per conoscenza: Un progetto Manhattan per le energie alternative



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From:La Fierucola

Sent:Friday, September 28, 2001 5:05 PM
Subject:Un progetto Manhattan per le energie alternative



La Connessione saudita di cui troppo poco si parla

Lungo le strade ferite di New York stanno appesi i manifesti "Vivo o
Morto". Lo sceriffo e i suoi aiutanti sono in sella per andare a "stanarli
col fumo e col fuoco", come le giacche blu che inseguirono Zapata e i suoi
"banditos" nelle montagne del Messico un secolo fa'. Ma se ci sembra di
essere immersi in un Western, perché si è restii a parlare dell'oro?



In un misto di terrore, speranza e ostentazione di coraggio, le reti
televisive e gli analisti politici sorvolano il punto fondamentale: la
pista del denaro e la connessione con l'Arabia Saudita.

Le promesse americane non mantenute in occasione della Tempesta del Deserto
(la guerra del Golfo) hanno forse reso il musulmano della strada riluttante
a marciare di nuovo accanto agli yankees? Non vi sono là dei rancori
profondamente radicati da affrontare? Gli interessi petroliferi americani
di George Bush padre non stanno per caso ricadendo sul figlio?



I terroristi hanno pagato in contanti 39.000 dollari ciascuno alle scuole
di pilotaggio e hanno volato in prima classe. Non c'è da dubitare che alle
loro famiglie siano state promesse delle belle pensioni da martiri. Questo
gruppo è stato finanziato da tasche molto profonde. Le tracce portano non
soltanto alle grandi catene di montagne dell'Afganistan ma anche ai ricchi
impianti petroliferi del Golfo Arabico.



Per trovare il punto di origine di questo conflitto, bisogna seguire due
tracce: il denaro e l'estremismo islamico. Nessuna delle due è stata
percorsa a fondo.



Non potrebbe la connessione petrolifera Bush/Cheney aver tenuto fuori dalla
linea ufficiale dell'inchiesta la ricca Arabia Saudita e la sua setta
Wahhabi puritana e xenofoba?



La pista del denaro porta dritto all'Arabia Saudita e al Golfo. Sono là i
simpatici miliardari che hanno finanziato Bin Laden e le scuole islamiche
in tutto il mondo musulmano e specialmente nei "poverissimi e sporchi"
Pakistan e Afganistan. E via via che si svilupperà la caccia all'uomo gli
americani scopriranno che gran parte degli attentatori avevano collegamenti
sauditi: cittadinanza, indirizzi, documenti falsi e passaporti. Perché?



I Wahhabi sauditi



Per trent'anni la setta religiosa Wahhabi ha diffuso il suo messaggio
puritano nel mondo islamico. Questa setta militante è nata fra le sabbie
dell'Arabia nei primi decenni del 1800, fondata da un capo carismatico,
Abdel Wahhab. Il suo appello a purificare l'Islam spinse i beduini arabi a
buttar fuori dalla Mecca gli Ottomani. Più tardi nel 1932 divenne la
religione di stato dell'Arabia Saudita sotto il fondatore dell'ultima
dinastia il re Abdul Aziz Ibn Saud. Si tratta di un messaggio molto
distante dal credo dell'età dell'oro dell'Islam, lo storico impero islamico
del Califfato Abassidico cosmopolita, tollerante, multietnico. La setta
wahhabi di oggi è fondamentalista, virulenta, piena di pregiudizi e spesso
accusata dalle donne musulmane di una guerra misogina contro di loro. In
poche parole sono i "Mormoni" e gli "hassidici" del mondo islamico.

I wahhabi considerano gli altri musulmani apostati ed eretici, come fanno
del resto gli ultra ortodossi ebrei riformati. Le nazioni non governate
dalla Shariah, la legge islamica, sono per loro piene di musulmani caduti e
peccatori.



I loro più acerrimi nemici sono gli sciiti iraniani apertamente paragonati
al diavolo. Perciò non aspettiamoci che l'Iran si faccia coinvolgere in
questo conflitto. Gli sciiti detestano i wahhabi dell'Arabia Saudita e
dell'Afganistan.



Il denaro, i mercati e il potere militare governano la geografia politica.
Ironia della sorte alcuni decenni fa' gli Stati Uniti chiusero il rubinetto
dei loro aiuti esteri agli stati più disperati del mondo islamico. I
Sauditi presero con eccitazione il loro posto: con zelo missionario,
coloniale e imperialistico offrirono aiuti. Il Sudan devastato dalla guerra
civile e in bancarotta, il Pakistan e l'Afganistan accettarono con
gratitudine. Ma gli aiuti erano accompagnati da contropartite. In cambio la
legge coranica della Shariah fu imposta in tutti e tre questi paesi. Le
scuole Wahhabi, finanziate dai Sauditi in Pakistan, adesso sputano sentenze
come i loro famosi diplomati, i Talibani, che in arabo vuole dire "gli
studenti". E quei grandi Buddha dell'Afganistan potrebbero anche essere
stati distrutti per compiacere gli iconoclasti sauditi.



Quanti finanziamenti hanno ricevuto i Talibani da privati benefattori del
Golfo Arabico per la loro pulizia culturale?

I wahhabi sauditi, armati di zelo missionario, di vaste ricchezze
petrolifere e della strategica custodia della moschea santa alla Mecca,
hanno diffuso la loro interpretazione dell'Islam nei paesi islamici più in
miseria come il Sudan, l'Afganistan e il Pakistan, in una forma del tutto
particolare di imperialismo religioso. Hanno aperto delle madrasahs, o
scuole religiose, che predicano una concezione violenta e ottusa
dell'Islam, dove viene indottrinata una nuova generazione di volontari
della Jihad (guerra santa).

Nel Pakistan che si trova economicamente in fallimento 40-50.000 scuole
madrasahs preparano i giovani con scarsa supervisione governativa. E ciò
mentre il clero al potere in Afganistan apertamente si dichiara wahabi.



I sostenitori di Bin Laden - I radical chic del Golfo



Il denaro costituisce il carburante delle operazioni di Bin Laden. Se
l'America vuole attaccare i regimi che offrono sostegno a Bin Laden, come
possono sfuggire all'attacco numerosi influenti e danarosi cittadini
sauditi?

La famiglia reale saudita siede sul filo di un rasoio. Per anni, gli
esportatori delle linee dure del messaggio wahhabi hanno evitato le
critiche alla corruzione, decadenza e dipendenza dall'America della
famiglia reale in casa loro.

Dopo la guerra del Golfo, è diventato chic criticare privatamente la
famiglia reale. Le teorie cospirative abbondano. Gran parte dei sauditi è
convinta che il presidente Bush nel 1991 abbia dato luce verde
all'invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein per avere una scusa per
sistemare i soldati americani sul suolo saudita nell'area dei pozzi.

L'idea degli infedeli è radicata. Dieci anni dopo la fine della guerra del
Golfo, migliaia di truppe sono rimaste di guarnigione nella provincia est
dell'Arabia Saudita. I sauditi xenofobi tremano di rabbia ogni volta che si
tocca questo tasto. Lo chiamano il "grande tradimento" e non perdoneranno
mai la famiglia reale per aver acconsentito alla profanazione della "terra
santa di Maometto".



Il sogno di Bin Laden - Un'Arabia islamica purificata



Bin Laden condanna pubblicamente i reali Sauditi al potere come tiranni
corrotti da destituire. Questo non è nuovo. Dalla vittoria di Mahdi sul
"Gordon di Khartoum" nel 1885 che fu un grave choc per l'Inghilterra della
regina Vittoria, ai Fratelli Musulmani di Hassad al-Bannah nell'Egitto
degli anni '20, formatisi per espellere gli inglesi, fino alla Rivoluzione
Islamica che scacciò lo scià e l'America dall'Iran nel 1979 e ai
mujahaiddin Afgani che respinsero i sovietici, i gruppi di militanti
anti-imperialisti dell'Islam politico hanno vasti precedenti nella storia
recente.

Fin dalla guerra del Golfo del 1991, Bin Laden ha chiesto pubblicamente a
gran voce alla famiglia reale di cacciare gli infedeli dalla terra santa di
Maometto. Egli sogna per l'Arabia uno stato Islamico teocratico e spera di
scacciare gli odiati soldati americani dal suolo Saudita. Il suo appello ha
un notevole ascolto nel Golfo. In risposta ad esso, per anni, gli Arabi del
Golfo hanno fatto piovere denaro nei conti segreti della sua organizzazione
Al-Qaeda. Come il romantico Lawrence d'Arabia e i Beduini che fecero
saltare in aria le linee ferroviarie degli imperialisti turchi, l'attentato
di Bin Laden a New York risuona di simbolismi nell'area del Golfo.

Potrà Bush convincere il regime Saudita a schiacciare i suoi cittadini più
altolocati senza rischiare ritorsioni? Proviamo a considerare solo per un
momento le ricadute sugli sceiccati del Golfo Persico e sulle future
forniture di petrolio nel mondo.



L'America, come risposta al terrorismo, non farebbe bene a prendere in
considerazione il finanziamento di un "Progetto Manhattan" per le energie
alternative? Può il mondo industrializzato continuare ad essere ostaggio di
forniture energetiche incerte? Perché questo argomento non è ancora entrato
nel dibattito di queste settimane?



Terence Ward



Nato in Colorado, ha passato l'infanzia in Arabia Saudita ed Iran,
laureatosi a Berkeley in scienze politiche, ha proseguito gli studi
all'università americana del Cairo (Egitto) specializzandosi nella politica
medio orientale. Ha poi completato la sua specializzazione all' IMI di
Ginevra. Per oltre dieci anni è stato consulente di grandi aziende attive
nell'area del Golfo Persico sia nel campo petrolifero che bancario e delle
telecomunicazioni, attualmente vive a New York dove è consulente
manageriale nel campo della comunicazione inter culturale. Parla
correntemente l'Arabo, il Farsi, l'Indonesiano e l'Italiano. Il suo libro
Alla ricerca di Hassan, che racconta il viaggio di ritorno in Iran della
sua famiglia dopo decenni di assenza--sarà pubblicato prossimamente a New
York con Houghton & Mifflin..