Il progetto di condotta dell'oleodotto Baku-Ceyan mette a rischio i diritti umani



"UNA CONDOTTA POCO RACCOMANDABILE". PER AMNESTY
INTERNATIONAL IL PROGETTO DELLA CONDOTTA BAKU-
TBLISI-CEYHAN, IN CUI E' COINVOLTA ANCHE L'ENI, METTE A
RISCHIO I DIRITTI UMANI

"Il progetto della condotta che colleghera' il mar Caspio al
Mediterraneo rischia di avere serie conseguenze sui diritti umani per
migliaia di persone che vivono nelle regioni interessate", si legge in
un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International. "I termini legali
del contratto quarantennale firmato nel 2000 dal governo della
Turchia e dal Consorzio proprietario della condotta creano una
corsia preferenziale esentata dal rispetto della legge, senza
minimamente tener conto della minaccia incombente sui diritti umani
di migliaia di persone"  - ha dichiarato l'organizzazione.

Il Consorzio, che si propone di portare petrolio e gas per 1740
chilometri da Baku via Tblisi fino a Ceyhan (attraversando
Azerbagian, Georgia e Turchia), con un costo totale di oltre 4 miliardi
di euro, comprende importanti aziende di dimensioni mondiali, tra cui
BP (Regno Unito), Statoil (Norvegia), Unocal (Usa), Itochu
(Giappone), TotalFinaElf (Francia), ConocoPhillips (USA) e, per il
5% del contratto, ENI (Italia).

"Non e' accettabile che un'azienda come l'ENI, che afferma nei suoi
documenti di impegnarsi ovunque, nell'ambito della propria sfera di
competenza, a sostenere e rispettare i principi della Dichiarazione
universale dei diritti umani, utilizzi finanziamenti provenienti da
investitori privati o dai contribuenti italiani per partecipare ad un
contratto che espropria un governo della sua responsabilita' di
garantire il pieno rispetto dei diritti umani" - ha dichiarato Umberto
Musumeci, responsabile del Coordinamento diritti economici e
sociali della Sezione Italiana di Amnesty International.

Il rapporto dell'organizzazione per i diritti umani esprime grave
preoccupazione per il fatto che l'Host Governement Agreement
(HGA) negoziato dalla capofila BP e dal governo turco mette
quest'ultimo nella impossibilita' di proteggere i diritti umani nell'area,
poiche' la Turchia si e' impegnata a pagare ingenti rimborsi al
Consorzio in caso in cui la costruzione dell'oleodotto o la sua
operativita' siano "disturbate".

"Si tratta, in sostanza, di una multa per aver rispettato la legge, che
la Turchia dovrebbe pagare se applicasse nell'area interessata
dall'oleodotto le stesse norme che sono valide nel resto del suo
territorio e che invece, secondo il contratto, non potra' applicare nella
zona" - ha aggiunto Musumeci.  "Siamo di fronte a un'imposizione
che vieta alla Turchia di aderire a nuovi trattati internazionali, o di
applicare quelli gia' sottoscritti, se essi dovessero risultare in
contrasto con le clausole del contratto".

Secondo Amnesty International, durante i 40-60 anni previsti per la
costruzione e l'operativita' dell'oleodotto si potrebbero avere le
seguenti conseguenze:
- limitazione del diritto al risarcimento per le 30.000 persone che
saranno costrette a cedere i propri diritti sulla terra per far posto
all'oleodotto;
- inadeguata applicazione delle norme a tutela della salute e della
sicurezza per i lavoratori e la popolazione locale;
- gravi rischi di abusi dei diritti umani nei confronti delle persone che
intendessero protestare contro le modalita' di realizzazione
dell'opera;
- difficolta' di accedere alle fonti d'acqua per la popolazione locale, in
un'area peraltro gia' caratterizzata da mancanza di acqua.


Il Professor Sheldon Leader, consulente legale di Amnesty
International, ha dichiarato che "l'HGA firmato da Turchia e
Consorzio di fatto introduce un precedente, sul piano politico e
giuridico, che crea disordine nel sistema legale internazionale. La
richiesta alla Turchia di pagare una indennita' al Consorzio per ogni
rottura dell'equilibrio economico del progetto significa che la Turchia
sara' costretta a scegliere tra l'obbligo di proteggere i diritti umani e
la loro violazione, quando la prima opzione si porra' in contrasto con
la legge degli affari".

"L'HGA e' inoltre in clamorosa rotta di collisione con la Convenzione
europea sui diritti umani, che richiede agli Stati di intervenire
preventivamente anche solo in presenza di un rischio eventuale per
la vita delle persone." - ha proseguito Musumeci - "Esso si limita a
prevedere la possibilita' per la Turchia di intervenire sul progetto solo
in caso di minaccia imminente e materiale alla sicurezza, pena la
corresponsione di grosse indennita'. Le autorita' turche peraltro non
avrebbero neanche la possibilita' di adire le vie legali tramite il
proprio sistema giudiziario, poiche' cio' e' chiaramente escluso dal
contratto, che prevede l'obbligatorieta' di usare l'opzione arbitrale, da
esercitare tramite una organizzazione di arbitraggio collegata alla
Banca Mondiale, l'International Centre for the Settlement of
Investment Disputes (ICSID)".

In un momento in cui la Turchia sta cercando di migliorare la propria
situazione dei diritti umani, anche in vista di un eventuale futuro
ingresso nell'Unione Europea, una stringente necessita' di
finanziamenti esteri la mette in condizione di non poter aderire a
nuovi trattati internazionali o di non rispettare quelli gia' firmati,
perche' potrebbero essere in contrasto con gli obblighi imposti
dall'HGA.

Gli arresti e le detenzioni arbitrarie di prigionieri di coscienza, le
torture, le sparizioni, le esecuzioni extragiudiziali e le altre violazioni
dei diritti umani regolarmente denunciate da Amnesty International,
non potranno certo diminuire se la Turchia sara' obbligata a creare
lungo il tragitto dell'oleodotto una "zona franca" rispetto ai diritti
umani: eventuali oppositori o contestatori dell'operazione rischiano di
aumentare la gia' numerosa lista dei perseguitati.

La Sezione Italiana di Amnesty International chiedera' al governo
italiano di non mettere a disposizione dell'operazione - ne'
direttamente ne' tramite aziende di propria partecipazione o istituti
statali - somme di denaro pubblico sotto qualunque forma (prestito,
contributo, credito all'export) se non dopo una profonda revisione dei
termini legali del contratto.

A tale proposito, Amnesty International chiede che:
- siano inserite nell'HGA specifiche clausole che affermino
espressamente il diritto della Turchia di rispettare i diritti umani in
base al diritto internazionale e al suo diritto interno;
- sia costituito un organismo indipendente che tuteli gli interessi degli
stakeholder (soprattutto le rappresentanze delle comunita' locali) per
controllare da vicino gli standard applicati e ricevere ed esaminare le
proteste dei lavoratori e della popolazione locale lungo tutta la vita
del progetto. A tale organismo dovrebbero essere attributi poteri di
intervento sul progetto quando ritenuto necessario;
- il Consorzio sottoscriva un impegno concreto con coloro che
saranno impiegati nel progetto per garantire loro che, lungo tutta la
durata delle costruzione e della operativita', il progetto sara' gestito
in conformita' alle norme internazionali sui diritti umani.

"I diritti umani" - ha concluso Musumeci - "non possono essere
oggetto di trattative in contratti fra le aziende e i governi: essi sono
un requisito intoccabile. Questo progetto non deve andare avanti se
non se ne cambieranno le clausole che minano l'applicabilita' dei
diritti umani."
FINE DEL COMUNICATO                                                                    
Roma, 20 maggio 2003
Il rapporto "Human rights on the line - The Baku-Tblisi-Ceyhan
pipeline project" e' disponibile presso il sito Internet
www.amnesty.org