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rassegna stampa: OGM - Donne in agricoltura
- Subject: rassegna stampa: OGM - Donne in agricoltura
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Fri, 3 Oct 2003 12:14:01 +0200
Due articoli, uno sulla questione OGM, che, nonostante siano palesemente rifiutati dalla popolazione di ogni paese europeo, continuano ad essere propinati come indispensabile necessità, in tutte le salse, attraverso orchestrate campagne di informazione e progetti "scientifici" gestiti da aziende del Biotech o con fondi provenienti dalle stesse, l'altro sulla questione, mai abbastanza valorizzata, delle donne in agricoltura. a cura di AltrAgricoltura Nord Est ------------------------------------ Tratto aa "Affari e Finanza" di Repubblica del 29 settembre 2003. Sempre nera la fumata sugli Ogm BIO-TECH EUGENIO OCCORSIO Saranno anche alleati di Bush nella campagna d’Iraq, ma gli inglesi si stanno rivelando un osso durissimo per le aziende Usa a proposito di un’ altra campagna, stavolta in senso letterale: quella per riempire le colture agricole di semi geneticamente modificati, i famigerati Ogm. La stragrande maggioranza dei 37mila cittadini britannici che hanno preso parte ad una serie di 600 dibattiti organizzati dal governo, in apertura dei quali i tecnici spiegavano le implicazioni scientifiche ed economiche, hanno espresso cautela, sospetto e ostilità. Gli Ogm fanno ancora paura. Lo stesso governo Blair ha raccolto i negativi risultati in un rapportosondaggio intitolato GM Nation? in cui si legge che appena il 2% degli interpellati si è detto tranquillo rispetto a queste colture. «Ben pochi appoggerebbero la commercializzazione degli Ogm su larga scala fin da ora», ha dichiarato in una conferenza stampa il presidente del comitato indipendente per il dibattito sugli Ogm, il professor Malcolm Grant. «Quasi tutti i partecipanti alla rilevazione sono d'accordo che è necessario raccogliere un maggior numero di informazioni e compiere ulteriori studi su tali colture prima di adottarle su larga scala». Una delle paure più frequenti a cui i partecipanti hanno dato voce è quella che le colture transgeniche finiscano per contaminare coltivazioni convenzionali o biologiche. Proprio su questo punto anche in un altro paese europeo cruciale come la Spagna, unico stato in Europa dove vengono coltivate piante geneticamente modificate, hanno deciso di vederci chiaro fino in fondo. L’Istitut de Reçerca Y Tecnologia Agrolimentaries, in collaborazione con il dipartimento dell’agricoltura della Catalogna, ha allestito campi sperimentali per condurre uno studio sulla coesistenza tra colture ogm e tradizionali. Obiettivo dello studio, la valutazione del flusso genico da piante a piante tradizionali, considerando diversi parametri quali ad esempio il ruolo del vento. I risultati di queste sperimentazioni saranno disponibili a fine anno, e serviranno da orientamento per il governo di Madrid sul ruolo da assumere verso gli ogm. Dal marzo 1998 i contadini spagnoli coltivano il mais Bt. Ora un campo sperimentale di 7 ettari è stato allestito a Ivars d’Urgell (Lleida), di proprietà del dipartimento dell’Agricoltura di Catalogna. Un appezzamento di 50x50 metri è stato seminato con mais gm e il resto con mais tradizionale. Quanto all’Italia, nulla si muove a livello di governo, ma un gruppo di aziende ha creato il Centro di documentazione sulle agrobiotecnologie, con sedi a Roma e Milano, con l’obiettivo appunto di promuovere l’informazione scientifica ed economica relativa all’impiego delle biotecnologie in agricoltura. ------------------------------- Tratto da "Il Cittadino" - 2 ottobre 2003. San Colombano Le imprenditrici dei campi si radunano domenica al castello: «Serve la loro fantasia» «Agricoltura, il futuro è donna» Sono diventate già il 20 per cento: «La salveranno loro» San Colombano «L'agricoltura è in crisi, e le prospettive per il futuro non sono certo promettenti. Stiamo attraversando un periodo nero, e con l'ingresso nell'Unione Europea dei Paesi dell'est la situazione non potrà che peggiorare». Non potrebbe essere più esplicito il sindaco di San Colombano Giancarlo Rugginenti esponendo la situazione non solo locale dell'agricoltura. E come unica via di uscita a questo quadro di evidente difficoltà, il primo cittadino indica la valorizzazione delle donne nell'agricoltura. Una presenza lasciata ai margini fino a qualche anno fa ma che in poco ha saputo imporsi, raggiungendo nel Lodigiano una percentuale sul totale delle aziende agricole pari a oltre il 20 per cento, e con una crescita continua in controtendenza rispetto alla generale diminuzione di aziende agricole. «Serve la loro capacità, la loro fantasia, le loro capacità imprenditoriali e innovatrice - ha continuato Rugginenti -. È questa l'unica via percorribile per uscire dal quadro che altrimenti si delineerebbe». Si apre sotto questi auspici a San Colombano la quarta edizione di Fattoria nel Castello, una manifestazione partita in sordina quattro anni fa ma capace oggi di radunare ben 35 imprenditrici agricole, che nella sola giornata di domenica 5 ottobre proporranno, nella corte del castello Belgioioso, i loro prodotti (dal vino ai salumi, dal miele alla marmellata) e le loro innovazioni, con possibilità anche di degustazioni. Tra le partecipanti ci sono le imprenditrici Viviana Ravizzini di Mairago, Anna Maria Cazzaniga di Truccazzano, Gabriella Gaiani di Locate Triulzi e l'enologa Giacomina Grassi di San Colombano. «Per noi è qualcosa di più di una semplice fiera - ha spiegato Chiara Nicolosi, dell'associazione "Donne in campo", durante la presentazione dell'evento -, è un'occasione per incontrare i cittadini, confrontarci sulle nostre scelte, sulla qualità dei nostri prodotti, sull'imprenditoria femminile in generale». La manifestazione vede la partecipazione di tutte le associazioni agricole femminili della Lombardia. Per tutte le 35 espositrici inoltre sarà preparata un'apposita scheda con il profilo personale di ognuna, per scoprire come è nata la scelta agricola e come si lavora nelle aziende in rosa, «ma anche - ha spiegato ancora Chiara Nicolosi - perché questo possa essere un esempio e uno stimolo per altre donne affinché possano dedicarsi e impegnarsi nell'agricoltura». Un esempio concreto di come lo stile e la determinazione femminile possano in qualche modo cambiare le sorti dell'agricoltura è stato infine portato da Viviana Ravizzini, del Coordinamento imprenditoria femminile: «Sono ormai tre anni - ha spiegato - che nell'azienda di famiglia abbiamo avviato un caseificio per la trasformazione del latte prodotto. È un piccolo passo, ma che va nella direzione di risolvere almeno parzialmente il problema delle quote latte, investendo e valorizzando in un altro modo una piccola parte del latte prodotto e che altrimenti andrebbe buttato». Davide Cagnola ---------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com
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