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rassegna stampa: Gli Ogm non passano a Bruxelles
- Subject: rassegna stampa: Gli Ogm non passano a Bruxelles
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Wed, 1 Oct 2003 10:14:50 +0200
Nulla di fatto, a Bruxelles, sulle soglie di tolleranza per gli OGM nelle sementi. Si mantiene aperto un importante spazio per rilanciare la moratoria sugli OGM e rinnovare l'agricoltura europea puntando sulle produzioni Free OGM. a cura di AltrAgricoltura Nord Est ---------------------------------------------------- tratto da "il Manifesto" - 30/9/03 Gli Ogm non passano a Bruxelles Il vasto fronte del no alle soglie di contaminazione consentita resta compatto e rilancia Italia bicefala Enzo Ghigo lancia il principio della «tolleranza zero» contro gli Ogm, ma il sottosegretario Scarpa Bonazza va dietro alle multinazionali del settore ALBERTO D'ARGENZIO BRUXELLES Gli Ogm non passano: Italia, Germania, Belgio, Grecia, Austria, Portogallo e Lussemburgo fanno fronte e continuano a dire no alle proposte della Commissione sulle soglie di contaminazione consentita (inquinamento da vicini geneticamente modificati), la scorciatoia per ammettere de facto gli ogm sulla nostra tavola, e a nostra insaputa. I 25 dovevano discutere ieri a Bruxelles il progetto dell'esecutivo comunitario che prevede limiti di contaminazione tra lo 0,3 e lo 0,7% a seconda delle sementi. Ma la partita non si è chiusa come speravano la Commissione e le multinazionali del settore: «L'Europa non deve prevedere l'introduzione di soglie di contaminazione accidentale per le quali deve invece valere il principio della tolleranza zero», affermava a nome della Presidenza italiana Enzo Ghigo, presidente della Regione Piemonte. Con lui i rappresentanti di 5 piccoli paesi e della poderosa Germania, contro tra gli altri la Spagna (l'unico paese Ue in cui si piantano Ogm in 25.000 ettari a mais modificato), il Regno unito e la Francia. Parigi diviene ora il tassello chiave, il paese da conquistare per far passare la linea verde nell'Unione. Ma in Europa si gioca anche un'altra partita, di principio, tra chi chiede una normativa comune in materia - Italia, Austria, Lussemburgo, Danimarca, Portogallo, Grecia e Belgio - e chi invece considera sufficiente la regolamentazione attuale, che permette di fare di testa propria in nome della «sussidiarietà». Entrando ieri in stallo, l'Unione sta di fatto dando ragione a chi vuole fare in patria come meglio crede, una posizione che indebolisce l'Ue nei negoziati internazionali. La mancanza di una normativa comune obbliga poi i governi ad agire rapidamente per colmare una situazione di incertezza giuridica pericolosa soprattutto adesso, a pochi mesi da una semina che viene dopo un anno difficilissimo per il settore agricolo in tutta Europa. Così dopo l'etichettatura (a luglio è stato approvato un regolamento che impone la segnalazione dei prodotti contenenti più dello 0,9% di ogm e la specificazione della filiera) entrano in scena i semi. Il fatto è che le sementi volando inquinano e rendono impossibile la distinzione tra prodotti Ogm free e quelli modificati. Contro la possibilità di ammettere un limite di inquinamento, poi inverificabile, Ghigo lanciava ieri la «tolleranza zero», con un ulteriore argomento importante: la necessità di definire a «livello europeo il quadro delle responsabilità, la possibilità di indennizzo delle perdite economiche connesse ad un'eventuale contaminazione genetica». In sostanza il governo italiano cerca di rigirare la frittata, per farla senza Ogm. Bloccata la proposta sulla contaminazione consentita, si rilancia con il nodo delle responsabilità civili che agirebbe come deterrente per i coltivatori intenzionati a utilizzare semi gm. Altro punto importante proposto da Ghigo è la necessità di definire in un ambito geografico ampio il concetto di coesistenza, in modo da aprire la porta alla definizione di «aree agricole omogenee» o zone «Ogm free». Ivan Verga, vicepresidente dell'associazione Verdi ambiente e società rilanciava chiedondo per i primi di novembre la convocazione degli «Stati generali della Coalizione Ogm-free» a dimostrazione che «è l'intero sistema-paese a essersi mobilitato per affermare la difesa di un modello di sviluppo agricolo e alimentare fondato su qualità, sicurezza e sostenibilità». Un sistema-paese compatto con un governo lacerato. Ieri a Bruxelles l'Italia si presentava bicefala: Ghigo, appoggiato completamente da Alemanno, contro gli Ogm e il sottosegretario Paolo Scarpa Bonazza dietro alle multinazionali del settore. -------------------------------------------------------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com le, se i prodotti transgenici devono essere tracciati ed etichettati, perché continuare a proibire la loro coltivazione in pieno campo e la loro comparsa sui mercati? Dal momento che i consumatori hanno la possibiltà di scegliere, perché proscriverli? Il quesito sembra logico, ma soltanto se ci si dimentica del problema che aveva consigliato agli inizi l'istituzione di quella moratoria, che ora si pensa di abolire. Dopo aver sancito, secondo paradosso, il principio di non-equivalenza tra prodotti transgenici e no, in forza della tracciabilità e dell' etichettatura, si formula ora il principio di coesistenza, tra agricoltura OGM e agricoltura tradizionale e biologica. Per l'agricoltura tradizionale, almeno in teoria, tale coesistenza potrebbe essere percorribile, sarebbe sufficiente restare sotto la soglia prescritta di contaminazione, ma se, nel caso dell'agricoltura biologica la soglia non può essere che zero, il problema diventa insormontabile. Perché, e tutti gli scienziati lo confermano, non c'è modo di assicurare alle colture biologiche di non ricevere dei geni OGM soprattutto se le piante transgeniche vengono coltivate su grandi estensioni. Ed è a questo punto che la UE fa ricorso alla soluzione di Ponzio Pilato e si fa portare il bacile per lavarsi le mani. Le due agricolture, si afferma, devono coesistere, però è compito di ogni paese decidere come. Ahimè, gli OGM, introdotti in pieno campo, spazzeranno via l'agricoltura biologica, però la UE, perfettamente consapevole di questa circostanza, si comporta come chi è cieco perché non vuol vedere, passa ipocritamente la responsabilità dell'estinzione ai governi dei paesi membri. Insomma, assegna agli altri un compito impossibile. Ponzio Pilato, sulla piazza di Gerusalemme, non si è comportato diversamente. Ma vediamo che cosa nel nostro paese si sta congetturando di fare: il Ministero delle risorse agricole e forestali, nel tentativo di ottenere la quadratura del cerchio, salvando capre e cavoli, sarebbe intenzionato, per quanto ne so, di dar vita a degli estesi compartimenti territoriali coltivati a OGM, isolati da altri, ad agricoltura biologica. Si tratta di una ipotesi praticabile? Si consideri che le api possono andare a raccogliere il polline fino a più di dieci km di distanza, ragion per cui lo spazio di rispetto tra i suddetti compartimenti a diversa gestione agricola, dovrebbe essere davvero considerevole, e ci chiediamo se la strategia sia realistica. Ancora: se per il mais si potrebbe avere qualche speranza di successo, dato che la specie è di origine americana e non ha da noi delle piante spontanee impollinabili, per la colza, che può ibridarsi con numerose specie selvatiche, sarà possibile creare un isolamento efficiente fra campi OGM e biologici? Bisognerebbe, in barba alla conservazione della biodiversità, distruggere tutte le piante selvatiche abilitate a fungere da ponte biologico alla diffusione dei geni modificati! Se ne conclude che il principio di coesistenza è fasullo e che la sospensione della moratoria decreta la fine dell'agricoltura biologica. Contro quello che l'UE ha sempre affermato di promuovere: una agricoltura che conciliasse l'ecologia e l'economia, la conservazione e la produzione, optando non più per la quantità ma per la qualità, tutelando i prodotti tipici e la sicurezza alimentare dei consumatori, tutte cose che l' agricoltura biologica è in grado di garantire. E poi, a che pro? Le multinazionali delle biotecnologie non hanno mantenuto nessuna delle loro promesse: le varietà di colza tradizionali, per esempio, producono quanto la colza transgenica, se non di più, l'uso della chimica, che con gli OGM avrebbe dovuto diminuire, sta invece crescendo ovunque sulle piante resistenti agli erbicidi, il mais Bt si è rivelato più volte incapace di controllare le infestazioni della piralide, che per altro, ultimo paradosso, non richiede quasi mai degli interventi chimici. Infine: le colture OGM sono veramente economiche? Mi risulta che l'agricoltura biologica, legata alla tipicità dei prodotti e alla conservazione del territorio, sia in crescita nel mondo, soprattutto da noi, e che la sua reddittività sia fuori discussione. Vogliamo, per compiacere le multinazionali delle biotecnologie, barattare l' agricoltura biologica con un piatto di lenticchie? Giorgio Celli -------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com
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