Re: [Disarmo] blocco dell'esportazione delle armi !Riconversione ?!
- Subject: Re: [Disarmo] blocco dell'esportazione delle armi !Riconversione ?!
- From: rossana123 at libero.it
- Date: Wed, 16 Oct 2019 14:53:52 +0200 (CEST)
- Importance: Medium
Disarmare i droni forse più che una proposta è una speranza o un augurio. Non ho mai visto i cosiddetti pacifisti aprire un conflitto (nel senso di lotta operaia) nelle fabbriche d'armi. Per quanto riguarda i Mangusta, questi vengono costruiti in Turchia su licenza della Leonardo italiana, Ad oggi lo Stato italiano, così come l'Europa, non ha posto nè un embargo totale alla Turchia nè il divieto di fermare le commesse in essere-
Il 16 ottobre 2019 alle 11.49 "vortice.ric" <disarmo at peacelink.it> ha scritto:
Qualche mese fa avevo proposto di disarmare tutti i droni !
Ma la mia proposta è caduta nel vuoto, perchè ?
Ora propongo di bloccare tutta l'esportazione delle armi !E anche l'importazione !
Evidentemente i produttori non mi risponderanno, ma anche i pacifisti !
Remo Bellesia
Il 14 ottobre 2019 alle 7.53 Elio Pagani <disarmo at peacelink.it> ha scritto:
-------------------------------- Forwarded message ---------
Da: Elio Pagani < eliopaxnowar at gmail.com>
Date: dom 13 ott 2019, 22:00
Subject: Gregorio Piccin sull'industria bellica. E SARA’ TEMPESTA
To: Elio Pagani < eliopaxnowar at gmail.com>
E SARA’ TEMPESTA
Gregorio Piccin sull'industria bellica all'indirizzo: http://www.storiastoriepn.it/
10 Ottobre 201915I “saloni della difesa” sono le vetrine globali. Un po’ come i saloni del mobile o delle automobili. Ogni paese, con la propria industria di bandiera, esibisce orgogliosamente in questi non-luoghi i suoi prodotti di punta.
Ma a differenza di mobili e automobili, i prodotti della difesa hanno un “di più” che li rende unici nel loro genere: sono il mezzo per eccellenza con cui si possono stringere o consolidare alleanze che vanno ben oltre la compra-vendita del prodotto in sé.
Non a caso in questi consessi si assiste ad una copiosa sfilata di ministri, generali ed ammiragli amabilmente accompagnati dagli amministratori delegati delle industrie di riferimento.
La fornitura dei sistemi d’arma più complessi e sofisticati richiedono una cura molto particolare delle relazioni bilaterali tra i paesi interessati.
i saloni della difesa sono quindi anche le sedi delle dichiarazioni ufficiali, degli annunci di accordi militari anche molto onerosi e ciò in perfetta coerenza con il totale svuotamento di senso e di prerogative dei parlamenti delle moderne democrature occidentali.
Poco meno di un mese fa, a Londra, si è tenuta la diciannovesima edizione del DSEI, il più prestigioso di questi saloni dedicato al business della guerra.
Il fatto che l’Italia fosse presente con la sua Leonardo (nella top-ten globale dei produttori) non deve sorprendere. Stella dello stand tricolore è stato il nuovo elicottero da guerra AW149 “Wildcat” e l’elicottero senza pilota “Hero” (prodotto e confezionato a Ronchi dei Legionari).
Sorprendente e significativo è stato invece apprendere dalla voce degli amministratori delegati la notizia ufficiale che l’Italia ha finalmente scelto il progetto di caccia di sesta generazione a cui partecipare: si chiamerà Tempest. E Londra sarà capofila.
Quella del salone di Londra è stata soltanto l’ufficializzazione di una decisione presa in sordina dalla ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta a fine agosto.
Viene da chiedersi: ma non stiamo già acquisendo, a prezzi esorbitanti, 90 F-35 dagli Stati Uniti?
Certamente! Ma è altresì chiaro che l’Italia, con la sua trasversale e delirante ambizione militare da potenza neocolonialista, non può farsi mancare nulla da questo punto di vista.
Gli F-35, per quanto “scricchiolanti”, sono “solo” di quinta generazione e poi sono destinati alla funzione offensiva “di primo giorno” ossia sono destinati a sostituire i vecchi Tornado con cui anche il nostro Paese si sta esercitando in ambito Nato al bombardamento nucleare.
I Tempest saranno invece destinati a sostituire i moderni Eurofighter in funzione di difesa aerea.
Il nuovo ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha recentemente salutato con favore questo accordo soprattutto per le implicazioni industriali (Leonardo ha un business consolidato in terra inglese e parecchie joint-ventures).
Regno Unito, Italia e Svezia realizzeranno il loro progetto in diretta concorrenza con uno analogo che verrà sviluppato da Francia, Germania e Spagna.
L’entrata in scena del Tempest è prevista per il 2040, prima di allora, ciò a cui assisteremo, sarà l’ennesima tempesta di denaro pubblico che confluirà copioso nelle casse della “nostra” Leonardo.
Articolo pubblicato su FriuliSera e Pressenza.
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