ambiente: usa un altro passo indietro



da boiler.it di martedi 17 luglio 2001

 
Stati Uniti: un altro passo indietro?

di Paul e Anne Ehrlich

i coniugi Ehrlich insegnano presso il Dipartimento di Scienze Biologiche
della Stanford University, da sempre si interessano dei problemi relativi
alla crescita della popolazione umana e alle politiche ambientali, temi su
cui hanno pubblicato diversi libri, tra i quali The Population Explosion
(Simon and Schuster, 1990) e Healing the Planet (Addison-Wesley, 1991).
  


 GLI STATI UNITI sono i maggiori responsabili mondiali dei danni provocati
all’ambiente. Un quarto dell’energia mondiale e delle conseguenti emissioni
di anidride carbonica riguardano infatti l’America. Per ridurre i danni sui
sistemi naturali che permettono la sopravvivenza umana bisogna dare esempio
agli altri stati con una politica che fermi la rapida crescita demografica
(al 13 per cento dal 1990) e riduca i consumi e gli sprechi. Escogitare le
politiche e le strategie più efficienti per ottenere questi scopi è compito
che riguarda tutto il mondo; è impossibile una soluzione globale finché
tante persone saranno tenute ai margini delle scelte politiche.

La storia si ripete

Già venti anni fa Ronald Reagan ostacolò il cammino verso la qualità
dell’ambiente allontanando, fra le altre cose, le persone più illuminate
che lavoravano negli uffici del ministero delle politiche energetiche o
dell’Epa. Ora ci troviamo di nuovo di fronte a una classe politica
intenzionata a favorire gli abusi in campo ambientale a scapito
dell’equilibrio economico e sociale. Il presidente Bush non può contare sul
sostegno di tutti i membri del parlamento se intende vanificare i progressi
fatti negli ultimi anni in campo ambientale e sociale, ma le sue scelte
mostrano chiaramente l’intenzione di seguire questa strada rafforzando
l’autorità dell’esecutivo.

Gale Norton al Ministero degli interni è una copia di James Watt. Quando
Spencer Abraham, il nuovo ministro delle Risorse energetiche, è arrivato al
Senato ha bloccato i provvedimenti per ridurre i consumi di carburante nel
settore dei veicoli, ha promosso delle spedizioni di ricerca di petrolio
nella zona artica e ha apportato una serie di tagli alla ricerca sulle
energie rinnovabili. Al ministero per la Giustizia, John Ashcroft lavorerà
per ridurre i diritti delle donne, indeboliti dalle leggi civili, e
promuoverà i diritti che riguardano la proprietà privata a discapito di
quella pubblica. E non dimentichiamo i propositi anti-ambientalisti
espressi dalla Corte Suprema.

Una vera doccia fredda

Il presidente che sta guidando gli Stati Uniti nel Ventunesimo secolo non è
convinto della teoria del surriscaldamento climatico del pianeta, non crede
all’evoluzione, ha scarsi rapporti con il resto del mondo, e sta, per così
dire, mettendo delle volpi a guardia del suo pollaio. Bush ha tuttavia
dichiarato che si sarebbe impegnato per ridurre le armi nucleari. Oltre a
diminuirne il numero e a evitare di insistere sulla difesa missilistica,
che sarebbe inutile e destabilizzante per il Paese, deve rendersi conto del
problema della sicurezza del pianeta, messa in pericolo da migliaia di
missili americani e russi diffusi in tutto il mondo.

Con Reagan, fu soprattutto la società civile a preoccuparsi della
salvaguardia dell’ambiente e dei nostri diritti sociali. Bisogna tornare
ora con ancora maggiore impegno a sensibilizzare le persone perché si
rendano conto della gravità di problemi come il degrado dei sistemi
naturali che regolano l’ecosistema, per far capire a tutti che il
fondamentale problema dell’ambiente non è un astratto e impersonale
fenomeno che si chiama “inquinamento”, bensì l’espansione senza limiti
delle attività umane che lo determinano. Gli elettori e i membri delle Ong
devono boicottare i provvedimenti federali che rischiano di minare la
sicurezza ambientale solo per assicurare guadagni rapidi ai ricchi a spese
dei poveri e dei deboli. Dovremo chiedere una riforma per finanziare le
nostre campagne. Raggiungere lo sviluppo sostenibile non sarà facile, ma
forse la doccia fredda di questo ritorno indietro di vent’anni servirà a
svegliare i cittadini. Se è così, potremo farcela.