R: Questione Campana (e non solo)



Spesso l'abitudine di inseguire i numeri ci fa dimenticare che dietro i
numeri ci sono persone e significati delle politiche che quei numeri
rappresentano. Allora non e' un male abbandonare per un attimo gli asettici
resoconti e le passive registrazioni dei guai del pianeta per riflettere un
po' di piu' sul senso di quei numeri.
1) in via di principio e' pericoloso separare il politico dal sociale: le
politiche determinano culture, regole di comportamento, orientamenti diffusi
che si riflettono inevitabilmente sul sociale. Quindi che una soluzione (a
mio parere) errata e fuorviante sia rivolta alle istituzioni non ne
diminuisce, anzi ne potenzia, la pericolosita';
2) la questione dei rifiuti in Campania non nasce evidentemente dal numero
della popolazione o dalla sua densita'. Anzi, dalle denunce delle stesse
autorita' di governo, pare che i poteri criminali stiano creando
un'emergenza allo scopo di incentivare l'uso delle discariche private ed
incrementare l'affare dello smaltimento. I verdi intendono forse smentire su
questo il Ministero dell'Interno?;
3) i poteri criminali non sono un'esclusiva della Campania, della Thailandia
e delle aree piu' densamente popolate, chi specula in Campania investe a
Milano ed in Svizzera. Cio' vale anche per i rifiuti: chi abiti dalle mie
parti e si faccia una passeggiata in campagna non e' caso eccezionale che si
trovi di fronte ad una discarica abusiva di rifiuti tossico-nocivi
provenienti dalle aree piu' civili e demograficamente avanzate del nord. La
stessa cosa capita sempre piu' spesso a chi abita nel sovraffollato terzo
mondo, devastato da bidoni e discariche non proprie ma di importazione. E la
Russia, deve la sua nomea di ricettacolo di ogni rifiuto nucleare del
pianeta alla sua stratosferica consistenza demografica?
4) che la quantita' di rifiuti dipenda dalla quantita' di gente mi pare
un'enormita' contraddetta dai numeri (e dalla logica):
non mi risulta, infatti, che le meno densamente abitate aree
centro-settentrionali producano meno rifiuti, mi risulta anzi il contrario;
5) infatti, già il Rapporto Bruntland del 1987 denunciava che i paesi
industrializzati (26% della popolazione a meta' anni '80) consumavano l'85%
di carta, il 79% di acciaio, l'86% di altri metalli, l'80% di energia; la
parte restante rimaneva ai paesi in via di sviluppo (74% della popolazione);
6) piu' recentemente Giorgio Nebbia, in un suo (come sempre) adamantino
studio sulle prospettive di sviluppo sostenibile, riferendosi ai consumi di
energia, da cui dipende in misura diretta o indiretta la produzione delle
altre merci, attribuisce (al 1990) 5.3 miliardi di tonnellate equivalenti di
petrolio al consumo del 1° e 2° mondo (1.6 miliardi di popolazione), e 2.7
MTEP al 3° e 4° mondo (4 miliardi di popolazione), con scenari al 2010 che
prevedono 7.5 MTEP per 1° e 2° mondo (1.8 miliardi di popolazione) e da 3.5
a 6.0 MTEP per 3° e 4° mondo (5 miliardi di popolazione), concludendone che
la risposta agli sconvolgimenti ambientali che questi scenari comportano non
puo' che essere nella redistribuzione delle risorse a livello planetario e
in un sistema di sviluppo sostenibile, radicalmente anticapitalistico, per i
paesi piu' ricchi;
7) anche i dati che quotidianamente leggiamo su peacelink mi pare vadano
nella medesima direzione: i rifiuti solidi, come quelli liquidi, come i
gassosi (CO2), sono massicciamente prodotti in paesi nord-americani ed
europei, a crescita zero, sicche' non si vede quale contenimento demografico
possa seriamente incidere sull'ambiente, a meno che non si organizzi qualche
strage di massa... Anche il problema del cibo non dipende da fattori
demografici ma dall'ineguale distribuzione delle risorse e dalle rapine del
sistema commerciale mondiale (capitalistico, ha un nome ed un cognome), come
afferma la stessa FAO;
8) chi ha stabilito una relazione tra la crescita demografica e
l'abbassamento del livello di vita medio, in particolare in Africa, e'
(guarda caso) la Banca Mondiale, e gia' dal 1984 ("World Development Report
1984", Washington D.C.), e conosciamo bene il ruolo di questa istituzione
nell'accrescimento delle disuguaglianze sociali, dei disastri ambientali e
della poverta' nel pianeta;
9) le politiche demografiche nei PVS non hanno affatto risolto i problemi
denunciati, anzi sono spesso stati lo strumento di azioni di massiccio
sfruttamento produttivo delle popolazioni: in India c'e' un tasso di
crescita del 2.3% all'anno, ma nelle zone del centro e dell'est ed in quelle
in cui e' piu' diffusa l'industria dei tappeti che mantiene la schiavitu'
dei bambini, il tasso di crescita e' "derogato" al 3-3.5% all'anno (fonte:
Centro Nuovo Modello di Sviluppo "Sud-Nord. Nuove alleanze per la dignita'
del lavoro", 1996). Il controllo demografico non incide sulle cause vere
dello sfruttamento delle popolazioni delle "tigri asiatiche", e francamente
non capisco da che punto di vista in Thailandia la popolazione starebbe
"meglio";
10) spesso siamo portati ad attribuire virtu' taumaturgiche al riciclaggio
dei rifiuti (beninteso: chi scrive elaborava piani per raccolta
differenziata e riciclaggio comunali a meta' anni '80, quando non era tanto
di moda). In realtà non e' affatto la soluzione piu' idonea dal punto di
vista ecologico, dipende dalle merci e dai rifiuti, che non sono tutti
uguali: vi sono elementi ad elevata dissipazione per cui il riciclaggio non
e' di molto aiuto. Inoltre non e' priva di costi in termini di energia.
Sussistono inoltre parti non riciclabili, anche estremamente nocive. Per
questo studiosi come Georgescu-Roegen hanno spostato l'attenzione sulla
questione della durevolezza dei prodotti e sui fattori culturali. In fondo,
e' rassicurante continuare a consumare massicciamente il pianeta pensando
che "tanto si ricicla". Non e' proprio cosi';
11) altre volte ho scritto (repetita iuvant) che la demografia ha una sua
dignita' ed una sua rispettabilita' sul versante del benessere e del
corretto sviluppo sociale, non lo discuto. Proporla come "soluzione" ai guai
ambientali e' invece discutibile e frutto di una ideologia che ha precise
connotazioni, per nulla "progressiste", che risalgono a Malthus.
Ogni soluzione, credo, non puo' che discendere dall'individuazione delle
cause del male. Qui il male non e' la popolazione, ma e' lo sfruttamento
capitalistico delle risorse, la conseguente strategia dello stimolo dei
consumi sfrenati, la conseguente opera fiancheggiatrice dell'economia
tradizionale che ignora i limiti del pianeta e la biologia, la conseguente
divisione del lavoro e della produzione nel pianeta, la conseguente ineguale
distribuzione del potere e delle risorse (quanto le monocolture
contribuiscono alla devastazione delle foreste? Eppure esse non discendono
da bisogni di sopravvivenza delle popolazioni locali, ma da precisi
interessi delle multinazionali del nord del mondo).
Dire che e' la sovrappopolazione la causa dei mali del pianeta, come fanno
la BM ed il FMI, significa nascondere le cause vere (comodo per i
beneficiari), significa dire che tutti siamo colpevoli (tutti consumiamo,
ricchi e poveri), ed in particolare i poveri, che oltre ad essere troppi,
sono anche sporchi (i rifiuti a Napoli...) e perfino maleducati
(demograficamente, s'intende);
12) non mi sembra troppo strano che chi abbia grande dimestichezza con i
problemi dell'ambiente, incorra anche nell'infortunio di non assegnare la
giusta rilevanza alle varie cause e alle relative soluzioni. E' un serio
problema del movimento ambientalista, tuttora non risolto. In fondo, lo
specialismo produttivista, che tanto bene Tiezzi denunciava (separazione tra
economia e biologia, tra storia e fisica) si riproduce in un'artificiosa
separatezza tra le competenze ambientali e quelle lavoristiche e sociali, e
ci riesce difficile trovare i nessi tra questioni che hanno l'identica
matrice.
Mi scuso per la lunghezza.
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Francesco Fanizzi - Bari -
ultrared at libero.it

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To: <pck-ecologia at peacelink.it>
Sent: Sunday, March 25, 2001 1:55 PM
Subject: R: Questione Campana


> La riflessione del Lab Eudemonia non e' rivolta ai cittadini, ma alle
> istituzioni che non hanno politiche demografiche adatte a mantenere la
> popolazione stabile. In paesi come la Thailandia che hanno una buona
> politica demografica la popolazione sta meglio. Credo comunque che in
> Campania non ci sarebbe questa emergenza se si riciclasse un'alta
> percentuale di rifiuti... non e' detto che una popolazione numericamente
> minore a quella di oggi produrrebbe meno rifiuti. Cio' non toglie che e'
> anche colpa del numero della popolazione: insomma il problema deve essere
> affrontato sia nei consumi che nella politica demografica. A mio parere
> quest'ultima da sola non basta.