Mi dispiace ma con certa gente io non voglio avere nulla a che
fare. Ho mandato più volte i link che riportano i loro spropositi.
La marcia sarà anche "sentita" ma ognuno "marcia" con i propri
obiettivi. Comunque è questo
http://www.camera.it/leg17/203?idCommissione=04&calendario=false
Il 23/06/2018 23:18, Elio Pagani (via
disarmo Mailing List) ha scritto:
Grazie cara Rossana,
sempre molto importante ed utile quello che
riporti.
Sarebbe per me e per tutti ancora più utile se
indichi chi, quando, dove, questo è stato detto, se citi poi
la fonte sarebbe ancora più utile.
Ovviamente, io e Marco abbiamo fatto un
tentativo di porre problemi reali al centro del dibattito.
Converrai con me che la questione del Modello di Difesa è di
primaria importanza, poiché si porta dietro il senso della
''difesa'', il problema delle alleanze, ecc..
Nonostante i ''litigi'' ai vertici ''pacifisti''
la marcia Perugia-Assisi è molto sentita, lo scorso anno hanno
partecipato 200.000 persone. Il tentativo è stato quello di
dare obiettivi politici e non generici.
Non so se ci siamo riusciti, ma posso dire con
certezza che la sessantina di persone presenti per una
cinquantina di associazioni hanno ascoltato con attenzione.
Notevole il contributo di Zanotelli...
Non ce la siamo sentiti di perdere questa
occasione.
Un abbraccio.
Elio
Ciao Elio, capisco la tua buona fede. Ma un conto è
elencare le proprie proposte in un incontro (per quel che
vale), altro è andare in Parlamento come rappresentanti di
rete pacifiste. Senza entrare nel merito dell'uso che si
fa di queste relazioni con i politici, a cosa servono e
per chi, ti ricordo che in sede parlamentare questi
pacifisti hanno detto, fra le altre cose:
1) "Il Pentagono non interviene dicendo che i tagli non
vanno fatti. Sicuramente nella discussione politica lo
afferma, ma quello che decide in maniera forte l'esecutivo
(come avviene in quella forma d'istituzione) viene
eseguito. Al massimo si chiede al Pentagono di decidere, a
fronte delle risorse che ha a disposizione, qual è il
sistema d'arma migliore per gli obiettivi prefissati.
Questo è il modello che, a nostro parere, dovrebbe
funzionare anche qui. Non lo dico da disarmista, ma da
cittadino italiano, che in ogni parte dell'amministrazione
pubblica vorrebbe mettere in luce questo meccanismo".
A parte l'ignoranza su che cosa è il Pentagono, il suo
essere promotore di guerre nel mondo e del riarmo negli
USA, come si fa a dire che il modello USA dovrebbe essere
il nostro? E si definisce anche disarmista!
2) "Si potrebbe anche valutare, confrontandosi,
l'opportunità di bloccare l'acquisto degli F-35 e
ritornare agli Eurofighter, con tutti gli strumenti più
moderni di cui disponiamo".
Come ben sai gli EFA continuiamo a produrli per noi nella
versione d'attacco (la Germania sta aspettando l'ok per
dotarli delle nucleari B61-12) e a esportarli nei paesi del
Golfo (ogni nazione del consorzio firma contratti per la sua
area di competenza ma vale per tutti). Dunque come valuti
questa proposta?
3) "Le minacce, viste da queste due grandi organizzazioni a
cui noi facciamo riferimento, sono: in primo luogo la
proliferazione nucleare; in secondo luogo il terrorismo; in
terzo luogo l'immigrazione incontrollata, e in ultimo il
riscaldamento globale. Sono questi i quattro elementi che
sia l'uno che l'altro studio riportano. Noi, rispetto a
questo, dobbiamo decidere che tipo di armi e che tipo di
strumento militare dobbiamo avere. Dopodiché possiamo
ragionare sugli F-35, sugli Eurofighter, sul tipo di carro
armato, e sul tipo di missioni di peacekeeping a cui
partecipare. Altrimenti giriamo a vuoto, e andiamo di volta
in volta a tappare dei buchi. Per quanto riguarda
l'immigrazione clandestina, non fermiamo certamente i
barconi nel Mediterraneo con le portaerei o con i
cacciabombardieri. Forse c’è bisogno di un altro tipo di
approccio. Secondo me è importante che il Parlamento si
faccia promotore di un impegno per arrivare insieme al
Governo a definire una strategia di sicurezza nazionale,
altrimenti di volta in volta andremo a mettere delle toppe,
e non se ne esce mai. Dopodiché potremo decidere giustamente
se ci serve l’Eurofighter o l’F-35. Diversamente giriamo in
modo improprio e non riusciamo a definire il nostro
obiettivo".
Dunque anche per i pacifisti parlano di immigrazione
incontrollata, clandestina. Certo non sono gli F-35 a
fermare i clandestini (ma non gli fa schifo definire
clandestini persone che scappano dalla guerra, fame,
violenze?), allora gli va bene chiudere i porti o meglio
farli morire in Libia? Per il resto ti sembra un discorso
valido per chi vorrebbe una Europa come spazio che usa la
diplomazia come strumento per la soluzione dei conflitti?
Il
23/06/2018 20:08, Elio Pagani (via disarmo Mailing List)
ha scritto:
Cara Rossana, solo per informazione per
tutti i presenti in lista.
All'incontro di Assisi io c'ero, e sono
intervenuto un paio di volte a sostegno della
necessità di inserire tra i punti qualificanti
della marcia la ratifica governativa del
Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari
e la necessità di cambiare il Modello di Difesa,
oggi ispirato all'interventismo militare ovunque
nel mondo a difesa degli interessi nazionali e
occidentali.
Questa mia posizione è stata sostenuta anche
da Marco Tamborini, anch'egli del Forum Contro
la Guerra (già nostro compagno di lotta per la
riconversione in Aermacchi) anche se parlavamo a
titolo personale.
Vi era anche Padre Zanotelli, che avevo
pregato di essere presente. Il suo intervento ha
messo al centro la necessità che la marcia si
concludesse con la richiesta di incontro al
Governo su tre questioni:
1) la ratifica del TPAN (Trattato per la
Proibizione delle Armi Nucleari)
2) la difesa della 185 attraverso la
richiesta di fermare l'esportazione di bombe
all'Arabia Saudita che, in guerra, le scarica
sulla popolazione civile dello Yemen
3) la difesa della vocazione umanitaria
dell'Italia attraverso l'accoglienza dei
migranti.
Sia Lotti (Tavola della Pace), che Bassoli
(Rete della Pace) si sono mostrati disponibili
ad accogliere queste istanze.
Io ho ribadito che l'efficacia della 185
sulle esportazioni di armi, è minata dalla
assunzione (dal 1991, un anno dopo
l'approvazione della 185) del NMD -Nuovo Modello
di Difesa, poiché l'articolo 1 della 185 vincola
l'export di armi alla politica estera e di
difesa che è informata al NMD, che ammette
alleanze con paesi in guerra...
Elio
Rimanere umani non significa spartirsi la torta
per assicurare la propria sopravvivenza. E in
quell'assemblea il pacifismo troppo spesso è un
affare.
Il
23/06/2018 07:55, Elio Pagani (via disarmo Mailing
List) ha scritto:
Restare umani, ma anche «uniti». Il
movimento pacifista riparte da Assisi
Verso la marcia per la pace. L'incontro
del disgelo ospitato dai francescani.
Cattolici, giovani musulmani,
associazioni: le diverse anime si
riassemblano
Se restare umani è ormai un
imperativo categorico del movimento
pacifista, «restare uniti» sembra il
messaggio più forte uscito ieri dalla
giornata di incontro tra una
cinquantina fra le associazioni che il
7 ottobre si ritroveranno alla marcia
«Perugia-Assisi», la storica camminata
nata nella mente di Aldo Capitini
negli anni Sessanta. Il luogo
ospitante è il sacro convento dei
francescani che sovrasta un paesaggio
mozzafiato. Sono stati i frati,
pressati da alcuni gruppi, a farsi
anfitrioni di un incontro che par
suggellare la fine di un periodo di
freddezza, scontri interni, divisioni
che – se non hanno messo a tacere il
movimento – lo hanno in parte
disgregato e per di più in tempi
difficili, approdati a un governo che
vuole schedare i rom, criminalizzare
le Ong, abbandonare in mare chi sta
affogando.
Ma le cose cambiano anche in positivo
come racconta proprio la storia del
sacro convento che, negli anni
Sessanta, chiuse le porte ai
marciatori di Capitini ma che,
vent’anni dopo, ospitava il segretario
del Pci Berlinguer rompendo un tabù.
Bergoglio ha fatto il resto.
Alla riunione, per altro solo
vagamente rappresentativa di una
realtà complessa e diffusa assai più
che non si creda sul territorio
nazionale, ci son cattolici, come i
Focolarini o Sant’Egidio, ma anche una
solare rappresentante dei Giovani
musulmani oltre alle associazioni
storiche come la Tavola della pace o
la Rete della pace e, ancora, gli
Scout, Rete disarmo, Arci… La riunione
sceglie di non avere una presidenza né
un documento già preparato da votare
ma propone un percorso per ridefinire
un’agenda, una nuova organizzazione
liquida che faccia da contenitore e
riassembli gli spezzoni di un
movimento che altrimenti rischia di
sembrare in affanno più di quanto non
sia.
La marcia di ottobre sarà dunque solo
una tappa in cui dovrebbero confluire
le varie proposte emerse
dall’incontro: rimettere le persone e
la loro dignità al centro, ricordare i
diritti fondamentali – che riguardano
anche diseguaglianze sociali e lavoro
– studiare e capire le nuove guerre,
riconfrontarsi sui principi.
Ricostruzione difficile (scarse
risorse, frantumazione delle reti
organizzative, insensibilità degli
enti locali) ma non impossibile e che
prova a ripartire da Assisi.
Alla riunione parlano tutti. Sono
interventi brevi e che focalizzano,
oltre al lavoro di ogni singola
associazione o rete, i temi: la
capacità di essere nuovamente un
soggetto politico in grado di
incidere, di parlare alla gente, di
coordinare le iniziative che ognuno ha
coltivato nel suo piccolo orticello.
Non una sommatoria delle singole
azioni ma la sfida ad andar oltre la
semplice condivisione di intenti o di
attività.
Le proposte non mancano: con forza
quella di ottenere dal governo la
ratifica del Trattato adottato dalle
Nazioni Unite il 7 luglio sulla messa
al bando delle armi nucleari (entrerà
in vigore solo dopo la ratifica di
almeno 50 Paesi); il rilancio del
multilateralismo e dei Corpi civili di
pace, istituiti da una legge del 2016;
la difesa della Costituzione, dei
diritti umani universali, della
legalità internazionale; smascherare
gli aggiramenti della legge 185 sulla
vendita di armi; la necessità infine
di uscire dal perimetro nazionale per
far parte di un movimento più ampio.
Europeo, internazionale.
A fine giornata l’antico convento di
Francesco viene investito da
un’acquazzone che spazza l’aria e lava
le strade di una pianura accaldata: un
buon auspico per ricominciare da una
pagina bianca. Senza dimenticare
l’esperienza di un movimento, quello
pacifista, che ha ormai alle spalle
oltre mezzo secolo di storia.
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