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ambiente: usa un altro passo indietro
- Subject: ambiente: usa un altro passo indietro
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 27 Jul 2001 19:19:15 +0200
da boiler.it di martedi 17 luglio 2001 Stati Uniti: un altro passo indietro? di Paul e Anne Ehrlich i coniugi Ehrlich insegnano presso il Dipartimento di Scienze Biologiche della Stanford University, da sempre si interessano dei problemi relativi alla crescita della popolazione umana e alle politiche ambientali, temi su cui hanno pubblicato diversi libri, tra i quali The Population Explosion (Simon and Schuster, 1990) e Healing the Planet (Addison-Wesley, 1991). GLI STATI UNITI sono i maggiori responsabili mondiali dei danni provocati all’ambiente. Un quarto dell’energia mondiale e delle conseguenti emissioni di anidride carbonica riguardano infatti l’America. Per ridurre i danni sui sistemi naturali che permettono la sopravvivenza umana bisogna dare esempio agli altri stati con una politica che fermi la rapida crescita demografica (al 13 per cento dal 1990) e riduca i consumi e gli sprechi. Escogitare le politiche e le strategie più efficienti per ottenere questi scopi è compito che riguarda tutto il mondo; è impossibile una soluzione globale finché tante persone saranno tenute ai margini delle scelte politiche. La storia si ripete Già venti anni fa Ronald Reagan ostacolò il cammino verso la qualità dell’ambiente allontanando, fra le altre cose, le persone più illuminate che lavoravano negli uffici del ministero delle politiche energetiche o dell’Epa. Ora ci troviamo di nuovo di fronte a una classe politica intenzionata a favorire gli abusi in campo ambientale a scapito dell’equilibrio economico e sociale. Il presidente Bush non può contare sul sostegno di tutti i membri del parlamento se intende vanificare i progressi fatti negli ultimi anni in campo ambientale e sociale, ma le sue scelte mostrano chiaramente l’intenzione di seguire questa strada rafforzando l’autorità dell’esecutivo. Gale Norton al Ministero degli interni è una copia di James Watt. Quando Spencer Abraham, il nuovo ministro delle Risorse energetiche, è arrivato al Senato ha bloccato i provvedimenti per ridurre i consumi di carburante nel settore dei veicoli, ha promosso delle spedizioni di ricerca di petrolio nella zona artica e ha apportato una serie di tagli alla ricerca sulle energie rinnovabili. Al ministero per la Giustizia, John Ashcroft lavorerà per ridurre i diritti delle donne, indeboliti dalle leggi civili, e promuoverà i diritti che riguardano la proprietà privata a discapito di quella pubblica. E non dimentichiamo i propositi anti-ambientalisti espressi dalla Corte Suprema. Una vera doccia fredda Il presidente che sta guidando gli Stati Uniti nel Ventunesimo secolo non è convinto della teoria del surriscaldamento climatico del pianeta, non crede all’evoluzione, ha scarsi rapporti con il resto del mondo, e sta, per così dire, mettendo delle volpi a guardia del suo pollaio. Bush ha tuttavia dichiarato che si sarebbe impegnato per ridurre le armi nucleari. Oltre a diminuirne il numero e a evitare di insistere sulla difesa missilistica, che sarebbe inutile e destabilizzante per il Paese, deve rendersi conto del problema della sicurezza del pianeta, messa in pericolo da migliaia di missili americani e russi diffusi in tutto il mondo. Con Reagan, fu soprattutto la società civile a preoccuparsi della salvaguardia dell’ambiente e dei nostri diritti sociali. Bisogna tornare ora con ancora maggiore impegno a sensibilizzare le persone perché si rendano conto della gravità di problemi come il degrado dei sistemi naturali che regolano l’ecosistema, per far capire a tutti che il fondamentale problema dell’ambiente non è un astratto e impersonale fenomeno che si chiama “inquinamento”, bensì l’espansione senza limiti delle attività umane che lo determinano. Gli elettori e i membri delle Ong devono boicottare i provvedimenti federali che rischiano di minare la sicurezza ambientale solo per assicurare guadagni rapidi ai ricchi a spese dei poveri e dei deboli. Dovremo chiedere una riforma per finanziare le nostre campagne. Raggiungere lo sviluppo sostenibile non sarà facile, ma forse la doccia fredda di questo ritorno indietro di vent’anni servirà a svegliare i cittadini. Se è così, potremo farcela.
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