ANOMALIE GENETICHE NEI TOPI CLONATI



dall'avvenire di sabato 7 luglio 2001

LE FRONTIERE DELLA SCIENZA Wilmut, il «padre» della pecora Dolly: moratoria
sui tentativi di copiare gli esseri umani 
Difetti genetici per gli animali clonati

L'allarme degli studiosi Usa: i topi nati da cellule staminali sono malati 

New York. La clonazione non solleva solo problemi morali, ma anche gravi
rischi scientifici. E l'uso delle cellule staminali nel campo della
riproduzione può produrre organismi con gravi danni genetici. 
È l'allarme lanciato dall'autorevole rivista Science in uno studio
pubblicato sull'ultimo numero. Il lavoro è stato realizzato da studiosi di
vari gruppi, tra cui David Humphreys del Whitehead Institute for Biomedical
Research del Massachusetts, e Ryuzo Yanagimachi della University of Hawaii.
Negli anni scorsi questi scienziati avevano portato a termine esperimenti
rivoluzionari, costruendo la prima colonia di topi clonati. Molti di questi
animali sono sopravvissuti, e davano l'impressione di essere normali. Studi
più approfonditi, però, hanno rivelato che portano con loro gravi difetti
genetici, che possono limitare la durata e le condizioni della vita.
«L'allarme semplicistico - ha detto il dottor Humphreys - è chiaramente che
usando le cellule staminali puoi produrre animali clonati con gravi
problemi. Resta da vedere se poi questo rischio si applica anche ad altri
tipi di cellule donate». 
Ian Wilmut, il pioniere della clonazione animale con la famosa pecora
Dolly, ha detto che la ricerca pubblicata da Science rappresenta un grave
colpo per persone come il dottor Severino Antinori, che vorrebbe clonare un
bambino. «Di sicuro - ha detto Wilmut - lo studio aggiunge nuove prove alla
necessità di imporre una moratoria sui tentativi di copiare gli esseri
umani. Come potremmo assumerci il rischio di clonare un bambino, se il
risultato non è prevedibile?». 
Anche volendo accantonare un momento le questioni etiche, il lavoro apparso
su Science pone almeno due gravi problemi di natura scientifica. 
Il primo riguarda i rischi pratici connessi in generale alla clonazione.
Come ha detto Wilmut, se le tecniche utilizzate finora producono animali
gravemente malati, non è possibile accettare il rischio di provarle anche
sugli uomini. 
Il secondo problema, invece, riguarda l'uso delle cellule staminali, e si
estende oltre i confini della ricerca pubblicata da Science. Queste sono
cellule che ancora non hanno una funzione ben definita, e quindi possono
essere utilizzate per diverse applicazioni, che secondo i medici offrono
opportunità di cura per malattie come il diabete o il morbo di Parkinson.
Le staminali sono prelevabili da tessuti adulti e dagli embrioni, ma chi è
contrario all'aborto si oppone alla seconda ipotesi, perché provoca la fine
degli embrioni stessi. 
Nel loro esperimento di clonazione sui topi, Humphreys e Yanagimachi hanno
usato cellule staminali embrionali, e lo studio pubblicato ora da Science
dimostra che il risultato non e' stato positivo. Humphreys ha chiarito che
il suo lavoro «non intende scoraggiare la ricerca in questo campo», ma il
problema acquista una valore particolare, perché proprio in questi giorni
l'amministrazione Bush sta valutando se concedere o negare fondi agli
studiosi del settore. Il nuovo capo della Casa Bianca per ora ha congelato
i finanziamenti, lasciando intendere che non è favorevole, ma altri membri
del suo partito stanno cercando di fargli cambiare idea. L'articolo di
Science, quindi, potrebbe pesare sulla bilancia di questa delicata decisione. 
 
Paolo Mastrolilli