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riserve di elettricita' ai minimi
- Subject: riserve di elettricita' ai minimi
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 16 Jul 2001 17:31:08 +0200
dal sole24ore di mercoledi 4 luglio 2001 Energia - I consumi crescono del 3% all’anno ma la realizzazione di nuove centrali marcia al rallentatore Riserve di elettricità ai minimi Il Gestore di rete chiede più infrastrutture per evitare black out - Cgil: mancano almeno 20mila megawatt Carmine Fotina MILANO - Centrali da costruire o da adeguare, linee di trasporto insufficienti, consumi in forte crescita. Una combinazione di fattori mette a rischio la riserva nazionale di energia elettrica: uno scenario "da California", disegnato con tinte più scure da alcuni, il sindacato energia della Cgil, e con maggiore cautela da altri (Authority di settore e Gestore della rete). Dopo il rischio di black-out delle scorse settimane (si veda «Il Sole-24 Ore» del 27 giugno) i principali attori del sistema elettrico italiano aggiornano il bilancio della capacità produttiva. «Il presidente dell’Enel — sottolinea la Fnle Cgil — ha recentemente dichiarato che la potenza elettrica installata in Italia è di 75mila megawatt, mentre quella disponibile alla produzione da parte delle aziende risulta inferiore ai 56mila megawatt. Il sospetto è che le aziende produttrici stiano deliberatamente sottraendo potenza alla rete con l’obiettivo di far lievitare i costi dell’energia elettrica sul mercato libero». Il Gestore della rete (che per motivi di sicurezza non diffonde il dato ufficiale sulla riserva) ridimensiona i toni ma non esclude che esista un rischio di speculazione: «La differenza tra potenza installata e potenza disponibile è da ricondurre in massima parte agli interventi di manutenzione ordinaria e a quelli straordinari per mettere gli impianti a norma ambientale. In più ci sono avarie e periodi di siccità che possono ridurre la produzione idroelettrica». Tuttavia, lascia intendere il Gestore, nessuno può avere la certezza che i tempi di manutenzione non siano allungati oltre misura, allo scopo di ridurre l’offerta e far crescere i prezzi. Per evitare rischi futuri, aggiunge il Gestore della rete, è indispensabile accelerare la costruzione di nuove centrali. E il Gestore del mercato elettrico, una costola del Gestore di rete nata per avviare la Borsa elettrica, promette di limitare, o quantomeno scoraggiare, tentazioni speculative: «L’Authority — spiega l’amministratore delegato della società, Alberto Pototschnig — ci ha incaricato di intervenire con precisi meccanismi di mercato nel caso in cui se ne presentasse la necessità». L’Enel, dal canto suo, scaccia gli incubi californiani e i sospetti speculativi assicurando che non esistono rischi sul fronte dell’offerta. La società elettrica ha già avviato alcuni interventi di ammodernamento per il passaggio alla tecnologia del ciclo combinato: a Porto Corsini (Ravenna), Piacenza e La Spezia, per un totale di 8mila megawatt. L’ampio programma di riconversione, sottolinea l’Enel, sarà scaglionato in modo da non fermare gli impianti contemporaneamente. Ma le incognite restano. Nel 2000 il picco di consumo nazionale ha raggiunto 50mila megawatt; di conseguenza la potenza effettivamente disponibile (56mila megawatt secondo i dati Cgil) garantirebbe una riserva di 6mila megawatt. Una quantità sufficiente e rassicurante, sottolineano fonti dell’Autorità per l’energia, solo per pochi anni. Alla fine del ’99 l’Authority prevedeva consumi in crescita dell’1,5% annuo. Nel 2000, invece, la domanda di energia ha messo a segno l’incremento più alto degli ultimi 13 anni (+4,1%) e dal 2001 al 2003 aumenterà in media del 3,1 per cento. A maggio, in particolare, l’aumento su base annua è stato del 2,9%, pari a 25,3 miliardi di chilowattora. Secondo gli operatori, l’attuale parco infrastrutturale (centrali e linee di alta tensione per il trasporto nazionale e per l’interconnessione con l’estero) potrebbe reggere al massimo per un paio d’anni. Se le scadenze saranno rispettate, infatti, nel 2003 tutte le Genco (le generation company dell’Enel) saranno state cedute e una metà di esse fermerà l’attività per essere sottoposta a interventi di ammodernamento. Il repowering parcheggerà per un biennio circa 7.500 megawatt, «da rimpiazzare in tempo utile con la produzione di nuovi impianti», ripetono in coro Authority, Gestore, sindacati e imprenditori. Di progetti ce ne sono — il Gestore di rete ne ha censiti in tutto per 207 nuove centrali, pari a circa 70mila megawatt in più — ma molti sono destinati a restare sulla carta. Primo perché l’infrastruttura di rete necessaria per il trasporto non è ancora pronta a sopportare grandi incrementi di carico; secondo perché il decreto sblocca-centrali, che avrebbe dovuto semplificare l’iter per costruire nuovi impianti, è ancora fermo in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato. Nei prossimi giorni, intanto, il livello di guardia potrebbe salire ancora. La Fnle Cgil, impegnata nella vertenza per la definizione del contratto unico di settore, ha proclamato un fitto calendario di scioperi, dal 9 al 13 luglio, distribuiti tra centrali che fanno capo a Enel, Edison, Sondel, Aem, Assoelettrica e Federelettrica. Ogni agitazione, tuttavia, deve essere approvata dal Gestore della rete, chiamato a verificarne la compatibilità con i consumi nazionali previsti in ogni singolo giorno. Consumi che continuano a correre più velocemente della capacità produttiva.
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