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La Maddalena:Cancro e uranio da indymedai sardegna
- Subject: La Maddalena:Cancro e uranio da indymedai sardegna
- From: "giuseppe scano" <useppescano@virgilio.it>
- Date: Tue, 16 Mar 2004 23:30:00 +0100
due post interessanti del 14 e del 15 c.m
La Maddalena:Cancro e uranio
Sunday March 14, 2004 at 06:52
Nell'isola di la Maddalena ci si ammala più che nel resto della provincia.
L'impennata della media di persone che nell'isola sono colpite da tumore ha
convinto l'Asl 2 di Olbia a predisporre uno studio accurato sulla
popolazione e sulle possibili relazioni fra l'attività militare e l'
insorgere di queste terribili patologie. Si chiama "studio caso-controllo",
lo sta conducendo l'azienda sanitaria con la sua struttura di prevenzione e
sicurezza nei luoghi di lavoro. Collaborano alla ricerca il centro
multizonale di osservazione epidemiologica dell'Asl 1 di Sassari e il
servizio di Oncologia dell'ospedale San Giovanni di Dio. Dai dati in
possesso dell'Asl 2 emerge che si ammalano più gli uomini delle donne e che
nel periodo che va dal 1992 al 2001 sono aumentati i tumori della cute
(epiteliomi e melanomi), della pleura, della vescica e del sistema
linfatico, aumento registrato solo negli uomini e mai nelle donne.
Ai pazienti in cura verrà consegnata una scheda. In sei pagine, il malato
dovrà ricostruire la sua storia familiare, lavorativa e medica rispondendo
alle domande stampate su ognuna delle sei cartelle. Un documento di
importanza fondamentale per chi, all'interno della struttura sanitaria
diretta da Efisio Scarteddu, dovrà poi elaborare i dati e capire quanto può
influire la presenza di una base per sommergibili nucleari a La Maddalena
nell'aumento, se pur percentualmente modesto, dell'insorgere dei tumori fra
la gente dell'isola. Le schede verranno distribuite anche all'istituto di
Anatomia patologica dell'università di Sassari, all'ospedale civile di
Sassari e nelle cliniche universitarie che si occupano di oncologia, nelle
case di cura private, negli ospedali dell'Asl numero 2 e nei poliambulatori
che operano nell'area sotto indagine. Saranno analizzati tutti i casi di
tumore dal primo gennaio 1992 al 31 dicembre 2003.
Lo studio costerà 50 mila euro, 40 mila dei quali saranno utilizzati per
contrattualizzare ricercatori, medici, epidemiologi, specialisti in igiene
preventiva , oncologi.
Nella risposta all'associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico
su possibili relazioni fra l'aumento dei casi di nasciate di bimbi
malformati e l'inquinamento ambientale, l'Asl 2 ha risposto con un dato
confortante: dal 1998, nessun caso è stato registrato.
Enrico Pilia
Le cifre
dell'indagine
11
anni: il periodo preso in esame dall'analisi è compreso fra il 1992 e il
2003.
11.637
Questo il numero dei residenti nell'isola di La Maddalena al 31 dicembre
2002. Il censimento ha rivelato che gli uomini sono 5.725, le donne 5.912.
6
Le pagine del questionario che dovranno essere riempite dai pazienti.
50.000
euro: è quanto costerà il progetto all'Azienda sanitaria numero 2 di Olbia.
28
Questo il numero di casi di neonati deformi registrato dal 1976 al 1997 nell
'isola.
0
Nessun caso di neonati deformi è stato registrato dal 1998 al 2003. Il dato
è stato fornito dall'Azienda sanitaria 2.
http://www.cronacheisolane.it/not_04_152.htm
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La "Nuova Sardegna"
MARTEDÌ, 10 FEBBRAIO 2004
Per il radiologo Migaleddu si devono analizzare le emissioni alfa «O alla
Maddalena c'è un grosso giacimento di uranio o si tratta di scorie»
SASSARI. Per Vincenzo Migaleddu, radiologo di Sassari, il problema deve
essere affrontato con gli strumenti e i metodi rigorosi della scienza e non
con le emozioni o le passioni politiche. Una ricerca di verità, insomma,
sterilizzata da qualunque possibile condizionamento. E' questa la filosofia
con la quale Migaleddu domenica ha affrontato il dibattito «Maddalena e il
nucleare. Dialogo per scelte consapevoli», organizzato dal Comitato
cittadino spontaneo, dal Lyons club, dal Rotary club, dal Wwf Gallura e dal
"Comitato no scorie". «Il dato più importante dell'incontro di ieri - dice
Migaleddu - è stata la partecipazione al dibattito. La comunità maddalenina
si è trovata unita, al di là degli schieramenti politici per discutere di un
problema sentito da tutti».
- Da cosa nasce il suo interessamento al caso Maddalena?
«Perché nella mia attività professionale ho avuto modo di visitare molti
pazienti che vengono dalla Maddalena e alcuni di loro mi hanno chiesto di
discutere insieme il problema del nucleare. Io ho accettato, a condizione
che l'iniziativa coinvolgesse tutta la comunità maddalenina e non solo una
parte di essa».
- Quali dati avete analizzato?
«Il primo obiettivo è stato quello di verificare quanto hanno scritto i
giornali nelle ultime settimane. Il punto di partenza, quindi, non poteva
che essere la relazione dell'Istituto di analisi ambientali francese
Criirad. Ho quindi preso contatto con il responsabile del laboratorio di
questo istituto indipendente, Bruno Chareyron, ingegnere e fisico nucleare.
Ho quindi analizzato i dati raccolti e ho chiesto una serie di chiarimenti
sui metodi di rilevamento e di analisi».
- E cosa è emerso?
«Prima di tutto un dato: nell'analisi degli isotopi artificiali, cioé quelli
che avrebbero potuto ricondurre a un incidente nucleare, emerge che i
risultati ai quali è arrivata la Criirad e la Asl di Sassari sono
concordanti».
- Ma come, la Criirad parla di presenza significativa di Torio 234, mentre
la Asl di Sassari dice che tutto va bene...
«Allora mi spiego meglio: entrambi i laboratori arrivano alla conclusione
che non c'è stato il tanto temuto incidente nucleare che avrebbe potuto
creare la panionizzazione degli abitanti della Maddalena».
- Ma scusi e il Torio 234?
«C'è, eccome! E questo è un dato sul quale è necessario ragionare e
discutere con serenità e con serietà. Il dato certo è che, in due dei cinque
campioni analizzati dalla Criirad, i livelli di contaminazione da parte di
alcuni elementi della catena dell'uranio 238 sono anormalmente alti».
- Che significa anormalmente alti? Cioé, quanto alti?
«Siamo nell'ordine del 4727 Bequerel per kg di peso secco nelle alghe. Per
capirci meglio, stiamo parlando di un livello quattro-cinque volte superiore
ai livelli verificati in altri siti della zona».
- Lei che spiegazione dà?
«Le ipotesi possono essere solo tre. La prima è che si tratti di una
presenza di uranio naturale in quantità notevoli. Stiamo cioé parlando di un
grosso giacimento di uranio alla Maddalena. La seconda è che si tratti di
scorie derivanti dalla combustione nucleare».
- Ha detto che c'è una terza possibilità.
«Sì che si tratti di tracce dell'impiego di armi che utilizzano
munizionamento all'uranio impoverito».
- C'è oggi chi sostiene che occorrerebbe potenziare il sistema di controllo,
aumentando il numero delle centraline per il monitoraggio. Che ne pensa?
- Il problema non è tanto il numero delle centraline, ma il tipo di
rilevatori. Si dice che l'attuale sistema serva solo per rilevare la
presenza di isotopi radioattivi artificiali come lo Iodio 131, il Cesio 134
e il Cesio 137. Parliamo, voglio precisare, di isotopi che possono formarsi
in caso di incidente nucleare. Insomma, una sorta di Chernobyl sarda. Io
invece ritengo che, senza spendere grosse cifre, sarebbe più utile procedere
a una misurazione con spettrometri alfa per correlare il dato del Torio 234
all'Uranio 238 ed eventualmente all'Uranio 235. Si potrebbe così capire se
il percorso dall'Uranio 238 al Torio 234 è naturale o no».
- E perché non è stato ancora stato fatta un'analisi di questo tipo?
«Da parte della Criirad semplicemente perché i costi superavano le
disponibilità finanziarie che arrivavano dal contributo di privati cittadini
e di organizzazioni ambientaliste sarde e corse. Domenica, però, mi è parso
di capire che esiste una disponibilità da parte dei maddalenini di sostenere
le ricerche di istituzioni non istituzionali, che si muovano parallelamente
agli organismi ufficiali».
- Secondo lei, cosa dovrebbero fare ora le istituzioni?
«Prima di tutto dovrebbero rendere pubblico il cosiddetto "punto zero".
Ovvero, come era la situazione prima che venisse creata la base nucleare
americana a Santo Stefano. Ritengo che questo sia un passaggio
istituzionalmente dovuto, anche per dare un rigore scientifico a tutte le
valutazioni che potranno essere fatte dopo il rilevamento delle
alfa-emissioni. Come detto prima, le emissioni gamma non bastano per
capire».
P.M.
http://www.cronacheisolane.it/not_04_101.htm
scienziati indipendenti
by kentz' 'e basis nisçuna gherra Monday March 15, 2004 at 10:58 AMmail:
DOBBIAMO FAR SI' CHE SI CREINO DEI GRUPPI PERMENENTI DI SCENZIATI
INDIPENDENTI DA STATO, MILITARI, ETC CHE FACCIANO ANALISI IN TUTTI I POSTI
DOVE CI SONO BASI MILITARI IN SARDEGNA.
PER FAR SI CHE ACCADA DOBBIAMO PERO' CONTATTARE E FORMARLI NOI, NON DOBBIAMO
ASPETTARE CHE CI PIOVANO DAL CIELO!