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(Fwd) Mediterraneo di guerra
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- Subject: (Fwd) Mediterraneo di guerra
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- Date: Sat, 16 Nov 2002 00:29:09 -0000
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Da Il Manifesto - 15 novembre 2002
Mediterraneo di guerra
Collisione tra il sottomarino nucleare Usa "Oklahoma" e un mercantile. La VI
Flotta "tace"
MANLIO DINUCCI
Un sottomarino Usa da attacco nucleare, l'Oklahoma City, è entrato in
collisione, il 13 novembre, con un mercantile nel Mediterraneo. Ne ha dato
notizia ieri il quartier generale della Sesta flotta a Gaeta, precisando che
l'incidente è avvenuto in acque internazionali nel Mediterraneo occidentale: in
altre parole, fra lo Stretto di Gibilterra e la Sardegna. Il sottomarino ha urtato
la nave mentre era in fase di emersione a quota periscopica, riportando danni
alla struttura verticale in cui è alloggiato il periscopio. Nessuno degli oltre 100
uomini a bordo è rimasto ferito. Dopo l'emersione, l'equipaggio ha avvistato un
mercantile che si stava allontanando e che non ha risposto al messaggio
radio lanciato dal sottomarino. L'Oklahoma City si è quindi diretto "in un porto
per le riparazioni" - un porto senza nome. Questa è la dinamica
dell'incidente, secondo il comando della Sesta Flotta. Nonostante il tono
tranquillizzante del comunicato, la notizia è allarmante. Anzitutto perché le
autorità militari (non solo statunitensi) tendono a occultare gli incidenti che
coinvolgono loro unità e, quando ne danno notizia, cercano di minimizzarne
le conseguenze. L'incidente di un sottomarino da attacco a propulsione
nucleare, quasi certamente con armi nucleari a bordo, non è un incidente
d'auto. Per di più, dato che la base d'appoggio dei sottomarini nucleari Usa
nel Mediterraneo è quella della Maddalena, è probabile che il sottomarino
danneggiato sia stato portato qui o, in alternativa, in un altro porto italiano.
Non è poi chiaro perché il mercantile, dopo la collisione (che non poteva
passare inosservata) con un sottomarino di 419 tonnellate lungo 110 metri, si
sia allontanato senza rispondere al messaggio radio e non sia stato
successivamente localizzato e contattato da altre unità navali o aeree, che
avrebbero dovuto essere avvertite dell'incidente. La Marina italiana non ha
nulla da dire?
Allarmante è la notizia anche perché rivela ai nostri occhi un minaccioso
mondo sommerso: non solo quello dei sottomarini nucleari, ma di tutte le
attività militari che si svolgono nel massimo segreto attorno a noi.
L'Oklahoma City, come gli altri sottomarini nucleari Usa che navigano nei
nostri mari, è agli ordini del comandante della Sesta Flotta (40 navi, 175
aerei, 21mila uomini), a sua volta agli ordini del comandante delle forze navali
Usa in Europa, a sua volta agli ordini del Pentagono. Contemporaneamente il
comandante della Sesta Flotta ha anche la responsabilità delle forze navali
Nato, restando però anche in questa sua seconda mansione nella catena di
comando Usa.
I sottomarini nucleari nel Mediterraneo operano dunque nel quadro della
strategia statunitense e agli ordini del Pentagono. I Trident II, armati di 24
missili balistici D5 a 8 testate nucleari (192 per sottomarino), sono sempre
pronti, ventiquattr'ore su ventiquattro, all'attacco nucleare (con poco più della
metà delle sue testate, un sotto"arino di questo tipo potrebbe spazzare via
tutte le città italiane capoluogo di provincia). Altri, come l'Oklahoma City della
classe Los-Angeles, sono armati di missili da crociera Tomahawk con
testate nucleari W-80 da 200 kiloton, ma possono usare anche missili a
testata non nucleare. Come specifica la marina statunitense in un
comunicato ufficiale (Submarine Group Eight), i sottomarini della Sesta Flotta
nel Mediterraneo hanno effettuato nel 1991 "attacchi contro l'Iraq con missili
da crociera Tomahawk". Successivamente, gli stessi missili sono stati usati
nel 1999 nella guerra contro la Jugoslavia.
Ora i sottomarini statunitensi si stanno preparando al secondo attacco
all'Iraq: l'Oklahoma City e altri possono colpire, dal Mediterraneo orientale, la
stessa Baghdad, avendo i loro missili da crociera un raggio d'azione di oltre
1.100 km. L'incidente è avvenuto certamente nel corso di una di queste
esercitazioni nel mondo sommerso dei preparativi di guerra.