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risposta del Wwf gallura all'ente parco della maddalena



dalla nuova del  1\03\2004

Radioattività: vertice alla Maddalena
Sarà presente anche il direttore generale del ministero dell'Ambiente

  LA MADDALENA. E' stato annunciata per domani mattina alle 12 l'arrivo alla
Maddalena del presidente della Regione Italo Masala che sarà accompagnato
dall'assessore all'Ambiente Emilio Pani, ma anche dall'assessore alla Sanità
Roberto Capelli, per un incontro tecnico con tutti i responsabili della
salute pubblica. ci saranno anche il direttore generale del ministero dell'
Ambiente Cosentino accompagnato da Valentini, i rappresentanti dell'Apat
(Agenzia problemi ambiente servizi tecnici), dell'Icram (Istituto cultura
ricerche scientifiche tecnologiche applicate al mare), dell'Arpas (Agenzia
Regionale protezione ambiente Sardegna) insieme alle Asl numero 1 e 8.
Saranno presenti anche il presidente della Provincia Franco Masala e del
Parco dell'arcipelago della Maddalena Gian Franco Cualbu,con i rappresentati
ed alti ufficiali militari Angelo Dello Monaco generale comandante dell'
esercito in Sardegna, e l'ammiraglio di Marisardegna Roberto Baggioni. Un
summit per cercare di organizzare l'eventuale lavoro che si dovrà svolgere
per effettuare i prelievi in mare, ma soprattutto per far conoscere la
verità alla popolazione che con tanta ansia ancora attende risposte serie e
certe sull' eventuale inquinamento ambientale che si sarebbe verificato dopo
l'incidente occorso al sottomarino Hartford il 25 ottobre. Dopo l'incontro,
al quale i giornalisti non potranno partecipare, ci sarà una conferenza
stampa dove probabilmente saranno rese note le direttive che ogni
istituzione dovrà definire fino a quando l'esito delle analisi verranno rese
pubbliche. Si è parlato molto di Torio 234, di Cobalto 60, e di tante altre
presenze che hanno allarmato non poco la popolazione. Ora è il momento per
chiarire quello che gli abitanti dell'isola temono e cioè la radioattività.
Andra Nieddu



L'INTERVENTO

Il piano di difesa del Mediterraneo e le sue ripercussioni
In un' intervista pubblicata alcuni giorni fa su un quotidiano nazionale, il
Ministro degli esteri Frattini annunciava con grande enfasi la presentazione
da parte dell'Italia, al Consiglio Atlantico del prossimo 3 marzo, della
proposta di un programma comune di difesa e di sicurezza che la Nato e i
paesi del Sud del Mediterraneo avrebbero dovuto definire in vista di una
"stabile azione" contro la minaccia del terrorismo.
  Tale proposta, secondo il nostro Ministro, avrebbe potuto trovare in sede
atlantica un terreno favorevole, tenuto conto dell'accresciuta sensibilità a
favore di un Mediterraneo concepito come area "di sicurezza e di sviluppo
sostenibile".
  Nell'imminenza del Consiglio atlantico, il progetto dell'on. Frattini ci
sembra meriti, qui in Sardegna, un'attenzione particolare: evidenti sono,
infatti, le sue ripercussioni sia per quanto attiene al ruolo dell'Europa
nel Mediterraneo, sia per il futuro della base militare della Maddalena.
Quanto al primo punto, sarà bene ricordare che da quasi un decennio è in via
di sviluppo un rapporto di "partenariato globale" tra i paesi europei e
quelli mediterranei, nel quadro di un processo definito nel novembre del
1995 con la Dichiarazione euro-mediterranea di Barcellona. Attraverso una
cooperazione internazionale che dal settore politico e da quello economico
si estende alle questioni sociali, culturali ed umane, i partecipanti alla
Conferenza hanno proclamato la loro determinazione a dar vita, nella regione
mediterranea, ad una zona di pace, di stabilità, di dialogo e di reciproca
tolleranza.
  E non hanno altresì mancato di includere tra le azioni previste alcune
misure di particolare delicatezza, quali la lotta al terrorismo
internazionale, la non proliferazione delle armi nucleari, chimiche e
biologiche, il rispetto dell'integrità territoriale dei paesi della regione.
Considerate queste premesse, l'impatto di un eventuale inserimento della
Nato nel processo di Barcellona non solo non sarà trascurabile,
ma -soprattutto- si rifletterà negativamente su una situazione che, nel
corso degli ultimi 10 anni, ha fatto registrare confortanti successi.
  Ciò che caratterizza la Dichiarazione di Barcellona, infatti, è di essere
il punto di incontro tra -da un lato- la volontà dell'Europa di individuare
in un rapporto di stabile ed intensa collaborazione con i paesi del
Mediterraneo una delle componenti essenziali della sua politica estera
e -dall'altro- dall'adesione di questi paesi a un progetto di "partenariato
globale". Un partenariato, cioè, non circoscritto alle sole questioni
politiche, militari e di sicurezza, ma esteso all'insieme dei rapporti
economici, sociali e culturali, per costruire gradualmente una comunità
euro-mediterranea tra paesi legati da significative convergenze sul piano
politico e da un patrimonio culturale comune.
Con l'intervento della Nato auspicato dal ministro Frattini, questo disegno
risulterebbe messo in discussione, tanto nei principi ispiratori quanto
nelle modalità di attuazione.
  In primo luogo, verrebbe posto fine al rapporto privilegiato che, con la
Dichiarazione di Barcellona, i paesi europei e quelli mediterranei avevano
inteso stabilire. Il Mediterraneo non sarebbe più l'area in cui è l'Europa
il primo interlocutore dei paesi mediterranei: in particolare, i paesi
europei sarebbero costretti ad ammettere che soltanto l'Alleanza atlantica è
capace di assicurare il raggiungimento dell'obiettivo, concordato a
Barcellona, di un'efficace azione contro il terrorismo internazionale. Ma,
soprattutto, verrebbe scosso il fondamentale principio di un partenariato
mediterraneo globale. Quell'ampia ed equilibrata collaborazione, che i paesi
del dialogo euro-mediterraneo avevano deciso di avviare nella città
catalana, perderebbe inevitabilmente il suo carattere armonioso una volta
che tale collaborazione, con l'ingresso della Nato nel sistema di
Barcellona, risultasse incentrata sui soli aspetti della sicurezza e del
ricorso alla forza.
Il quadro che si è per grandi linee tratteggiato indica con sufficiente
chiarezza come un'Europa tradizionalmente tesa a costruire nel Mediterraneo
un clima di collaborazione, di dialogo, di solidarietà, non dovrebbe
guardare con particolare favore alla proposta Frattini.
  Questa stessa proposta, d'altra parte, non è tale da entusiasmare i
cittadini sardi,considerate le sue ripercussioni sulla base militare della
Maddalena. Nel momento, invero, in cui venisse accolta la tesi secondo la
quale nel Mediterraneo occorre costruire un sistema incentrato sui pericoli
del terrorismo internazionale e sulla necessità di contrastarlo, l'esistenza
ed il potenziamento di una base concessa al più autorevole membro della Nato
potrebbe apparire più tollerabile di quanto non risulti oggi, alla stregua
dei principi ispiratori della Dichiarazione di Barcellona.
  Evitare che questi principi possano essere scalfiti è quindi una questione
di fondamentale importanza, anche per la Sardegna: la permanenza di una base
istituita con l'accordo segreto del 1972 deve comunque restare, nell'area
del Mediterraneo, una palese anomalia, che nessun espediente diplomatico e
nessun tardivo rattoppo in sede parlamentare potrebbero in alcun modo
sanare.
Paolo Fois