Due articoli sulle scorie pubblicati da Liberazione



Liberazione, martedì 24 giugno
Immondizia nucleare, no grazie
Cagliari nostro servizio
La Sardegna non demorde. Duro documento degli amministratori locali contro
le scorie. Pronte migliaia di t shirt per i turisti. Il governo prende tempo

Da Oristano si leva il grido di protesta dei sindaci sardi. Riuniti per
l'assemblea generale dei piccoli Comuni, ieri 145 amministratori locali
dell'isola hanno ribadito il più netto rifiuto alle scorie nucleari
confermando lo stato di mobilitazione. «Abbiamo approvato un documento che
esprime il nostro no deciso alla possibilità che vengano stoccati in
Sardegna i rifiuti delle centrali atomiche», afferma Linetta Serri,
presidente regionale dell'Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani)
ed ex vicepresidente del Consiglio regionale. «Chiediamo al presidente
della Giunta Mauro Pili di partecipare alle riunioni del Consiglio dei
ministri, così come prevede lo Statuto sardo, ogni qual volta si affrontino
temi legati alla Sardegna». Nel documento approvato all'unanimità si
ricorda che in materia di uso del territorio «la Regione sarda ha
competenza legislativa esclusiva e i poteri speciali e straordinari assunti
dal presidente del Consiglio Berlusconi e dal ministro dell'Interno Pisanu
per garantire la sicurezza degli impianti nei territori occupati da
centrali nucleari non possono essere legittimamente traslati per generare
altre emergenze e pericoli in altri territori e in altre popolazioni del
Paese». Tutti gli amministratori vigileranno «perché è in gioco il futuro
economico e sociale dei sardi e il loro diritto alla sicurezza e integrità
sanitaria». All'assemblea si è parlato anche della base appoggio per
sommergibili nucleari della Maddalena. Il sindaco di Teulada Salvatore
Mocci, in qualità di componente del Comitato regionale paritetico per le
servitù militari, ha annunciato il suo voto contrario riguardo il progetto
di ampliamento dell'installazione militare statunitense. Il regolamento del
Comitato prevede che le decisioni debbano essere rinviate al governo anche
se un solo componente dovesse esprimere parere negativo. Massimo Scalia, ex
presidente della Commissione d'inchiesta bicamerale sui rifiuti, ha
partecipato ieri a Cagliari a un dibattito organizzato dal Coordinamento
antinucleare. L'esponente dei Verdi ha contestato la gestione poco
trasparente di tutta la vicenda scorie, definendola «prefettizia e non
democratica», aggiungendo che «la Sardegna ha fatto bene a ribellarsi».
Ormai non si contano più i Comuni che hanno deliberato contro la
possibilità di ospitare le scorie. Una delle ultime prese di posizione è
quella di Siliqua, piccolo centro del Sulcis Iglesiente, dove da qualche
giorno la bandiera blu contro le scorie distribuita da "L'Unione Sarda" (il
quotidiano che con il giornalista Marco Mostallino ha scoperchiato la
pentola e che da settimane porta avanti un'inchiesta) è arrivata in
municipio. Tra i Comuni "contro" da segnalare anche Cagliari e Olbia, i
principali porti dell'isola. Tenendo conto che le scorie viaggiano via
mare, i sindaci già da qualche settimana hanno vietato con un'ordinanza lo
scalo, il transito e la sosta di mezzi di trasporto contenenti sostanze
radioattive. Il Comune di Orgosolo, su iniziativa dell'assessore ai Lavori
pubblici Dionigi Deledda, ha lanciato invece una proposta inedita. Regalare
150 mila magliette con le scritte «No alle scorie, salviamo la Sardegna» a
tutti i turisti che ogni anno raggiungono il paese barbaricino. Un'azienda
cagliaritana ha finanziato la confezione delle prime mille, tutte già
distribuite. Tra un anno si conoscerà la destinazione dei rifiuti nucleari,
fa sapere il governo prendendo tempo. Le scelte e le decisioni andranno
concordate con la popolazione, fanno sapere dalla Sogin. È certo però che
con una simile mobilitazione in corso nessun presidente del Consiglio e
ministro della Repubblica autorizzerebbero il trasferimento della
pattumiera radioattiva. Non solo in Sardegna.
Walter Falgio

Liberazione, sabato 21 giugno 2003
La Sardegna rifiuta le scorie
Cagliari nostro servizio
Cagliari, migliaia in piazza per bocciare la costruzione della discarica di
rifiuti radioattivi. In ventimila al corteo del mattino organizzato dai
sindacati: bloccata la statale 131

«No a s'aliga arradiu-ativa». Mascherine al volto e tanta rabbia, i sardi
davvero non ci stanno: «La pattumiera radioattiva» proprio no. Il movimento
popolare contro il trasferimento dei rifiuti nucleari nell'isola si fa
sentire. Alle 19 di ieri, a Cagliari, piazza Garibaldi traboccava di gente.
Sotto le bandiere blu con su scritto «no alle scorie» erano almeno in
quattromila. «Se il nostro popolo andrà avanti con questa mobilitazione, le
scorie non arriveranno. Non dobbiamo e non possiamo ipotecare la Sardegna,
non possiamo permetterlo e non siamo autorizzati a farlo. La nostra
economia dolce non ha nulla a che fare con il capitalismo selvaggio»:
Bustianu Cumpostu, coordinatore di Sardigna Natzione, porta avanti a
qualunque costo la sua "intifada de paghe" e continua a incitare i suoi con
un megafono. «No scorias italianas», si legge in centinaia di manifestini
distribuiti dagli indipendentisti. Anche il presidente regionale di
Legambiente, Vincenzo Tiana, è ottimista: «Questa sollevazione popolare può
far ricredere il Governo». «La Regione si attrezzi e approvi la legge
proposta dal Centrosinistra, si dichiari denuclearizzata e monitorizzi il
territorio. In Sardegna si sta rafforzando una coscienza autonomista, il
Governo è riuscito almeno in questo», afferma il consigliere regionale Gian
Mario Selis, leader della Margherita. Intanto, dal nuraghe Losa di
Abbasanta, al centro dell'isola, fanno eco i ventimila partecipanti alla
manifestazione regionale promossa da Cgil, Cisl e Uil. «No alle scorie,
vogliamo lavoro e diritti», hanno gridato mentre il lungo corteo sfilava
sulla strada statale 131 bloccata per alcuni chilometri. I sindacati
chiedono interventi per l'energia, la crisi idrica, le infrastrutture e la
chimica. A Cagliari c'è anche Enrico Pieroni, fisico, capo area al centro
di ricerca Crs4: «In questi giorni si è parlato del progetto di Carlo
Rubbia, Energy Amplifier, un piccolo reattore nucleare che riduce la
radioattività del plutonio. Qualcuno alla Regione sostiene che questa
tecnica potrebbe essere applicata anche alle scorie. Ebbene è impossibile,
è una bufala, sia dal punto di vista tecnico che della fattibilità perché
si tratta di un prototipo e non ci sono i fondi». Qualche momento di
tensione si registra in piazza a causa della provocatoria presenza di
alcuni militanti di Forza nuova e Azione giovani. Le mobilitazioni in
Sardegna giungono dopo gli ennesimi incidenti al poligono militare di
Perdasdefogu, ai confini tra le province di Cagliari e Nuoro. Altri due
missili sono sfuggiti al controllo durante le esercitazioni. Martedì un
vettore Hawk in dotazione all'esercito italiano, anziché dirigersi verso il
mare, è piombato in una vigna fuori dall'area militare, dalla parte
opposta, provocando una voragine e un incendio. Un altro missile, secondo
quanto riferisce Gianfranco Piu, sindaco di Villaputzu, paese confinante
con la base, è caduto martedì scorso in una spiaggia nel territorio
comunale. Che la Sardegna possa essere uno degli approdi dei rifiuti
nucleari, non ci sono dubbi. Il presidente della commissione Ambiente della
Camera, Pietro Armani, tracciando l'identikit del deposito unico nazionale
per le scorie ha parlato di «strutture del demanio militare, che hanno
tutte le caratteristiche di sicurezza adeguate. Si potrebbe pensare, ad
esempio, ad alcuni poligoni di tiro, ce ne sono di molto vasti,
naturalmente bisognerà scegliere zone geologicamente stabili e con bassa
densità di popolazione». Inoltre, in base alle indicazioni fornite dal
generale Carlo Jean e da Giancarlo Bolognini, rispettivamente presidente e
amministratore della Sogin, (Società di gestione degli impianti nucleari),
non è possibile escludere la possibilità che i 55 mila metri cubi di scarti
radioattivi ora conservati in diversi siti in Italia, siano destinati
all'isola. Le decisioni, in ultima istanza, spetteranno comunque al
generale "plenipotenziario" Jean che in base a un decreto del presidente
del Consiglio può contare su poteri speciali che gli consentono di derogare
a 21 leggi, decreti ministeriali, circolari e contratti di lavoro.
Walter Falgio