Re: [Disarmo] Fwd: [disarmisti esigenti] Coronavirus e fabbriche d'armi



Probbilmente avrebbe solo bisogno di informarsi prima di scrivere alcune cose. Un caro saluto, ciao


Il 3 aprile 2020 alle 10.10 Elio Pagani <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

Certo, so bene che conosci benissimo Agostinelli, lo descrivevo per gli altri che probabilmente non lo conoscono.
Abbiamo condiviso le lotte per la difesa dei lavoratori e la riconversione in Aermacchi, e poi l'espulsione dalla fabbrica.
Ricordo perfettamente che la FIOM fu la più filo aziendale e la più schierata in difesa della produzione bellica e per ottenere nuove spese militari per ottenere i lotti di produzione del cacciabombardiere AM-X, che erano stati cancellati a seguito degli accordi di disarmo anche convenzionale in Europa...
Ricordo che in quella occasione, Agostinelli si distinse per non sostenere le scelte della FIOM e mostrando simpatia per le nostre iniziative....
Un abbraccio.
Elio 

Il ven 3 apr 2020, 09:59 rossana123 < disarmo at peacelink.it> ha scritto:

So bene chi è Agostinelli, e proprio per questo che stupisce il suo lavoro per nulla inerente la realtà delle cose. Quanto alla FIOM, io ne sono stata delegata, e tu sai benissimo perchè ho stracciato la tessera e fondato un sindacato di base. La FIOM è stata, oggi al pari di FIM e UILM, la più guerrafondaia.


Il 3 aprile 2020 alle 9.54 Elio Pagani < disarmo at peacelink.it> ha scritto:

Cara Rossana,
come faccio da sempre oltre a un po' di rassegna stampa, faccio girare prese di posizione di soggetti individuali e collettivi che si esprimono su questioni importanti sul tema del disarmo e dunque della riconversione e delle iniziative contro la guerra.
Ciò indipendentemente dalla mia condivisione o meno di quanto scritto.
Credo che si debba tener conto di ciò che si scrive, aprendo se se lo ritiene un dibattito specifico.
Nello specifico, come sai, Mario Agostinelli (lo scrivo per gli altri) ha lavorato come fisico-chimico all'Euratom, ha poi deciso di distaccarsi per lavorare pier la FIOM di Varese, curando in particolare l'intervento sulle 150 ore.
Fu eletto Segretario generale regionale  lombardo della CGIL, poi fu eletto al Consiglio regionale lombardo come indipendente per RC.
È esponente di Energia Felice e della Associazione Laudato Si'.
Poi si può non condividere quanto scrive, come fai tu. Questo non può fare altro che far crescere la consapevolezza.
Elio Pagani

Il ven 3 apr 2020, 09:23 rossana123 < disarmo at peacelink.it> ha scritto:

ma perchè Agostinelli scrive cose che non portano da nessuna parte? Davvero non capisco a chi e a che cosa servono. Il prefetto di Varese ha fatto riferimento ad un accordo fra sindacati e azienda e, se non bastasse, dopo di quello ne è stato fatto uno peggiorativo (se possibile).

Ricordo che sono stati i sindacati FIM-FIOM e UILM ad aver fatto muro contro Moretti (l'unica idea decente da lui partorita) che voleva vendere le azioni italiane di MBDA (missilisica). Per questi sindacati e per la Pinotti (ministro della difesa ai tempi) la produzione missilistica era strategica per l'Italia.

Per favore basta con questi articoli che non fanno riferimento alla realtà delle cose.


Il 2 aprile 2020 alle 18.33 Elio Pagani < disarmo at peacelink.it> ha scritto:



---------- Forwarded message ---------
Da: Mario Agostinelli < agostinelli.mario at gmail.com>
Date: gio 2 apr 2020, 18:31
Subject: [disarmisti esigenti] Coronavirus e fabbriche d'armi
To: < disarmisti-esigenti at googlegroups.com>



        

In tempo di coronavirus, vorrei segnalarvi un fatto che per me, che abito vicino alle fabbriche varesine che producono elicotteri e aviogetti impiegati nelle guerre che sfregiano tante regioni del mondo, rappresenta una novità ed una svolta imprevista. Come racconto nel post settimanale che è ospitato a questo link  https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/02/aerei-da-guerra-indispensabili-leonardo-non-si-ferma-ma-le-condizioni-non-convincono-i-lavoratori/5753691/  i lavoratori dell’Alenia Aermacchi (oltre 1500 dipendenti) di Venegono hanno scioperato lo scorso Giovedì e non si sono presentati ai loro banchi e ai loro modernissimi attrezzi, giudicando non affatto indispensabile la produzione loro affidata, nonostante le pressioni del Prefetto di Varese e le arroganti affermazioni dell’Amministratore Delegato di Leonardo, Alessandro Profumo. Quasi un’intimazione - peraltro subita purtroppo nei reparti novaresi dove si monta l’F-35 - giunta puntualmente in una intervista al Corriere della Sera dopo lo sciopero dei metalmeccanici della Lombardia. Nello stabilimento varesino, gli addetti hanno anteposto ad ogni altra cosa il rischio del contagio, l'incolumità della loro vita: assimilandosi in ciò, più o meno consapevolmente e come in un flash improvviso, ad altri viventi lontani, senza volto, vittime indirette della torsione che l’industria delle armi impone alla loro fatica, alla loro professionalità, alle loro conoscenze. Non è cosa da poco un rifiuto deciso all'entrata della fabbrica e non era mai successo per ragioni spontanee e con una motivazione così imprevista nel settore aeronautico varesino – ne so qualcosa per i miei trascorsi sindacali - nemmeno nel grande fermento della classe lavoratrice, a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo.

Si dirà che è prevalsa la paura, che una fermata in un frangente eccezionale come quello della pandemia in corso non è granché. Io mi azzardo a pensare invece che non tutto tornerà come prima e che, ad esempio, non riceverà la stessa scarsa attenzione di ieri continuare a privatizzare la salute in Lombardia, fino a non mantenere in vita i presidi sanitari e le apparecchiature adeguate e sufficienti a rendere efficace il legame sociale che sapeva unire virtuosamente (non "eroisticamente"!) gli abitanti del territorio con gli operatori negli ospedali. E ho la convinzione che solo una profonda riconversione del modo e delle finalità sociali del lavoro e delle produzioni, oggi per gran parte non essenziali se non addirittura nocive, ci porterà ad evitare crisi sempre più gravi e con sempre meno tempo davanti. La vicenda Aermacchi, certo, è solo un timido segnale: ma lo è tanto più in quanto l’accordo firmato dopo lo sciopero abilita le lavoratrici, i lavoratori ed i loro delegati a contrattare le condizioni della ripartenza degli impianti dopo Pasqua. Solidali e arricchiti di qualche riflessione in più sul futuro, non solo della loro azienda.  Un caro saluto. Mario



Mario Agostinelli
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