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piano delle coste liguri
- Subject: piano delle coste liguri
- From: bruno at aleph.it
- Date: Thu, 10 Feb 2000 13:28:08 +0100
Piano delle coste: un'occasione per un'economia ecocologica. "La decisione di rinviare le decisioni in merito alla costruzione di nuovi porti turistici in Regione Liguria è un primo, seppur limitato e parziale, passo verso un'economia regionale che non si basi esclusivamente sulla rendita del mattone e lo scempio ambientale, ma trovi la ragion d'essere nell'equilibrio tra ambiente e sviluppo" dichiara il vice presidente del Consiglio Comunale di Genova Antonio Bruno. "Il piano come era stato presentato aveva finalità che risultano contraddittorie: si vogliono tutelare i residui tratti di costa non urbanizzati e contemporaneamente disciplinare la realizzazione di porticcioli turistici o di altre opere a mare per incoraggiare lo sviluppo turistico.", afferma Edoardo Baraldi di Sinistra Verde, già assessore all'Urbanistica del Comune di Recco. " Infatti, lo schema di orientamento della regione prevede il raddoppio dei posti barca "proposto come commercialmente ottimale" (da 12 a 22 mila posti barca PE12, posto barca equivalente di 12 metri). Da Ventimiglia alla foce del Magra si associano in modo disinvolto porti e difesa della costa, valorizzazione con sfruttamento, associando allo sviluppo turistico il raddoppio dei posti barca, con il rischio di aggravare il processo di cementificazione delle coste. Edoardo Baraldi chiede: "Perché continuare a sostenere che ogni 4/5 barche garantiscono un posto di lavoro, mentre contemporaneamente si riconosce che 'nel Tigullio la crisi economica ha provocato una marginale riduzione di domanda nei porti privati di Rapallo e di Lavagna, a causa di un livello di prezzi che è il più alto in assoluto di tutto il tratto di costa studiato?' E perché pensare di ampliare il porto di Chiavari, se nel Tigullio i posti barca sono almeno 3000, un porto turistico ogni 5 Km, uno yacht o barca da diporto ogni sei metri di litorale e gli addetti nei 5 porti del Tigullio sono poche decine, ben al di sotto delle cento unità ? E perché nel piano si usa un prudente condizionale per l'ampliamento del porto di Finale, il cui allungamento della diga " sembrerebbe non produrre significativi effetti sulla dinamica costiera"? mentre 'il valore paesaggistico della zona non appare tale da giustificare vincoli all'espansione?' Per Antonio Bruno "è da contrastare il devastante ciclo opere - riempimenti, con particolare riguardo alla notevole quantità di materiale che si renderà disponibile a seguito dei grandi interventi infrastrutturali previsti in Liguria (raddoppio F.S., alta velocità e potenziamento viabilità)", compromettendo irreparabilmente la vita nei fondali". Conclude Edoardo Baraldi che "è impossibile conciliare lo sfruttamento turistico (sic) con la salvaguardia di vaste aree naturali e, nello stesso tempo, impedire la costituzione di un continuum urbanizzato in fregio alla costa. Un esempio per tutti : la vicenda del porto turistico degli Aregai nel comune di S.Stefano al Mare - una colossale operazione turistico commerciale con quasi 1.000 posti barca, altrettanti posti auto, residence, centro commerciale in un tratto di costa dichiarato di notevole interesse pubblico. Un riempimento catastrofico di almeno 10 ettari nel tratto di mare in cui anni fa l'amministrazione provinciale di Imperia aveva proposto l'istituzione di un'area di tutela biologica per la presenza della prateria di Posidonia. L'allora pretore Sansa nel 1989 aveva disposto per il sequestro del cantiere. Antonio Bruno Vice Presidente del Consiglio Comunale di Genova Altro Polo - Sinistra Verde 0339 3442011
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