[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Disarmo] Revisionismo, negazionismo: la Storia va scritta dalla politica ??
- Subject: [Disarmo] Revisionismo, negazionismo: la Storia va scritta dalla politica ??
- From: jure LT <glry at ngi.it>
- Date: Mon, 3 Feb 2020 23:37:07 +0100
Revisionismo, negazionismo: la Storia va scritta dalla politica ??
1 - Fwd: [scambio info JUGOCOORD] da D'Orsi -- Fwd: [interni JUGOCOORD] Fwd: .... attacco Gobetti...
2 - Re: [interni JUGOCOORD] Fwd: .... attacco Gobetti...
Per conoscenza (prima dell'episodio in questione riportato sopra)
Jure Eler
------------
Da: Ljiljana
Oggetto:
I: .... attacco a Erik
Gobetti...
Data: 3 febbraio 2020 19:00:52 CET
A: Andrea CNJ
Caro
Andrea,
ti
inoltro questo articolo ricevuto da una collega e amica. No
comment...
Un
caro saluto,
Ljiljana
Torino, militanti di destra contro la
Circoscrizione 3: "Non date spazio allo storico che nega le
foibe"
L'Anpi insorge: "Sono neofascisti, vogliono la censura".
L'associazione degli esuli: "E' un negazionista"
di JACOPO RICCA
di JACOPO RICCA
A Torino militanti di estrema destra minacciano di
impedire un'assemblea con Erik Gobetti, uno storico che si occupa
delle Foibe. "La Circoscrizione 3 nega le foibe" è l'accusa dei
militanti di Aliud, il gruppo torinese legato al Fuan, ma
sostenuto anche dall'ex assessore regionale di Fratelli d'Italia,
ora in carcere per voto di scambio mafioso, Roberto Rosso. Loro
chiedono sia ritirata la concessione della sala comunale che il 5
febbraio, alle 18.30, ospiterà l'assemblea sul tema: "Chiediamo al
presidente della Circoscrizione 3, Francesca Troise, l'immediata
revoca dello spazio concesso all'associazione e una presa di
distanze pubblica dall'iniziativa - scrivono in un comunicato - In
caso contrario, sarà nostro dovere quello di presenziare
pubblicamente all'incontro per impedirne lo svolgimento". Una
minaccia forte che ha scatenato la risposta dell'Anpi,
l'associazione nazionale partigiani che da tempo organizza
dibattito con Gobetti: "I neofascisti vogliono censurare uno
storico e noi dobbiamo mobilitarci a sostegno di Gobetti, persona
integerrima e qualificata" scrivono in un lungo comunicato quelli
della sezione Anpi 68 martiri di Grugliasco.
A pochi giorni dal Giorno del Ricordo a Torino infuria la polemica sul ciclo di incontri che avrà per protagonista Gobetti, lo studioso di fascismo e storia della Jugoslavia nel Novecento, che da anni si occupa del tema delle violenze dei partigiani jugoslavi in terra istriana e che, però, è stato più volte accusato di negare la portata di quella tragedia. Aliud ha affisso uno striscione in corso Ferrucci, nello spazio che il 5 febbraio ospiterà l'incontro: "Lo scopo dell'iniziativa è stato contestare la concessione di uno spazio circoscrizionale, proprio in corso Ferrucci, al Centro Sociale Gabrio, in cui si terrà una conferenza revisionista e negazionista sulle Foibe con tesi volte a sminuire la tragedia patita dagli italiani sul confine orientale per opera dei partigiani comunisti di Tito - scrivono i militanti di estrema destra - Oltre il danno, anche la beffa: come se non fosse già abbastanza vergognoso pensare di organizzare una conferenza negazionista sulle foibe, è ancor più inaccettabile che queste iniziative vengano ospitate all'interno di spazi pubblici, ottenuti tramite le solite associazioni-ombra".
Sulla questione delle foibe, spesso strumentalizzata dalla destra italiana, è in corso da anni un dibattito che vede spesso su posizioni opposte l'associazione nazionale partigiani e gli esuli istriani. Sulla questione delle conferenze con Gobetti (ad esempio ce ne sarà una anche domani nel quartiere Nizza Millefonti, organizzata dalle sezioni Anpi di Grugliasco, Nizza-Lingotto e V Riunite Torino e del comitato "Mamme in piazza per la libertà di dissenso") è intervenuto anche il presidente torinese della Anvgd, l'associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Vatta: "Ho pubblicato una locandina di un evento dove lo storico Erik Gobetti racconterà la vera storia delle Foibe, questo lo fà tutti gli anni all'approssimarsi del Giorno del Ricordo. Voglio informare tutti gli amici di Facebook che uno storico che si rispetti, dovrebbe anche confrontarsi con l'associazione che rappresenta gli esuli di Torino e che tanti di questi esuli, hanno avuto dei parenti infoibati. Se poi intende smascherare i negazionisti, mi chiedo come lo farà se lui stesso è un negazionista? - scrive Vatta - Non l'ho mai sentito dire che gli infoibatori sono stati i comunisti, o forse questo pseudo storico pensa che gli istriani si sono infoibati da soli? Parli anche della strage di Vergarola a Pola nel 1946".
A pochi giorni dal Giorno del Ricordo a Torino infuria la polemica sul ciclo di incontri che avrà per protagonista Gobetti, lo studioso di fascismo e storia della Jugoslavia nel Novecento, che da anni si occupa del tema delle violenze dei partigiani jugoslavi in terra istriana e che, però, è stato più volte accusato di negare la portata di quella tragedia. Aliud ha affisso uno striscione in corso Ferrucci, nello spazio che il 5 febbraio ospiterà l'incontro: "Lo scopo dell'iniziativa è stato contestare la concessione di uno spazio circoscrizionale, proprio in corso Ferrucci, al Centro Sociale Gabrio, in cui si terrà una conferenza revisionista e negazionista sulle Foibe con tesi volte a sminuire la tragedia patita dagli italiani sul confine orientale per opera dei partigiani comunisti di Tito - scrivono i militanti di estrema destra - Oltre il danno, anche la beffa: come se non fosse già abbastanza vergognoso pensare di organizzare una conferenza negazionista sulle foibe, è ancor più inaccettabile che queste iniziative vengano ospitate all'interno di spazi pubblici, ottenuti tramite le solite associazioni-ombra".
Sulla questione delle foibe, spesso strumentalizzata dalla destra italiana, è in corso da anni un dibattito che vede spesso su posizioni opposte l'associazione nazionale partigiani e gli esuli istriani. Sulla questione delle conferenze con Gobetti (ad esempio ce ne sarà una anche domani nel quartiere Nizza Millefonti, organizzata dalle sezioni Anpi di Grugliasco, Nizza-Lingotto e V Riunite Torino e del comitato "Mamme in piazza per la libertà di dissenso") è intervenuto anche il presidente torinese della Anvgd, l'associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Vatta: "Ho pubblicato una locandina di un evento dove lo storico Erik Gobetti racconterà la vera storia delle Foibe, questo lo fà tutti gli anni all'approssimarsi del Giorno del Ricordo. Voglio informare tutti gli amici di Facebook che uno storico che si rispetti, dovrebbe anche confrontarsi con l'associazione che rappresenta gli esuli di Torino e che tanti di questi esuli, hanno avuto dei parenti infoibati. Se poi intende smascherare i negazionisti, mi chiedo come lo farà se lui stesso è un negazionista? - scrive Vatta - Non l'ho mai sentito dire che gli infoibatori sono stati i comunisti, o forse questo pseudo storico pensa che gli istriani si sono infoibati da soli? Parli anche della strage di Vergarola a Pola nel 1946".
-------------
2 - Re: [interni JUGOCOORD] Fwd: .... attacco Gobetti...
2 - Re: [interni JUGOCOORD] Fwd: .... attacco Gobetti...
Per conoscenza (prima
dell'episodio in questione riportato sopra)
-------- Messaggio
Inviato da: Andrea
-------- Messaggio
Oggetto: | [scambio info JUGOCOORD] da D'Orsi -- Fwd: [interni JUGOCOORD] Fwd: .... attacco Gobetti... |
---|---|
Data: | Mon, 3 Feb 2020 21:33:10 +0100 |
Mittente: | Andrea [ita-jug] <ita-jug-noreply at yahoogroups.com> |
A: | Cnj interna <ita-jug at yahoogroups.com> |
Inizio messaggio
Da: "Angelo D'Orsi"
Oggetto: Re: [interni JUGOCOORD] Fwd: .... attacco Gobetti...
Data: 3 febbraio 2020 19:56:05 CET
A: Andrea
Per conoscenza (prima dell'episodio in questione)
La “questione foibe” e la storia governativa
di Angelo d’Orsi
Sotto l’insegna del politicamente corretto stiamo compiendo grandi passi verso la eliminazione di ogni spazio di dissenso dal pensiero dominante, che è, come insegna Marx, il pensiero delle classi dominanti. Basterebbe questa considerazione per renderci più attenti e critici. La tendenza in atto su scena internazionale, nel mondo occidentale, a cominciare dall’Unione Europea e degli Stati Uniti, è quella di una trasformazione del potere politico in organo giudicante della legittimità delle interpretazioni storiografiche e dello stesso dibattito delle idee: e distrattamente, colpevolmente, troppi di noi hanno trascurato le implicazioni di questa tendenza.
La lotta contro l’antisemitismo ha portato, talora innocentemente, talaltra capziosamente, alla persecuzione giudiziaria, in sede penale, delle forme di negazione o persino di “banalizzazione” della Shoah. Una legislazione in tal senso si sta imponendo sulle due sponde dell’Atlantico, nel silenzio ignaro o ignavo di troppi. La risoluzione UE dello scorso settembre di equiparazione nazismo/comunismo, con allusione a sanzioni penali verso chi non rimuove simboli di quei “regimi”, è stata criticata, ma rimane come un macigno e può essere lo strumento politico prima che legale per perseguitare coloro che credono ancora nel socialismo e che non aborrono, anzi, la Falce e Martello. Un panpenalismo internazionale sta percorrendo l’Occidente da decenni, ormai, e in Italia si connette essenzialmente al tema del “negazionismo”, un termine su cui varrà la pena di riflettere, al più presto, dato il suo carattere ampio quanto evanescente. E in effetti viene adoperato a destra e a manca, in modo completamente privo di scientificità. Negazionismo, esecrando, è quello di chi nega le camere a gas, e i campi di sterminio nazisti; ma per una sciagurata estensione di un “non-concetto” viene bollato come “negazionismo” l’atteggiamento di chi, su qualsivoglia tema, provi a ragionare seriamente sui fatti della storia, rimanendo ostinatamente aggrappato ai documenti, come invitava a fare Marc Bloch, uno storico ebreo, è opportuno precisare, militante antifascista, ucciso dai nazisti. In sintesi, occorre non farsi coartare dal senso comune e men che meno dalle disposizioni di legge, nel campo tanto della ricerca scientifica quanto della discussione intellettuale.
E su questo passaggio siamo stati davvero poco attenti, ed è tempo di reagire con vigore. Intanto, va ribadito che nessuna idea deve essere impedita a furia di norme giuridiche. Il dibattito delle idee deve essere assolutamente libero, e questo ce lo ha insegnato la grande tradizione umanistica, e poi illuministica e liberale, da Lorenzo Valla a John Locke, da Voltaire a Tocqueville. E per quanto concerne i fatti storici, solo la storiografia, ossia la comunità estesa di chi studia professionalmente, scientificamente, e più in generale la comunità intellettuale, rappresenta il “tribunale” che può e deve accogliere o respingere le tesi storiche o pseudo-storiche. Le cattive idee vanno tenute a bada, contrastate con buone idee, le tesi infondate vanno contestate con ricostruzioni scientificamente fondate. Nessun organo politico, nessuna legislazione, possono essere tirati in campo per combattere idee: questo deve essere un punto irrinunciabile. Tanto più se si entra nel campo della storia: se si accetta che siano il potere legislativo o esecutivo, i parlamenti e i governi, a decidere della fondatezza di una tesi storiografica, si finisce per accogliere il principio che la storia sia un campo di opinioni, invece che, come è e come deve essere, un campo di ricerca scientifica. Gli elogi postumi a Giampaolo Pansa, anche da parte di chi in vita lo aveva criticato, sono stati solo l’ultimo esempio di come la moneta cattiva (l’opinionismo, la “doxa”, presentato come valida alternativa alla ricerca) abbia finito per scacciare dal mercato intellettuale la moneta buona (la storia vera e propria fondata sul principio dell’“episteme”, del sapere scientifico). E Pansa ha avuto responsabilità gravissime in tal senso, anche a prescindere dalle tesi farlocche da lui proposte al pubblico che se ne è abbeverato.
Va aggiunto che l’insipienza non sempre innocente della nostra classe politica ha realizzato un micidiale combinato disposto fra il 27 gennaio e il 10 febbraio, quasi fondendo le due date, in una melassa politicamente corretta rispetto alla quale chi prova a ragionare, documenti alla mano rischia di essere bollato come “negazionista”, in una inaccettabile estensione del “non concetto”, e una sua torsione dal campo antifascista a quello fascistoide o decisamente fascista, nella narrazione delle tormentate vicende del Confine orientale.
Ne è esempio la censura preventiva a cui viene sottoposta, da tempo, ma con una progressione inquietante, colei che è, con pochissimi altri, la più informata studiosa della vexata quaestio foibe/esodo, Claudia Cernigoi, la quale ormai trova difficoltà a parlare in pubblico, fatta oggetto di campagne denigratorie, e di intimidazioni al limite della vera e propria persecuzione.. L’ultimo episodio è il ritiro della concessione di spazi per conferenze sul tema, prima a Cologno Monzese, poi a Pistoia, località naturalmente, entrambe, in mano alla destra; ma va aggiunto che se ciò è stato possibile è perché la sinistra ufficiale, o il cosiddetto centrosinistra, è stata finora silente o corriva, sul tema, nella paura di urtare una parte dell’elettorato. Il comunicato dell’Amministrazione comunale pistoiese rappresenta un inquietante e rozzo esempio paradigmatico degno dell’infausto Ventennio. Il titolo dice già tutto: “Dramma foibe - nessuno spazio pubblico per chi propaganda odiose tesi negazioniste”. Nel testo vi è poi un volgare attacco personale contro la Cernigoi:
tristemente nota alle cronache per aver definito il dramma delle foibe una “montatura gigantesca” e che ha pubblicato un “libro” dal titolo piuttosto eloquente: “Operazione “Foibe” tra storia e mito”
Ora proprio quel lavoro di Claudia Cernigoi, che il comunicato tenta di dileggiare con le virgolette che racchiudono il termine “libro”, è una pietra miliare degli studi sull’argomento. Ma nella campagna contro la verità della storia, il potere politico, la parola di un amministratore ignorante o di un conduttore televisivo contano infinitamente più del rigoroso, diligente, faticoso lavoro di ricerca negli archivi e nelle biblioteche. La “verità politica” (si pensi a certi discorsi recenti di autorità dall’ex presidente del Parlamento UE, Tajani, allo stesso presidente Mattarella, che ha finito per accogliere le posizioni del suo predecessore Napolitano che avevano rischiato di creare conflittualità con le confinanti repubbliche ex-jugoslave) diventa la verità tout court. Con tanti saluti alla storia, ai documenti, alle analisi, e alla stessa onestà intellettuale. Nel comunicato dell’Amministrazione comunale di Pistoia si insiste nell’accusare la Cernigoi di “negazionismo”, con parole che vorrebbero essere infamanti ma appaiono grottesche, parlando di “farneticazioni”. E si rivendica la giustezza della decisione assunta di negare i locali alla conferenza, asserendo che sindaco e direttrice della Biblioteca (dove avrebbe dovuto svolgersi la conferenza)
nello scongiurare che una tale manifestazione d'odio si svolgesse in un luogo pubblico, hanno tutelato con serietà e professionalità non solo la Legge dello Stato e la dignità delle Istituzioni Repubblicane, ma anche la sensibilità di quei discendenti degli esuli istriani, fiumani e dalmati che vivono sul nostro territorio.
La Cernigoi, doverosamente, ha inviato una lettera di precisazioni e contestazioni, dal tono assai misurato, in cui prova a esporre le sue ragioni, che sono quelle della ricerca, e del diritto all’accertamento della verità. Ammesso che venga letta, non credo possa sortire alcun effetto. Ormai siamo a un passo dal delirio e chi non accetta il mainstream politico-mediatico viene bollato con marchio d’infamia. Invece della “lettera scarlatta”, la famigerata A (per “adultera”), dell’immorale romanzo di Hawthorne, avremo una “N” per “negazionista” e magari pure un simbolino? Possibile che la storia non insegni?
Basti pensare che negli stessi giorni giunge la notizia, ancora più preoccupante, che un rappresentante triestino del partito neofascista di Giorgia Meloni, tale Walter Rizzetto, ha avanzato una proposta di legge, così intitolata: “Nuove misure per punire il negazionismo e attribuzione alle associazioni di esuli Fiumani, Istriani e Dalmati di un ruolo primario per difendere la storia del confine orientale”, proposta sottoscritta da tutti i suoi sodali del Gruppo parlamentare. Ad abundantiam, Rizzetto ha dichiarato:
Chiediamo che le associazioni di esuli siano interpellate dagli enti locali prima di autorizzare o concedere spazi per lo svolgimento di eventi sulle foibe, e che siano le sole ad essere coinvolte nell’elaborazione dei piani di formazione ed insegnamento nelle scuole, per garantire una testimonianza autentica di quegli accadimenti per troppo tempo occultati. Ciò anche allo scopo di estromettere enti e soggetti che in passato, nell’intraprendere tali iniziative sulle foibe, hanno rappresentato quei tragici fatti in modo distorto per meri fini politici. Chiediamo inoltre una modifica al codice penale affinché sia previsto specificamente come reato l’apologia e negazione degli eccidi delle foibe.
La proposta di legge, a tal fine, chiede la variazione dell’Art. 604-bis, terzo comma, del Codice Penale, con l’inserimento accanto all’apologia della Shoah, quella “dei massacri delle foibe”. Ecco appunto si arriva al cuore della questione: punire il negazionismo o il riduzionismo o la banalizzazione della Shoah, apre la strada ad altri analoghi divieti, che presumibilmente cresceranno, e nondimeno potranno cambiare in base alle maggioranze politiche.
Ecco, quindi, la storia governativa, degna dei peggiori regimi dittatoriali.
Tutto questo non fa risonare un campanello d’allarme? La comunità intellettuale, a cominciare da quella degli storici, non ritiene di avere nulla da dire?
Sotto l’insegna del politicamente corretto stiamo compiendo grandi passi verso la eliminazione di ogni spazio di dissenso dal pensiero dominante, che è, come insegna Marx, il pensiero delle classi dominanti. Basterebbe questa considerazione per renderci più attenti e critici. La tendenza in atto su scena internazionale, nel mondo occidentale, a cominciare dall’Unione Europea e degli Stati Uniti, è quella di una trasformazione del potere politico in organo giudicante della legittimità delle interpretazioni storiografiche e dello stesso dibattito delle idee: e distrattamente, colpevolmente, troppi di noi hanno trascurato le implicazioni di questa tendenza.
La lotta contro l’antisemitismo ha portato, talora innocentemente, talaltra capziosamente, alla persecuzione giudiziaria, in sede penale, delle forme di negazione o persino di “banalizzazione” della Shoah. Una legislazione in tal senso si sta imponendo sulle due sponde dell’Atlantico, nel silenzio ignaro o ignavo di troppi. La risoluzione UE dello scorso settembre di equiparazione nazismo/comunismo, con allusione a sanzioni penali verso chi non rimuove simboli di quei “regimi”, è stata criticata, ma rimane come un macigno e può essere lo strumento politico prima che legale per perseguitare coloro che credono ancora nel socialismo e che non aborrono, anzi, la Falce e Martello. Un panpenalismo internazionale sta percorrendo l’Occidente da decenni, ormai, e in Italia si connette essenzialmente al tema del “negazionismo”, un termine su cui varrà la pena di riflettere, al più presto, dato il suo carattere ampio quanto evanescente. E in effetti viene adoperato a destra e a manca, in modo completamente privo di scientificità. Negazionismo, esecrando, è quello di chi nega le camere a gas, e i campi di sterminio nazisti; ma per una sciagurata estensione di un “non-concetto” viene bollato come “negazionismo” l’atteggiamento di chi, su qualsivoglia tema, provi a ragionare seriamente sui fatti della storia, rimanendo ostinatamente aggrappato ai documenti, come invitava a fare Marc Bloch, uno storico ebreo, è opportuno precisare, militante antifascista, ucciso dai nazisti. In sintesi, occorre non farsi coartare dal senso comune e men che meno dalle disposizioni di legge, nel campo tanto della ricerca scientifica quanto della discussione intellettuale.
E su questo passaggio siamo stati davvero poco attenti, ed è tempo di reagire con vigore. Intanto, va ribadito che nessuna idea deve essere impedita a furia di norme giuridiche. Il dibattito delle idee deve essere assolutamente libero, e questo ce lo ha insegnato la grande tradizione umanistica, e poi illuministica e liberale, da Lorenzo Valla a John Locke, da Voltaire a Tocqueville. E per quanto concerne i fatti storici, solo la storiografia, ossia la comunità estesa di chi studia professionalmente, scientificamente, e più in generale la comunità intellettuale, rappresenta il “tribunale” che può e deve accogliere o respingere le tesi storiche o pseudo-storiche. Le cattive idee vanno tenute a bada, contrastate con buone idee, le tesi infondate vanno contestate con ricostruzioni scientificamente fondate. Nessun organo politico, nessuna legislazione, possono essere tirati in campo per combattere idee: questo deve essere un punto irrinunciabile. Tanto più se si entra nel campo della storia: se si accetta che siano il potere legislativo o esecutivo, i parlamenti e i governi, a decidere della fondatezza di una tesi storiografica, si finisce per accogliere il principio che la storia sia un campo di opinioni, invece che, come è e come deve essere, un campo di ricerca scientifica. Gli elogi postumi a Giampaolo Pansa, anche da parte di chi in vita lo aveva criticato, sono stati solo l’ultimo esempio di come la moneta cattiva (l’opinionismo, la “doxa”, presentato come valida alternativa alla ricerca) abbia finito per scacciare dal mercato intellettuale la moneta buona (la storia vera e propria fondata sul principio dell’“episteme”, del sapere scientifico). E Pansa ha avuto responsabilità gravissime in tal senso, anche a prescindere dalle tesi farlocche da lui proposte al pubblico che se ne è abbeverato.
Va aggiunto che l’insipienza non sempre innocente della nostra classe politica ha realizzato un micidiale combinato disposto fra il 27 gennaio e il 10 febbraio, quasi fondendo le due date, in una melassa politicamente corretta rispetto alla quale chi prova a ragionare, documenti alla mano rischia di essere bollato come “negazionista”, in una inaccettabile estensione del “non concetto”, e una sua torsione dal campo antifascista a quello fascistoide o decisamente fascista, nella narrazione delle tormentate vicende del Confine orientale.
Ne è esempio la censura preventiva a cui viene sottoposta, da tempo, ma con una progressione inquietante, colei che è, con pochissimi altri, la più informata studiosa della vexata quaestio foibe/esodo, Claudia Cernigoi, la quale ormai trova difficoltà a parlare in pubblico, fatta oggetto di campagne denigratorie, e di intimidazioni al limite della vera e propria persecuzione.. L’ultimo episodio è il ritiro della concessione di spazi per conferenze sul tema, prima a Cologno Monzese, poi a Pistoia, località naturalmente, entrambe, in mano alla destra; ma va aggiunto che se ciò è stato possibile è perché la sinistra ufficiale, o il cosiddetto centrosinistra, è stata finora silente o corriva, sul tema, nella paura di urtare una parte dell’elettorato. Il comunicato dell’Amministrazione comunale pistoiese rappresenta un inquietante e rozzo esempio paradigmatico degno dell’infausto Ventennio. Il titolo dice già tutto: “Dramma foibe - nessuno spazio pubblico per chi propaganda odiose tesi negazioniste”. Nel testo vi è poi un volgare attacco personale contro la Cernigoi:
tristemente nota alle cronache per aver definito il dramma delle foibe una “montatura gigantesca” e che ha pubblicato un “libro” dal titolo piuttosto eloquente: “Operazione “Foibe” tra storia e mito”
Ora proprio quel lavoro di Claudia Cernigoi, che il comunicato tenta di dileggiare con le virgolette che racchiudono il termine “libro”, è una pietra miliare degli studi sull’argomento. Ma nella campagna contro la verità della storia, il potere politico, la parola di un amministratore ignorante o di un conduttore televisivo contano infinitamente più del rigoroso, diligente, faticoso lavoro di ricerca negli archivi e nelle biblioteche. La “verità politica” (si pensi a certi discorsi recenti di autorità dall’ex presidente del Parlamento UE, Tajani, allo stesso presidente Mattarella, che ha finito per accogliere le posizioni del suo predecessore Napolitano che avevano rischiato di creare conflittualità con le confinanti repubbliche ex-jugoslave) diventa la verità tout court. Con tanti saluti alla storia, ai documenti, alle analisi, e alla stessa onestà intellettuale. Nel comunicato dell’Amministrazione comunale di Pistoia si insiste nell’accusare la Cernigoi di “negazionismo”, con parole che vorrebbero essere infamanti ma appaiono grottesche, parlando di “farneticazioni”. E si rivendica la giustezza della decisione assunta di negare i locali alla conferenza, asserendo che sindaco e direttrice della Biblioteca (dove avrebbe dovuto svolgersi la conferenza)
nello scongiurare che una tale manifestazione d'odio si svolgesse in un luogo pubblico, hanno tutelato con serietà e professionalità non solo la Legge dello Stato e la dignità delle Istituzioni Repubblicane, ma anche la sensibilità di quei discendenti degli esuli istriani, fiumani e dalmati che vivono sul nostro territorio.
La Cernigoi, doverosamente, ha inviato una lettera di precisazioni e contestazioni, dal tono assai misurato, in cui prova a esporre le sue ragioni, che sono quelle della ricerca, e del diritto all’accertamento della verità. Ammesso che venga letta, non credo possa sortire alcun effetto. Ormai siamo a un passo dal delirio e chi non accetta il mainstream politico-mediatico viene bollato con marchio d’infamia. Invece della “lettera scarlatta”, la famigerata A (per “adultera”), dell’immorale romanzo di Hawthorne, avremo una “N” per “negazionista” e magari pure un simbolino? Possibile che la storia non insegni?
Basti pensare che negli stessi giorni giunge la notizia, ancora più preoccupante, che un rappresentante triestino del partito neofascista di Giorgia Meloni, tale Walter Rizzetto, ha avanzato una proposta di legge, così intitolata: “Nuove misure per punire il negazionismo e attribuzione alle associazioni di esuli Fiumani, Istriani e Dalmati di un ruolo primario per difendere la storia del confine orientale”, proposta sottoscritta da tutti i suoi sodali del Gruppo parlamentare. Ad abundantiam, Rizzetto ha dichiarato:
Chiediamo che le associazioni di esuli siano interpellate dagli enti locali prima di autorizzare o concedere spazi per lo svolgimento di eventi sulle foibe, e che siano le sole ad essere coinvolte nell’elaborazione dei piani di formazione ed insegnamento nelle scuole, per garantire una testimonianza autentica di quegli accadimenti per troppo tempo occultati. Ciò anche allo scopo di estromettere enti e soggetti che in passato, nell’intraprendere tali iniziative sulle foibe, hanno rappresentato quei tragici fatti in modo distorto per meri fini politici. Chiediamo inoltre una modifica al codice penale affinché sia previsto specificamente come reato l’apologia e negazione degli eccidi delle foibe.
La proposta di legge, a tal fine, chiede la variazione dell’Art. 604-bis, terzo comma, del Codice Penale, con l’inserimento accanto all’apologia della Shoah, quella “dei massacri delle foibe”. Ecco appunto si arriva al cuore della questione: punire il negazionismo o il riduzionismo o la banalizzazione della Shoah, apre la strada ad altri analoghi divieti, che presumibilmente cresceranno, e nondimeno potranno cambiare in base alle maggioranze politiche.
Ecco, quindi, la storia governativa, degna dei peggiori regimi dittatoriali.
Tutto questo non fa risonare un campanello d’allarme? La comunità intellettuale, a cominciare da quella degli storici, non ritiene di avere nulla da dire?
(30 gennaio 2020)
__._,_.___
Inviato da: Andrea
Rispondi post su web | • | Rispondi a mittente | • | Rispondi a gruppo | • | Crea nuovo argomento | • | Messaggi sullo stesso tema (1) |
=== smrt fasizmu *
sloboda narodu ===
Questa è la LISTA DI SCAMBIO INFORMAZIONI di Jugocoord ONLUS. La lista è riservata agli interni della associazione ma non è moderata. Il contenuto di ogni messaggio resta responsabilità individuale del suo autore e la riproduzione non ne è consentita senza la sua approvazione.
N.B. Il nuovo indirizzario interno per le comunicazioni ufficiali, comprendente tutti i soci, simpatizzanti e membri del C.S.A. della associazione, corrisponde all'indirizzo: interni at jugocoord.it .
Per informazioni, iscrizioni, cancellazioni e quant'altro in merito alle due liste
scrivere al MODERATORE : jugocoord at tiscali.it
Per consultare il notiziario telematico JUGOINFO:
http://www..cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo.html
Per i versamenti a favore del CNJ:
CONTO BANCOPOSTA n. 88411681 intestato a JUGOCOORD ONLUS, Roma
IBAN: IT 40 U 07601 03200 000088411681
Per tutte le altre informazioni sulla ONLUS:
*** http://www.cnj.it/coordinamentos.htm ***
Questa è la LISTA DI SCAMBIO INFORMAZIONI di Jugocoord ONLUS. La lista è riservata agli interni della associazione ma non è moderata. Il contenuto di ogni messaggio resta responsabilità individuale del suo autore e la riproduzione non ne è consentita senza la sua approvazione.
N.B. Il nuovo indirizzario interno per le comunicazioni ufficiali, comprendente tutti i soci, simpatizzanti e membri del C.S.A. della associazione, corrisponde all'indirizzo: interni at jugocoord.it .
Per informazioni, iscrizioni, cancellazioni e quant'altro in merito alle due liste
scrivere al MODERATORE : jugocoord at tiscali.it
Per consultare il notiziario telematico JUGOINFO:
http://www..cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo.html
Per i versamenti a favore del CNJ:
CONTO BANCOPOSTA n. 88411681 intestato a JUGOCOORD ONLUS, Roma
IBAN: IT 40 U 07601 03200 000088411681
Per tutte le altre informazioni sulla ONLUS:
*** http://www.cnj.it/coordinamentos.htm ***
.
__,_._,___
- Prev by Date: [Disarmo] Fwd: Bahri Yanbu trasporta armi
- Next by Date: [Disarmo] CIA decapitata? Herald Tribune: Michael D’Andrea - Was the C.I.A.’s Iran Mission Center Chief Shot Down?
- Previous by thread: [Disarmo] Fwd: Bahri Yanbu trasporta armi
- Next by thread: Re: [Disarmo] Revisionismo, negazionismo: la Storia va scritta dalla politica ??
- Indice: