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per conoscenza: Un progetto Manhattan per le energie alternative
- Subject: per conoscenza: Un progetto Manhattan per le energie alternative
- From: "Arianna Editrice" <arianed at tin.it>
- Date: Tue, 2 Oct 2001 19:18:45 +0200
----- Original Message ----- From:La Fierucola Sent:Friday, September 28, 2001 5:05 PM Subject:Un progetto Manhattan per le energie alternative La Connessione saudita di cui troppo poco si parla Lungo le strade ferite di New York stanno appesi i manifesti "Vivo o Morto". Lo sceriffo e i suoi aiutanti sono in sella per andare a "stanarli col fumo e col fuoco", come le giacche blu che inseguirono Zapata e i suoi "banditos" nelle montagne del Messico un secolo fa'. Ma se ci sembra di essere immersi in un Western, perché si è restii a parlare dell'oro? In un misto di terrore, speranza e ostentazione di coraggio, le reti televisive e gli analisti politici sorvolano il punto fondamentale: la pista del denaro e la connessione con l'Arabia Saudita. Le promesse americane non mantenute in occasione della Tempesta del Deserto (la guerra del Golfo) hanno forse reso il musulmano della strada riluttante a marciare di nuovo accanto agli yankees? Non vi sono là dei rancori profondamente radicati da affrontare? Gli interessi petroliferi americani di George Bush padre non stanno per caso ricadendo sul figlio? I terroristi hanno pagato in contanti 39.000 dollari ciascuno alle scuole di pilotaggio e hanno volato in prima classe. Non c'è da dubitare che alle loro famiglie siano state promesse delle belle pensioni da martiri. Questo gruppo è stato finanziato da tasche molto profonde. Le tracce portano non soltanto alle grandi catene di montagne dell'Afganistan ma anche ai ricchi impianti petroliferi del Golfo Arabico. Per trovare il punto di origine di questo conflitto, bisogna seguire due tracce: il denaro e l'estremismo islamico. Nessuna delle due è stata percorsa a fondo. Non potrebbe la connessione petrolifera Bush/Cheney aver tenuto fuori dalla linea ufficiale dell'inchiesta la ricca Arabia Saudita e la sua setta Wahhabi puritana e xenofoba? La pista del denaro porta dritto all'Arabia Saudita e al Golfo. Sono là i simpatici miliardari che hanno finanziato Bin Laden e le scuole islamiche in tutto il mondo musulmano e specialmente nei "poverissimi e sporchi" Pakistan e Afganistan. E via via che si svilupperà la caccia all'uomo gli americani scopriranno che gran parte degli attentatori avevano collegamenti sauditi: cittadinanza, indirizzi, documenti falsi e passaporti. Perché? I Wahhabi sauditi Per trent'anni la setta religiosa Wahhabi ha diffuso il suo messaggio puritano nel mondo islamico. Questa setta militante è nata fra le sabbie dell'Arabia nei primi decenni del 1800, fondata da un capo carismatico, Abdel Wahhab. Il suo appello a purificare l'Islam spinse i beduini arabi a buttar fuori dalla Mecca gli Ottomani. Più tardi nel 1932 divenne la religione di stato dell'Arabia Saudita sotto il fondatore dell'ultima dinastia il re Abdul Aziz Ibn Saud. Si tratta di un messaggio molto distante dal credo dell'età dell'oro dell'Islam, lo storico impero islamico del Califfato Abassidico cosmopolita, tollerante, multietnico. La setta wahhabi di oggi è fondamentalista, virulenta, piena di pregiudizi e spesso accusata dalle donne musulmane di una guerra misogina contro di loro. In poche parole sono i "Mormoni" e gli "hassidici" del mondo islamico. I wahhabi considerano gli altri musulmani apostati ed eretici, come fanno del resto gli ultra ortodossi ebrei riformati. Le nazioni non governate dalla Shariah, la legge islamica, sono per loro piene di musulmani caduti e peccatori. I loro più acerrimi nemici sono gli sciiti iraniani apertamente paragonati al diavolo. Perciò non aspettiamoci che l'Iran si faccia coinvolgere in questo conflitto. Gli sciiti detestano i wahhabi dell'Arabia Saudita e dell'Afganistan. Il denaro, i mercati e il potere militare governano la geografia politica. Ironia della sorte alcuni decenni fa' gli Stati Uniti chiusero il rubinetto dei loro aiuti esteri agli stati più disperati del mondo islamico. I Sauditi presero con eccitazione il loro posto: con zelo missionario, coloniale e imperialistico offrirono aiuti. Il Sudan devastato dalla guerra civile e in bancarotta, il Pakistan e l'Afganistan accettarono con gratitudine. Ma gli aiuti erano accompagnati da contropartite. In cambio la legge coranica della Shariah fu imposta in tutti e tre questi paesi. Le scuole Wahhabi, finanziate dai Sauditi in Pakistan, adesso sputano sentenze come i loro famosi diplomati, i Talibani, che in arabo vuole dire "gli studenti". E quei grandi Buddha dell'Afganistan potrebbero anche essere stati distrutti per compiacere gli iconoclasti sauditi. Quanti finanziamenti hanno ricevuto i Talibani da privati benefattori del Golfo Arabico per la loro pulizia culturale? I wahhabi sauditi, armati di zelo missionario, di vaste ricchezze petrolifere e della strategica custodia della moschea santa alla Mecca, hanno diffuso la loro interpretazione dell'Islam nei paesi islamici più in miseria come il Sudan, l'Afganistan e il Pakistan, in una forma del tutto particolare di imperialismo religioso. Hanno aperto delle madrasahs, o scuole religiose, che predicano una concezione violenta e ottusa dell'Islam, dove viene indottrinata una nuova generazione di volontari della Jihad (guerra santa). Nel Pakistan che si trova economicamente in fallimento 40-50.000 scuole madrasahs preparano i giovani con scarsa supervisione governativa. E ciò mentre il clero al potere in Afganistan apertamente si dichiara wahabi. I sostenitori di Bin Laden - I radical chic del Golfo Il denaro costituisce il carburante delle operazioni di Bin Laden. Se l'America vuole attaccare i regimi che offrono sostegno a Bin Laden, come possono sfuggire all'attacco numerosi influenti e danarosi cittadini sauditi? La famiglia reale saudita siede sul filo di un rasoio. Per anni, gli esportatori delle linee dure del messaggio wahhabi hanno evitato le critiche alla corruzione, decadenza e dipendenza dall'America della famiglia reale in casa loro. Dopo la guerra del Golfo, è diventato chic criticare privatamente la famiglia reale. Le teorie cospirative abbondano. Gran parte dei sauditi è convinta che il presidente Bush nel 1991 abbia dato luce verde all'invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein per avere una scusa per sistemare i soldati americani sul suolo saudita nell'area dei pozzi. L'idea degli infedeli è radicata. Dieci anni dopo la fine della guerra del Golfo, migliaia di truppe sono rimaste di guarnigione nella provincia est dell'Arabia Saudita. I sauditi xenofobi tremano di rabbia ogni volta che si tocca questo tasto. Lo chiamano il "grande tradimento" e non perdoneranno mai la famiglia reale per aver acconsentito alla profanazione della "terra santa di Maometto". Il sogno di Bin Laden - Un'Arabia islamica purificata Bin Laden condanna pubblicamente i reali Sauditi al potere come tiranni corrotti da destituire. Questo non è nuovo. Dalla vittoria di Mahdi sul "Gordon di Khartoum" nel 1885 che fu un grave choc per l'Inghilterra della regina Vittoria, ai Fratelli Musulmani di Hassad al-Bannah nell'Egitto degli anni '20, formatisi per espellere gli inglesi, fino alla Rivoluzione Islamica che scacciò lo scià e l'America dall'Iran nel 1979 e ai mujahaiddin Afgani che respinsero i sovietici, i gruppi di militanti anti-imperialisti dell'Islam politico hanno vasti precedenti nella storia recente. Fin dalla guerra del Golfo del 1991, Bin Laden ha chiesto pubblicamente a gran voce alla famiglia reale di cacciare gli infedeli dalla terra santa di Maometto. Egli sogna per l'Arabia uno stato Islamico teocratico e spera di scacciare gli odiati soldati americani dal suolo Saudita. Il suo appello ha un notevole ascolto nel Golfo. In risposta ad esso, per anni, gli Arabi del Golfo hanno fatto piovere denaro nei conti segreti della sua organizzazione Al-Qaeda. Come il romantico Lawrence d'Arabia e i Beduini che fecero saltare in aria le linee ferroviarie degli imperialisti turchi, l'attentato di Bin Laden a New York risuona di simbolismi nell'area del Golfo. Potrà Bush convincere il regime Saudita a schiacciare i suoi cittadini più altolocati senza rischiare ritorsioni? Proviamo a considerare solo per un momento le ricadute sugli sceiccati del Golfo Persico e sulle future forniture di petrolio nel mondo. L'America, come risposta al terrorismo, non farebbe bene a prendere in considerazione il finanziamento di un "Progetto Manhattan" per le energie alternative? Può il mondo industrializzato continuare ad essere ostaggio di forniture energetiche incerte? Perché questo argomento non è ancora entrato nel dibattito di queste settimane? Terence Ward Nato in Colorado, ha passato l'infanzia in Arabia Saudita ed Iran, laureatosi a Berkeley in scienze politiche, ha proseguito gli studi all'università americana del Cairo (Egitto) specializzandosi nella politica medio orientale. Ha poi completato la sua specializzazione all' IMI di Ginevra. Per oltre dieci anni è stato consulente di grandi aziende attive nell'area del Golfo Persico sia nel campo petrolifero che bancario e delle telecomunicazioni, attualmente vive a New York dove è consulente manageriale nel campo della comunicazione inter culturale. Parla correntemente l'Arabo, il Farsi, l'Indonesiano e l'Italiano. Il suo libro Alla ricerca di Hassan, che racconta il viaggio di ritorno in Iran della sua famiglia dopo decenni di assenza--sarà pubblicato prossimamente a New York con Houghton & Mifflin..
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