[Disarmo] Ancora sul virus naturale (anche da cultura in vitro) o bioingegnerizzato



DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA


Questa strage del coronavirus, che ovviamente è e per diverso tempo resterà al centro delle preoccupazioni angosciate di tutti, almeno finchè durerà la crisi pandemica, possiamo affrontarla, spinti dai politici che pompano il sovranismo militarista, con l’ottica paranoica della caccia all’untore. Circolano teorie complottiste di chi lo vede come una creazione di laboratorio americana oppure cinese: un’arma biologica. Vi sono poi quelle che lo fanno risalire a fondi speculativi finanziari o a Big Pharma: un attacco economico. Ne’ poteva mancare chi accampa la mano del Padreterno: una punizione divina!

La verità è più lineare ma anche più dura da accettare: COVID19 è il frutto inevitabile e previsto di un meccanismo di malsviluppo che nella sua voracità accumulatoria - con una ristrettissima élite parassitaria al timone della barca - ha dissestato profondamente Madre Natura e portato a una grande crisi biologica. Così, in particolare sul riscaldamento globale, ci allerta la scienza da troppi anni colpevolmente inascoltata.

(L’ultimo intervento che ho letto in questo senso inequivocabile è quello dei biologi Manuela Monti e Carlo Alberto Redi su “La Lettura” del 19 aprile 2019. Titolo: Evitare infezioni lasciando in pace le altre specie. Occhiello: Si susseguono i morbi trasmessi dagli animali per zoonosi. Il rimedio migliore è rispettare l’ambiente).

Anche la residua ipotesi dell’incidente in un laboratorio cinese, che esaminiamo in questo numero 4 de IL SOLE DI PARIGI con una nostra inchiesta, possiamo farlo rientrare nello schema che in qualche modo potremmo attribuire alla “vendetta di Gaia”.

In questo caso bisogna pero’ precisare che la Natura non ha volontà cosciente, ma solo reazioni conseguenti a squilibri provocati nell’unico sistema vivente: questa consapevolezza dell’organica ed armonica interdipendenza delle componenti biotiche e della loro infrastruttura materiale la abbiamo definita “terrestrità".

A azioni che sconvolgono l’equilibrio ecosistemico corrispondono reazioni quasi automatiche per ripristinarlo, con percorsi che spesso non sono immediati ma lenti e complessi e che passano per una molteplicità di processi, per lo più sotterranei e silenziosi, finchè non si presenta l’effetto massiccio e catastrofico.

Prendiamo allora sul serio questa possibilità del rilascio accidentale di SARSCOV2 da parte di un laboratorio a Wuhan, un polo scientifico al quale fanno capo diverse multinazionali del farmaco. L’ipotesi è stata avanzata da un articolo del Washington Post e rilanciata dal governo USA. Ci è balzato subito addosso Trump, in crisi di consenso per la sua linea di gestione dell’epidemia negli USA (la maggioranza dei suoi concittadini la considera “suicida”).

Nello studio pubblicato su Nature, il quale conferma il parere di quasi tutti gli scienziati che senza alcun dubbio il virus non è una chimera creata in laboratorio, non si esclude pero’ nemmeno che, tra le varie ipotesi sulla sua nascita, ci sia quella di una fuoriuscita da una cultura in vitro.

(Questo studio con le sue conclusioni l’avevo già citato in un mio precedente articolo su questo argomento che si può trovare sul sito dei Disarmisti esigenti: 

http://www.disarmistiesigenti.org/2020/03/23/nuovo-virus-non-nasce-in-laboratorio/).

Il virus resta di origine naturale anche se passato per una cultura in vitro: è li’, nell’ambiente delle provette, che - senza ricorso ai copia e incolla delle tecniche di manipolazione genetica - si sarebbe modificato spontaneamente e sarebbe sfuggito al controllo dei tecnici di laboratorio.

Nell’articolo di Nature possiamo leggere: “Questo tipo di coltura è in corso da molti anni nei laboratori di livello di biosicurezza 2 in tutto il mondo e ci sono casi documentati di fughe di laboratorio…”

Siccome SARSCOV2 non presenta le caratteristiche dei suoi progenitori (SARS1 e MERS) ma ha sviluppato nella calotta esterna inedite proteine a punta (spikes) allora se ne può concludere da parte degli esperti sulla base dell’esame del suo genoma che è un virus nuovo e naturale.

La domanda che allora bisogna farsi è sul senso di queste ricerche che fanno cinesi, americani, russi e quanti altri: sono davvero necessarie in via preventiva per trovarsi più attrezzati con i vaccini? O nascondono inconfessabili legami con le ricerche sulle armi biologiche?

E’ questa domanda che - ad avviso dello scrivente - colloca sul binario giusto la riflessione e la discussione da sviluppare. Una ricerca scientifica opaca, con legami opachi con i settori militari, è anche essa un aspetto di quella hubrys che caratterizza il rapporto tra la specie umana e la Terra che la ha originata. 

La guerra che la società umana ha ingaggiato contro la Natura: è su questa deriva che la crisi pandemica dovrebbe aprirci gli occhi, rinviandoci alle minacce climatiche e nucleari che incombono in modo implacabile.

Se siamo intelligenti, non cadremo nell’errore di considerare il virus l’unico problema del Pianeta e affronteremo la crisi con un approccio complessivo, inaugurando una cooperazione globale per un “dopo” che non somigli per nulla al “prima”: contrasteremo il cambiamento climatico organizzandoci per profonde trasformazioni sociali con interventi di giustizia e di pace!