[Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] La Notizia - Il fondo europeo per la difesa di Juncker fa ricche solo le lobby armate. Spesa militare record. L’Ue arriva a 22 miliardi
- Subject: [Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] La Notizia - Il fondo europeo per la difesa di Juncker fa ricche solo le lobby armate. Spesa militare record. L’Ue arriva a 22 miliardi
- From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Date: Thu, 19 Sep 2019 18:43:16 +0200
Da: Rete Disarmo - Segreteria <segreteria at disarmo.org>
Date: gio 19 set 2019, 18:22
Subject: [ReteDisarmo] La Notizia - Il fondo europeo per la difesa di Juncker fa ricche solo le lobby armate. Spesa militare record. L’Ue arriva a 22 miliardi
To: coordinamento Rete Italiana per il Disarmo <coordinamento_RID at googlegroups.com>
Il fondo europeo per la difesa di Juncker fa ricche solo le lobby armate. Spesa militare record. L’Ue arriva a 22 miliardi
Da 2,8 miliardi a 22,5. L’Unione europea è pronta ad armarsi. E in maniera massiccia a vedere lo spaventoso incremento degli investimenti nel settore della difesa per il periodo 2021-2027 rispetto invece all’attuale ciclo di spesa. Questo è quanto proposto dalla passata Commissione europea (quella presieduta da Jean-Claude Juncker, per intenderci), oggetto oggi di un corposo dossier della Corte dei conti Ue, che chiarisce un punto: rischiamo di buttare miliardi e miliardi di euro nel settore militare perché, al di là del giudizio etico, non c’è una benché minima strategia comunitaria e unitaria. Con la conseguenza, inevitabile, che ad arricchirsi siano ovviamente solo lobby e industrie militari.
LA RELAZIONE. Ma facciamo un passo indietro. Come ricordano i giudici comunitari, è il 2016 quando la Commissione propone l’idea di un Fondo europeo per la difesa che, ovviamente, dovrebbe affiancarsi e non sostituirsi con la spesa singola dei Paesi membri in campo militare. Nel periodo 2017-2020 sono stati introdotti due programmi pilota, miranti a verificare la fattibilità e il valore aggiunto di un’azione a livello Ue: l’Azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa (PADR), con una dotazione di 90 milioni di euro a sostegno di progetti collaborativi di R&T (Ricerca e Tecnologia); il Programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP), con una dotazione di 500 milioni di euro per cofinanziare progetti industriali comuni nella fase di sviluppo.
Ma, come detto, quella non era che una fase preparatoria e, dunque, oggi la proposta (che ancora non riceve l’ok definitivo) è quello di arrivare a un bilancio di 13 miliardi, “suddiviso in 4,1 miliardi di euro per la ricerca e 8,9 miliardi di euro per lo sviluppo”. Ma c’è di più. Perché accanto al Fondo europeo per la Difesa ci sono le missioni militari già in campo più altri programmi che si vorrebbe incrementare. Ed ecco allora che la proposta della Commissione per il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 “rispecchia l’ambizione di attribuire in futuro alla difesa un ruolo più importante”, tanto che si passerebbe da un plafond complessivo di 2,8 miliardi di euro del periodo 2014-2020, a uno di 22,5 miliardi nel prossimo settennio. È facile immaginare, ovviamente, che questa nuova politica miri a rendere l’Unione uno dei principali finanziatori “armati”.
ALLARME ROSSO. Non che i singoli Paesi non facciano la loro parte. Soltanto nel 2017, i 28 Stati membri dell’Ue hanno destinato oltre 200 miliardi di euro di spese pubbliche alla “difesa”. Il punto è che i bilanci nazionali per la difesa sono assai più cospicui del bilancio per la difesa dell’Ue: in totale sono pari a circa 75 volte le spese per la difesa dell’Ue nel quadro dell’attuale Quadro Finanziario. Se nessuno dovesse fermare il proposito di Juncker & C. le cose, ovviamente, cambieranno nei prossimi anni. Il problema, come detto, è che c’è il rischio concreto di buttare soldi senza che ci sia un minimo programma comunitario alla base. Innanzitutto, osservano i magistrati, nel campo della difesa l’Ue “ha maturato finora scarsa esperienza”.
Il rischio, in altre parole, è che non siano stati “fissati obiettivi adeguati” e che “non esistano sistemi tali da far fronte a quest’incremento della spesa dell’Ue e al nuovo livello di ambizione previsti dalla strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’Unione”. Insomma, il boom del fondo è semplicemente illogico. Senza dimenticare che, evidentemente, tra gli Stati membri esistono “evidenti differenze strategiche”: non c’è, di fatto, una percezione comune delle minacce tanto che molti Paesi si muovono in quadri istituzionali differenti, “con regole d’ingaggio diverse e un ampio ventaglio di diverse opinioni sull’uso della forza militare”. Altro problema non da poco: la duplicazione e la frammentazione dei sistemi d’arma. Nel 2017 erano in uso nell’Unione europea 178 diversi sistemi d’arma, rispetto ai 30 degli Stati Uniti. Un rompicapo che pare andar bene solo per chi incasserà quei soldi. Le solite industrie militari. Manco a farlo apposta.
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