inceneritori nuove alleanze



dal sole24ore

   
 
          
Venerdì 22 Marzo 2002  ore 18:50  
 
 
 Ambiente - Il colosso tedesco sigla intesa con l'azienda italiana per
partecipare alla costruzione di inceneritori per rifiuti

Babcock si allea con Waste
Zanella (Electrolux): rottamazione meno onerosa per chi produce
elettrodomestici ecologici
 Jacopo Giliberto 
(DAL NOSTRO INVIATO) VENEZIA - La Waste Italia (del gruppo milanese
Italcogim) attraverso la controllata Daneco si allea con la tedesca Babcock
Borsig Power per costruire inceneritori in Italia. «Si tratta di un accordo
in esclusiva per importare la tecnologia tedesca per incenerire i rifiuti»,
spiega l'amministratore delegato della Daneco, Enrico Bruschi, in occasione
della seconda edizione della Biennale internazionale della comunicazione
ambientale, in corso a Venezia. L'azienda tedesca potrà anche partecipare -
con quote fino al 20% - in joint venture nelle società di progetto per gli
impianti da realizzare. È il primo accordo in Italia per la Babcock Borsig,
azienda nata dalla fusione fra i colossi tedeschi Deutsche Babcock,
Steinmuller, Nöel e dell'austriaca Aee. Afferma Pietro Colucci,
amministratore delegato della Waste Italia: «In Italia ci sono programmi
per costruire fra i 20 e i 30 nuovi inceneritori. Se venissero realizzati,
darebbero energia per il 3% del fabbisogno italiano». Waste è la società
privata leader in Italia nei servizi rifiuti e nettezza urbana: dopo la
crisi della multinazionale statunitense Waste Management, la filiale
italiana è stata rilevata al 51% dall'Italcogim, gruppo privato che opera
soprattutto nella distribuzione del metano, mentre il 49% è della famiglia
di imprenditori milanesi Colucci. La Daneco è la società di ingegneria
ambientale e di gestione degli impianti, fondata dagli industriali friulani
Danieli e poi rilevata dalla Tecnimont. Oggi fa parte al 100% della Waste.
Fra i progetti in dirittura d'arrivo per Waste e la tedesca Babcock c'è la
prossima gara per la fornitura di un grande inceneritore a Trento e i
programmi di realizzazione di nuovi impianti di recupero di energia dai
rifiuti in Sicilia, Puglia, Sardegna e Lazio. Alla Biennale veneziana
dell'ecologia organizzata dalla Federambiente (l'associazione
Cispel-Confservizi delle municipalizzate di nettezza urbana) sono stati
presentati i casi di imprese che puntano sull'ambiente come elemento per
aggiungere competitività all'attività primaria. Spiccano le esperienze
della Novamont (plastica biodegradabile), della Motorola e della
Netscalibur, delle iniziative ambientali nei trasporti con Trenitalia e
Iveco. Ma un rapporto diretto fra ambiente e industria è evidente
nell'esperienza delle cartiere Favini (quelle che avevano lanciato la carta
prodotta con le alghe raccolte dalla laguna di Venezia) e dell'Electrolux.
Il gruppo svedese, che ha in Italia una delle sue principali presenze
produttive, sta partecipando al dibattito della Commissione Ue sul problema
dello smaltimento degli elettrodomestici usati. Fra gli strumenti della
direttiva allo studio di Bruxelles ci sono gli incentivi agli
elettrodomestici a basso impatto ambientale e facilmente riciclabili.
«Vogliamo che la direttiva europea - commenta Arcangelo Zanella, direttore
marketing di Electrolux Zanussi Italia - attribuisca al produttore una
responsabilità ben definita e individuale, in modo che chi produce
elettrodomestici più ecologici e meglio riciclabili paghi meno per la loro
rottamazione». Un costo minore di riciclaggio si traduce in un prezzo
minore, oppure in un servizio migliore al consumatore, o ancora - e più
semplicemente - in utili più alti rispetto al concorrente meno sensibile
all'ambiente. A patto che la competizione si svolga ad armi pari. «La
crucialità per le aziende - conferma Giancarlo Coccia, direttore del nucleo
ambiente di Confindustria - è una fiscalità incentivante e non punitiva.
Basta con regole che frenano chi si comporta bene in campo ambientale,
senza premiarlo sui concorrenti».