Re: [Disarmo] NUOVO GOVERNO, STESSO «ALLEATO PRIVILEGIATO»



L'idea di utilizzare  gli euro risparmiati  dall'azzeramento degli  F-35  per   finanziare  il Reddito  di Cittadinanza, potrebbe  essere  una 

proposta da  condividere   e  far  circolare  al  più  presto .

Remo  Bellesia 

Il 23 maggio 2018 alle 18.58 rossana <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

22 mag 2018 — Manlio Dinucci

Il «Contratto per il governo del cambiamemto», stipulato da Luigi Di
Maio e Matteo Salvini a nome del MoVimento 5 Stelle e della Lega, da un
lato «conferma l’appartenenza all’Alleanza atlantica, con gli Stati
Uniti d’America quale alleato privilegiato», dall’altro promette «una
apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale
partner economico e commerciale (per cui è opportuno il ritiro delle
sanzioni), da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della
risoluzione delle crisi regionali» e addirittura quale «potenziale
partner per la Nato».
La formula non è nuova: nel giugno 2016, il premier Renzi assicurava al
presidente Putin che «la guerra fredda è fuori dalla storia» e che
«Europa e Russia devono essere ottimi vicini di casa». Un mese dopo, al
Summit di Varsavia, Renzi sottoscriveva il patto strategico Ue-Nato
contro la Russia.
Come farà il nuovo governo a «percepire» la Russia non come una minaccia
e ad agire di conseguenza, mentre resta nella Nato che, sotto il comando
dell’«alleato privilegiato», è militarmente sempre più impegnata contro
la «minaccia russa»?
Il nuovo governo, che intende «rivalutare la nostra presenza nelle
missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per
l’interesse nazionale», ritirerà le truppe italiane schierate in
Lettonia e i cacciabombardieri italiani schierati in Estonia a ridosso
del territorio russo con la motivazione, inventata dalla Nato, di
fronteggiare «l’aggressione russa»?
Impedirà che i comandi e le basi Usa/Nato in Italia, da Vicenza ad
Aviano, da Napoli a Sigonella, vengano usati per operazioni militari
contro la Russia?
Il nuovo governo, anzitutto, rifiuterà le nuove bombe nucleari B61-12
che gli Usa si preparano a schierare in Italia contro la Russia,
esponendo il nostro paese a crescenti pericoli quale base avanzata della
strategia nucleare degli Stati uniti?
Rifiuterà di fornire al Pentagono, nel quadro della Nato, piloti e aerei
per l’attacco nucleare?
Richiederà agli Usa, in base al Trattato di non-proliferazione sinora
violato, di rimuovere qualsiasi arma nucleare dal nostro territorio, e
aderirà al Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari (come si è
impegnato a fare Luigi Di Maio firmando l’Ican Parliamentary Pledge)?
La decisione di non aderire al Trattato Onu è stata presa, prima che nel
Parlamento italiano, nel Consiglio Nord-Atlantico, in cui secondo le
norme Nato «non vi è votazione né decisione a maggioranza», ma «le
decisioni vengono prese all’unanimità e di comune accordo», ossia
d’accordo con gli Stati Uniti d’America cui spettano per diritto la
carica di Comandante Supremo Alleato in Europa e gli altri comandi
chiave. Rispetto all’industria militare, il Contratto ritiene
«imprescindibile la sua tutela, con particolare riguardo al
finanziamento della ricerca, per la progettazione e costruzione di navi,
aeromobili e sistemistica high tech».
Che cosa c’è di nuovo, nel programma del «governo del cambiamemto»,
rispetto al «Libro Bianco per la difesa» istituzionalizzato dal governo
Gentiloni, che definisce l’industria militare «pilastro del Sistema Paese»?
Il nuovo governo interromperà o proseguirà la partecipazione al
programma del caccia Usa F-35, che impegna l’Italia ad acquistarne 90
con una spesa di 13-16 miliardi di euro?
E, rispetto alla spesa militare, il nuovo governo rifiuterà di
aumentarla o manterrà l’impegno, assunto dai precedenti governi con gli
Usa e la Nato, di portarla dagli attuali circa 70 milioni di euro al
giorno a circa 100 milioni di euro al giorno?
Spesa inevitabile se si vuole mantenere gli Stati Uniti d’America quale
«alleato privilegiato».

(il manifesto, 22 maggio 2018)

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