[Disarmo] Fwd: Cosa succederà a Leonardo-Finmeccanica e Fincantieri? L’analisi di Mario Arpino
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- Date: Sun, 25 Aug 2019 15:45:20 +0200
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Date: dom 25 ago 2019, 15:34
Subject: Cosa succederà a Leonardo-Finmeccanica e Fincantieri? L’analisi di Mario Arpino
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Che cosa succederà a Leonardo-Finmeccanica e Fincantieri? L’analisi di Mario Arpino
di Mario Arpino - Start Magazine
Certo, occorrono soldi, ma in Italia parlare di spese per la Difesa è sempre stato un tabù da cui rifuggire. Rischiamo l’emarginazione, anche perché la carenza cronica di fondi è solo uno dei problemi. Poi bisogna sapere cosa ci serve (i militari lo sanno, e nelle audizioni lo dicono), cosa produrre, dove e con chi, come razionalizzarci all’interno, cosa sacrificare e cosa difendere con le unghie e con i denti. Eppure, una presa di coscienza c’è, se, come ci racconta il prof. Gregory Alegi (Luiss) nell’editoriale sull’ultimo numero del mensile Aeronautica, lo slogan che a metà luglio campeggiava a lettere cubitali sul grande schermo dell’assemblea dell’Aiad (associazione industrie aerospaziali per la difesa) era L’ORA DELLE SCELTE STRATEGICHE. Presenti i capi azienda e tutti i massimi decisori nazionali, civili e militari, per parlare di come ”… individuare i settori nei quali competere e concentrarvi le risorse tecnologiche, economiche e politiche”. Ma l’assemblea dell’Aiad è solo un evento episodico. E poi, che succede?
Gli amministratori delegati di Leonardo e Fincantieri, Alessandro Profumo e Giuseppe Bono, presenti in prima fila, da tempo sono attivi (ciascuno in casa sua) sul tema delle ristrutturazioni interne, delle alleanze anche esterne e delle acquisizioni di know-how. Ora c’è da fare un altro passo avanti, e vedere come e se sia possibile creare quelle sinergie che possano portare gradualmente a una dimensione competitiva in Europa e nel mondo. E’ necessario – come ha sottolineato il capo di SMD, generale Vecciarelli – “uscire dalla propria comfort zone e mettersi in gioco per affrontare le sfide”.
Sospensione, non cancellazione, tanto che nel gennaio di quest’anno la super informata Dagospia rilanciava l’ipotesi accreditandola questa alla Presidenza del Consiglio, che però smentiva. La ratio era che il rilancio ad Aquisgrana del patto franco-tedesco, che si impernia sopra tutto sul settore della Difesa, obbliga l’Italia ad aumentare sostanzialmente il peso specifico della propria industria, pena una prossima irrilevanza sui mercati.
E’ qui che questo interminabile gioco dell’oca ritorna, ancora una volta, alla casella di partenza. Banche d’affari, ministeri, agenzie di rating, ciascuno a questo punto ha detto la sua, nella propria sfera di competenza. Ed anche oltre. E’mancata, però, una voce autorevole e credibile che dicesse – conti alla mano e analisi di mercato sul tavolo – se l’affaire, sotto il profilo industriale e della competitività, sia davvero fattibile e conveniente.
Questa voce ancora manca, né risulta che uno studio serio sia stato davvero condotto, o anche solo avviato. E’ il caso di suggerire, visti i tempi che corrono, di non attenderci che qualcuno dia una risposta in tempi brevi. Ma il dibattito, nel frattempo, deve continuare.
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