[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
I: In Amazzonia arrivamo i biopirati
- Subject: I: In Amazzonia arrivamo i biopirati
- From: "paola consoli" <paolac at net4u.it>
- Date: Sun, 6 Feb 2000 17:13:00 +0100
da Panorama gennaio 2000 In Amazzonia arrivano i biopirati Gli sciamani sudamericani denunciano il saccheggio delle erbe medicinali amazzoniche da parte della medicina occidentale. In nome della New Age di Ivano Sartori Il cactus taringui dai poteri allucinogeni. Le foglie del jamou per scacciare la febbre. Una tisana d'alcaparo per curare l'emicrania. Da secoli gli indigeni boliviani conoscono le virtù terapeutiche delle piante della foresta amazzonica. Da qualche anno anche i Paesi ricchi hanno imparato ad apprezzarle e sfruttarle. Avventurieri senza scrupoli battono i villaggi, spiano il lavoro degli sciamani, rubano i segreti ancestrali delle loro pozioni, si fanno consegnare bacche ed erbe in cambio di qualche dollaro. Li chiamano biopirati, ladri del patrimonio genetico amazzonico. Sono fornitori, esploratori, battistrada di una farmacopea industriale a corto di idee e di formule. La regione di Izozag, nella Bolivia orientale, è particolarmente presa di mira dai saccheggiatori. «E qui che sperano di trovare la formula per sconfiggere il cancro», spiega il guaritore Miguel Cuellar, 64 anni, 12 mogli e un numero imprecisato di figli. «Avevo cinque anni quando mio zio decise di trasmettermi le sue conoscenze sulle piante medicinali: per quindici anni mi spiegò e mi insegnò, mentre questi stranieri vogliono apprendere tutto in pochi giorni». Don Miguel Cuellar è uno degli sciamani più stimati dela Bolivia. Come gli altri colleghi delle trentasette comunità indigene del Paese, si sente truffato. «Ho rivelato parecchi segreti e in cambio non ho ricevuto nulla». Si sente minacciato. Sa bene che i tre quarti dei medicinali moderni sono ricavati dalla flora selvatica. E la foresta amazzonica è un erbario sterminato, in gran parte vergine. Dopo l'incolumità degli alberi di alto fusto che hanno mobilitato l'opinione internazionale negli ultimi anni, sono ora a repentaglio le specie botaniche dalle proprietà medicinali. Don Miguel illustra come funziona il meccanismo della rapina: «Utilizzano le nostre piante per le manipolazioni genetiche. Depositano il brevetto del principio attivo e così diventano proprietari delle nostre conoscenze e della vegetazione che ci circonda». Da qualche anno il furto sistematico delle risorse genetiche allarma le autorità di La Paz. Nel 1995 il governo scopre che la società americana Hoesing ha brevettato l'apelawa, una varietà del cereale quinoa, utilizzata dai contadini aymara e quechua per curare la sterilità maschile. «L'abbiamo saputo in tempo e siamo riusciti a fare annullare il brevetto» spiega Pedro Avejera-Betarte, del ministero delle Popolazioni indigene e dello Sviluppo durevole. «Avevano rubato alcuni esemplari della pianta, analizzandola minuziosamente erano riusciti a ricostruire la sequenza genetica e a divenire proprietari del suo principio attivo medicinale e nutrizionale». Ma è una lotta ad armi impari. «Quanti altri brevetti di piante biopiratate in Bolivia sono stati depositati senza che noi lo sapessimo?» si chiede Avejera-Betarte. L'ignoranza e una comprensibile fame di denaro sono complici dei rapinatori. Recentemente si è saputo di un sedicente etnobotanico che pagava un boliviano, circa trecento lire, per ogni pianta medicinale che gli indios aguarati gli procurassero. Una miseria. Quando il capo del villaggio ne è stato informato, lo straniero aveva già preso il volo con il suo prezioso carico. «Da noi non c'è penuria del verde delle piante » ammette Pedro Avejera-Betarte, «ma del verde dei dollari». Alcuni biopirati più astuti si spacciano per antropologi e si infiltrano tra gli allievi degli sciamani. Oppure si fingono malati. «Come terapeuta non posso rifiutarmi di curare una persona malata, devo dispensare ad altri il dono che ho ricevuto dagli antenati e da Dio» spiega don Miguel. Gli strumenti per difendersi sono pochi e inefficaci. La Convenzione di Rio de Janeiro del 1992 sulla biodiversità stabilisce che ai popoli in via di sviluppo è dovuta una ricompensa per l'utilizzo del loro materiale genetico. E precisa che ogni nazione ha il diritto sovrano di sfruttare le prorie risorse. Ma questi principi, condivisibili in via formale, pongono problemi di ardua soluzione. Chi ha accesso alle risorse genetiche? Chi gestisce tale accesso? Chi incassa i benefici della biotecnologia? E in che misura? Solo da cinque anni le popolazioni indigene, che sono poi le proprietarie dei terreni su cui le piante crescono e i detentori dei segreti della loro manipolazione, hanno ottenuto gli stessi diritti degli altri boliviani. Quale può essere il loro grado di conoscenze e di autonomia per lanciarsi in una battaglia internazionale che vede schierati potenti multinazionali, borghesie interne e profittatori d'ogni risma? E il diritto di proprietà rivendicato dagli indigeni è da intendersi individuale, sulla falsariga dei Paesi sviluppati, o comunitario? Intanto che le autorità nazionali e locali dibattono e preparano progetti di legge, i biopirati continuano la spoliazione favoriti dal generale clima di globalizzazione. A Santa Cruz si è però costituito il Cidob, un comitato di autodifesa che ha deciso di adottare gli stessi strumenti della mondializzazione: attraverso Internet si sono messi in contatto con gli altri comproprietari della foresta amazzonica (Peruviani, Ecuadoriani, Venezuelani e Colombiani) per economizzare gli sforzi e puntare sugli stessi obiettivi. Tra questi c'è la cura delle malattie dei Paesi poveri, come la lebbra bianca, con le risorse dei Paesi poveri. Insomma, un'alleanza del Sud del pianeta per sviluppare un'industria farmaceutica sudamericana basata sull'uso di una farmacopea di origine naturale. «Questo sì potrebbe condurci all'integrazione nell'economia mondiale alla pari» sogna Pedro Avejera-Betarte.
- Next by Date: I: Articolo Luna Nuova
- Next by thread: I: Articolo Luna Nuova
- Indice: