Hai ragione, ma il tema Egitto era
inevitabile che venisse sottolineato (giustamente) anche se come si è
scritto le contraddizioni e gli affari sporchi sono generalizzati.
Il tutto per una ragion di stato, ovvero come si dice "l'interesse
nazionale all'interno di delicati equilibri internazionali": "realismo
politico" che va letto "ipocrisia politica e clientelismo economico".
Ed è questa la vera bufala e presa per il sedere che va smontata.
L'articolo citato, pieno di astio, non lo fa. Anzi fa intendere che la
politica estera (quale?) non si fa mendicando ma .... non lo dice. Con
la spavalderia o la forza ?
Il "nostro" problema è che vi sono diverse opposizioni (per fortuna)
allo stato di cose, MA la maggior parte sono farfugliamenti, pasticci
logici, mischiotti infarciti anche da (mezzi) ragionamenti quasi
corretti. Il tutto scritto da giornalisti o commentatori improvvisati e
senza indirizzi di redazione o politici chiari (questo in generale).
Non si costruisce nulla: solo confusione.
La caciara sommerge e rende invisibili i contributi che mettono il dito
nella piaga.
L'italiano medio fa il resto.
I M5s vanno spinti nell'angolo per vedere se sono maturati.
Ne di destra ne di sinistra? ne in alto ne in basso, pacifisti e
militaristi, ambientalisti e devastatori, antisistema e boiardi,
antirazzisti e salviniani
Lo dico con rispetto per i molti in buona fede e che ci mettono l'anima,
ma per me confusi e in un contenitore ormai sputtanato.
Concludendo? Servirebbe selezionare i "contributi" sottolineando una
prospettiva omogenea anche se in divenire.
Questo lo può fare solo un "soggetto" omogeneo anche se in divenire ...
che non c'è.
E qui mi ripeterei.
Antonio
jure LT (via disarmo Mailing List) ha scritto il 30/06/2020 alle
23:56:
"L’Italia, dopo aver collezionato una caterva di errori sul fronte
libico, primo fra tutti partecipare alla sciagurata guerra del 2011,
si ritrova ora a chiedere un posto in seconda fila al tavolo dei
vincitori. Forse, il magnanimo Sultano ce lo concederà. Ma sarà lui,
Erdogan, a dettare le condizioni."
Eppure, c'è qualcuno che crede, o vuol far intendere, che il
problema è Regeni e le due fregate Fremm all'Egitto. Che il Cielo
accechi chi non vuol (far) vedere.
Jure Eler
------
Di Maio ad Ankara in ginocchio da Erdogan:
la diplomazia del cappello in mano
https://www.globalist.it/world/2020/06/20/di-maio-ad-ankara-in-ginocchio-da-erdogan-la-diplomazia-del-cappello-in-mano-2060493.html
Umberto De Giovannangeli - 20 giugno 2020
“Giggino” alla corte del Sultano. Una nuova puntata di quella
diplomazia del cappello in mano che caratterizza l’azione del
Governo Conte&Di Maio sullo scacchiere internazionale. Ieri, il
nostro ministro degli Esteri ha svolto una missione, toccata e fuga,
ad Ankara, dove ha incontrato il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu.
Ho letto e riletto le dichiarazioni di Luigi Di Maio in conferenza
stampa. Da italiano, mi sono vergognato. Per la banalità delle
esternazioni, un compitino preparatogli dagli sherpa, e per un
mortificante “baciapilismo” nei confronti di un regime
islamo-nazionalista che sta portando avanti, con la complicità
silente della comunità internazionale, la pulizia etnica nel Nord
della Siria sterminando i curdi siriani. Un regime che, nella sua
determinazione neo-ottomana, sta ora allungando le mani sulla Libia,
sostenendo militarmente, con droni, artiglieria pesante, consiglieri
sul campo e migliaia di mercenari tagliagole che Recep Tayyp
Erdogan, il presidente-sultano turco, ha utilizzato nel lavoro più
sporco nel Rojava – stupri, saccheggi, fosse comuni – per poi
replicare in Libia.
In ginocchio da te
Naturalmente di tutto questo, e dello sfregio dei diritti umani
perpetrato da un regime che ha riempito le carceri di decine di
migliaia di oppositori, tra cui giornalisti indipendenti e
parlamentari prima revocati e poi imprigionati, Di Maio non ha fatto
cenno. Così come era avvenuto con il presidente-gendarme egiziano
Abdel Fattah al-Sisi.
“In Libia puntiamo a una soluzione sostenibile e durevole, che
risolva il conflitto”, ribadisce Di Maio, rimarcando il sostegno al
processo di pace dell'Onu come ribadito dal processo di Berlino. Un
processo che non ha mai preso corpo. Il titolare della Farnesina ha
anche sottolineato come sia necessario a questo fine un nuovo
inviato delle Nazioni Unite sulla Libia. E ha parlato
“dell'importanza del dialogo fra Ue e Turchia”. Di Maio si è anche
espresso contro “e inaccettabili pratiche delle trappole esplosive”,
ricordando come l'Italia abbia garantito sostegno agli sforzi di
sminamento. E fin qui siamo alla fiera dell’ovvio, allo stanco
ripetere di considerazioni che non affrontano mai di petto la realtà
Ma il “baciapilismo” tocca i suoi vertici quando il ministro degli
Esteri, quello delle “Ong, tassisti del mare”, ha affermato, senza
arrossire di vergogna, che sulla questione delle migrazioni
“sosteniamo e apprezziamo gli sforzi turchi”, ricordando, come fosse
un vanto, che l'Italia sostiene l'implementazione dell'accordo
stretto in materia fra Turchia e Unione Europea nel 2016.
Avete letto bene: l’implementazione! Nel 2016, su spinta tedesca,
l’Ue ha pagato 3 miliardi di euro più altri tre alla Turchia, perché
diventasse il Gendarme delle frontiere esterne. Come sino trattati i
milioni di sfollati, soprattutto siriani, nei campi di accoglienza
turchi, questo a Di Maio e ai suoi pari d’Europa, non interessa
punto. Ed ora, per premiare Erdogan, Di Maio pensa bene di
implementare questo sostegno.
Un capitolo a parte merita la partita energetica. La Turchia è
pronta a “collaborare con l'Italia sulle questioni energetiche”,
dice Cavusoglu nel corso della conferenza stampa congiunta con
l'omologo italiano “Riguardo all'energia e ad attività relative
vogliamo lavorare seriamente con l'Italia nel Mediterraneo
orientale. Abbiamo la Turkish Petroleum e l'italiana Eni e altre
aziende. Ci sarà anche collaborazione tra i nostri ministeri
dell'Energia”, ha aggiunto Cavusoglu. “Le ricchezze del Mediterrano
orientale devono essere condivise da tutti i Paesi della regione”,
ha proseguito, affermando che Ankara “respinge le azioni unilaterali
che tengono la Turchia fuori da questo processo”.
Il messaggio che conta è in questo ultimo passaggio: se l’Italia
vuole rientrare in gioco in Libia, deve smetterla di sostenere le
richieste greche e le critiche di Bruxelles. Prendere o lasciare.
La Libia, per l’appunto. “Nei prossimi giorni avrò interlocuzioni
con il governo ma anche con altri parti libiche per cercare di
trasmettere tutta l'apprensione non solo dell'Italia, non solo
dell'Europa, ma di tutta la comunità internazionale”, annuncia Di
Maio, indossando gli abiti del “trasmettitore di apprensione”.
Spartizione a due
Per non sparare sulla Croce rossa della Farnesina, va anche detto
che Di Maio deve fare i conti con qualcosa troppo più grande di luie
del Governo che rappresenta all’estro: opporsi alla “Grande
spartizione” della Libia tra il Sultano e lo Zar. Russi e turchi
sono pronti a spartirsi la Libia e a esercitare la loro crescente
influenza nel Mediterraneo Occidentale. E' questo che dicono le
manovre aeronavali turche a largo delle coste libiche e lo
schieramento dei jet russi nella base di Jufra che, secondo alcuni,
hanno parzialmente sostituito i mercenari della Wagner. Ankara vuole
insediarsi in Tripolitania, Mosca punta a farlo in Cirenaica. A
questo sta portando la rottura dell'assedio su Tripoli da parte del
Generale Khalifa Haftar e i successi dell'esercito guidato dal Gna.
Successi ottenuti grazie al fondamentale sostegno turco contro il
generale ribelle finanziato da Arabia Saudita ed Egitto, e armato da
Emirati Arabi Uniti e Mosca.
Ma dopo mesi di una campagna militare impantanata, la Russia ha
ritirato il suo supporto decidendo di negoziare con Ankara i futuri
assetti del paese e le relative zone di influenza. Tutto è dunque
deciso? Non ancora, si legge in una documentata analisi dell'Ispi,
perché ci sono temi su cui i due paesi, entrambi impegnati in Libia,
si trovano su sponde decisamente opposte: la Russia vuole fermare
l'avanzata delle forze di Tripoli prima che raggiungano Sirte e,
soprattutto, vuole garantirsi un avamposto militare in Cirenaica.
Ankara frena, e dalla sua posizione di forza cerca di assicurarsi la
base di Al Watyah e il porto di Misurata, rispettivamente a ovest e
a est di Tripoli. Dagli equilibri che si raggiungeranno dipende
l'assetto della Libia di domani che, ancora una volta, non si
deciderà né a Tripoli né a Bengasi, prosegue il documento. L'assedio
di Sirte e le divergenze tra russi e turchi costituirebbero lo
scoglio su cui è naufragato il vertice a livello di ministri degli
Esteri e della Difesa, svoltosi domenica scorsa a Istanbul. Tra i
punti di rottura, non ci sarebbe invece il ruolo per Khalifa Haftar,
che Ankara vuole escludere e che anche Mosca sembra ormai voler
accantonare a favore di un rappresentante più 'presentabile' e
gestibile. Altre divergenze riguarderebbero la recente
''iniziativa del Cairo'' promossa dal presidente egiziano Abdel
Fattah al-Sisi, che continua a sostenere militarmente Khalifa Haftar
per difendere i suoi interessi sul confine occidentale. Ma la
proposta egiziana che prevede la costituzione di un nuovo Consiglio
presidenziale, estrometterebbe di fatto i turchi da ogni attività
politica. La Russia ha salutato il passo con favore mentre Ankara ha
detto di sostenere qualsiasi iniziativa per la pace, ''ma dipende da
chi la fa e perché''.
Davanti a tanti sviluppi l'Unione Europea appare in ritardo, con
Roma e Parigi ancorate su posizioni e interessi opposti, e Bruxelles
che non riesce a far rispettare l'embargo sulle armi con la nuova
missione Irini. Presto o tardi però, toccherà fare i conti con
Erdogan su energia, sicurezza e immigrazione. Sul piano militare,
inoltre, Parigi, che ha sempre velatamente sostenuto Haftar, è la
capitale europea più vocale nel suo dissenso, ma tutti chi più chi
meno si chiedono se la creazione di basi russe nel Sahara aprirà un
fronte africano della nuova Guerra Fredda con la Nato. Al momento,
pochi sono i dubbi sul fatto che l'unico vincitore della guerra
civile in Libia è Erdogan, anche grazie al sostegno finanziario del
Qatar. Se i turchi invocano legami ottomani con Tripoli per
giustificare il loro profondo coinvolgimento nel conflitto, il
principale dividendo per Ankara è stato finora il contestato accordo
con il governo di al-Sarraj sui diritti di esplorare e trivellare
petrolio nel Mediterraneo orientale. Una pesante eredità della
guerra di Libia che promette di complicare ulteriormente i rapporti
tra la Turchia e i paesi europei. L'ultimo in ordine di tempo a
invocare un intervento statunitense in Libia è stato il presidente
francese Emmanuel Macron, che ha definito ''inaccettabile'' il
comportamento della Turchia, le cui navi incrociano nel sud del
Mediterraneo. Prima di lui, il ministro degli Esteri russo Sergey
Lavrov aveva detto di auspicare che Washington sfrutti la sua
influenza per contribuire al raggiungimento di una tregua. E nei
giorni precedenti Recep Tayyep Erdogan aveva detto di aver avuto un
colloquio telefonico con Donald Trump sulla Libia e di essersi
trovati d'accordo ''su diversi punti''. Ufficialmente gli Stati
Uniti sostengono Tripoli ma Trump ha inviato segnali contrastanti
mantenendo aperti i canali con Haftar, che per anni è stato preziosa
risorsa della Cia contro Gheddafi. L'attuale amministrazione
americana, tuttavia, è sembrata sorda finora ai richiami di chi l'ha
invitata a guardare verso la battaglia per il potere che si combatte
lungo le coste nordafricane. Eppure nello scenario peggiore, quello
di una spartizione del paese in aree di influenza, un condominio
russo turco in Libia costituirebbe niente di meno che una minaccia
sul fianco meridionale della Nato, conclude l'analisi dell'Ispi.
Così stanno le cose. E l’Italia, dopo aver collezionato una caterva
di errori sul fronte libico, primo fra tutti partecipare alla
sciagurata guerra del 2011, si ritrova ora a chiedere un posto in
seconda fila al tavolo dei vincitori. Forse, il magnanimo Sultano ce
lo concederà. Ma sarà lui, Erdogan, a dettare le condizioni.
--- #NO GUERRA #NO NATO -- http://www.natoexit.it/ ---
>>> FIRMA per l'uscita dell'Italia dalla NATO <<<
https://www.change.org/p/la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale
--
-- Public key GnuPG/PGP for glry at ngi.it ID 0x1499EDDE
-- Search 0x1499EDDE on http://pgpkeys.mit.edu/
----------------------
Lista Disarmo di PeaceLink
Si ricorda che tutti i messaggi di questa lista sono pubblicati su internet:
https://lists.peacelink.it/disarmo/
Per cancellarsi:
https://lists.peacelink.it/sympa/auto_signoff/disarmo?email=antonio%40bontempi.net
|