[Disarmo] Fwd: Soldi in cambio della libertà, Fatah e Hamas uniti: «No»




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Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: sab 25 mag 2019, 06:40
Subject: Soldi in cambio della libertà, Fatah e Hamas uniti: «No»
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Soldi in cambio della libertà, Fatah e Hamas uniti: «No»

Israele/Palestina. Muro palestinese contro la «pace economica» che Trump presenterà tra un mese in Bahrain. L’obiettivo Usa: normali relazioni tra Israele e arabi. A frenare è lo status di Gerusalemme

Il primo ministro israeliano Netanyahu alla Casa bianca con Trump, Pompeo e Pence 

Il primo ministro israeliano Netanyahu alla Casa bianca con Trump, Pompeo e Pence

 © Afp

Michele GiorgioIl Manifesto

25.05.2019

24.5.2019, 23:57

Il tanto atteso, si fa per dire, «Accordo del secolo», il piano di Donald Trump per il Medio Oriente che sarà presentato alla fine del Ramadan alla conferenza economica a Manama in Bahrain del 25-26 giugno, nelle sue anticipazioni si presenta molto rassicurante per Netanyahu.

È stata smentita la presunta bozza del piano venuta fuori a metà maggio in cui si parlava della nascita di uno staterello senza sovranità, «Nuova Palestina», accanto a Israele. Proprio la conferenza in Bahrain ci dice che l’amministrazione Usa non è andata oltre la «pace economica» teorizzata in passato proprio da Netanyahu. Lo spiegava qualche giorno fa l’ex diplomatico israeliano Lior Weintraub.

«Penso che sia una mossa molto intelligente quella fatta da Trump – ha detto – perché abbassando le aspettative attraverso l’annuncio del seminario economico (in Bahrain) ha ridotto le possibilità di fallimento del suo piano». L’ex diplomatico ha parlato anche dei palestinesi, che il progetto di Trump l’hanno già respinto perché assegna praticamente tutto a Israele: Gerusalemme e il controllo di quasi tutta la terra, lasciando ai palestinesi solo l’amministrazione civile delle loro città.

Secondo Weintraub «Mahmoud Abbas (il presidente dell’Olp e Anp Abu Mazen, ndr) è nel pieno di un dilemma, non sa se continuare il disimpegno dall’amministrazione Trump o se affrontare subito la situazione dell’economia palestinese in grande difficoltà. Forse si rende conto che quello sarebbe un buon inizio e deve decidere se e quando scendere dall’albero».

Weintraub non fa altro che ripetere ciò in cui crede da sempre la destra israeliana, da Menachem Begin ad Ariel Sharon fino a Netanyahu: i palestinesi, in cambio di un miglioramento delle loro condizioni di vita, sono pronti a rinunciare a libertà e sovranità. Una lettura coloniale di una situazione politica che sta in modo ben diverso da ciò che auspicano Trump e Netanyahu.

«I palestinesi, specie se parliamo dei partiti maggioritari Fatah e Hamas, sono in disaccordo su tutto ma sul piano Usa sono in perfetta armonia – dice al manifesto l’analista e docente universitario Ghassan Khatib – Tutti i palestinesi, di qualsiasi orientamento, sanno che l’Accordo del secolo è contro le leggi e le risoluzioni internazionali e contro i diritti dei nostri profughi. Perciò è inaccettabile e i fondi faraonici e gli investimenti su larga scala promessi (ai palestinesi) non cambieranno questo giudizio».

Hamas ha rigettato subito le soluzioni americane – favorevoli a fare di Gaza un’entità staccata dal resto della Palestina – e il ministro dello sviluppo del governo dell’Anp Ahmed Majdalani è stato molto netto quando ha affermato che «qualsiasi palestinese che prenderà parte alla conferenza economica in Bahrain non sarà altro che un collaborazionista di americani e Israele».

Per i palestinesi, ha aggiunto il neopremier Mohammed Shtayyeh, qualsiasi piano senza un orizzonte politico chiaro, fondato sulle risoluzioni dell’Onu anche per Gerusalemme, è da respingere perché non porterà a nulla.

L’iniziativa di Trump, è opinione diffusa, in realtà è solo il riconoscimento statunitense dell’intenzione annunciata da Netanyahu in campagna elettorale di «estendere la legislazione israeliana sulle colonie ebraiche», ossia di annettere a Israele gran parte della Cisgiordania palestinese sotto occupazione militare.

Secondo gli americani, invece, la conferenza di Manama potrebbe favorire investimenti da paesi arabi e terzi nell’area ponendo le basi per una pace anche politica.

I palestinesi dissentono. «A fine giugno in Bahrain gli americani cercheranno solo di stringere i rapporti tra arabi e israeliani, non punteranno a risolvere la questione palestinese – prevede Khatib – Occorrerà capire come reagiranno alcuni paesi arabi in quell’occasione (il Bahrain potrebbe annunciare l’avvio di relazioni diplomatiche con Israele, ndr) ma ciò che Trump non ha compreso è che l’idea che tutta Gerusalemme resti sotto il controllo israeliano basta a spingere i leader arabi, persino quelli più compiacenti verso la linea Usa nella regione, a non abbracciare sino in fondo l’Accordo del secolo».

A “rappresentare” la Palestina a Manama comunque ci sarà un palestinese. Si tratta dell’«imprenditore» Ashraf Jaabari, di Hebron, amico dichiarato dei coloni israeliani, che nelle scorse settimane ha fondato una sua formazione politica favorevole al piano Usa che, non a caso, un po’ tutti chiamano il Partito dell’Accordo del Secolo.