoltura.
Su questo almeno l'AVEPA ha l'obbligo di esserci, non può lavarsene le mani,
nè perdere altri treni e non può nemmeno nascondersi dietro alle sigle di
organizzazioni sindacali agricole che si sono dimenticate persino di
immaginare come costruire una nuova politica agricola di resistenza del
mondo agricolo e di tutela delle nostre campagne.
Dal comunicato stampa si deduce invece quanto il direttore dell'AVEPA, il
Dott. Farina, sia preoccupato per i ritardi causati nelle cinque ore in cui
gli allevatori sono stati civilmente e pacificamente presenti nei suoi
uffici. I suoi impiegati avrebbero dovuto dedicarsi ai calcoli per il
pagamento dei premi sul tabacco e dei seminativi mentre la delegazione di
allevatori dei COSPA   avrebbe dovuto capire il servizio reso dalla
“letterina “,  “dovuta “ “concordata”,  che riportava “semplicemente” la
notizia della loro rovina e lo scontato enorme  danno alla nostra economia e
alla sicurezza e sovranità alimentari.
Le ragioni che obbligano gli allevatori del Cospa a resistere sono le stesse
per le quali è  nato un grande movimento nel mondo che ha come parole d’
ordine la sovranità alimentare, cioe il diritto  di ogni popolo a produrre
cibo quanto serve al proprio paese. Un movimento nuovo ma già così grande e
forte  nel mondo che è riuscito a bloccare il vertice del WTO di Cancun.
Proprio le politiche agricole  di sostegno  alle produzioni sono state una
delle cause di rivolta dei paesi poveri.
Le strutture ascetiche come l’AVEPA, nate “per instaurare equi rapporti
economici e sociali nelle campagne, favorendo l'azienda familiare, la
proprietà coltivatrice diretta singola e associata, e la professionalità
agricola” (dall’articolo 4 dello statuto della regione Veneta ) si
trasformano invece  in organismi  capaci di determinare in senso negativo il
futuro individuale e collettivo della nostra vita. Le "letterine", ricevute
dagli allevatori, che riportavano solo le multe pregresse ma non le sentenze
di sospensiva sono un fatto politico parte di un disegno più ampio che
colpisce ancora e gravemente la nostra economia regionale e nazionale,
segnano un destino di morte per le aziende agricole zootecniche e
pregiudicano la certezza di latte sano per i consumatori.
L’AVEPA, il suo strano direttore e la sua portavoce avranno tempo e modo
per  capire che esiste il diritto alla critica e alla proposta alternativa.
Con il loro "comunicato stampa" dimostrano che l’AVEPA ha perso il treno del
senso di responsabilità. Nella storia di oggi si propongono come struttura
perfettamente in linea con Fishler, Alemanno e Conta e cioè promuovono
quanto di più negativo per la salute della terra, di chi la lavora e di chi
ne gode i frutti.
Triste però, molto triste, per una struttura ascetica e solo strumentale
come vorrebbe essere l’AVEPA,  cimentarsi in  giudizi e peggio ancora in
insulti verso organizzazioni politiche e sociali, presenti per dare la
propria solidarietà a veri contadini messi a morte da una mala politica
agricola.  Questo conferma e rafforza la nostra convinzione che, dentro
l'AVEPA non ci siano solo spassionati funzionari, ma veri nemici della
nostra agricoltura.
Direttore Farina, la battaglia per il diritto alla sovranità alimentare è
solo l’inizio di una nuova stagione di lotta nelle campagne.
Avremo tante occasioni di rivederci ancora presso i Vostri uffici e non
disperiamo che lei saprà qualche volta non perdere il treno e saprà e vorrà
assicurare, come noi facciamo, comprensione e solidarietà per chi fatica per
salvare la propria azienda ma anche per costruire nelle nostre campagne un
futuro migliore e possibile per tutti.


Cospa Nazionale
Vilmare Giacomazzi

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