il mondo non e' in vendita



dal manifesto di martedi 17 luglio 2001    
    
 
"Il mondo non è in vendita" 

In una palestra di movimento, giovani e meno giovani discutono di lotta
alla povertà e di globalizzazione. Al via il controvertice
BENEDETTO VECCHI - GENOVA 

Il quartier generale del centro stampa del Genoa social forum è, come di
regola, caotico. E' situato nella scuola Armando Diaz, che, anonima,
costeggia per un breve tratto una strada che sale verso la parte alta della
città. Qui, ieri, hanno preso posizione il centro stampa e la redazione
volante di Carta e Indymedia. Nella palestra si sono invece svolti i primi
due forum. Il primo, nella mattinata, ha cercato di radiografare la
crescita delle disuguaglianze, mentre quello del pomeriggio aveva il titolo
Questo mondo non è in vendita. La notizia della bomba carta del mattino ha
moltiplicato le conferenze stampa e i capannelli tra i "volontari" del Gsf,
che pazientemente spiegavano ai giornalisti le posizioni del cartello di
associazioni che hanno organizzato questa settimana di iniziative contro il
G8. Ma, oltre la doccia fredda della bomba carta, anche il rifiuto
dell'accredito alla fotoreporter romana Simona Granati non è stato molto
apprezzato. Motivi per il rifiuto da parte del ministero degli interni:
nessuno, se non la notoria presenza "militante" di Simona Granati a gran
parte delle iniziative nazionali o solamente romane dei centri sociali. Per
quanto riguarda le brutte notizie, last, but not the least l'annuncio che
il promesso servizio di traduzione simultanea si è perso per strada,
fattore che non ha facilitato l'avvio dei lavori del Public forum.
Nella palestra della scuola c'è spazio per due, trecento persone strette
l'una con l'altra. Molte di loro hanno il badge di Attac, altri hanno il
volto segnato da anni di battaglie. Incontri il militante dei Cobas che sta
sulla breccia da più di trent'anni, come anche il pacifista che già a metà
degli anni Ottanta ha cominciato a parlare di nord e sud del pianeta. Ci
sono quelli di Medecins sans frontieres, che distribuiscono i materiali
della loro "Campagna per l'accesso ai farmaci essenziali" e invitano a
visitare la mostra Fly Trap che si tiene al Piazzale Kennedy. Ma sono
soprattutto i giovani che la fanno da padroni: hanno tutti orgogliosamente
appeso al collo o, con civetteria, ai pantaloni i diversi badge del Genoa
social forum. C'è quello per la stampa, quello dei volontari, quello rosso
della "casa dei popoli". Per loro, questo di Genova è forse il primo
meeting internazionale a cui partecipano. Nelle parole dei relatori
risuonano verità antiche e certezze nuove, come quando sia nella sezione
della mattina che in quella del pomeriggio è stato sottolineato come la
promessa della globalizzazione economica di un aumento del benessere per
tutti e una riduzione delle disuguaglianze sia diventata un incubo per
seicento milioni di asiatici che, come ha affermato Walden Bello di Focus
on the Global South, hanno visto aumentare la povertà grazie alle politiche
di "aggiustamento strutturale" imposte dalla Banca mondiale e dal Fondo
monetario internazionale (Il suo testo può essere consultato sul sito
www.focusweb.org). Ed è stato sempre lo studioso filippino che ha posto il
problema politico di questa iniziativa contro il G8. "Il capitalismo è
passato dal trionfo alla crisi. Da qui l'urgenza - ha continuato Bello -
non solo di denunciare e protestare contro queste politiche, quanto di
elaborare proposte alternative, perché un altro mondo è possibile". Frase
quest'ultima che indica il problema politico e che strappa un lungo e
liberatorio applauso alla platea. Già, perché i partecipanti al meeting
questo vogliono. Immaginare un altro mondo, sapendo che non si può certo
tornare indietro. In altri termini, la globalizzazione è un fenomeno
irreversibile. Finora è stato però marchiato dalla liberalizzazione dei
capitali, che ha ridotto tutto a una merce, mettendo a dura prova
l'ecosistema. Adesso è il momento di "globalizzare la conoscenza, la
cultura e la solidarietà", come ha ribadito con emozione Lucia Marina Dos
Santos del movimento contadino Sem Terra. 
Ed è partito il secondo, lungo applauso, a sancire che l'altro mondo
possibile parte da questa semplice verità.