Angola: Il governo renda pubblici i dati sui ricavi petroliferi [versione corretta]



Angola: Il governo renda pubblici i dati sui ricavi petroliferi
[versione corretta]

Fonti: Human Rights Watch; Global Witness
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI at inwind.it
http://www.ecquologia.it

Human Rights Watch ha accusato le Nazioni Unite e il governo angolano di non
fare abbastanza per proteggere i diritti dei milioni di profughi presenti
nel paese africano. HRW ha chiesto che l'Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati (UNHCR) si prenda la responsabilita' di assistere
tutti i quattro milioni di profughi, non solo di coloro che hanno
oltrepassato il confine internazionale.

HRW rivolge un'accusa anche al governo angolano che si rifiuta di rendere
pubblici i dati riguardanti i ricavi derivanti dall'esportazione di
petrolio. Nel 2001 i guadagni ammontavano a circa 3.18 miliardi di dollari.
HRW crede che la divulgazione di tali dati avrebbe un effeto positivo sulla
governance del paese e potrebbe gettare le fondamenta per un miglioramento
del rispetto dei diritti umani. L'organizzazione ha chiesto al Consiglio di
Sicurezza dell'ONU di fare pressione sul governo angolano affinche' riveli
come spende quel denaro.
L'Angola e' il secondo maggiore produttore di greggio nell'Africa
sub-sahariana. Nel 2001, il 90% del budget statale derivava dai ricavi
petroliferi. Nonostante cio', il paese si trova al 146esimo posto
dell'Indice di Sviluppo Umano elaborato dall'UNDP (United Nations
Development Programme). Mentre gran parte dei guadagni, secondo Global
Witness, andrebbe ai vertici del governo e usata per acquistare armi
illegalmente, lo sviluppo socio-economico continua a peggiorare, i tre
quarti della popolazione vivono al di sotto della soglia di poverta', il 30%
dei bambini (480 al giorno) muore prima di raggiungere l'eta' di 5 anni per
cause prevenibili. Le compagnie petrolifere internazionali che operano nel
paese peggiorano il problema perche' si rifiutano di rendere pubblico quanto
pagano allo Stato. Le multinazionali presenti in Angola sono Agip,
Chevron-Texaco, TotalFinaElf, ExxonMobil, BP-Amoco, Norsk Hydro, Statoil,
Shell, Petrobras e Petrogal. Gli aiuti umanitari raggiungono solo il 15% del
paese, prevalentemente intorno alle maggiori citta' provinciali.

Le violenze contro i civili sono cresciute da quando i combattimenti sono
ripresi nel 1998. La morte di Jonas Savimbi, leader dell'UNITA, potrebbe
creare nuove opportunita' per raggiungere la pace in Angola. Il Consiglio di
Sicurezza non dovrebbe lasciarsi sfuggire questo momento.

Piu' di 4 milioni di persone, circa il 31% della popolazione totale, sono
sfollati. Sia il governo che l'UNITA hanno forzato le persone a lasciare le
loro case al fine di spopolare intere aree, o per punire gli abitanti per
l'appoggio che essi avrebbero fornito all'avversario.

Cio' che ostacola la protezione di questi profughi e' il fallimento dell'ONU
nel controllare i singoli casi di abusi, e la sua apparente riluttanza a
confrontarsi col governo angolano sulla questione. Nelle aree controllate
dall'UNITA, l'accesso umanitario e' virtualmente inesistente. l'UNITA
continua a posizionare mine antiuomo per impedire alla popolazione residente
nelle loro aree a fuggire nelle zone controllate dal governo. Sebbene in
molte aree strettamente controllate dal governo ci sono miglioramenti nel
rispetto dei diritti umani, il governo non vuole rivelare come usa i ricavi
derivanti dalla vendita di diamanti e petrolio sollevando seri dubbi.

La riluttanza del govero a rivelare la modalita' di spesa dei ricavi ha
provocato una diffusa preoccupazione anche tra le istituzioni finanziarie
internazionali. Nell'Aprile 2000, il Fondo Monetario Internazionale aveva
cercato di affrontare il problema con un programma di riforma economica. Il
programma prevedeva tra le altre cose la pubblicazione dei dati riguardanti
i ricavi petroliferi. Ma il governo ha fallito ad implementare il programma.
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