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Inchiesta sulla morte del caporale Melis Indagine per omicidio colposo della Procura



 unione sarda del  31\3\2004 Cagliari.
Valery ucciso dalla leucemia dopo la missione a Skopje

sono passati quasi due mesi e
la Procura della Repubblica
rompe gli indugi: sulla scrivania
del sostituto Mario Marchetti
c'è un fascicolo nuovo
di zecca. La magistratura
procede contro ignoti per
omicidio colposo. La vittima
di un delitto tutto da accertare
è Valery Melis, il caporalmaggiore
dell'Esercito morto
il 4 febbraio dopo quattro anni
di da lotta contro il morbo
di Hodking, una forma di leucemia
esplosa due mesi dopo
il rientro dalla missione di pace
in Macedonia, a Skopje,
nell'agosto 1999.
La polizia giudiziaria sta sequestrando
le cartelle cliniche
in tutti gli ospedali in cui il militare
professionista era stato
ricoverato prima di spegnarsi
nel reparto Rianimazione
di Is Mirrionis. Gli investigatori
controlleranno all'Oncologico,
dov'era stato tentato il
primo autotrapianto di midollo,
poi a Milano, dove era stato
eseguito un trapianto,
quindi i day hospital dove
Melis si sottoponeva alla dialisi,
ogni quarantotto ore, fino
al ricovero finale, il 23 gennaio.
Valery non ce la faceva
più ma non voleva lasciare la
sua casa di Quartu, non portatemi
via, aveva poco più bisbigliato
a Fabrizio e Katia
che però non avevano saputo
rinunciare all'ultimo tentativo
di sottrarre il fratello a un
destino ormai certo. Aveva
pianto quel giorno Valery;
aveva pianto le poche lacrime
rimaste dopo anni di chemioterapia,
raggi, interventi chirurgici;
aveva pianto prima di
chiudere gli occhi, dieci giorni
di coma e poi più nulla.
Aveva 26 anni. Fin quando ha
potuto, e dopo di lui i parenti,
gli amici, gli Sconvolts del
Cagliari calcio, ha lottato per
qualcosa cui era sicuro di
aver diritto: il riconoscimento
della causa di servizio, l'ammissione
dello Stato che la
sua malattia derivava dal suo
lavoro, a contatto con proiettili
all'uranio impoverito. È
morto circondato dall'affetto
di moltissime persone, quelli
che lo conoscevano e quelli
che hanno conosciuto la sua
storia attraverso i giornali e
le tv dove si erano battuti gli
amici più cari. Eppure si sentiva
solo Valery ,e con lui si
sentivano soli i genitori i fratelli,
tutti, come da tempo
aveva urlato, inutilmente, il
tenente Pireddu, buon amico
del caporalmaggiore, il primo
a trovare il coraggio di accusare
l'Esercito che prima si
era preso la vita di Valery e
poi lo aveva abbandonato.
Solo alla fine, quando ormai
anche l'ultima speranza era
svanita, ma premeva l'opinione
pubblica e si temeva anche
per l'ordine pubblico, l'Esercito
aveva offerto un aereo
per l'America dove tentare
l'impossibile. E sapeva quasi
di offesa. I genitori chiedevano
aiuti economici per sostenere
le spese per le cure mediche.
Nulla di nulla. Arrivavano
soltanto rimborsi parziali,
ma con sei-otto mesi di
ritardo. Neppure una visita a
Natale, quando la vita di Valery
era ormai appesa a una
macchina.
Ma quel grido, fuori la verità
che ha scosso le vie, le
strade, le piazze di Cagliari e
della Sardegna intera nei
giorni che hanno immediatamente
preceduto e seguito la
morte del militare, non è caduto
nel nulla. Il sostituto procuratore
Marchetti ha preso
l'iniziativa e ha deciso di vederci
chiaro. Se qualcuno è
responsabile della morte di
Valery Melis, finirà davanti a
un giudice con l'accusa di
omicidio colposo.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE