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OGM:posizione WWF (fwd)
- Subject: OGM:posizione WWF (fwd)
- From: "AlessandroGimona"<agimona at libero.it>
- Date: Tue, 23 May 2000 10:52:14 +0200
Vi allego il testo del volantone che il WWF Italia ha recentemente preparato sulla manipolazione genetica. Cordiali saluti. Roberto Brambilla WWF Italia INDUSTRIA BIOTECH: LA BIODIVERSITÀ NON È IN VENDITA La biodiversità: un patrimonio del Pianeta Paradossalmente, proprio mentre le biotecnologie permettono nuovi usi degli organismi viventi e persino la creazione di nuove specie, il patrimonio di biodiversità creato da quasi 4 miliardi di anni di evoluzione sta scomparendo sempre piu' velocemente. Dal 1950 ad oggi potrebbero essere estinte per sempre da mezzo milione a piu' di un milione di specie. Le specie viventi finora identificate sarebbero, secondo una valutazione approssimativa, circa 1.400.000 specie animali e 400.000 specie vegetali (Wilson, 1993), ma molti studiosi ritengono che il loro numero debba essere molto maggiore Anche se l’estinzione è una parte naturale dell’evoluzione, normalmente ne costituisce un evento raro, nell’ordine di circa 1-10 specie all’anno. Gli scienziati calcolano invece che in questo secolo i ritmi di estinzione siano aumentati fino a raggiungere almeno le mille specie all’anno, il che indica che stiamo vivendo in un periodo di estinzione di massa: uno sconvolgimento evolutivo della diversità e della composizione della vita sulla Terra. (Tuxill, State of the World 1999). Organismi geneticamente modificati (OGM): la posizione del WWF “Uno dei nostri bisogni più urgenti è quello di stabilire all’interno della comunità scientifica, alcuni mezzi per stimare e riferire in anticipo quanto riguarda i benefici e i pericoli attesi dagli interventi ambientali proposti. Una tale considerazione anticipata avrebbe potuto allontanare molte delle nostre attu li insetticidi,e gli agenti contaminanti radioattivi “. (Barry Commoner, 1963, - Science and Survival - Viking Press) La missione del WWF consiste nella conservazione della natura e dei processi ecologici perseguendo tutto ciò in armonia con le necessità della vita umana mantenendoci nei limiti della natura. Il WWF riconosce i potenziali vantaggi per la società che possono provenire dall’applicazione delle nuove tecnologie legate alle modificazioni genetiche, soprattutto in campo medico, ma è molto preoccupato dai pericoli connessi al loro impiego quando comportino l’immissione nell’ambiente, potenzialmente incontrollabile, di Organismi Geneticamente Modificati (OGM) come avviene ad esempio nel caso dell’agricoltura. Un po’ di storia La spinta ad un'industrializzazione crescente nel campo agricolo ha comportato, nei Paesi industrializzati, grandi problemi ambientali. Le varietà selezionate nei millenni che hanno rappresentato una fonte a cui attingere non solo per migliorare i raccolti, ma anche per poter contare su varietà diverse per far fronte a mutamenti ambientali o ad attacchi di parassiti, è stata oggi sostituita da sementi sempre più omogenee, e la varietà di razze tradizionali sta scomparendo. Le multinazionali che le producono sono arrivate a brevettare e vendere semi accoppiati a particolari prodotti chimici (erbicidi e pesticidi) a cui sono in grado di resistere. Accanto a questo grave fenomeno che porta progressivamente all’unifomità genetica delle coltivazioni, esiste anche una perdita di biodiversità delle specie selvatiche da cui l’uomo ha ricavato le varietà coltivate dovuta all’ abbandono delle pratiche agricole tradizionali, all’alterazione o alla distruzione di habitat natura i. Un esempio significativo per capire l’ importanza della biodiversità per l’agricoltura è fornito dalla patata, la cui coltivazione può essere messa in crisi dall’attacco di un fungo parassita, la peronospora. Nel 1840, in Irlanda, la peronospora distrusse i campi di patate provocando una terribile carestia che uccise più di un milione di persone. In seguito la malattia è stata tenuta sotto controllo mediante l’uso di fungicidi, fino alla metà degli anni ottanta, quando i coltivatori hanno iniziato a registrare episodi di resistenza ai trattamenti. Negli anni novanta, si sono stimate perdite pari al 15% del raccolto mondiale, equivalenti a 3,25 miliardi di dollari; negli altopiani della Tanzania le perdite sono state quasi del 100% (Tuxill, State of the World 1999). La salvezza dagli attacchi di peronospora può derivare dalla disponibilità di varietà diverse da quelle attualmente coltivate, in grado di resistere al parassita. Infatti gli scienziati dell’International Potato Center di Lima, in Perù, hanno scoperto che le patate coltivate sulle Ande secondo i metodi tradizionali e le corrispondentti specie selvatiche sviluppano resistenza alla peronospera, offrendo così nuove speranze per il futuro della coltivazione della patata. Oggi l’introduzione degli OGM in agricoltura non fa che aggravare la già precaria situazione, creata a partire dal secolo scorso dagli ibridatori specializzati, portandola a conseguenze difficilmente prevedibili. L’ introduzione di OGM nell’ambiente, può infatti comportare cambiamenti nella capacità di adattamento delle specie all’ambiente e nei rapporti tra le specie e di conseguenza la modificazione degli equilibri dinamici naturali e dei processi evolutivi degli ecosistemi, che sono fo garantire i meccanismi dell’evoluzione naturale. Lo sviluppo di OGM è molto di più che una forma accelerata di selezione di piante, animali e microrganismi basato sui naturali processi di riproduzione. Esso può creare nuove forme di vita, può farlo ad un ritmo che non ha precedenti nella storia della Terra e fuori dal controllo e dalla portata della selezione naturale. I convenzionali processi di selezione producono nuove varietà di organismi, alcuni dei quali possono influenzare le specie selvatiche. La tecnologia OGM, incorporando nuovi geni in piante e animali, può creare rischi maggiori per la biodiversità colpendo le interrelazioni ecologiche. Anche i cambiamenti negli usi e gestione del suolo associati con la diffusione degli OGM possono avere un impatto ecologico. Inoltre, il ricorso diffuso agli OGM accelererà la perdita di biodiversità a livello di variabilità genetica intraspecifica, diminuendo la capacità di risposta evolutiva adattativa delle specie. Le richieste del WWF Allo stato attuale delle cose, il WWF ritiene si debba applicare rigorosamente un principio precauzionale all’uso e al rilascio (o alla fuga accidentale) di OGM in natura. Il WWF raccomanda: una moratoria sul rilascio in natura degli OGM fino a quando le interazioni ecologiche saranno pienamente studiate e messe in pratica opportune misure di sicurezza; una aperta valutazione dell’impatto ambientale dei rilasci pianificati nell’ ambiente, considerando anche l’impatto dei mutamenti nelle pratiche di gestione delle colture e l’invasione di habitat naturali e semi-naturali o l ’esclusione competitiva delle specie autoctone da parte delle piante o degli animali transgenici; evitare impatti ulteriori creati attrav che: facilitano o stimolano un uso più esteso di input chimici nell’agricoltura; mettono in pericolo il controllo naturale degli infestanti e altri insetti utili associati alle coltivazioni, come le api; mancano di cautele contro il flusso accidentale dei geni modificati negli organismi selvatici o in quelli coltivati non modificati; usano costrutti genetici artificiali (i cui effetti sono ancora più diffcili da prevedere e controllare); un monitoraggio efficace da parte delle industrie, dei governi e delle agenzie di sviluppo dell’uso e della diffusione degli OGM, inclusi gli effetti sugli habitat e sulle specie e sulla salute e la qualità della vita umana, con la massima trasparenza e il massimo accesso alle informazioni disponibili; il riconoscimento del ruolo delle conoscenze tradizionali nella selezione delle varietà coltivate e una appropriata condivisione dei benefici. Il WWF si impegna a: allertare i Governi, le Agenzie di aiuto allo sviluppo, le industrie e il pubblico sugli sviluppi nel campo degli OGM e sul modo in cui essi influiscono sulla missione WWF di proteggere e migliorare l’ambiente e la sostenibilità della vita; continuare a sostenere una moratoria sull’uso o il rilascio di OGM. Supportare le richieste per una chiara etichettatura ecologica dei prodotti allo scopo di promuovere la sensibilizzazione dei consumatori mettendoli in grado di fare scelte consapevoli. Biotecnologie, OGM, clonazione: che confusione! In questi tempi capita spesso di vedere citate a sproposito queste parole. Occorre fare attenzione. Le biotecnologie esistono da quando l’uomo e diventato prima allevatore e poi agricoltore perché biotecnologia indica semplicemente una tecnica che uti birra, l’ aceto, il vino, lo yogurt sono tutti prodotti realizzati grazie a biotecnologie, cioè a processi che l’uomo ha messo a punto combinando le caratteristiche di particolari microorganismi esistenti in natura con procedure che non avverrebbero naturalmente. Quindi le biotecnologie sono tutt’altro che nuove! Nuova invece è la scoperta scientifica effettuata nel 1973 dai biologi americani Stanley Cohen e Herbert Boyer che scoprirono gli enzimi di restrizione (una sorta di forbici naturali che permettono di tagliare il DNA in punti specifici) che hanno permesso di individuare processi molecolari per modificare porzioni di informazione genetica corrispondente a singoli geni trasferendoli da una specie ad un’altra. Organismo geneticamente modificato (OGM) è quindi un organismo nel quale con queste tecniche (dette anche ingegneria genetica o tecnica del DNA ricombinante) è stato inserito un gene estraneo a quell’individuo, a quella popolazione, a quella specie. Usando questo metodo è possibile inserire anche geni della stessa specie, ma è più frequente il caso in cui si inseriscono geni di specie completamente differenti: quindi trasferendo un gene da una specie ad un’altra si ottiene un “nuovo” individuo che è detto “transgenico”. Di conseguenza si parla di prodotti transgenici, di cibi transgenici quando questi derivano da organismi manipolati geneticamente. La clonazione è infine un fenomeno che avviene in natura per alcuni microrganismi e per alcune piante, non avviene invece naturalmente negli animali e, in particolare, nei vertebrati. La clonazione è divenuta interessante dal punto di vista commerciale perché, a differenza della riproduzione sessuale, permette di trasmettere con certezza ai nuovi individui ttenuti attraverso il processo complesso e laborioso della manipolazione genetica. Ad esempio una volta che si è “creata” una pecora con una lana più folta e bella, fatto commercialmente interessante, grazie alla clonazione si possono ottenere facilmente pecore che avendo lo stesso patrimonio genetico della pecora originaria daranno lana folta e bella. Le piantagioni di alberi geneticamente modificati nel mondo Il problema degli OGM non investe solo il campo agroalimentare, ma anche il settore forestale. Il WWF Internazionale, in un rapporto pubblicato a Londra nel novembre del 1999 dal titolo “La tecnologia delle modificazioni genetiche nel settore forestale”, ha infatti rivelato che un numero rapidamente crescente di piante GM sono immesse senza opportuni controlli in varie parti del mondo. Il WWF in tale rapporto avverte che la produzione commerciale di alberi GM potrebbe cominciare entro due anni, principalmente in Cina, Cile e Indonesia, finanziata per la maggior parte dai capitali privati delle nazioni industrializzate. Ciò potrebbe accadere anche in assenza di ricerche e regolamentazioni adeguate sull’impatto ambientale delle piante GM. Il rapporto del WWF conclude che il pericolo di inquinamento genetico è elevato e può associarsi alla diffusione di nuove piante fortemente infestanti. Come per l’agricoltura potrebbero esserci effetti non previsti e non controllabili da parte dell’uomo. Alcuni effetti negativi degli OGM - Si è appurato, in particolare tra i vegetali, che i “geni” inseriti in una specie possono passare ad altre. In questo modo ad esempio caratteristiche di resistenza agli erbicidi possono essere trasferite a specie che diventano in tal modo potenziali “piante superinfestanti”. - La riduzione della biodiversità è un altro effetto dell’introduzione di OGM nell’ambiente: nuove specie con diverse caratteristiche potrebbero competere più vantaggiosamente con quelle che si sono selezionate naturalmente facendole scomparire per sempre ed innescando processi di cui non è facile prevedere lo sviluppo sia in termini ambientali che economici e sociali. - Le possibilità di allergie. Esemplare è stato il caso della soia in cui sono stati inseriti i geni della noce brasiliana per renderla più ricca di metionina, un aminoacido che il nostro organismo non sa produrre. La soia così creata si è rivelata fortemente allergenica per gli allergici alla noce e solo in extremis si è evitato che venisse commercializzata. Questo esempio fa anche capire l'importanza dell’etichettatura dei prodotti transgenici per informare le persone allergiche sulla insospettabile presenza in cibi o materiali (ad es. la soia) di sostanze alle quali gli interessati potrebbero essere allergici (la noce brasiliana). Ingegneria genetica e fame nel mondo Uno dei principali cavalli di battaglia dei sostenitori della manipolazione genetica è che l’introduzione degli OGM permetterà di sconfiggere la fame del mondo. Il WWF ritiene che questa sia una affermazione infondata poiché la fame nel mondo non nasce dalla mancanza di tecnologie agricole appropriate, ma da problemi di tipo economico e politico che implicano una ingiusta distribuzione delle risorse tra il Nord e il Sud del Pianeta. Il vero ostacolo alla risoluzione di tale problema va ricercato nella logica della “globalizzazione” che incide sulla struttura organizzativa della società. La possibilità di un tenore di vita decoroso, la condizione femminile e la capacità dei Governi no gli elementi che determinano il fatto di potersi sfamare o meno. Il premio Nobel Amartya Sen ha sottolineato che è la povertà - e non la mancanza di cibo - la causa della fame. Infatti, agli inizi degli anni novanta, circa l’80% dei bambini malnutriti dei paesi in via di sviluppo viveva in nazioni che vantavano eccedenze alimentari. La caratteristica comune di questi paesi è una povertà dilagante, che impedisce di comprare alimenti o di poterli coltivare. La povertà comporta anche l’impossibilità di accedere alle cure mediche ed all’ istruzione e impedisce di vivere in un ambiente sano: tutti fattori che aumentano la probabilità di soffrire la fame (State of the World 2000). Nel campo agroalimentare sta avvenendo un processo simile a quello già visto nel caso dell'industria: la produzione viene portata dove non ci sono organi di difesa in termini di manodopera e di tutela dell'ambiente, dove quindi ci sono minori controlli, più libertà di sfruttamento e conseguenti costi di produzione bassissimi. Molte nazioni indebitate, nel tentativo di guadagnare valuta straniera con cui sanare il proprio debito, puntano all’esportazione di caffè, banane, fiori e altre coltivazioni che hanno mercato, spesso a scapito della produzione interna di cibo. I maggiori beneficiari di questo trend di mercato sono di solito le grandi compagnie, gli investitori stranieri e i grandi proprietari terrieri, non certo gli agricoltori poveri. Ecco quindi che l’ingegneria genetica appare del tutto marginale rispetto a queste problematiche, anzi, grazie all’aumento dei brevetti non farebbe che aumentarli. I brevetti sulla vita: mezzo per tenere in pugno l’umanità? In India, nei primi anni '90 ricercatori americani hanno scoperto che da più medicina ed in agricoltura i prodotti derivati da un albero, il neem. Questa scoperta, che appartiene alla storia ed alla cultura del popolo indiano, è stata da sempre messa a disposizione di tutti i popoli dell'area dell'Oceano Indiano, senza che mai nessuno chiedesse a questi popoli di pagare i diritti d'autore all'India Totalmente diverso è il comportamento delle multinazionali, che prelevano i geni di questi prodotti e li brevettano sfruttando anche la carenza delle leggi dei paesi in via di sviluppo e infatti una di esse ha ottenuto nel 1994 un brevetto sulle proprietà fungicide del neem. Il meccanismo è quello di una privatizzazione, non solo nei confronti di qualcosa che appartiene alla natura e all’umanità, ma che rientra nella cultura di un popolo che per secoli lo ha messo gratuitamente a disposizione di tutti. Fortunatamente, grazie all'intervento dell'Indian Research Foundation presieduto da Vandana Shiva e da alcuni parlamentari verdi europei, in questi giorni il brevetto é stato revocato dall'Ufficio Brevetti Europeo ritenendo insufficiente la motivazione addotta, dato che queste proprietà sono note da sempre ai contadini indiani. Il fatto di poter brevettare il gene, la pianta modificata con l'inserimento del gene e la discendenza di quella pianta, permette alle grandi aziende produttrici di sementi, di chiedere per contratto agli agricoltori che utilizzano i loro semi di non usare parte del raccolto per la semina dell’ anno successivo. Tutto ciò, unito alla scomparsa dei semi e delle coltivazioni tradizionali mette le multinazionali in condizione di realizzare grandi profitti e di acquisire un potere sociale e politico enorme. Da ciò si comprende il grande lavoro delle lobby dei paesi avanzati che ni sull’Organizzazione Mondiale del Commercio, affinché i brevetti vengano tutelati in ogni parte del mondo e possano essere estesi agli organismi viventi o a loro parti. Le colture agricole sperimentali in Italia Molti ancora non sanno che in Italia sono stati effettuati o sono in atto numerosi esperimenti di Organismi Geneticamente Modificati in campo aperto: tra le aziende interessate citiamo Monsanto Italiana S.p.A., Novartis Seeds S.p.A., Pioneer Hi-Bred Italia S.p.A., Dekalb Italia S.p.A., Hoechst Schering AgrEvo Italia S.p.A., KWS Italia S.p.A., Advanta Italia S.p.A.. Dal 1997 le regioni italiane che sono state maggiormente interessate sono state: - Lombardia con le coltivazioni di barbabietola da zucchero resistente alla Kanamicina e all’erbicida Glufosinato ammonio (T120) o all’erbicida Glifosato, mais resistente all’erbicida Glifosato (GA21) o all’erbicida Glufosinato ammonio o alla piralide o all’Ampicillina, riso resistente all’ erbicida Glufosinato ammonio (Liberty), soia resistente all’erbicida Glifosato. Emilia Romagna con predominanza di coltivazioni di barbabietola, mais e pomodoro. Veneto con mais, barbabietola, soia Piemonte con mais e soia Marche con barbabietola, melone, melanzana, pomodoro Liguria con Osteospermum e pomodoro Friuli con mais e soia Toscana con Barbabietola seguono con un minor numero di siti per coltivazioni sperimentali: Molise (barbabietola), Lazio (barbabietola, melone, pomodoro), Campania (melanzana e pomodoro), Basilicata (melanzana), Puglia (Barbabietola), Sicilia (melanzana). Sembrano essere esenti da coltivazioni transgeniche la Valle d’Aosta, il Trentino, l’Umbria, l’Abruzzo, la Calabria, la Sardegna. Per maggiori informa manipolazione genetica degli alimenti (www.rfb.it). I segnali positivi Grazie al lavoro di molti gruppi e associazioni e al conseguente aumento della sensibilità dell’opinione pubblica, negli ultimi tempi è stato possibile registrare una serie di segnali positivi che fanno sperare in una valutazione critica e approfondita di tutta questa problematica. Innanzi tutto la richiesta di sementi OGM da parte degli agricoltori americani è molto calata poiché è aumentata la richiesta di prodotti liberi da OGM. In Italia la Coldiretti, una delle principali associazione di categoria degli agricoltori, ha lanciato per il 2000 il programma “Semina sicura” con il quale ha chiesto ai propri associati di sincerarsi circa il fatto che i semi siano liberi da OGM. Sempre in Italia le sperimentazioni in campo aperto di OGM che avevano raggiunto nel 1999 una punta di circa 270 campi sono state ridotte per il 2000 ai soli istituti pubblici di ricerca come le Università o i centri sperimentali dello Stato. Alcune grandi catene di supermercati hanno avviato dei canali per la vendita di prodotti biologici: tra queste la Esselunga, la COOP. Altre aziende hanno dichiarato pubblicamente di impegnarsi a non utilizzare prodotti che contengano OGM. Per quanto riguarda il fronte della scienza, si può registrare un invito alla cautela per gli aspetti ecologici da parte dell’agenzia di protezione ambientale britannica (Nature Conservancy), della Union of Concerned Scientist e dalla FAO (www.fao.org/biotech/state.htm - www.fao.org/FOCUS/E/SOFI/home-e.htm). Per quanto riguarda gli effetti sulla salute degli OGM si può citare la British Medical Association che rappresenta i medici britannici (The Impact of Genetic Modification on Agricultu Health - Board of Science and Education. An Interim Statement, maggio 1999). Inoltre il principio di equivalenza sostanziale, usato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per equiparare i cibi transgenici ai cibi tradizionali è stato criticato da scienziati con articoli su riviste scientifiche internazionali (vedi Nature 401). E’ stato infine recentemente completato a Montreal in febbraio 2000 il “Protocollo per la Biosicurezza ” facente parte della Convenzione sulla Biodiversità e sarà ratificato tra breve da 130 paesi: esso dà grande importanza al principio precauzionale, che è il principio secondo cui, rispetto ad un nuovo processo tecnologico, occorre fare una valutazione per capire se siamo in grado di prevederne i rischi e, una volta previsti, se siamo in grado di controllare i danni, per minimizzarli. Per avere ulteriori informazioni. Libri Il secolo biotech - di Jeremy Rifkin (Baldini e Castoldi - 1998) L’orto di Frankestein. Cibi e piante transgeniche - di Jean Marie Pelt (Feltrinelli - 2000) Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni - di Vandana Shiva (Cuen - 1999) Osservazioni sull’agricoltura geneticamente modificata e sulla degradazione della specie (Bollati Boringhieri - 2000) Biologia come ideologia - di Richard Lewontin (Bollati Boringhieri - 1991) State of the world 1999 - Lester R. Brown ed altri (Edizioni Ambiente - 1999) State of the world 2000 - Lester R. Brown ed altri (Edizioni Ambiente - 2000) Il Filo della vita - di Susan Aldridge (Dedalo Libri - 1999) La diversita’ della vita - di Edward Wilson (Rizzoli - 1993) Siti internet www.rbf.it dove si trovano leggi in materia e anche la proposta per far deliberare al comune di diventare antitransgenico www.greenpeace.it con una serie di documenti www.tebio.org è il sito al quale far pervenire le adesioni e dove si trova il documento che fa da base ideale per tutte le associazioni che combattono contro il transgenico www.amab.it è il sito dell’Associazione Mediterranea per l’agricoltura biologica che è partner del WWF per questa materia. www.biodiv.org <http://www.biodiv.org> per la Convenzione Sulla biodiversità www.unep.org <http://www.unep.org> Sito delle convenzioni internazionali sull’ambiente www.panda.org <http://www.panda.org> e www.wwf.it <http://www.wwf.it> Siti del WWF Internazionale e del WWF Italia Cosa possiamo fare concretamente come consumatori Le multinazionali sembrano invincibili, ma poggiano il loro potere sull’atto d’acquisto del singolo consumatore che deve quindi essere consapevole del suo potere. Ecco alcuni suggerimenti. Innanzitutto occorre fare attenzione a quello che si acquista. Dal primo di aprile 2000 l’Unione Europea ha stabilito che i prodotti con più dell’1% di ingredienti OGM debbano riportarlo sull’etichetta, perciò è bene prestare attenzione. In particolare i prodotti che provengono da USA e Canada (ad esempio i cereali per la prima colazione e i prodotti a base di margarina), hanno molte probabilità di contenere ingredienti OGM. Prendere atto che il decreto del Presidente della Repubblica n.128/99 vieta di utilizzare OGM per gli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini fino ai 3 anni. Chiedere all'industria alimentare di adeguarsi in tal senso e auspicare che sugli altri prodotti destinati a tutti sia riportata la scritta "da non dare ai bambini fino a tre anni". Informarsi circa le aziende che dichiarano di non impiegare Cercare di acquistare prodotti biologici, ormai reperibili anche nei supermercati a prezzi di poco superiori ai prodotti normali. Anche i prodotti dei negozi del commercio equo e solidale sono senza OGM. Privilegiare i prodotti tipici della zona in cui si vive ed evitare i cibi preconfezionati. Chiedere che i fornitori di materie prime (grano, soia ecc.) tengano assolutamente distinti sin dall’origine i materiali OGM da quelli tradizionali per evitare contaminazioni. Fare pressione sui politici affinchè, all’atto del voto nelle sedi istituzionali (Parlamento europeo, Parlamento italiano), tengano presente che la salute dei cittadini e la salvaguardia dei sistemi naturali sono più importanti del profitto. Sostenete le battaglie del WWF per la conservazione dell’ambiente. WWF Italia, Via Po 25/c, 00198 Roma Per contattare l’associazione: 06.844971 e.mail; wwf at wwf.it
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