biotech:l'europa sfida gli usa e sceglie il consumatore



dal sole24ore di giovedi 26 luglio 2001

  
Biotech, l’Europa sfida gli Usa e sceglie il consumatore
 Brivio 

BRUXELLES - Rimanere ostaggio dell’ansia dei consumatori europei o
sottoporsi alle ire degli esportatori americani? Di fronte al dilemma degli
alimenti transgenici la Commissione europea ieri ha scelto. Dopo un
tormentato dibattito che l’ha spaccata in due, ma alla fine ha scelto. E ha
varato due proposte su rintracciabilità ed etichettatura degli organismi
geneticamente modificati, ispirate alla massima informazione del
consumatore, che faranno infuriare Washington. L’Esecutivo comunitario ha
stabilito, infatti, che al più tardi dal 2003 anche farine e oli raffinati,
nati da prodotti transgenici ma senza presentarne tracce nel Dna e nelle
proteine, portino comunque l’indicazione di "prodotti derivati da Ogm". Uno
schiaffo per gli Stati Uniti, che ritengono immotivate le paure europee sul
transgenico, dispongono del 70% delle coltivazioni Ogm al mondo e non sono
abituati a "segregarle", cioè a mantenerle distinte dalle altre produzioni.
Ma dovranno farlo, se i regolamenti saranno approvati da Consiglio Ue ed
Europarlamento. E se vorranno continuare a esportare gran parte di quei 30
milioni di tonnellate di soia acquistate dalla Ue. Il ministro
dell’Agricoltura italiano Giovanni Alemanno afferma che l’Italia procederà
con cautela sul transgenico. Anche l’ira americana — sostengono alcuni — è
da affrontare, se questo servirà a rassicurare gli europei nei supermarket.
Ma servirà anche all’economia europea se aiuterà ad arginare l’ondata di
demonizzazione che ha investito ingiustamente tutto il mondo delle
biotecnologie. E permetterà al l’industria europea di rimettersi in corsa
sul promettente terreno del biotech.