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NATI I BAMBINI COL DNA MODIFICATO
- Subject: NATI I BAMBINI COL DNA MODIFICATO
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 06 May 2001 17:28:03 +0200
DA REPUBBLICA DI SABATO 5 MAGGIO 2001 I bambini col Dna modificato Nati i primi bebè con i geni di mamma, papà e di un terzo donatore per evitare malattie dal nostro inviato ANTONIO POLITO ---------------------------------------------------------------------------- ---- LONDRA IL PRIMO comandamento della genetica è stato violato. Almeno trenta bambini sarebbero già nati con un Dna in cui si mescolano i geni di tre individui: il padre, la madre, e un'altra donna, donatrice di un piccolo ma importante pezzo genetico usato per combattere l'infertilità materna. Secondo la notizia data ieri dalla Bbc News Online, questa è la prima volta che la scienza altera il patrimonio genetico ereditario di un essere umano. Questi bambini infatti passeranno il loro Dna modificato di generazione in generazione attraverso la linea materna. In qualche modo, si può chiamarli i primi bebè geneticamente alterati, proprio come la soia, i pomodori o i maialini. Geni erano già stati sostituiti o aggiunti nell'uomo, ma mai in luoghi e cellule dove la modificazione sarebbe potuta passare alle generazioni successive. Fino a ieri era un vero e proprio tabù, che la comunità scientifica si era imposto e che non era mai stato violato. Tutti i paesi che hanno una legislazione in materia vietano questa prassi, e il governo americano nega fondi pubblici a questo tipo di esperimenti. Cionostante, il tabù sarebbe stato infranto da un team di quattro medici del St Barnabas Institute for Reproductive Medicine, nel New Jersey, che hanno pubblicato i risultati dei loro esperimenti sul Human Reproduction Journal. Lo scopo e la giustificazione etica di questa nuova tecnica, definita «ooplasmic transfer», sarebbe di combattere l'infertilità femminile. Gli scienziati del New Jersey hanno estratto dalla cellula uovo di una donna sana dei pezzi di materiale genetico e li hanno iniettati nella cellula uovo di una donna sterile. Sono infatti convinti che una delle cause della infertilità femminile si trovi nei difetti del mitocondrio, quel compleso di piccole strutture contenenti geni che nuotano nel citoplasma della cellula, lontano dal suo nucleo. Un vero universo, visto che può essere composto da un numero molto alto di mitocondri, fino a centomila; e finora ben poco conosciuto, anche se gli scienziati sospettano che possa giocare un ruolo più importante di quello che finora si pensava. Il problema del Dna mitocondriale è che si trasmette di generazione in generazione. E infatti i medici che hanno condotto l'esperimento sostengono che dall'analisi dell'impronta genetica di questi bambini risulta che le loro cellule contengono mitocondri, e dunque geni, di due donne e un uomo. Per la prima volta, dicono, sono nati bambini sani da una tale alterazione genetica. La comunità scientifica internazionale ha accolto con grande severità questo esperimento, destinato a suscitare un grave allarme perché varca una soglia etica finora considerata invalicabile. La tecnica adottata nel New Jersey, infatti, era già nota all'Autorità per la fertilizzazione e l'embriologia britannica, che controlla le ricerche in questo campo. Pur essendo lo stesso organismo che ha autorizzato in Gran Bretagna la clonazione terapeutica, essa aveva vietato questa terapia proprio perché altera il patrimonio ereditario. Ci sono del resto molti dubbi anche sulla finalità dell'esperimento, sul fatto cioè che esso apra la strada alla scoperta del gene dell'infertilità. Lord Winston, uno dei massimi esperti mondiali in materia, e certo non un oscurantista in fatto di ricerca scientifica, ha dichiarato «che non c'è nessuna prova che questo sia un possibile trattamento valido per la sterilità femminile». Secondo lo scienziato inglese, è in principio errato e pericoloso introdurre una parte estranea di Dna che si può trasmettere alle future generazioni. Negli Stati Uniti, dove pure non esistono leggi che inibiscano la libertà di ricerca nel campo genetico, il «Dna Advisory Committee» ha precisato che questi studi sono portati avanti senza fondi governativi, negati a ogni esperimento che intenzionalmente o inintenzionalmente alteri geni che possano essere ereditati. È dal 1975 che la comunità scientifica ha deciso di mettere fine alla moratoria sull'ingegneria genetica applicata agli esseri umani, ma si è finora sempre mossa con grande cautela e circospezione. Le tecniche per tagliare e incollare pezzi di Dna da un organismo vivente a un altro ormai sono ben note e quasi di routine. Così come un computer taglia e incolla pezzi di testo scritto, la stessa operazione si può compiere con il Dna, spesso usando i retrovirus come vettori del materiale da inserire in un altro organismo. Da sempre in natura i retrovirus hanno svolto questa azione, essendo capaci di trasportare istruzioni per la fotocopia del Dna. La loro azione ha profondamente cambiato nei millenni il patrimonio genetico degli esseri umani, al punto che possiamo ben dire di essere oggi tutti degli organismi geneticamente modificati, alterati dalla coabitazione con il resto del Creato e dalla selezione naturale. La scienza non ha fatto altro che imitare la Natura, ed è così riuscita a produrre oggi quelle piante e animali transgenici che vanno sotto il nome di Ogm e che stanno provocando molto allarme nell'opinione pubblica internazionale, anche in assenza di danni finora provati sulla salute dei consumatori. Ma la modificazione genetica dell'uomo stesso è un'altra cosa. Per quanto la terapia genica somatica sia ormai spesso usata, soprattutto per combattere malattie ereditarie come l'emofilia o la fibrosi cistica, la cartina di tornasole di ogni esperimento è stata sempre di assicurarsi che il gene aggiunto non finisca in alcun modo nelle vicinanze di quelle cellule che formeranno la generazione successiva. Gli scienziati americani, invece, stavolta l'avrebbero iniettato nella cellula uovo di una donna, prima Eva di una nuova discendenza umana.
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