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nascita e morte di una casa abusiva - 48 ore -
- Subject: nascita e morte di una casa abusiva - 48 ore -
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 21 Sep 2003 11:05:29 +0200
dal corriere.it 19 settembre 2003 ABUSI A ROMA Quella villa nel parco spuntata in poche ore di GIAN ANTONIO STELLA ROMA - Una calda notte di agosto, a pochi passi dalla celeberrima tomba di Cecilia Metella, nel cuore dell'Appia Antica, è spuntata una villa abusiva. E' venuta su così, come un fungo. In poche ore tra il sabato e la domenica, mentre l'Italia era distratta dalla strage di Rozzano e dalla catena di anziani uccisi dall'afa. Villa prefabbricata, ma villa vera, con le camere e il salone e i bagni e la veranda e un bel tetto verde per un totale di oltre 150 metri quadri. Degno suggello alla notizia che il governo aveva ormai praticamente deciso di varare un nuovo condono edilizio. Direte: ma come è possibile costruire una villa fuorilegge lì, dentro uno dei parchi archeologici più famosi del mondo, protetto da regole di salvaguardia rigidissime, sorvegliato da un manipolo piccolo ma appassionato di guardiaparco? E' possibile. Basta seguire le regole che tutti gli abusivi di questa zona, una delle più prestigiose di Roma, abitata da nomi illustri che vanno da Franco Zeffirelli al sarto Valentino Garavani, da Gina Lollobrigida a Marta Marzotto a grandi protagonisti dell'imprenditoria e della finanza, hanno ormai mandato a mente. Uno: si piantano fitti fitti un po' di alberi per una prima barriera che impedisca la vista ai curiosi. Due: si fa stendere una parete di canne, la più alta possibile, ma comunque oltre i due metri. Tre: si rafforza la barriera di alberi e di canne con un telo verde da cantiere. E via così. Ormai il comandante Guido Cubeddu e i suoi uomini capiscono al volo. E anche lì, in via del Pago Tropio, alle spalle dei magnifici resti della basilica di San Nicola e del Castello dei Caetani, a non più di settanta metri dalla tomba della figlia del console Quinto Metello che costituisce uno dei punti di maggior richiamo di questo parco fortissimamente voluto e imposto con le sue battaglie giornalistiche dal grande Antonio Cederna, avevano capito da tempo che era in preparazione un progetto edilizio. Un anno fa, più o meno di questi tempi, avevano sorpreso una ditta specializzata a scavare le fondamenta di una villa. Certo, non una villa in muratura. Quella avrebbe dovuto arrivare dopo, di condono in condono. Ma una casa comunque molto bella. In legno di primissima qualità. Dalle rifiniture di pregio e dallo stile vagamente orientale. Progettata e costruita pezzo per pezzo da una società romana specializzata. Immediata denuncia, intervento della magistratura, sequestro del cantiere, ordine perentorio di rimuovere immediatamente i pannelli e le travi e i tramezzi già pronti per essere montati. Un ordine mai rispettato dalla proprietaria, Annapia Greco, della famiglia romana diventata immensamente ricca scoprendo per prima verso la metà degli anni Settanta il businness dell'importazione di prodotti di abbigliamento cinesi di buona qualità e bassissimo prezzo. Prodotti venduti in Italia con il marchio oggi famoso di Balloon. La donna non è l'unica della famiglia, in zona. La madre vive in una antica e splendida villa in via della Caffarella e il fratello Roberto, l'amministratore delegato e l'anima del gruppo, abita in un'altra dimora straordinariamente bella nel cuore del Parco. Mai un abuso, mai una forzatura, mai un problema. Rispettosissimo. Per mesi e mesi i guardiaparco hanno tenuto d'occhio il posto, arrampicandosi sul tetto della camionetta per dare ogni giorno un'occhiata al di là della impenetrabile cortina di alberi, canne e teli. E per mesi e mesi il cantiere è rimasto bloccato. Deserto. Finché la mattina del lunedì 25 agosto dietro la barriera, in plastica coincidenza coi titoli dei giornali che la settimana prima avevano dato ormai per scontato il condono per bocca di vari membri del governo, hanno finalmente visto qualcosa. Allungato il collo, hanno intravisto un tetto: la casa, come avrebbero poi dimostrato le foto scattate dall'elicottero, era spuntata. Stupore? Zero. I dati elaborati per Legambiente da Mauro Veronesi sull' abusivismo edilizio non lasciano dubbi: dal 1994 ad oggi si sono edificate mediamente nel territorio del comune di Roma 23.145 case abusive: sette al giorno. Anche nelle zone più sorvegliate, anche nelle zone soggette ai vincoli più stretti. Certo, è un fenomeno che riguarda tutta l'Italia. E ce lo dice un rapporto del 1998 dei carabinieri del Nucleo Ecologico, che avevano censito allora (e da allora le cose sono peggiorate) 3.309 abusi edilizi nei parchi naturali, 12.899 nelle aree protette, 2.194 in quelle demaniali. Cifre preoccupanti, ma mai quanto la percentuale delle demolizioni effettivamente eseguite di edifici destinati dalla legge, con sentenza, all'abbattimento: 2,4%. Figuratevi la situazione in un parco urbano, collocato proprio dentro la capitale, ricco di un patrimonio edilizio accumulatosi dal medioevo al novecento e creato solo nel 1988 come quello dell'Appia Antica. A far la lista degli abusi censiti non si finisce più: 40 campi da tennis, 7 piscine, 35 case, 4 campi da calcetto, 44 capannoni industriali, un campo da baseball, una pista di pattinaggio... Un disastro. Testimoniato dalla indifferenza che mostrano in troppi davanti alle regole. Prendete la società Tosinvest, di proprietà della famiglia di Antonio Angelucci, l'ex portantino diventato uno degli uomini più ricchi d'Italia, editore prima dell'«Unità» e oggi di «Libero». Possiede da un po' di anni quattro ettari e mezzo a pochi metri dalla porta San Sebastiano. Una volta, stando ai rapporti, alle fotografie e ai rilievi aerofotogrammetrici, c' erano due baracche. Oggi, nonostante il divieto assoluto di edificare, ci sono una villa a un piano di 292 metri quadri, una «casa custode» di 106, un «magazzino attrezzi agricoli» di 120, un «recinto cavalli»... E il Centro Motoristico Appia Antica, anche questo a pochi passi da Porta San Sebastiano? Spiega la direzione del parco che nell'ottobre 1988 i vigili urbani denunciarono l'esistenza di «un laboratorio di autofficina con annesso deposito di materiali di ricambio sprovvisto di autorizzazione comunale». Bene: oggi «l'attività si svolge su immobile di proprietà pubblica regionale in affidamento al Comune, occupato senza titolo da ex affittuari in quanto il Comune di Roma aveva dato formale disdetta del contratto già dal 1992, e su un'area privata occupata abusivamente di circa 10.000 metri quadri destinata alla pubblica fruizione nell'ambito del piano del parco della Caffarella». Area trasformata «con sbancamenti e risistemazioni in un grande parcheggio (per almeno 200 auto) all'aperto». Salvatore Bonanno, il titolare della concessionaria, presenta nel gennaio 1999 una dichiarazione d'inizio attività. Per perfezionare la pratica gli serve il parere favorevole del Parco, della Sovrintendenza, di vari uffici comunali: non ne avrà neanche uno. Eppure, accusa la direzione del Parco, è ancora lì. E, come dimostrano le foto scattate in anni diversi, ha pure «trasformato in un villino» un vecchio rudere. Poche centinaia di metri più in là, l'«effetto serra» ha dato lo stesso frutto di tante altre finte serre lungo l'antica Appia fino ai confini della Campania: sotto il cellophane tirato su per coltivare zucchine e pomodori, giorno dopo giorno è spuntata una casa abusiva. Col comignolo. E lo chiamano «parco»... Gian Antonio Stella Demolita la villa. «Ci ho provato, è andata male» di GIAN ANTONIO STELLA ROMA - «Dico: 'sti poveri romeni! Quello che mi dispiace è per questi poveri romeni senza casa!». Per loro, gorgheggia al telefono Annapia Greco, fece costruire la villa abusiva sull'Appia Antica denunciata ieri mattina dal Corriere e abbattuta ieri sera dalle ruspe sotto gli occhi del sindaco di Roma, Walter Veltroni, tornato apposta da un viaggio: «Che me ne facevo, io, di una villa laggiù?» «Ho una casa tanto bella in piazza del Colosseo e ci vivo tanto felice! Tanto serena! Tutta questa pubblicità! Tutte queste cattiverie sulla mia famiglia! E che ho fatto mai? Ci ho provato, d'accordo, è andata male, pazienza. Me volete crocefigge'? Chiedo: me volete crocefigge '? Che ho fatto mai: ho solo cercato di fare del bene a 'sti romeni. Di dar loro una casa. Vedesse i loro occhi.... Poverini». Romana, 57 anni, soave rappresentante dei troppi italiani indifferenti alle leggi di tutela, sorella di quel Roberto Greco che a metà degli anni Settanta intuì per primo l'affarone di importare camicie e magliette dalla Cina e creò con gli altri fratelli il marchio con la mongolfiera «Balloon», Annapia giura che proprio non riesce a capacitarsi di tutto questo fracasso intorno alla lussuosa residenza fuorilegge tirata su a settanta metri dalla tomba di Cecilia Metella: «Io l'avevo venduta, l'avevo...». E quando? «Da tantissimo tempo.... Tantissimo...». Quando? «Ma come posso ricordarlo? Tantissimo...». Eppure fu lei un anno fa a metter giù le fondamenta, lei a essere denunciata, lei a essere nominata custode giudiziario... «Sì, ma... Insomma... Guardi: io tenevo quel terreno per fare la contadina...». La contadina. «Sì. Volevo fare l'orto... La frutta... Siccome che poi ho ospitato dei rumeni che non sapevano dove andare a dormire... Mi facevano pena. Vedesse la moglie, il figlio... Li potevo lasciare senza una casa? Mi dica: li avrebbe lasciati lei, senza una casa?». Non mi dirà che ha fatto costruire una villa sull'Appia Antica per... «Certo! Per questa povera gente. Erano i miei protetti. Comunque, per essere precisi, io non ho costruito niente». Solo perché l'hanno beccata... «D'accordo: ma non ho costruito io». Sperava nel condono? «Casomai ci speravano quelli che l'hanno costruita». Insiste? L'ha comprata lei o no, quella casa? Ha fatto scavare lei o no le fondamenta? «Fondamenta? Due buchi, erano. Profondi come un vaso di fiori». Fatto sta... «Va bene, gliel'ho detto: ci ho provato ed è andata male. Pazienza. Capita... Ho detto: vabbè, allora la vendo...». Ma pensava davvero di farla franca? «Senta, io capisco le sue osservazioni. Sono d'accordo. Sa, ho fatto l' istituto d'arte... La battaglia contro gli abusi è nobilissima. Ma perché tutto questo parlare di me? Della mia famiglia? Vi rendete conto del danno fatto con questa pubblicità negativa all'azienda dei miei fratelli? Perché ce l'avete con noi?» No, signora: anche suo fratello Roberto ha una villa sull'Appia ma di lui le autorità del Parco parlano solo bene. È lei la discola... Ma si rende conto? Una villa abusiva a due passi da Cecilia Metella... «Lo so: me lo sono posto il problema. Sa dove sono, in questo momento? Nelle Marche. Con il Fai, il Fondo ambiente italiano...». Scherza? «No, davvero. Quando hanno visto il Corriere mi volevano buttar giù dal pullman: "Traditrice! Sei peggio di Giuda"». Ammetterà che... «Ma che ammetto? La casa l'hanno costruita quelli che hanno comprato il terreno... Che c'entro io? Capisco, voi fate il vostro dovere ma mi state rovinando i rapporti con i miei fratelli. Metta che poi fanno un infarto...». Andiamo, signora: l'infarto! «Non capisco... Ce l'avete coi ricchi? Tutto questo guardare le cose nostre... Perché ci fate del male?» Senta: fu lei a far tirar su la barriera di canne, lei a far stendere la rete verde per nascondere i lavori agli ispettori del Parco... «Ma no, ma no... L'hanno fatto dopo che l'avevo venduta...». Aveva l'ordine del magistrato di rimuovere i pannelli e tutto il materiale comprato per costruire la villa: perché l'avrebbe lasciato lì se non per aspettare il momento giusto per fare i lavori? «Con tutto quello che mi era costata! Dovevo pure fare un'altra spesa? Che ne sapevo che poi quelli che hanno comprato...». Ma davvero non ricorda quando ha venduto? «Tanto tempo fa. All'inizio dell'estate, forse...». No: da quel che risulta lei ha fatto il preliminare il 22 agosto. «Ma no, ma no...». Esattamente il giorno prima di far montare la villa... «Ma no, c'è un errore...» . ...E il passaggio di proprietà l'ha fatto davanti al notaio Renato Caraffa addirittura il 5 settembre, quando la villa era già lì: quindi l'ha fatta montare lei, prima di vendere. «Ma no, c'è un errore». L'atto ufficiale è lì: 5 settembre. «L'avrà registrato allora... Che ne so, io? Faccio come Berlusconi: giuro sulle mie figlie che non sapevo niente, dell'abuso». La visura camerale è chiara. «Ma per carità! Per carità! Io non so neanche cos'è una visura camerale! Ripeto: io avevo venduto». Per curiosità: a quanto? «Due lire. Giuro. Per colpa proprio del sequestro e di tutte quelle storie. Due lire. O se vuole diciamo due euro». Quanto? «Poco! Pochissimo! Davvero! Guardi: quando l'ho vista in fotografia sul Corriere mi sono detta: quant'è bella... Che peccato averla venduta...». Mica tanto: l'hanno buttata giù... «Non potevano, è proprietà privata». Signora: una casa abusiva sull'Appia! «Non hanno avuto pietà, poveri rumeni». Ancora? E su: mica l'ha venduta ai rumeni, la villa. L'ha ceduta a una signora quasi ottantenne, Adele Gattoni Celli, che contestualmente ha girato la nuda proprietà a una certa Albertina Marinelli. «Ma non guardi le carte, non creda alle carte... Le dico che l'ho data ai rumeni». E sa dove abita questa signora che ha comprato? «Mi dica». Guarda caso, proprio al suo indirizzo: piazza del Colosseo 9. «Ma davvero? Ah, le coincidenze della vita...». (Gian Antonio Stella
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