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Cohn-Bendit: centrali a gas o gasolio, se sono necessarie
- Subject: Cohn-Bendit: centrali a gas o gasolio, se sono necessarie
- From: "F A B I O C C H I::" <eco_fabiocchi at tin.it>
- Date: Tue, 30 Sep 2003 13:31:39 +0200
Cohn-Bendit: centrali a gas o gasolio, se sono necessarie «Nucleare rischioso in Italia, fa troppo caldo e scarseggia l'acqua, difficile raffreddare le centrali» http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=POLITICA&doc=COHN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO - «Guardi, se tutto quello che fanno i Verdi nel campo energetico è così terribile, perché in Germania, dopo sei anni al potere, la situazione non è affatto catastrofica e i tedeschi non sono al lume di candela?» Il blackout non spegne, in Daniel Cohn-Bendit, il lume delle ragioni ecologiste. Il capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo difende la causa antinucleare e rilancia la battaglia delle energie rinnovabili. Di più, indica una nuova politica energetica per l'Europa come il «tema determinante della battaglia comune dei Verdi europei», alle elezioni per il Parlamento dell'Unione, il prossimo anno. Niente banco d'accusa, quindi? «L'Italia dovrebbe essere campione del mondo dell'energia solare, ma non è così. Perché i Verdi dovrebbero trovarsi sul banco degli accusati?». Beh, perché vi siete opposti alla costruzione... «...delle centrali nucleari? Ma con il clima caldo e la cronica scarsezza d' acqua dell'Italia, come si farebbe a raffreddarle in permanenza? I problemi attuali di Francia e Germania sono riconducibili al fatto che, con il surriscaldamento del clima, è sempre più difficile raffreddare i reattori. In Italia, dove fa ancora più caldo, come si farebbe? Proporre le centrali atomiche per l'Italia significa proporre interruzioni di corrente in permanenza, per tutta l'estate, perché non si potrebbe raffreddarle. La politica energetica dell'Italia è catastrofica perché non usa nessuna delle energie rinnovabili, legate al clima e alle sue caratteristiche naturali». Quali sono allora le lezioni da trarre dal blackout? «Ce ne sono tre. La prima è che la più grande produzione di energia viene dal risparmio. Per esempio, l'uso sconsiderato dei condizionatori sarebbe inutile, se si fossero costruite case in grado di tener fuori il calore o il gelo. Penso a un'architettura legata al clima, un'idea semplice, come si faceva una volta. Guardi al consumo energetico dell'Alto Adige, piuttosto basso nonostante faccia molto freddo. Questo avviene perché hanno un sistema di costruzione che economizza l'energia. Inoltre, il risparmio energetico è un affare economico, che dà lavoro a migliaia di aziende. La seconda lezione è l'uso dell'energia solare: utilizzando un sistema di incentivi statali, bisognerebbe inondare il Paese di pannelli solari, in grado di soddisfare i fabbisogni elementari delle famiglie, senza appesantire la rete. Infine, occorrerebbe studiare la collocazione di torri eoliche in particolari regioni d'Italia, come avviene in Germania nello Schleswig-Hollstein. La grande sfida del futuro a livello europeo è, in ogni caso, l'ossigeno: in che modo, cioè, grazie alla fonte solare, sarà possibile trasformare questa energia in ossigeno e così alimentare il circuito elettrico». Ma, nell'immediato, Lei è d'accordo che bisognerebbe dare il via alla costruzione di nuove centrali tradizionali? «Io non sono contro le centrali a gas o a gasolio, se servono e se non danneggiano l'ambiente. Bisogna però avere un piano a medio termine, che, stabiliti i fabbisogni prevedibili e puntando sul massimo del risparmio, combini lo sviluppo delle energie rinnovabili con la costruzione di alcune centrali classiche, il più possibile pulite». Basterà il comune denominatore della politica energetica a tenere insieme e rilanciare i Verdi in Europa? «Non è il solo. Noi ci batteremo perché l'Europa sia in condizione di intervenire come regolatore dell'economia, premessa di un mondo più solidale. Inoltre, è compito dei Verdi fare dell'Ue una forza di intervento civile nel mondo, nella prevenzione dei conflitti e nel cosiddetto nation building . Il che non significa escludere del tutto l'opzione militare, come ipotesi di ultima istanza». Paolo Valentino
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