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VAS: Documento congressuale 2001
- Subject: VAS: Documento congressuale 2001
- From: "VAS" <vasbiotech at tin.it>
- Date: Sun, 6 May 2001 02:33:37 +0200
Carissimi Amici, Il documento che di seguito troverete è il documento di presentazione dell'Assemblea Nazionale della nostra Associazione , che si svolgerà a Roma, Domus Pacis, Via Torre Rossa, 94 nei giorni 22 - 23 -24 giugno p.v. Vi pregherei di riprodurlo e di farlo circolare al fine di fare riunioni e assemblee partecipate e ricche di contenuti. Cordiali Saluti Guido Pollice 1. VAS: L'AMBIENTALISMO IN MOVIMENTO Ci avviamo verso la nostra assemblea nazionale con una consapevolezza del tutto nuova. Oltre alla coscienza e all'orgoglio di aver dato vita ad una soggettività ambientalista del tutto inedita nel nostro Paese, consegnamo alla discussione il profilo di una associazione non più valutabile soltanto per le proprie potenzialità e per la gran mole di lavoro sin qui realizzato ma per il ruolo che essa ricopre attualmente nella società civile e nel panorama dell'ambientalismo italiano, per i processi di trasformazione dei quali è parte, per tutto ciò che di importante, insomma, è concretamente impegnata a realizzare. Così come a S.Giacomo in Paludo, l'isola di VAS nella Laguna di Venezia, dove sono finalmente iniziati i lavori di consolidamento degli argini e di ristrutturazione dei beni architettonici presenti, anche per VAS è tempo di aprire il cantiere del proprio consolidamento e del salto di qualità associativo. La qualità della nostra iniziativa di tutela ambientale ed il metodo rigoroso e puntuale attraverso il quale è sostanziata fa di VAS un patrimonio ormai condiviso nell'im maginario collettivo di migliaia di persone. Trasformare il calore dell'affetto e l'abbraccio di solidarietà che beneficamente ci circonda in scelta di condivisione concreta e fattiva con VAS, costituisce l'impegno prioritario che dobbiamo dibattere e assumere nella nostra assemblea nazionale. Nel decennale della propria costituzione, crescere per VAS equivale al decidere di farlo. Decidere cioè la chiusura definitiva di una fase in cui abbiamo sperimentato nella quantità impression ante delle iniziative prodotte l'originale identità di VAS, ma che abbiamo coltivato e proposto al Paese nelle forme organizzate di un Club amatoriale e non certo di una Associazione nella quale poter condividere percorsi, emozioni, valori, tensione etica, obiettivi e decisionalità. Siamo con ciò ad un passaggio cruciale della nostra storia, nel quale la sperimentazione in corso del nostro essere autenticamente associa zione coincide a tutti gli effetti con una rinnovata capacità di esprimere una politica ecologista di movimento capace di coinvolgere inedite soggettività, di sviluppare obiettivi unificanti, di proporre rinnovate idealit à che spingono gli individui a prendere nuovamente parte. 2. UNA "COALIZIONE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE" Affrontiamo la nostra assemblea nazionale nel pieno della più grave crisi alimentare dell'Europa moderna. Nutrirsi oltremisura ma nell'insicurezza di ciò che si consuma, costituisce l'insostenibile paradosso per milioni d i europei che non sanno più cosa poter mangiare. Insufficienza e insicurezza alimentare si presentano come risvolti di una medesima medaglia: quella di un modello di sviluppo che ha operato per trasformare l'attività agricola in appendice della produzione ind ustriale, che ha manipolato il valore del cibo da bene primario a merce indistinta dal valore speculativo. Si è dovuti giungere a questo stadio di emergenza alimentare per assistere al collasso di un modello che nell'insostenibilità ambientale delle produzioni ha coltivato le condizioni della propria insalubrità. Le proporzion i del disastro realizzato nel tentativo di uniformare la terra ad una catena di montaggio e le produzioni alimentari a quelle di un manufatto sono condensate in un pugno di cifre: l'agricoltura in Europa conta solo il 2% del PIL; gli addetti non raggiungono neppure il 5% sul totale degli occupati; la spesa alimentare costituisce il 14% del bilancio familiare. Con una agricoltura ridotta a poco più di nulla e con una spesa alimentare pro-c apite consistente negli spiccioli avanzati dall'acquisto del superfluo, "mucca pazza" è proprio il minimo che ci potesse capitare. 2.1 Una nuova coesione sociale per la sicurezza alimentare Cambiare radicalmente rotta costituisce un imperativo imposto dai fatti, ma farlo con efficacia significa in primo luogo costruire una nuova coesione sociale nel Paese, in grado di esprimere un consenso maggioritario vers o scelte produttive eco-compatibili e di consumo consapevole che, in quanto tali, non potranno esse né indolori né prive di contraccolpi. Pensare che questo debba essere il principale tra i compiti della politica è senza dubbio meritorio: sperare tuttavia che lo faccia costituisce solo una remota speranza. La sotterranea disputa tesa a stabilire se la sicurezza alimentare rappresenti un valore di centro-destra o di centro sinistra rappres enta purtroppo quanto la politica sia ancora molto distante dalla percezione sociale del problema. Si tratta di una percezione sociale che esprime sicuramente un allarme generalizzato, ma anche una nuova consapevolezza sulla natura stessa del cibo: anche per la maggioranza della popolazione che abita gli ecosistemi di cemento e asfalto delle città o delle metropoli il cibo non è più un prodotto privo di identità, la cui storia coincide essenzialmente con quella dell'industria della trasformazione . L'insicurezza alimentare ha nuovamente reso consapevole la popolazione del valore primario del cibo, del rapporto inscindibile che lo lega alla terra e che è dalla natura delle relazioni instaurate con essa che si decid e la produzione di salute o di nocività. Solo una grande Coalizione per la Sicurezza Alimentare costituita dal comune operare del movimento ecologista, del mondo agricolo, dei consumatori e da quella parte consapevole dell'industria agro-alimentare, avrebbe le p otenzialità per esprimere e rappresentare il profilo di un nuovo patto sociale, per il quale l'agricoltore sia chiamato ad assumere la duplice funzione di custode della sicurezza alimentare e della sicurezza dei sistemi agrari, ottenendo in cambio dalla comunità quote aggiuntive di reddito destinate al sostegno di tali preminenti responsabilità. Un patto sociale capace infine, di stringere nuovi legami di responsabilità con l'industria nazionale della trasformazione agro-alimentare. 2.2. Gli attori del cambiamento Intendiamo realizzare questo ambizioso progetto. Con gli amici di Coldiretti, di COOP e della Confederazione Nazionale Artigiani, con i quali abbiamo da tempo avviato un percorso di intensa e proficua collaborazione. Chia mando la disponibilità delle associazioni dei consumatori, dei colleghi delle associazioni ambientaliste e di quelle del consumo equo e solidale. Ciò che stiamo ipotizzando è la proposta di strutturare in via permanente una Coalizione di associazioni, che si assuma la responsabilità di operare per quella coesione sociale così indispensabile per l'avvio di politiche coerenti con l'obiettivo della sicurezza alimentare. Una Coalizione dotata di un profilo giuridico proprio, di personale qualificato, di mezzi e di risorse adeguate e che sappia, se necessario, dar vita in proprio alla tanto attesa Conferenza Nazionale sull'Agricoltura, la cui realizzazione è rimandata da anni; alla formalizzazione di un testo di legge socialmente condiviso in materia di fitofarmaci , la cui discussione è da anni ostacolata dalla lobby dell'industria chimica; alla verifica delle attività, nella migliore delle ipotesi ignote, della miriade di Istituzioni e Autorità pubbliche che, nonostante i precisi mandati, hanno utilizza to i soldi del contribuente per tutto tranne che per garantirgli standard di sicurezza alimentare; alla realizzazione di campagne, vere e non artificiose come quelle promosse sin qui dalla Commissione UE, di educazione al imentare nelle scuole e nei quartieri. Dal canto nostro abbiamo sviluppato nel corso degli anni un bagaglio di conoscenze e di esperienze vive e concrete, che possiamo mettere da subito a disposizione per la comune realiz zazione di questa impresa. Strutture d'eccellenza quali il "Comitato OGM-FREE" piemontese o ambiti di elaborazione e di iniziativa come quelli che si sono espressi attraverso l'azione del Circolo VAS di Parma, per promuo vere e sostenere la candidatura della città a sede dell'Authority Europea per la Sicurezza Alimentare, che costituiscono una vera e propria fucina di idee e di competenze. 3. VAS: OVVERO LA CRITICA AL MODELLO DI CIVILTA' BIOTECH Il salto di qualità, che ha consentito alla nostra associazione, nel breve volgere di un biennio, di passare dall'interpretazione di un ruolo tutto sommato di nicchia dell'arcipelago ambientalista, alla riconoscibilità p ubblica di un ruolo di primo piano nella dinamica sociale del nostro Paese è in larga misura dovuto all'intensità con la quale VAS è stata in grado di proporre compiutamente la critica al modello di civiltà e di sviluppo fondati sul nuovo paradigma biotecnologico. 3.1 Una nuova generazione di attivisti per i diritti genetici Ciascuno dei successi che abbiamo pazientemente costruito, a partire dalla piena comprensione di doverci misurare con una contraddizione epocale, è il prodotto di una strategia di ampio respiro, che ci ha indotto a guardare ben oltre la contingenza dei risultati conseguiti, gestendone le positive ricadute al fine di irrobustire lo spessore, la credibilità e i legami che ci uniscono alla nuova generazione di attivisti dei diritti genetici, che si mobilita in rete, che popola le parrocchie e i centri sociali, e alle realtà più avvedute del mondo agricolo, della trasformazione e della distribuzione agro-alimentare. Di questa nuova e fresca realtà, nella quale l'impegno si fonde con nuovi legami di solidarietà e amicizia, con il desiderio di capirsi e di costruire insieme, la nostra associazione è parte integrante, autorevole e stimata. E non v'è dubbio che il più significativo dei risultati rec entemente conseguiti da VAS, la sospensione in Italia -e fra breve anche in Europa- della commercializzazione di quattro varietà di mais OGM illegalmente autorizzate, costituisce al tempo stesso un valore in grado di far luce sulla natura nient'affatto testimoniale di questo fronte plurale. Poiché per quanto siano influenti i colossi multinazionali dell'agricoltura e dell'alimentazione transgenica, abbiamo concretamente avuto modo di dimostrare che non sono affatto imbattibili ma possono essere sconfitti dal la comunità civile, unitamente alle loro pretese di impossessarsi delle caratteristiche genetiche del pianeta e di commercializzare una tecnologia indesiderata, nient'affatto sicura, per nulla affidabile e in alcun modo e conomica. 3.2 Oltre Seattle: un nuovo "caso italiano"? Siamo con ciò parte di un fenomeno di trasformazione della società civile le cui caratteristiche appaiono ben più avanzate di quelle ormai comuni alla realtà internazionale, di cui Seattle ha rappreentato la radicalità de i contenuti e l'insanabilità delle contraddizioni in campo, proponendo i motivi strutturali di una feconda alleanza planetaria fra le ragioni dell'ecologismo e quelle degli agricoltori. Un'alleanza strategica che si è sviluppata affermando il nesso inscind ibile fra sostenibilità dello sviluppo e sicurezza alimentare e che costituisce il motivo per rafforzare nella gerarchia dei valori la centralità della tutela e della manutenzione del territorio, in un rapporto di rinnovabilià delle risorse proprio di un'agricol tura capace di interpretare l'innovazione come espressione delle tradizioni e la cultura e la storia dei luoghi come valore aggiunto dei processi di produzione. Il Patto promosso da VAS, Coldiretti, COOP, e Associazione dei Consorzi Agrari, formalizza nei fatti la costituzione di un fronte economico e sociale che, a partire dalla ristrutturazione dei processi produttivi, si impeg na a garantire l'assenza di OGM dai campi alla tavola. Ma è al tempo stesso un Patto che afferma con chiarezza la volontà di scendere in campo con tutto il peso della rappresentanza sociale dei suoi promotori, con l'obiet tivo dichiarato di garantire al Paese standard ambientali e alimentari degni della propria storia e della propria cultura e per ottenere dai decisori politici scelte coerenti, a sostegno degli interessi collettivi in gioco. L'iniziativa congiunta con la quale VAS e COOP hanno denunciato la presenza di ben due caratteristiche genetiche estranee e indesiderate nella soia OGM commercializzata in Europa e diffidato le autorità italiane ed europe e ad una immediata sospensione dal commercio di un alimento che non presenta alcuna garanzia di sicurezza d'uso, ci dice dell'operatività di una strategia associativa ostinatamente basata sulla costruzione di un fronte di interessi convergenti. Una strategia la cui efficacia è misurabile dalla concretezza degli obiettivi praticati, ma che al tempo stesso, sul campo, consente a ciascuno dei soggetti che ne sono parte di sperimentare, su terreni sinor a inesplorati, tutto il peso del del nuovo protagonismo sociale che si propongono di esprimere nel Paese. E che insieme ai nostri interlocutori stiamo sul serio provando a ricostruire una nuova possibilità di governo soc iale sulle scelte importanti del Paese, ce lo dice proprio l'iniziativa condotta sulla soia OGM. Con rigore scientifico e con altrettanto puntuale dimostrazione dei fatti, VAS e COOP hanno consegnato all'opinione pubblica e ai decisori politici, per la prima volta in modo tangibile, le prove dell'inaffidabilità delle tecnologie transgeniche. Per ironia della sorte, esattamente una settimana dopo, le chiacchiere, gli isterismi, la demagogia, la strumentalità e l'approssimazione scientifica sono state invece le modalità con le quali alcuni degli scienziati, ha impresso la propria estraneità dalle scelte sociali condivise, proponendosi nel ruolo di sacerdoti del trangenico e delle multinazionali che intendono imporlo ad ogni costo. 4. I LAVORI IN CORSO DELL'ASSOCIAZIONE Siamo perciò di fronte ad un appuntamento congressuale denso di aspettative ma altrettanto carico di responsabilità. Poichè se è evidente che VAS è giunta a ricoprire esattamente quel ruolo che ci eravamo prefissi all'att o della nostra costituzione e ad essere parte di processi di trasformazione della coscienza civile, che non abbiamo mai smesso di alimentare, a maggior ragione non possiamo concederci di rinviare oltre la risoluzione dei nostri problemi associativi. Problemi gravi e strutturali con i quali non possiamo più convivere, ora che la responsabilità che ci è riconosciuta è niente di meno quella di avere aperto la strada ad una nuova stagione dell'ecologismo nel nostro Paese. 4.1 La fotografia di un miracolo Da dieci anni in "mare aperto" VAS non ha fatto che remare, che investire ogni sua risorsa, umana ed economica, nello sviluppo delle mille iniziative nelle quali si è impegnata, proficuamente diciamo oggi, ma al prezzo di aver sin qui rinunciato a consolidare sé stessa, con scelte capaci di esprimere una qualità a tutti gli effetti associativa. Ciò che attualmente rappresentiamo nel Paese possiamo quindi ben dire che è esclusivamente il f rutto dell'impegno volontario dei nostri circoli territoriali e della coesione di un gruppo dirigente che in VAS ci ha davvero creduto sino in fondo. Il resto, semplicemente, o è precario o é frutto di volontaristiche improvvisazioni. Non ci sono uffici stampa che veicolano le nostre iniziative; non ci sono politiche di marketing a promuovere l'immagine dell'associazione. Persino la campagna centrale di adesione è condo tta in modo poco più che artigianale. 4.2. Vas: un'associazione da condividere Rispondere al bisogno di una reale e più efficace strutturazione attraverso scorciatoie di tipo organizzativistico non sarebbe da noi. I nostri problemi sono srtutturali ed è attraverso importanti scelte di politica associativa che dobbiamo positivamente risolverli. E' quindi con la complessità e l'estensione di ciò che rappresenta oggi VAS che dobbiamo discutere, programmare e percorrere insieme il futuro dell'associazione. A partire da questa nostra assemblea nazionale, che sarà di autentica svolta se sapremo condividere VAS con tutti coloro che la considerano una ricchezza. Una scelta associativa di condivisione che, per essere tale, dobbiamo avere il coraggio di farla vivere nelle mani di un gruppo dirigente associativo, locale e nazionale, fortemente rinnovato, espressione autentica di ciò che VAS rappresenta nella realtà, prodotto di nuove assunzioni di responsabilità alle quali dobbiamo chiamare le tante intelligenze a noi vicine. Dobbiamo ripensare i luoghi della partecipazione alla vita associativa com e reali momenti di incontro, di crescita collettiva, di voglia di condividere e di stare bene insieme. Sapendo che i Circoli territoriali costituiscono il cuore statutario dell'associazione, ma che è altresì necessario moltiplicare i luo ghi della partecipazione rendendoli davvero accessibili a tutti gli associati. Le tecnologie informatiche ce lo consentono pienamente. La creazione di siti telematici in ogni realtà regionale, la realizzazione di frequenti forum tematici e la progressiva messa in r ete dei nostri associati costituisce una scelta nel segno di una associazione realmente partecipata. L'autonomia giuridica e finanziaria delle rappresentanze regionali dell'associazione costituisce il passaggio statutario fondamentale di questo nostro processo di ristrutturazione e di consolidamento. Con il decentramento delle responsabilità chiudiamo una fase fondata su di un rapporto associativo di delega al centro nazionale per inaugurare una stagione fondata sulla sussidiarietà fra associazioni regionali e centro nazionale. Un rapporto di sussidiarietà nel quale il centro nazionale rivesta la duplice funzione di direzione e di erogatore di servizi comuni, e le associazioni regionali detengano in sè ogni decisionalità sulle iniziat ive territoriali, sui progetti finanziati dagli Enti Locali, sulla campagna di adesione territoriale, sulle iniziative di reperimento fondi. Quanto prima saremo in grado di avviare questo processo e più velocemente il nuo vo gruppo dirigente che emergerà dall'assemblea nazionale, avrà la concreta possibilità di intraprendere il necessario potenziamento delle strutture e dei servizi comuni dell'associazione. 4.3. Un salto di qualità per affrontare i nuovi conflitti ambientali Stiamo nei fatti prefigurando un salto di qualità della struttura sociale destinato a modificare profondamente le nostre abitudini e a migliorare la stessa qualità delle relazioni fra i soci. Completare in tempi ragionevoli questo nostro processo, è altresì la condizione per affrontare con efficacia situazioni e realtà inedite per l'ambientalismo e non solo del nostro Paese. Il modello della concertazione, com e pratica di una tutela ambientale contrattata, appare ormai al tramonto. Lo è per l'inconsistenza dei risultati ottenuti, ma lo è ancora di più per l'impossibilità di conciliare il contenuto eversivo di nuovi paradigmi, come quello biotecnologico, che irridono al traguardo dello sviluppo sostenibile. 5. RICICLO DELLE MATERIE E NON INCENERITORI Libera dall'angusta visuale concertativa, la termocombustione dei rifiuti emerge per quel che è nei fatti: un investimento economico ad altissima densità di capitale, del tutto coerente con un modello speculativo che, non ponendosi il problema dell'esauribilità delle risorse, risolve i problemi di accumulo con la loro "scomparsa". Dal punto di vista del territorio e degli attori sociali che vi operano e che lo popolano significa invece in salubrità dell'aria e delle produzioni, significa perdere l'occasione per utilizzare la stessa quantità di capitale per professionalizzare gli agricoltori al riciclaggio e allo smaltimento differenziato delle risorse e de i mezzi tecnici impiegati, educare la popolazione alla separazione delle materie di scarto, impedendo insieme ad una nuova professionalizzazione ed a una nuova educazione civica, l'incremento occupazionale nelle strutture produttive dello smaltimento dei rifiuti. Le iniziative che VAS ha intrapreso per i mpedire la disseminazione degli inceneritori sul territorio non sono quindi solo il frutto di una contabilità ambientale passiva, ma esprimono l'opportunità attraverso la quale un territorio si riappropria di fattori di qualità del vivere civile e di una modalità de l produrre capace di esprimere valore aggiunto qualitativo. Un valore aggiunto che non può più essere estraneo neppure alla cultura sindacale, la cui funzione sociale ha l'opportunità di porre la questione del recupero delle materie utilizzate nei cicli industriali come fattore qualitativo di competizione, come modalità di innalzamento delle caratteristiche professionali degli addetti e come occasione di ampliamento della base produttiva, nella consa pevolezza che il traguardo di un modello economico sostenibile si misura proprio dalla capacità di riutilizzare le materie impiegate nei processi di produzione. E se é necessario far prevalere la cultura del riuso delle m aterie, il recupero di quelle pericolose è addirittura vitale. Farlo è concretamente possibile come dimostra il successo di "ZERO/RUP", il progetto promosso da VAS in collaborazione con Federambiente, Confesercenti, Assofarm e cofinanziato dall'Unione Europea, grazie al quale sono state sino ad ora recuperate 70, 652 tonnellate di rifiuti pericolosi (medicine, pile, toner, accumulatori al piombo) raccolt e in 1124 negozi e 405 farmacie di 20 città e con il coinvolgimento di 3,2 milioni di cittadini. 6. CAVIE DA ELETTROSMOG? Il ruolo di primo piano che la nostra associazione è giunta a ricoprire nella vertenzialità che si propone di contrastare e prevenire le dilaganti forme di inquinamento elettromagnetico, desideriamo sottolinearlo come il più bello fra i lusinghieri risultati ottenuti nella nostra storia recente. E' il più bello perchè è il prodotto di uno straordinario impegno volontario di associati che, con disarmante entusiasmo, si sono letteralmente i mpadroniti di un ufficio del Centro nazionale di VAS per trasformarlo in centro operativo dal quale sono stati in grado di mettere in rete decine di comitati locali; di elaborare gli emendamenti più significativi alla legge sull'elettrosmog; di assic urarsi le competenze volontarie di giovani e capaci avvocati; di interlocuire senza alcun timore reverenziale con Ministri e Sottosegretari; di vincere vertenze legali importanti come quella con l'emittente "Radio Maria"; di chiamare in giudizio niente di meno che "Radio Vaticana". Il dilagare di nuove forme di inquinamento elettromagnetico, che vede la nostra associazione tenacemente impegnata per ridurne gli impatti, attraverso l'azione diretta di denuncia degli abusi e per ottenere una legislazio ne di reale salvaguardia della salute pubblica, è il tipico prodotto di innovazioni tecnologiche che il governo della politica non è in grado di governare se non in modo del tutto insufficente. Ponti radio collocati in ar ee densamente popolate e antenne per la telefonia mobile installate a due passi dagli asili nido sollecitano il ricorrente intervento dei poteri sostitutivi della magistratura per disciplinare una materia pressochè ingove rnata. La lettura di questa realtà ci consegna gli strumenti necessari per comprendere quanto l'innovazione, intesa come prodotto della "miglior tecnologia attualmente disponibile" e come origine di un "rischio accettabile", qua nto inevitabile, non costituisce la semplice proposta di un prodotto industriale, ma rappresenta il portato di una gerarchia di valori che oppone frontalmente la cultura del liberismo economico a quella europea. Cosicché ciò che per il senso comune liberistico è considerato normale, persino la valutazione "post-marketing" del rischio di una determinata tecnologia, nella percezione sociale europea è considerato semplicemente inaccettabile. E questo in virtù di una percezione culturale, altrettanto radicata e socialmente condivisa, che considera l'esercizio del controllo sociale della ricerca scientifica e delle scelte tecnologiche, come uno dei requisiti qualitativi della democrazia stessa. 7. DAI PARCHI DI CARTA ALLE AREE PROTETTE Recuperare l'organicità della contraddizione ambientale che qui si propone, significa anche cimentare la nostra associazione ad una rivisitazione di tutta la problematica relativa alla istituzione e al ruolo delle aree na turali protette, a partire da una ridefinizione dei soggetti e degli obiettivi che si impone attarverso la corretta lettura dei rapporti centro/periferia, dove il centro coincide con le aree urbanizzate e densamente antropizzate e la periferia con le aree agricole e margin ali. Poiché è innegabile che il limite di fondo che si evidenzia nella scarsa capacità delle aree naturali protette di conseguire gli obiettivi di tutela loro assegnati e di radicarsi durevolmente nell'ambito territoriale di competenza sta proprio nella inadeguatezza del p resupposto che affida ai parchi ed alle riserve naturali il ruolo di ambito ricreativo funzionale al mantenimento dei processi di consumo del suolo e di degrado della qualità ambientale nelle aree centrali dello sviluppo. E' dunque necessario rovesciare l'ottica nella quale hanno finora operato le aree naturali protette, a partire dai criteri di gestione che hanno enfatizzato il ruolo politico degli enti locali, trascurando del tutto la rappresentatività delle istanze sociali ed economiche della comunità insediata, attive nella quotidiana azione di mantenimento dei territori e dei paesaggi. Gli agricoltori, gli allevatori, gli artigiani debbono essere chiamati ad un ruolo di gestione delle aree naturali protette in un'ottica che garantisca la conservazione delle risorse e lo sviluppo sostenibile delle comunità locali attraverso la riconoscibilità di un patto tra Stato e comunità locali, laddove quest'ultime vengano riconosciute c ome soggetti attivi di salvaguardia del territorio attraverso la valorizzazione delle pratiche ambientali tradizionali e l'incentivazione economica dell'azione di presidio territoriale svolta dai soggetti economici locali, secondo lo stesso meccanismo che consente allo Stato di incentivare la piccola e media impres a nelle aree urbanizzate. 8. EDUCARE A CONVIVERE CON L'AMBIENTE Le ragioni dell'ambiente, la qualità della vita nelle aree urbane, il recupero delle materie attraverso il riciclo dei rifiuti, gli scopi delle aree naturali protette possiedono un potente veicolo di propagazione della ed ucazione ambientale all'interno delle scuole. Oltre 400.000 sono i giovani studenti che hanno partecipato alle nove edizioni di "Un Racconto per l'Ambiente", il Concorso promosso dall'associazione ormai divenuto un punto di riferimento imprescindibile nell'istituzione scolastica, destinato alle scuole di ogni ordine e grado e che nel corso della propria attività ha favorito la realizzazione di oltre cento microprogetti di tutela ambientale. Il fecondo s odalizio con la Green Cross International ha proiettato "Un Racconto per l'Ambiente" in una dimensione internazionale condivisa in dodici Paesi distribuiti in tutti i Continenti. Inoltre la disponibilità di un vasto archivio di documentazione relativa alle diverse edizioni del l'iniziativa, ha reso possibile la conduzione di studi, realizzati sulla più alta campionatura mai analizzata, finalizzati alla valutazione dei contenuti espressi nell'ambito del processo di apprendimento dell'educazione ambientale. In collaborazione con i docenti di VAS, la Facoltà di Psicologia dell'Università di Milano ha analizzato circa 10.000 lavori, realizzati con diverse tecniche espressive, ed ha recentemente concluso l'indagine rilevando, come principale e preoccupante evidenza dell'analisi condotta, la non diffusa preparazione del corpo docente all'insegnamento dell'educazione ambientale, che è risultata in maggior parte approssimativa, frutto di luoghi comun i, priva di approndimenti e non in grado di trasmettere conoscenze corrette sul funzionamento degli ecosistemi e sulle problematiche dovute all'interazione umana con l'ambiente. Un tale risultato non può lasciare indifferenti e chiama immeditamente in causa il modello scolastico, che affida l'educazione ambientale alla sensibilità ed alla preparazione di ogni singolo docente, senza con ciò preoccuparsi di rivedere i model li formativi, ad esempio i corsi universitari, destinati ai formatori, i quali continuano ad essere impostati in modo tradizionale, per lo più senza alcuna connessione diretta o indiretta, salvo specifici approndimenti di pertinenza disciplinare, con le problematiche relative alla salvaguardia dell'ambiente. I docenti, cioè, continuano ad essere formati da un sistema universitario che non si adegua alle nuove esigenze formative che la società affida alla scuola, lasciando all'istituzione il compito di provvedere come può, magari affidandosi a personale di eccellenza che pure non manca completamente nel panorama nazionale dell' insegnamento. Ciò deve impegnare l'associazione ad una vertenza nei confronti del governo della scuola, al fine di ottenere una progressiva valorizzazione del significato strategico che l'educazione ambientale riveste nel la formazione dei giovani e per un addestramento permanente del corpo docente impegnato nella trasmissione dei contenuti educativi. 9.CONTRO DISSESTO E DEGRADO URBANO RIPENSARE LE CITTA' La realtà urbana italiana, nonostante i consistenti processi di urbanizzazione avvenuti nel dopoguerra, è composta da 8.102 Comuni, tra i quali 138 sono quelli con più di 50mila abitanti; mentre sono solo 11 le città che contano una popolazione che supera i 200mila abitanti. Cinque o sei appena sono i centri o aree con una popolazione superiore o vicina al milione di abitanti: Roma, Milano, Torino, Paler mo e Napoli. A queste si aggiungano gli ampi tessuti urbani che vanno a comporre aree "metropolitane", una su tutte la realtà napoletana, quella più problematica e critica dal punto di vista ambientale; o le aree del baci no genoano. Questo particolare aspetto dimensionale rappresenta un elemento caratterizzante dell'Italia; in qualche modo potrebbe anche costituire un fattore di mitigazione delle note critiche che possono avanzarsi riguardo all'ambie nte urbano. Altra considerazione da fare è la seguente: la dimensione dei problemi che si possono prospettare, dovrebbe ancora permettere un approccio localmente focalizzato. Sembra opportuno individuare quali siano le caratteristiche che una città deve offrire ai suoi abitanti affinché la qualità ambientale del centro urbano possa essere considerata elevata? Alcuni obiettivi che ci si dovrebb e porre al fine di una ottimizzazione della vita quotidiana: un'aria libera da smog, una più bassa rumorosità, una migliore organizzazione dei servizi in generale, una più corretta gestione dei rifiuti. La disponibilità d i spazi verdi, intorno e dentro al contesto urbano, dovrebbe rappresentare un impegno di tutti i cittadini e delle amministrazioni comunali che, a livello locale, potrebbero riuscire a definire un contesto urbano verde di qualità ed estensione adeguata, ottenendo luoghi la cui fruizione, in termini di vicinanza, sarebbe nella immediata disponibilità dei più. Quanto riportato si giustifica in base ad alcune indagini statistiche da cui risu lta che il 56% delle famiglie dispone di parchi o giardini distanti a non meno di 15 minuti dalla propria abitazione. Da una verifica complessiva di quanto si è fatto negli ultimi decenni sui tessuti urbani, può discendere l'idea di "nuovo spazio urbano" che non dovrebbe più nascere dalle linee di sviluppo fino ad oggi applicate (industr ia, uffici, residenza, servizi e -sul restante spazio- il verde), ma da un differente approccio che si trova ad affrontare spesso i problemi di una "città-regione" come parco complessivo in cui introdurre ambiti produttivi più modesti e articolati con un minimo impatto ambientale e i luoghi del risiedere con spazi verdi e servizi adeguati, in quanto l'idea di città con i confini, il suo centro storico con la Cattedrale e il Palazzo del Comune sono oramai un reperto storico senza un aggancio con la realtà urbana contemporanea. Di fronte a questo stato della situazione urbana, alcuni parametri possono essere i seguenti: - Pensare la soglia di "accessibilità", la presenza, dei cittadini sul territorio. Quanti possono ancora viverci, lavorare o risiedervi temporaneamente. Solo con un " nuovo limite " si possono predisporre in futuro dei piani non solo per il costruito e i servizi, ma anche per i rifiuti, l'energia e i sistemi di collegamento efficaci; - Pensare un nuovo spazio di minima abitabilità, oltrepassando l'attuale situazione che vede la continua creazione di monolocali e di piccoli spazi abitativi in prossimità di alcuni assi terziari o di particolari nuove funzioni. 10.LA DISMISSIONE DEI SITI INDUSTRIALI DISMISSIONE INDUSTRIALE: UN'OPPORTUNITA' DA NON PERDERE La questione delle aree industriali dismesse crediamo, in questi ultimi 15 anni, sia stata ampiamente dibattuta e per chi non si è occupato di dismissione va ricordato che stiamo trattando un'operazione che investe quasi 60 milioni di mq. di aree industriali non più usate nel paese e che economicamente valgono migliaia di miliardi. Complessivamente possiamo affermare che la dismissione a livello metropolitano è un fenomeno diversificato: a livello nazionale, oltre alle grandi aree dismesse strategiche di città come Milano, Torino, Genova, Napoli e Roma che vanno trattate con una particolare attenzione pianificatoria, troviamo delle dismissioni di media entità e qui parliamo di aree che vanno dai 1.500 ai 3.000 mq. Nelle vaste problematiche ambientali e territoriali crediamo doveroso e opportuno, allora, aprire una finestra e un momento di attenzione su di un patrimonio, mai indagato, di edifici produttivi, strutture e infrastrutture di servizio lasciati sul "terreno" dalla civiltà industriale. Un passato che oggi possiamo chiamare di "archeologia industriale o dei fossili del lavoro". Per molti anni, nel nostro paese la definizione di archeologia industriale ha destato una certa perplessità da parte di molti studiosi del fatto urbanistico e territoriale. Ecco, allora, come è importante riprendere il dibattito e lo studio sulla fine della nostra industria. E' possibile, oggi, immaginare una mappa dei monumenti industriali ? Città come Roma, Torino, Genova, Napoli e Milano possiedono da sole qualche migliaio di siti da sistemare. Roma ne ha ben 400 e una rapida carrellata, in giro per l'Italia, può far risaltare le zone più interessanti: le valli laniere del Biellese, l'area della seta del comasco, i frantoi oleari del pugliese, le zone minerarie dell'isola d'Elba e della Sardegna, i capannoni della Montecatini, l'area Italsider di Bagnoli ,Italsider di Taranto, la Sir di Lamezia, di Reggio Calabria. Ancora l'Eternit di Bari e di Siracusa, ecc. Su questi edifici, siano essi opifici idraulici, fornaci, fabbriche ottocentesche, novecentesche, o villaggi operai va posta l'attenzione interdisciplinare di tutti i soggetti preposti alla progettazione del tessuto urbano, questa è una fase irrinunciabile per poter valorizzare e riqualificare correttamente. Allora, cosa farne degli edifici e delle aree industriali non più usate? Vogliamo occuparci in questa fase, di aree e di pezzi di città che hanno delle potenzialità, come nel caso di Sesto San Giovanni o di Bagnoli, e anche degli strumenti economici. Utile in questo lavoro è l'esperienza di riuso fatta, in questo ultimo ventennio, in Germania. 11. VAS, LA POLITICA E LE ISTITUZIONI Il rapporto che VAS intrattiene con la politica è il portato trasparente della scelta che percorre i nostri programmi e la nostra azione. Una scelta che è di riappropriazione di quelle prerogative decisionali e programmatiche che la politica dei partiti, sempre più circoscritta ad un ruolo di gestione istituzionale, non è più in grado di assolvere, poichè è di fatto lontana dalla vita del territorio e dalla conseguente possibilità di leggerlo e trasformarlo in chiave sostenibile. Vittima o carnefice che sia, la politica dei partiti esprime prevalentemente oggi il condizionamento di poteriforti, economicamente influenti, portatori di interessi delocalizzati, la cui vocazione speculativa condiziona il corto respiro delle decisionalità e la spinge a scegliere in rapporto a convenienze immediate. L'autorganizzazione degli interessi ambientali condivisi, la riarticolazione dei legami fra gli attori sociali interessati ai processi di sostenibilità è altresì il contributo che la nostra associazione profonde al fine di ristabilire occasioni, ambiti e luoghi di una decisionalità sociale che non solo costituisce l'odierna possibilità di governo del territorio, ma è anche l'unica e concreta modalità per organizzare e proporre, anche sul piano dei rapporti di forza, scelte strategiche di governo su grandi questioni di fondo, come quelle sin qui proposte, che di per sè dalla politica dei partiti non sono vissute come priorità del proprio agire. Emerge con ciò un rapporto di lineare lealtà con la politica dei partiti, in primo luogo di profondo rispetto dei ruoli, dalla quale ci aspettiamo che voglia con maturità accogliere anche i più aspri dei conflitti che saremo all'altezza di proporre, come concreta opportunità per tornare ad essere strumento essenziale di governo dei problemi reali. Partire dai problemi, ricostruire attorno ad essi nuovi legami sociali e nuove forme di democrazia partecipata non è un compito facile, ma è tuttavia il ruolo prioritario al quale è chiamato il movimento associativo di cui siamo parte. In questa fatica, che è coerente con la scelta di costruire una associazione sempre più radicata nei problemi e nel territorio nazionale, non ci sentiamo affatto soli. 12. LA CARTA DELLA TERRA La necessità di riorganizzare organicamente il pensiero e i soggetti del nuovo ambientalismo sociale trova nella Carta della Terra, redatta ad opera della Green Cross International, uno strumento di proposizione internazionale, guidato proprio dalla spinta di riunificare gli assunti di nuovi principi universalmente condivisi, secondo lo spirito del diritto planetario che già venne fatto proprio dalla Carta dei Diritti dell'Uomo. La Carta della Terra costuisce di fatto una sintesi delle moderne garanzie che si ritengono irrirunciabili in qualsiasi luogo del pianeta, in favore della sostenibilità dello sviluppo, della sacralità della vita o della invalicabilità del suo limite, a seconda della chiave di lettura religiosa o laica che si ritenga di voler utilizzare. Ciò fa della Carta della Terra uno strumento operativo, che fissa i criteri dell'esercizio di un governo planetario, ritenuto indispensabile alla necessità di uno sviluppo armonico delle comunità umane in rapporto all'ambiente. Un governo planetario che si pone in alternativa al caos mercantile sospinto dalla globalizzazione liberista, che notoriamente non poggia su basi di riflessione etica ma unicamente su una concezione utilitaristica delle risorse. Assumere come associazione il profilo di questa iniziativa significa in primo luogo disegnare una cornice entro la quale contestualizzare le singole azioni, in funzione della condivisione di un più ampio orizzonte culturale, etico e morale. La Carta della Terra diviene dunque il contesto entro il quale esaltare la caratteristica fondante della nostra associazione, che si è distinta nel panorama nazionale proprio a motivo della eticità della sua azione e della sua modalità di agire l'ambientalismo, mai scevro da implicazioni di carattere sociale. Vorremmo operare affinché la Carta della Terra potesse costituire nel nostro paese una concreta occasione di incontro tra istanze etiche afferenti alla dimensione del consumo ecosolidale, della cooperazione internazionale, dell'agricoltura sostenibile, dei diritti genetici, dell'ambientalismo, della produzione e della commercializzazione sociale delle produzioni, delle più varie forme dell'impegno sociale, in una cornice riconosciuta e condivisa di obiettivi comuni: il governo sostenibile del pianeta. ________________________________________ ____ Verdi Ambiente e Societa' ____ ____ Delegazione lombarda ____ ____ Email: coordinamento at vaslombardia.org ____ ____ http://www.vaslombardia.org _____ ____ http://www.verdiambienteesocieta.it _____ ____________________________________________
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