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Summit Johannesburg
- Subject: Summit Johannesburg
- From: EMI - Ufficio Stampa <stampa at emi.it>
- Date: Thu, 18 Jul 2002 10:01:55 +0200
In occasione del prossimo Summit di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile la nostra casa editrice ha già pubblicato uno studio preparatorio curato dalla Fondazione Heinrich Boll e coordinato da Wolfgang Sachs. Ne alleghiamo in attachment la scheda editoriale e alcuni documenti. Distinti saluti, Francesco Saldi Francesco Saldi (Ufficio Stampa) Editrice Missionaria Italiana Via di Corticella 181 40128 Bologna =20 tel. 051/326027 - fax 051/327552 - www.emi.it EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA Via di Corticella 181 - 40128 Bologna tel. 051326027 - fax 051327552 - www.emi.it Ufficio Stampa email: stampa at emi.it informazioni editoriali Fondazione Heinrich Böll THE JO'BURG - MEMO Il Memorandum di Johannesburg per il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile - Ecologia: un nuovo colore della giustizia collana: 4.4 - Strumenti - ISBN 88-307-1173-X pagg. 128 - formato: 21x29- stampa: giugno 2002- _ 7,00 Autore: Ha coordinato i lavori il prof. Wolfgang Sachs del Wuppertal Institut. L'opera è frutto della Heinrich Böll Fundation. Sommario: Sviluppo sì, ma che tipo di sviluppo e per chi? Ecologia, un nuovo colore della giustizia. Destinatari: Ogni categoria di persone. Recensione: Nell'agosto del 2002 il Vertice Mondiale sullo sviluppo sostenibile si svolgerà a Johannesburg. L'evento si preannuncia ricco di speranze a dieci anni dallo storico Vertice di Rio. Pubblichiamo questo memorandum alcuni mesi prima affinché i lettori possano meglio informarsi per seguire con attenzione la conferenza mondiale che riguarda un argomento sulla cui importanza e urgenza non ci sono più dubbi. Gli autori si sono incontrati su invito della Fondazione Heinrich Böll. Il loro lavoro è stato coordinato da Wolfgang Sachs e dal suo assistente Heman Agrawal. Il Memorandum solleva una questione spesso dimenticata ma centrale: "Sviluppo sì, ma che tipo di sviluppo e per chi?". Gli autori sono d'accordo sull'urgente necessità di reintegrare i mercati in un sistema di regolazioni ambientali e sociali, e limitazioni a livello locale, regionale, nazionale e globale. La domanda di una redistribuzione dei diritti e delle risorse si trova proprio al centro di questo memorandum. Jo'burg Memo Per lettori con poco tempoŠ Nel 1992, la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo di Rio diede al progresso il nuovo nome di "sviluppo sostenibile". L'idea ebbe subito successo in tutto il mondo, ma con esiti alterni. Nell'agosto del 2002, la Conferenza Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg sarà un'opportunità di riflessione e revisione. In questa occasione, la comunità internazionale cercherà di dedicarsi alle sfide poste, da una parte, dalla povertà cronica e, dall'altra, da un benessere avido di risorse. Questo Memorandum propone un'agenda per l'equità e l'ecologia nel prossimo decennio. È stato redatto da un gruppo di 16 attivisti indipendenti, intellettuali, manager e politici, riuniti dalla Fondazione Heinrich Böll per contribuire al dibattito mondiale dalla prospettiva della società civile. Non è né una piattaforma politica né uno studio d'esperti, ma un "memorandum" nel vero senso della parola; prova a formulare cosa riteniamo si debba tenere presente. I paesi del Sud - e in primis il paese ospite, il Sudafrica - considerano Johannesburg un vertice sullo sviluppo più che sull'ambiente. Questo è perfettamente giustificato, dato il sistematico oblio dell'equità e della giustizia nelle politiche mondiali. Tuttavia, sarebbe un passo indietro, una ritirata da Rio, se il summit dovesse risolversi in un ulteriore abbandono della biosfera. Al contrario, questo Memorandum sostiene che è l'ora per il Sud (unitamente alle economie in transizione) di abbracciare la sfida ecologica. La cura dell'ambiente è una chiave per assicurare il sostentamento e la salute alle parti marginali della cittadinanza mondiale. Non ci può essere sradicamento della povertà senza ecologia. Per di più, una strategia ambientale è indispensabile per uscire dall'ombra dell'egemonia del Nord e da un modello di sviluppo basato sull'energia fossile, ormai storicamente obsoleto. La Prima Parte - Rio a posteriori - valuta i dieci anni trascorsi dalla Conferenza di Rio. Mostra un paradosso: Rio ha lanciato una quantità di processi istituzionali di successo, ma non ha prodotto tangibili risultati globali. In particolare, la globalizzazione economica ha largamente eroso guadagni fatti a livello locale e ha diffuso un'economia basata sullo sfruttamento totale del globo, tale da esporre le risorse naturali dei paesi del Sud e della Russia alla forza di attrazione del mercato mondiale. La Seconda Parte - L'Agenda di Johannesburg - identifica quattro temi di fondo che dovrebbero essere comuni a tutti i dibattiti del Summit. La domanda più critica è: "Che cosa significa equità in uno spazio ambientale finito?". L'equità richiede, da un lato, l'ampliamento dei diritti dei poveri nel loro ambiente di vita, dall'altro dei tagli nelle rivendicazioni dei ricchi sulle risorse. L'interesse delle comunità locali a mantenere i loro livelli di vita spesso si scontra con gli interessi delle classi urbane e delle società di capitali, e con l'espansione dei consumi e dei profitti. Questi conflitti relativi alle risorse non saranno attenuati se chi è in buone condizioni economiche sul globo non si orienterà verso modelli di produzione e di consumo tali da produrre risorse a loro volta. La Terza Parte - Diritti di sussistenza - respinge il pregiudizio che lo sradicamento della povertà sia in contrasto con la protezione dell'ambiente. Al contrario, la vita non si può conservare se non è garantito l'accesso alla terra, ai semi, alle foreste, alle praterie, ai banchi di pesce e all'acqua. Inoltre, l'inquinamento dell'aria, dei suoli, dell'acqua e del cibo mina in modo cronico la salute fisica dei poveri, in particolare nelle città. La protezione ambientale, perciò, non è in contraddizione con l'eliminazione della povertà; anzi, ne è la condizione. Per i poveri non ci sarà equità senza ecologia. Poiché la conservazione delle risorse è basata sui diritti delle comunità, è vero anche l'inverso: non ci sarà ecologia senza equità. La Quarta Parte - Ricchezza equa - sottolinea che l'alleviamento della povertà non può essere separato dalla ripartizione delle ricchezze. Lo spazio ambientale globale è diviso in maniera diseguale: ottenere più diritti alle risorse per chi nel mondo consuma poco significa ridurre le richieste di risorse da parte dei superconsumatori nel Nord e nel Sud. I ricchi dovranno orientarsi verso uno stile di consumo più leggero. Non è solo un argomento ecologico, ma anche di giustizia; altrimenti la maggior parte dei cittadini del mondo rimarrà senza la quota di patrimonio naturale che le spetta. Come la Convenzione sul clima e quella sulla biodiversità hanno mostrato, non ci sarà equità senza ecologia e, viceversa, gli accordi saranno raggiunti, alla fine, solo se saranno giusti. La Quinta Parte - Sistemi di governo per l'ecologia e l'equità - propone cambiamenti nella struttura istituzionale a livello internazionale per potenziare la protezione ambientale e i diritti di sussistenza. Diritti. I sistemi democratici di governo sono la via migliore per proteggere l'ambiente. Un accordo sui diritti delle comunità locali alle risorse consoliderebbe i diritti degli abitanti delle aree ricche di risorse, le cui possibilità di vita sono minacciate dalle industrie estrattive (miniere, pozzi petroliferi, abbattimento delle foreste ecc.). Per di più, i diritti ambientali - il diritto a un'informazione completa, i diritti dei consumatori, i principi di precauzione e prevenzione, il principio "chi inquina, paga" ecc. - devono essere sanciti nelle leggi a tutti i livelli. Struttura dei prezzi. I prezzi del mercato devono riflettere più fedelmente la natura dei costi ambientali. Una contabilità a costi pieni richiede la rimozione dei sussidi ambientalmente perversi e una riforma dell'imposizione fiscale in cui le tasse siano trasferite dal lavoro al consumo di risorse, all'inquinamento e agli sprechi. Una contabilità a costi interi richiede anche il pagamento di diritti d'uso per i beni comuni globali, in particolare l'atmosfera, lo spazio e i mari. Fissando prezzi che considerino tutti i costi si avrà la garanzia che le decisioni economiche avranno un impatto ambientale minimo. Governo del mercato. Il regime di commercio internazionale deve prendersi cura della sostenibilità e dell'equità, non solo dell'efficienza economica. Da questo punto di vista, lo stile di liberalizzazione del mercato del WTO minaccia la coesione sociale e mina la sicurezza alimentare e gli ecosistemi dappertutto. Ciò che occorre tra Nord e Sud non è il libero commercio, ma un commercio equo. Il libero commercio deve essere subordinato alle cause più importanti dei diritti umani e della sostenibilità. Questo significa che le nazioni devono avere più opportunità di regolare il commercio per la protezione dei beni pubblici. E che i trattati ambientali devono avere la priorità sugli accordi commerciali. Inoltre, le relazioni commerciali e la condotta degli attori economici deve essere regolata dall'obiettivo di promuovere i diritti umani e la sostenibilità. Più che un codice di condotta verificabile per le imprese, si esige una struttura di produzione socialmente responsabile, i cui principi si applichino a tutte le attività commerciali. Infine, l'architettura finanziaria globale dovrà essere rivista con una tassa sulle operazioni cambio speculative, sgravi sul debito ed espansione del baratto elettronico attraverso le frontiere. Innovazioni istituzionali. Questa nuova, storica agenda deve realizzarsi per mezzo di nuove istituzioni. Primo, l'UNEP deve essere potenziato in un'Organizzazione Mondiale dell'Ambiente. Secondo, deve essere creata un'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili organizzata sul piano locale. Infine, il Memorandum è a favore di una Corte Internazionale di Arbitraggio. [tratto dal volume "The Jo'burg-Memo", Wolfgang Sachs (a cura), pp. 9-11] Jo'burg - Memo Prefazione Quale sarà il lascito del Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg? Sarà ricordato come uno spartiacque "storico" come oggi viene considerato il Vertice sulla Terra di Rio del 1992? Servirà per catalizzare e rinnovare gli impegni dopo le promesse mancate di Rio? Produrrà risultati degni di essere celebrati, o sarà un'altra opportunità persa? Pubblichiamo questo Memorandum alcuni mesi prima del Summit, in un frangente politico critico. Il lancio del Memorandum avrà luogo a New York, che rappresenta contemporaneamente la capitale finanziaria del mondo e la sede delle Nazioni Unite. È il nostro contributo al dibattito sui risultati che ci si può aspettare dal Summit e sul difficile percorso che dovrà seguire l'agenda dello sviluppo sostenibile nel prossimo decennio. Il ventaglio degli autori riflette la diversità della nostra rete internazionale, dal Nord al Sud, dall'Est all'Ovest, dalle ONG alla scienza, alla politica, agli affari. Il gruppo del Memorandum si è incontrato tanto nelle sedi del Summit della Terra di Rio del 1992 e del prossimo Vertice di Johannesburg, quanto a Berlino, la capitale di uno degli Stati membri dell'UE il cui governo ha iniziato a prendere misure serie per tradurre la sostenibilità in politiche concrete. Il Memorandum solleva una questione spesso dimenticata ma centrale: "Sviluppo sì, ma di che tipo e per chi?". Le sue raccomandazioni sono intimamente fondate sui principi di equità e sostenibilità ecologica. Il testo si concentra sull'elaborazione delle intricate relazioni tra ecologia ed equità, sebbene non pretenda di trattare esaustivamente lo sradicamento della povertà in tutte le sue multiformi dimensioni. Combina una descrizione critica del decennio dopo Rio con un ricco assortimento di proposte per cambiare i paradigmi dello sviluppo sostenibile e promuovere i diritti civili, sociali e ambientali. Nonostante i differenti punti di vista sul processo di globalizzazione in corso, gli autori sono d'accordo sull'urgente necessità di reintegrare i mercati in un sistema di regolazioni ambientali e sociali, e di limitazioni a livello locale, regionale, nazionale e globale. La richiesta di una redistribuzione dei diritti e delle risorse è proprio al centro di questo Memorandum. Gli autori sono stati in grado di generare nuove idee, lontano dalle costrizioni e dalle pressioni dei processi di decisione ufficiali. Tuttavia, speriamo che tutte le raccomandazioni del Memorandum possano assistere il processo preparatorio ufficiale e l'elaborazione dei risultati finali del Summit. Siamo convinti che le conclusioni del Memorandum raffigurino elementi della nuova agenda della sostenibilità che, se tutto va bene, sarà determinata dal lavoro della comunità internazionale negli anni a venire. Esprimiamo i nostri ringraziamenti sinceri agli autori, che si sono incontrati tre volte su invito della Fondazione Heinrich Böll per discutere il contenuto di questo Memorandum. Il coordinatore e curatore, Wolfgang Sachs, ed il suo assistente Heman Agrawal hanno mobilitato con intelligenza il gruppo, e redatto gran parte del Memorandum. Anche Sue Edwards, Johannah Bernstein, Smitu Kothari, Christoph Baker, Dane Ratliff e Hermann Ott sono stati utili in diverse occasioni. Infine, ma non da meno, estendiamo il nostro apprezzamento allo staff della Fondazione, sia nel quartier generale di Berlino che negli uffici di Rio e Johannesburg. Questi colleghi hanno creato il giusto insieme di condizioni che hanno garantito incontri proficui e produttivi, e hanno assicurato la pubblicazione di questo Memorandum in un lasso di tempo straordinariamente breve. Il nostro grazie speciale va a Jörg Haas, capo della Fondazione programma Rio+10, che ha accompagnato la creazione di questo Memorandum dall'inizio alla fine. aprile 2002 Ralf Fücks, Barbara Unmüssig Consiglio direttivo della Fondazione Heinrich Böll
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