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Porti a rischio nucleare: la lotta di PeaceLink dà i suoi frutti in Parlamento
- Subject: Porti a rischio nucleare: la lotta di PeaceLink dà i suoi frutti in Parlamento
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 26 Nov 2004 16:07:39 +0100
Comunicato di PeaceLink
Il testo dell'interpellanza e la risposta del governo sono su
http://italy.peacelink.org/editoriale/articles/art_8315.html
nel campo "note".
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Piani di emergenza nucleari, portaerei e sottomarini atomici
L'on. Mauro Bulgarelli (Verdi) presenta un'interrogazione che spiazza il
governo. Dal 1995 le norme a tutela delle popolazioni non sono attuate. Il
governo è costretto ad ammetterlo e promette l'emanazione delle norme
attuative. L'iniziativa avrà una ricaduta pratica: sarà tolto il segreto
militare dai piani di emergenza per le popolazioni. Soddisfazione di
PeaceLink che dal 2000 ha premuto sui parlamentari e sui governi per
richiedere l'accesso alle informazioni sul rischio nucleare. Ma c'è anche
un particolare inquietante...
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Ciò che i cittadini dovrebbero conoscere di diritto e che tutti i governi
dal 1995 ad oggi hanno nascosto: così potremmo definire la patata bollente
dei piani di emergenza nucleare. Ci riferiamo agli undici porti italiani in
cui possono transitare e attraccare navi e sommergibili a propulsione nucleare.
Essi sono Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La
Maddalena, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto e Trieste.
In base al decreto legislativo 230 del 1995 i cittadini dovrebbero sapere
se vivono in un'area a rischio nucleare. E conoscere i piani di emergenza.
E invece quei piani rimangono nel cassetto, top secret, per non generare
allarme fra le popolazioni.
La lunga lotta di PeaceLink per conoscere i piani di emergenza cominciò a
febbraio dell'anno 2000. A settembre la Prefettura di Taranto - dopo
l'affondamento di un sottomarino nucleare russo, dopo l'intimazione di
PeaceLink ai sensi di legge e alla vigilia di un incandescente consiglio
comunale monotematico sul rischio nucleare - ci dette importanti
informazioni ufficiali da cui emergeva che la città sarebbe stata evacuata
in caso di grave incidente e di forte dispersione di radioattività. Fu una
crepa aperta nel muro del silenzio. Poco dopo il prefetto di Taranto fu
trasferito. La lotta di PeaceLink è proseguita per anni e ora è giunta in
parlamento, lavorando in tantem con un parlamentare, l'onorevole Mauro
Bulgarelli, che ha preso a cuore il problema, è stato presente al convegno
del 20 novembre a Taranto, e il 25 novembre ha presentato un'interpellanza
urgente.
E' stato un lavoro realizzato in tandem fra l'iniziativa dal basso e i
poteri che ogni parlamentare ha di restituire ai cittadini il senso della
sovranità popolare, che è prima di tutto diritto all'informazione.
Cosa è emerso?
Che avevamo ragione.
Il governo non ha contestato nulla di quanto l'interpellanza conteneva.
Era tutto vero. E il governo ha dovuto riconoscere le proprie inadempienze,
che a dire la verità hanno caratterizzato anche i governi di centro-sinistra.
L'iniziativa avrà una ricaduta pratica: sarà tolto il segreto militare dai
piani di emergenza per le popolazioni.
Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore
Ventucci, ha affermato testualmente: "La classifica di sicurezza, infatti,
impedendo la divulgazione delle pianificazioni, precludeva di fatto la
possibilità di informare la popolazione sul rischio potenziale a cui era
esposta, non permettendo, tra l'altro, l'acquisizione, da parte della
popolazione stessa, delle norme di comportamento da rispettare nel caso
dovesse verificarsi realmente una tale emergenza".
Esprimiamo soddisfazione in quanto dal 2000 abbiamo premuto sui
parlamentari e sui governi per richiedere l'accesso alle informazioni sul
rischio nucleare.
Sentiamo che la nostra lotta - resa più incisiva dai gruppi locali che in
questi anni hanno fatto pressione sulle prefetture - è riuscita a scuotere
l'albero: il frutto proibito sta per cadere. Si tratta del frutto proibito
della conoscenza, che non doveva andare nelle mani dei cittadini e che ora
reclamiamo per tutti, ai sensi del decreto legislativo 230/95.
Ma c'è un particolare inquietante che ci preoccupa. Avevamo sollevato il
problema della mancata copertura assicurativa dei cittadini esposti al
rischio nucleare: nessuna assicurazione privata risarcisce in caso di
disastro nucleare. La questione è stata posta dall'on. Mauro Bulgarelli e
il governo non ha risposto, segno evidente che si espongono i cittadini ad
un rischio senza prevedere alcun risarcimento di diritto.
A questo proposito l'on. Mauro Bulgarelli ha affermato: "Lascia sconcertati
il fatto che il Governo non abbia chiarito, omettendo di rispondere al
quesito contenuto nell’interpellanza, se sia stata prevista e attivata una
copertura assicurativa dallo Stato italiano atta a risarcire i danni a cose
e persone in caso di incidente nucleare, visto che le coperture
assicurative private in caso di incidente nucleare escludono il
risarcimento dei danni".
Cavie di un rischio da tenere fino ad ora nascosto. E, come le cavie,
neppure assicurati.
Qualunque cittadino ha l'obbligo di fare l'assicurazione per la propria
auto. L'auto può fare disastri ed è bene assicurarla. Ma per un sottomarino
che ha un reattore nucleare a bordo non è prevista alcuna assicurazione...
Eppure uno studio scientifico presentato a Taranto il 20 novembre scorso
(http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Sommergibili.pdf)
mette in chiaro che i reattori a bordo dei sottomarini non avrebbero la
licenza di funzionare a terra per l'intrinseca pericolosità, dato che sono
privi dei sistemi di sicurezza previsti per quelle centrali nucleari che
nel 1986 il popolo italiano, con referendum, non volle più.