[Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] Su Avvenire - Il rapporto Iriad. Traffico di armi nel Mediterraneo sulle rotte dei mercanti di vite
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- Date: Fri, 29 Mar 2019 12:14:31 +0100
From: Rete Disarmo - Segreteria <segreteria at disarmo.org>
Date: ven 29 mar 2019, 11:27
Subject: [ReteDisarmo] Su Avvenire - Il rapporto Iriad. Traffico di armi nel Mediterraneo sulle rotte dei mercanti di vite
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Il rapporto Iriad. Traffico di armi nel Mediterraneo sulle rotte dei mercanti di vite
Il Kalashnikov resta l’arma da guerra più utilizzata e contrabbandata al mondo (LaPresse
È una realtà durissima e complessa quella illustrata dall’ultimo rapporto dell’Istituto di ricerche internazionali dell’Archivio Disarmo (Iriad). Il
commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro non risparmia
nessuna regione del mondo, tanto meno il Mediterraneo allargato, con un
crocevia di rotte clandestine che attraversa anche l’Italia, viaggiando sui binari malavitosi di Cosa Nostra, della Camorra,
della ’Ndrangheta e della Sacra Corona Unita. Sono traffici che si
sommano, intersecandosi, alle rotte tradizionali delle droghe e dei
migranti, molto più lucrose per i nostri criminali.
Il rapporto di
ricerca curato da Maurizio Simoncelli, vice presidente dell’Archivio
Disarmo, toglie quasi il fiato. Parliamo di un report di 132 pagine
denso di dati e notizie, finanziato con un contributo del Maeci, e
firmato oltre che da Simoncelli anche dal suo pool di ricercatori,
Giulia Ferri, Giulia Simoncelli, Ugo Gaudino e Adriano Iaria. Chi
volesse approfondire, può scaricare il documento completo, da oggi
disponibile sul sito dell’Archivio Disarmo, www.archiviodisarmo.it.
Vi
leggerà che il traffico di armi leggere «è in crescita continua dal
1996 e che coinvolge un numero di Paesi sempre maggiore». Mai nella
storia dell’uomo c’è stata una diffusione così capillare di
armamenti leggeri e di piccolo calibro: fucili automatici,
mitragliatrici, lanciagranate, revolver, mortai, missili
portatili anticarro e antiaereo, mine e così via. Più di un miliardo di
esemplari di armi leggere insanguinano i quattro angoli del pianeta.
Nella sola Africa, ne circolano 100 milioni. Con le conseguenze ben
note: «Il 90% delle vittime dei conflitti successivi alla Seconda guerra
mondiale è causato dalle armi leggere e di piccolo calibro. I civili
rappresentano il 70-80% dei caduti». All’interno del Mediterraneo
allargato si contano almeno tre rotte principali. «La prima, la
cosiddetta “rotta balcanica”, coinvolge la Bosnia, l’Italia, la Croazia e
la Slovenia, raggiunge l’Europa occidentale, l’Africa e il Medio
Oriente, passando dai Paesi dell’Europa meridionale».
I Balcani
occidentali pullulano di depositi sino-sovietici e di capacità
autoctone, spesso manifatture private e officine clandestine. Fra gli
stati successori dell’ex Jugoslavia, Serbia, Croazia e Bosnia alimentano
traffici crescenti. Finita la guerra, la produzione è ripresa a ritmi
forsennati. Come non ricordare gli attentati in Francia di gennaio e
novembre 2015? All’epoca i terroristi usarono armi illecite provenienti
dai Balcani, in particolare i fucili Zastava M70, versioni serbe dei
famigerati Kalashnikov, forse acquistati sul dark Web. «La
seconda rotta, più orientale, parte dagli immensi depositi dei Paesi
dell’ex Urss e dell’Europa dell’Est puntando tradizionalmente verso
l’Africa, ma recentemente anche verso l’Europa occidentale». La materia
prima non manca. L’ex Germania orientale ha svenduto interi arsenali e
l’ex Cecoslovacchia tonnellate di esplosivi. Veterani russi dell’Fsb e
del Gru hanno saccheggiato la Transnistria, facendone un bazar
d’illeciti internazionali. Godono di connivenze
ucraino-kazako-bielorusse, di legami con gli arsenali ex sovietici e
sanno come persuadere i produttori locali. «La terza rotta, infraMENA
(Middle East North Africa), rappresenta un mercato prettamente
interregionale, che dal Nord Africa, in particolare dalla Libia,
distribuisce armi negli stati confinanti, in Medio Oriente, e, in minor
misura, in Europa». Si tratta di filiere molteplici, che si
innestano su più piani, includendo dimensioni internazionali, regionali e
locali, e che fanno sfumare il limes fra il legale e l’illecito. «La
dimensione tipica del traffico clandestino di armi leggere si svolge
prevalentemente su scala regionale o locale, attraverso forniture di
dimensioni contenute, ma continue, che provocano nel tempo un accumulo
di armi e di munizioni». Gli acquirenti sono prevalentemente gruppi
criminali, terroristi, milizie armate non statali, fazioni ribelli o
forze rivoluzionarie. Molte le iniziative internazionali per contrastare
il fenomeno, inficiate dalle difficoltà di vari Paesi nell’applicare
operativamente quanto concordato.
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