cokeria ILVA, ultimo atto



Lettera aperta al Sindaco Rossana Di Bello - sindaco di Taranto


Gentile Sindaco,
ho letto sul Corriere del Giorno la Sua lettera al Prefetto. In assenza di provvedimenti sostanziale dell'Ilva atti a ridurre il pericolo cancerogeno nella cokeria sostengo pienamente la Sua richiesta al Prefetto per l'invio della forza pubblica per lo spegnimento e la messa in sicurezza dell'impianto. Si attende dal Prefetto altrettanta coerenza e determinazione.

Chi ha a cuore l'ambiente non può che sostenere la Sua azione tenace.

Le scrivo per avanzare però anche tre richieste, in quanto - oltre agli aspetti positivi della Sua iniziativa - vedo anche un possibile limite: noi cittadini non conosciamo i dati dell'inquinamento dell'Ilva. Vorrei sbagliarmi, e La prego di non vedere in queste mie parole alcun intento polemico ma solo propositivo. Constato che il "termometro" dell'inquinamento industriale non è nelle nostre mani di cittadini ma in quello di pochissime persone. Intuisco la delicatezza del tema, forse Lei riterrà inopportuno che tale questione la si sollevi proprio ora nel bel mezzo di un braccio di ferro con Riva, ma la voglio ugualmente sollevare con spirito costruttivo e per rafforzare il "braccio giusto", ossia l'azione che Lei istituzionalmente conduce in modo assolutamente meritorio.

In particolare Le faccio le seguenti tre richieste strettamente correlate e conseguenziali.

- La prima è imprescindibile: occorre realizzare la banca dati ambientale su Internet con tutti i dati sull'inquinamento in possesso del Presidio Multizonale di Prevenzione e delle altre istituzioni che posseggono tali informazioni. La banca dati doveva essere già operativa da mesi in quanto era stata recepita e ufficializzata in sede di Consiglio Comunale (dopo una petizione delle associazioni ambientaliste). Ma non è mai entrata in funzione. Attualmente su Internet ci sono solo i dati delle centraline antismog della città, che sono distanti dall'area industriale e non sono efficaci a monitorare le industrie.

- La seconda richiesta è finalizzata a coinvolgere l'università e le scuole medie superiori (come ad esempio il Pacinotti o il Righi) dotate di adeguati laboratori di chimica per rilevare e misurare il benzo-a-pirene, ossia la sostanza killer della cokeria che uccide di cancro i lavoratori e i cittadini di Taranto. E' una misurazione importantissima ma purtroppo non è effettuata dalle centraline antismog di Taranto. La scuola (sono un insegnante e ci tengo a ragionare su questo punto) può fare molto per la città ma è inutilizzata anche quando dispone di laboratori, apparecchiature e insegnanti validi. Se è vero che l'attuale automazione dei servizi di analisi dei dati ambientali rende obsoleti interi profili professionali (e con essi le scuole che li formano) è tuttavia altrettanto vero che alcune procedure di analisi cruciali (come quella appunto del benzo-a-pirene) non sono tecnicamente automatizzabili e pertanto potrebbero essere realizzate nelle scuole sia a scopo didattico sia a scopo professionale, con ricadute positive. Le procedure di controllo ambientale non automatizzabili possono essere espletate con quella perizia e competenza non delegabile alle macchine e che solo una buona scuola può formare. Per non parlare certificazione di gestione ambientale ISO 14001 che costituirebbe uno sbocco professionale per molti periti e laureati. Si formerebbero così a Taranto delle competenze "sul campo" ovviando alle carenze di personale del Presidio Multizonale di Prevenzione mediante "convenzioni" consentite da quella "scuola dell'autonomia" di cui tanto si parla. Perché allora non usiamo la scuola (e l'università) come una risorsa per la città?

- La terza richiesta è finalizzata ad un confronto con i sindacati per coinvolgerli nel reperimento dei dati dell'inquinamento da fabbrica. Occorre infatti coinvolgere i sindacati, che spesso si lamentano di essere emarginati dalle scelte del Comune, per acquisire, tramite i rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza, i dati sull'inquinamento delle industrie; i rappresentanti sindacali (i cosiddetti RLS Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) preposti alla tutela della salute dei lavoratori hanno potere di accesso ai dati dell'inquinamento in virtù del decreto legislativo 626 del 19/9/94. Una ufficializzazione del loro rapporto con l'istituzione comunale conferirebbe ai lavoratori una funzione di potenziale trasparenza e comunicazione nell'opacità del rapporto industria-città. E nessuno potrebbe così lamentarsi di essere messo da parte.

I dati raccolti con il coinvolgimento di università, scuole e sindacati confluirebbero in quella imprescindibile banca dati pubblica elencata al primo punto.

Queste tre richieste sono connesse in un'unica strategia che superi l'attuale assenza di pubblica conoscenza dei dati ambientali: chi conosce i dati degli inquinanti cancerogeni dell'ILVA? Oggi i dati delle ispezioni all'Ilva non li conoscono neppure i consiglieri comunali. Chi li ha? E gli stessi dirigenti sindacali li chiedono a Lei (si veda l'intervento sul Corriere di Gianni Forte, segretario della CGIL) quando li potrebbero ottenere dai rappresentanti per la sicurezza che hanno designato all'interno dell'ILVA. E quand'anche ai lavoratori fosse inibito (illegalmente) l'accesso ai dati ambientali dell'ILVA, i dirigenti sindacali dovrebbero poterli conoscere avendo accesso al "tavolo tecnico" della Prefettura. Ma a questo punto sorge il sospetto che in quel nebuloso tavolo tecnico (da cui il Prefetto non a caso ha escluso le associazioni ambientaliste) non si siano mai emersi i dati dell'inquinamento dell'ILVA. E allora di che si è parlato in questo "tavolo tecnico" visto che i dati (ossia quanto di più tecnico ci sia) non sono stati resi noti neppure lì?

E allora io chiedo a Lei: di quali dati esattamente si dispone sulla cokeria dell'ILVA? Di dati meramente visivi sui fumi e sul loro colore? Di analisi chimiche? Si conoscono in particolare i valori del benzo-a-pirene? Li si può comparare con valori precedenti di una serie storica? Il Presidio Multizonale di Prevenzione dispone di una serie storica con medie annuali di dati sui vari inquinanti chimici? Lei li può divulgare? Sarebbe un evento storico.

Ai giornali l'informazione sulla cokeria è comunicata con aggettivi, avverbi, sostantivi, privi di ogni riferimento matematico. La realtà è fatta di numeri, sosteneva i buon Galileo Galilei, e noi questi numeri non li conosciamo e li vorremmo conoscere.

E' un paradosso che non so da dove nasca esattamente, ma che indubbiamente esiste. PeaceLink è oggi in grado di pubblicare su Internet in piano di emergenza nucleare della base navale di Taranto ma non i dati dell'inquinamento dell'Ilva di Taranto. E non è un problema solo dell'Ilva. PeaceLink ha chiesto da mesi alla Regione Puglia (precisamente all'assessorato all'ambiente con lettera raccomantata) i dati dell'inquinamento dell'Agip rilevato dalle centraline perimetrali, ma tali dati non sono mai stati resi noti.

Ecco perché Le chiedo un'operazione di trasparenza complessiva nella gestione dei dati dell'inquinamento industriale. Gli allarmanti valori del benzene di quest'estate, segnalati con evidenza ad esempio dal Corriere del Giorno, sono causati da fonti rimaste "ignote". E le associazioni ambientaliste non dispongono di fonti informative istituzionali per condurre azioni informate.

L'università, le scuole e i lavoratori sono ambiti di partecipazione e conoscenza essenziali. Altrimenti si lascia nelle sole mani del dirigente del Presidio Multizonale di Prevenzione l'informazione sull'inquinamento.

Ecco perché Le chiedo di trasformare la lotta sulla cokeria da un esemplare iniziativa di un "sindaco illuminato" alla testa della sua città ad una più vasta mobilitazione dell'intelligenza sociale capace di raccogliere oltre al consenso anche la partecipazione attiva e informata. Forse così avremo - oltre ad una città più sana - anche una città capace di autotutelarsi spontaneamente grazie al diritto di accesso all'informazione esercitato da buoni tecnici, studenti capaci, cittadini informati, sindacalisti onesti e politici capaci di interpretare e rappresentare degnamente la sovranità popolare.

Con questa lettera mi rivolgo - oltre che a Lei - anche idealmente al candidado difensore civico Mario Guadagnolo, al candidato difensore civico Gianni Liviano e a tutti i candidati a difensore civico in quanto ritengo che vada affrontato con priorità dal prossimo difensore civico di Taranto il nodo del diritto di accesso alle informazioni da cui dipende la vita o la morte, ovvero la salute dei cittadini di Taranto, dalla cokeria al transito nucleare nello Jonio.

Il deficit di conoscenza e di partecipazione - la storia degli ecodisastri lo insegna - si trasforma sempre, prima o poi, in un deficit di salute e di autotutela dei cittadini.

Gentile sindaco, le associazioni ambientaliuste La hanno sostenuta con forza e convinzione fin dalla prima ordinanza. Lei ha avuto il nostro consenso. Faccia ora un passo in avanti: si chiama "consenso informato".

Resto in attesa di una Sua risposta e... di un po' di numeri. Saranno graditissimi.

Accetti i miei più cordiali saluti e la mia stima

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
casella postale 2009
74100 Taranto