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il mondo non e' in vendita
- Subject: il mondo non e' in vendita
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 22 Jul 2001 19:32:17 +0200
dal manifesto di martedi 17 luglio 2001 "Il mondo non è in vendita" In una palestra di movimento, giovani e meno giovani discutono di lotta alla povertà e di globalizzazione. Al via il controvertice BENEDETTO VECCHI - GENOVA Il quartier generale del centro stampa del Genoa social forum è, come di regola, caotico. E' situato nella scuola Armando Diaz, che, anonima, costeggia per un breve tratto una strada che sale verso la parte alta della città. Qui, ieri, hanno preso posizione il centro stampa e la redazione volante di Carta e Indymedia. Nella palestra si sono invece svolti i primi due forum. Il primo, nella mattinata, ha cercato di radiografare la crescita delle disuguaglianze, mentre quello del pomeriggio aveva il titolo Questo mondo non è in vendita. La notizia della bomba carta del mattino ha moltiplicato le conferenze stampa e i capannelli tra i "volontari" del Gsf, che pazientemente spiegavano ai giornalisti le posizioni del cartello di associazioni che hanno organizzato questa settimana di iniziative contro il G8. Ma, oltre la doccia fredda della bomba carta, anche il rifiuto dell'accredito alla fotoreporter romana Simona Granati non è stato molto apprezzato. Motivi per il rifiuto da parte del ministero degli interni: nessuno, se non la notoria presenza "militante" di Simona Granati a gran parte delle iniziative nazionali o solamente romane dei centri sociali. Per quanto riguarda le brutte notizie, last, but not the least l'annuncio che il promesso servizio di traduzione simultanea si è perso per strada, fattore che non ha facilitato l'avvio dei lavori del Public forum. Nella palestra della scuola c'è spazio per due, trecento persone strette l'una con l'altra. Molte di loro hanno il badge di Attac, altri hanno il volto segnato da anni di battaglie. Incontri il militante dei Cobas che sta sulla breccia da più di trent'anni, come anche il pacifista che già a metà degli anni Ottanta ha cominciato a parlare di nord e sud del pianeta. Ci sono quelli di Medecins sans frontieres, che distribuiscono i materiali della loro "Campagna per l'accesso ai farmaci essenziali" e invitano a visitare la mostra Fly Trap che si tiene al Piazzale Kennedy. Ma sono soprattutto i giovani che la fanno da padroni: hanno tutti orgogliosamente appeso al collo o, con civetteria, ai pantaloni i diversi badge del Genoa social forum. C'è quello per la stampa, quello dei volontari, quello rosso della "casa dei popoli". Per loro, questo di Genova è forse il primo meeting internazionale a cui partecipano. Nelle parole dei relatori risuonano verità antiche e certezze nuove, come quando sia nella sezione della mattina che in quella del pomeriggio è stato sottolineato come la promessa della globalizzazione economica di un aumento del benessere per tutti e una riduzione delle disuguaglianze sia diventata un incubo per seicento milioni di asiatici che, come ha affermato Walden Bello di Focus on the Global South, hanno visto aumentare la povertà grazie alle politiche di "aggiustamento strutturale" imposte dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale (Il suo testo può essere consultato sul sito www.focusweb.org). Ed è stato sempre lo studioso filippino che ha posto il problema politico di questa iniziativa contro il G8. "Il capitalismo è passato dal trionfo alla crisi. Da qui l'urgenza - ha continuato Bello - non solo di denunciare e protestare contro queste politiche, quanto di elaborare proposte alternative, perché un altro mondo è possibile". Frase quest'ultima che indica il problema politico e che strappa un lungo e liberatorio applauso alla platea. Già, perché i partecipanti al meeting questo vogliono. Immaginare un altro mondo, sapendo che non si può certo tornare indietro. In altri termini, la globalizzazione è un fenomeno irreversibile. Finora è stato però marchiato dalla liberalizzazione dei capitali, che ha ridotto tutto a una merce, mettendo a dura prova l'ecosistema. Adesso è il momento di "globalizzare la conoscenza, la cultura e la solidarietà", come ha ribadito con emozione Lucia Marina Dos Santos del movimento contadino Sem Terra. Ed è partito il secondo, lungo applauso, a sancire che l'altro mondo possibile parte da questa semplice verità.
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