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rassegna stampa: Coldiretti e OGM
- Subject: rassegna stampa: Coldiretti e OGM
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Mon, 22 Sep 2003 19:23:52 +0200
Vi giriamo una riflessione sulla questione OGM del responsabile Coldiretti di Rovigo. A nostro avviso pur essendosi schierata ufficialmente anti OGM la Coldiretti si è attestata su una linea che presenta ambiguità e che se non chiarita, proprio per l'importanza che riconosciamo a questo sindacato storico, aprirà varchi nel largo fronte dei movimenti anti OGM. Sarà lo strumento usato dalla lobbye finanziaria e produttiva delle Biotecnologie assieme alla lobbye scientifica per riproporre gli ogm in altra salsa subito dopo il tentativo del microinquinamento delle colture di mais. Non condividiamo quindi il tatticismo della prima parte dell'intervista che a nostro avviso contrasta decisamente con le affermazioni molto precise e condivisibili dell'ultima parte. Tutto questo è stimolo ad approfondire il dibattito in seno a chi ha a cuore la trasformazione della nostra agricoltura in una agricoltura di qualità legata al territorio ed ai bisogni espressi dalla stragrande maggioranza dei cittadini che sono prima di tutto portatori di diritti e poi consumatori. A cura di AltrAgricoltura Nord Est --------------------------- Tratto da "Il Resto del Carlino - ed- Rovigo" - 16/09/03 «Gli ogm vanno studiati, non commercializzati» I noti casi che in questi giorni hanno interessato anche le campagne venete richiamano la nostra attenzione sul tema dell'utilizzo degli Organismi Geneticamente Modificati. Credo sia quanto mai opportuno svolgere insieme una riflessione serena, che provi ad approfondire alcune delle principali implicazioni riguardanti questa tecnologia. Come tutti ormai dovremmo sapere, si tratta dell'introduzione, in coltivazione e in allevamento, di organismi il cui corredo genetico è stato manipolato con tecniche di laboratorio, che consentono di introdurre frammenti genetici propri di altre specie che mai, in natura o con le tecniche della tradizionale selezione genetica applicata dall'uomo, potrebbero incrociarsi tra loro. Si tratta, quindi, di qualcosa enormemente oltre l'incrocio, l'innesto o l'ibridazione applicati a ogni specie allevata o coltivata e che sin qui abbiamo conosciuto. Qualcosa in grado non solo di migliorare le cultivar rispetto ai rispettivi punti deboli, introducendo elementi di resistenza, ma addirittura di svincolare le caratteristiche di una produzione dal suo classico ambiente di esistenza. Un salto enorme nella strada del progresso umano, un salto che può far paura per quanto avvicina l'uomo al Creatore della Vita. Rispetto a questa innovazione la scienza non è oggi in grado di garantirci dell'assenza di effetti collaterali negativi e indesiderati, legati in sostanza al pericoloso e irreversibile inquinamento genetico che ciò genererebbe nella catena alimentare. E allora come avviene per l'applicazione nella vita di tutti i giorni dei nuovi farmaci o di altre nuove tecnologie, la cosa più ovvia e di buon senso è quella di potenziare lo studio, la ricerca e l'indagine di questi effetti. Ma come mai invece si vuole saltare questa fase? Come mai alcune multinazionali sono arrivate a infrangere l'attuale legge, che consente l'uso delle sementi ogm per la sperimentazione, e hanno commercializzato sementi vietate? A chiunque cerchi di capire qualcosa di più, appare evidente come il dibattito sia astutamente mantenuto su toni superficiali e polemici. Ma perché? La semplificazione che tenta di contrabbandare gli ogm come le moderne armi contro il flagello della fame è smentita da fatti, tanto clamorosi quanto messi in silenzio. In India sino ad alcuni anni fa l'introduzione delle cosiddette "sementi terminator", inutilizzabili cioè per la risemina dell'anno successivo, ottenute per via transgenica, ha provocato decine di migliaia di morti tra suicidi di capi famiglia che non sapevano che fare per sfamare i figli e morti per denutrizione. Famiglie vissute per generazioni utilizzando semi autoctoni prodotti in casa e rovinate nel volgere di una stagione dall'uso di una nuova e diversa tecnologia, che si può solo comprare con i soldi che loro non possiedono. Recenti elaborazioni di scienziati esperti hanno confermato che il bilancio alimentare mondiale, in calorie, è più che sufficiente a nutrire con abbondanza tutta la popolazione del pianeta. Il problema è quello della iniqua distribuzione della ricchezza e della conseguente difficoltà di accesso al cibo di una parte considerevole del Mondo. Certo le tecniche di coltivazione utilizzate nei Paesi meno sviluppati non sono sofisticate ed efficienti come le nostre, in quei contesti i parassiti e le patologie riducono di molto le produzioni, ma basta questo per giustificare l'introduzione di qualcosa che fa sì produrre di più, ma i cui effetti reali sono ignoti? Di fronte a tutto ciò il minimo è attuare quel principio di cautela che la norma prevede, consentendo ora l'utilizzo delle sementi ogm per la doverosa ricerca e sperimentazione, attendendone i risultati prima dell'immissione in commercio. E noi invochiamo l'investimento di risorse necessario a questa ricerca, per avere dati certi e poter assumere decisioni con piena cognizione di causa, evitando di commettere errori irrimediabili. Una volta acquisiti gli esiti di questa ricerca, a prescindere dai tempi necessari, è fondamentale che i produttori, che comunque non vogliono utilizzare queste sementi e prodotti ogm, siano garantiti da vendite truffaldine ed in ogni caso da contaminazioni derivanti dalla coesistenza con colture biotech. A maggior ragione ciò vale per il consumatore, che deve essere messo in grado, attraverso una chiara indicazione della composizione e dell'origine dei prodotti alimentari, di sapere se il prodotto che acquista è geneticamente modificato, in che forma e in che misura. Ma l'ogm, in quanto possibilità di totale delocalizzazione e svincolo dal territorio naturale di una produzione, fatto di tipi di terreno, di caratteristiche climatiche, di disponibilità di risorse, spinge verso un modello di agricoltura ben lontano da quello che conosciamo e che noi vogliamo garantire. Un modello omologato a livello planetario, che nega quella territorialità, quella tipicità e quella qualità che, soprattutto nell'ultimo decennio, la società ha dimostrato di apprezzare e di ricercare quale componente della qualità della vita. (*) Presidente Coldiretti Rovigo di Napoleone Sartori (*) ----------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com
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