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Armi: a settembre accordo per produzioni militari tra Italia e Cina
- Subject: Armi: a settembre accordo per produzioni militari tra Italia e Cina
- From: "Giorgio Beretta" <gberetta at tiscali.it>(by way of francesco iannuzzelli <francesco at peacelink.org>)
- Date: Fri, 27 Aug 2004 01:28:50 +0000
- Organization: peacelink
- User-agent: KMail/1.6.2
Fonte: Unimondo
http://unimondo.oneworld.net/article/view/92623/
Armi: a settembre accordo per produzioni militari tra Italia e Cina
25.08.2004 Nonostante l'embargo europeo che vige dal 1989, riconfermato a
larga maggioranza dal Parlamento europeo lo scorso dicembre, l'Italia non
solo vende armi alla Repubblica popolare cinese, ma si sta apprestando a
ratificare con la Cina un accordo "nel campo della tecnologia e degli
equipaggiamenti militari" che prevede tra l'altro "acquisizioni e produzioni
congiunte di equipaggiamenti militari" non meglio specificati. Il Disegno di
legge 4811 presentato dai ministeri Difesa, Esteri, Finanze e Attività
Produttive ratificherà un accordo del 1999 bloccato dai fatti di Tienamen
che determinarono l'embargo dell'Ue. Decreto che, nel generale silenzio,
dovrebbe essere approvato dal Parlamento entro settembre.
Armi: a settembre accordo per produzioni militari tra Italia e Cina
Unimondo
mercoledì, 25 agosto, 2004
"Al governo Berlusconi non basta che la Repubblica popolare cinese sia
il terzo acquirente delle armi italiane concedendo autorizzazioni che l'anno
scorso hanno superato 127 milioni di euro. Si appresta ora a presentare in
Parlamento un Disegno di legge per ratificare un accordo di cooperazione
militare con la Cina che prevede tra l'altro 'acquisizioni e produzioni
congiunte di equipaggiamenti militari' non meglio specificati. Il tutto in
barba all'embargio di armi dell'Unione europea, in vigore dal 1989 e
riconfermato a larga maggioranza lo scorso dicembre, e nel generale silenzio
- ma a questo punto è meglio definirla complicità - del nostri parlamentari
forse troppo occupati nelle solite beghe dei rispettivi schieramenti". Così
Giorgio Beretta della Campagna per il controllo dell'export di armi italiane
commenta la notizia del prossimo accordo "nel campo della tecnologia e degli
equipaggiamenti militari" tra Italia e Cina. "Evidentemente quando notavo
che la lunga visita lo scorso maggio del premier cinese Wen Jiabao agli
stabilimenti di Alenia Spazio di Roma (una controllata di Finmeccanica, la
maggiore industria armiera italiana -ndr), non era dettata dal solo
interesse per i sistemi satellitari ad uso civile, non ero poi così lontano
dal vero. Che poi il Governo Berlusconi intenda equilibrare la bilancia dei
pagamenti con la Cina anche esportando armi è un dato ormai evidente" -
aggiunge Beretta.
Da quanto si apprende da un dettagliato articolo di Gianandrea Gaiani
sull'ultimo numero di "Analisi Difesa", infatti, Italia e Cina stanno per
ratificare un accordo bilaterale stipulato tra i ministeri della Difesa dei
due paesi nel 1999 a rinnovo di un primo accordo decennale del 1989 bloccato
dai fatti di Tienamen che determinarono l'embargo dell'Unione Europea sulle
forniture di materiale militare a Pechino. Il Disegno di legge 4811 ratifica
l'accordo riconoscendo "sforzi e successi della Cina in favore della pace e
stabilità interna e in tutta l'area orientale". Presentato dai ministeri
Difesa, Esteri, Finanze e Attività Produttive, il disegno di legge è stato
già approvato in via preliminare della Commissione esteri della Camera e
dovrebbe essere approvato dal Parlamento entro settembre.
L'accordo "nel campo della tecnologia e degli equipaggiamenti
militari", prevede la costituzione di un comitato misto italo-cinese,
acquisizioni e produzioni congiunte di equipaggiamenti militari non meglio
specificati. "Quanto basta per ipotizzare il rischio di violazione
dell'embargo europeo a Pechino soprattutto se si considera che il carattere
tecnico militare dell'accordo è sottolineato dal fatto che i due organismi
competenti sono rispettivamente la Direzione Nazionale Armamenti e il
Comando generale equipaggiamenti dell'esercito popolare, cioè i due enti che
trattano lo sviluppo e l'acquisizione di sistemi d'arma e tecnologie" -
afferma Gaiani nel suo articolo. L'analista sottolinea inoltre che "l'Italia
punta da tempo al mercato cinese, incluso quello militare dove, in
controtendenza rispetto al resto del mondo, Pechino ha più che raddoppiato
le proprie spese con un budget ufficiale nel 2004 di 25 miliardi di dollari
che diventano quasi 70 se si aggiungono i fondi per le acquisizioni di
tecnologie militari o "dual use" (doppio uso, militare e civile -ndr)
all'estero".
Il business militare con la Cina non attira solo l'Italia. Come
ripetutamente riportato da nostro sito, Francia e Germania da tempo hanno
proposto all'Unione Europea l'abrogazione dell'embargo in vigore dal 1989.
Ma il 22 dicembre scorso, il Parlamento europeo ha bocciato a larga
maggioranza la proposta franco-tedesca di abolire l'embargo di tecnologie
militari a Pechino e con una specifica risoluzione (373 voti a favore, 32
contrari e 29 astensioni) ha riaffermato che la situazione dei diritti umani
nella Repubblica popolare "resta insoddisfacente, le violazioni delle
libertà fondamentali continuano, così come continuano le torture, i
maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie".
"Secondo il ministro Frattini, la Cina si distinguerebbe per 'sforzi e
successi in favore della pace e stabilità interna e in tutta l'area
orientale'. Forse al Ministro degli esteri sfugge che gli Usa non sono
affatto dello stesso parere tanto che lo stesso di Segretario di Stato
americano Colin Powell è intervenuto personalmente presso l'Ue per chiedere
di mantenere l'embargo di tecnologie militari verso la Cina e che,
preoccupati della sicurezza nella zona, gli Usa hanno in progetto di vendere
nuovi sistemi di radar a Taiwan in grado di intercettare le centinaia di
missili cinesi puntati sull'isola" - conclude Beretta.