A Ghedi è scoppiata la Pace, non la
Bomba
Oggi a Ghedi una coloratissima manifestazione ha attraversato
la cittadina e si è infine raccolta in presidio davanti alla
aerobase che esibisce al mondo i suoi terribili strumenti di
morte: la armi nucleari.
Circa un migliaio di attivisti per il disarmo e contro la
guerra, dopo essere partiti da piazza Roma, dietro ad uno
striscione di “Donne e Uomini Contro la Guerra” ed un altro
che sintetizzava artisticamente l’opposizione alle armi, hanno
raggiunto in corteo la sede della ditta RWM, che in Sardegna
produce bombe che fanno strage di civili in Yemen ad opera di
un cliente di prim’ordine, la monarchia islamica assoluta
dell’Arabia Saudita, alleato “nostro” e degli Stati Uniti,
accusata, tra l’altro, di sostenere l’ISIS. La strada di
accesso alla azienda era bloccata da pulmini della polizia ed
uomini in uniforme. Appesi dei cartelli che svelavano come la
RWM produce e vende “morte”, si sono ascoltati gli interventi
di Laura, che ha letto un recente e toccante discorso di
Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa del Comitato per la
Riconversione della RWM, Giovanna Pagani, della WILPF
nazionale che ha dichiarato inaccettabile che lavoratori siano
costretti a produrre armi omicide per guadagnare il pane,
analoga comunicazione di Luigino Beltrami (DUCG – Brescia). Il
corteo era transitato davanti ad una filiale della Banca
Valsabbina (piccola Banca, fattasi grande grazie alla guerra
in Yemen), blindata da un fitto cordone di poliziotti, che
purtroppo, proteggevano chi contribuisce con i suoi affari ad
uccidere civili.
Ritornati in piazza Roma, il corteo si è sciolto e tutti,
risaliti sui pullman o sulle auto, hanno raggiunto l’ingresso
delle Base aerea “Luigi Olivari”, al comando del Colonnello
Luca Maineri, dove, secondo il programma NATO di condivisione
nucleare, sono conservate 20 B61-4 dalla potenza variabile dai
45 ai 107 chilotoni (tra 3 e 8 volte più potenti della bomba
di Hiroshima).
Tali bombe saranno presto sostituite da bombe termonucleari,
di nuova generazione B61-12, trasportate dai cacciabombardieri
invisibili e net-centrici F35 in assemblaggio presso lo
stabilimento di Cameri (No), non saranno più a gravità ma
sganciate dai bombardieri raggiungeranno autonomamente gli
obiettivi anche a 80-100 km di distanza. Tutto questo in
violazione del TNP Trattato di Non Proliferazione,
sottoscritto dall’Italia nel 1975.
Tra persone attente, o ciarliere, tra striscioni molto ben
disegnati e comunicativi, e qualche bicchiere di tè, si sono
snocciolati interventi di attivisti-esperti e rappresentanti
di realtà in lotta. Tra i primi, il fisico Angelo Baracca,
Alfonso Navarra dei Disarmisti Esigenti, Giovanna Pagani
(WILPF), tra i secondi hanno preso la parola esponenti di
Donne e Uomini Contro la Guerra e del Forum Contro la Guerra e
dei soggetti che a livello territoriale si battono contro gli
strumenti della guerra, che siano fabbriche belliche o basi o
poligoni, da Varese, Novara, Milano, Vicenza, Napoli, Firenze…
Ha fatto un breve ma brillante intervento anche don Fabio
Corazzina (parroco di Santa Maria in Silva ed esponente di Pax
Christi). Gli attivisti erano giunti da diverse località
italiane a rappresentanza di molti soggetti impegnati nel
costruire la Pace e contrastare la guerra, da Padova, da
Bergamo e da Brescia, da Pavia e Piacenza, da Torino, ecc..
Una presenza variegata, dai cattolici ai disarmisti, dai
nonviolenti ai centri sociali: “uniti e diversi” contro la
presenza di armi atomiche a Ghedi e sul suolo italiano, a
sostegno del nuovo Trattato di proibizione delle armi nucleari
convinti che si debba rilanciare dal basso un movimento per il
disarmo e contro la guerra, un movimento capace di rigenerare
risorse che in passato si sono opposte alle manifestazioni
della mega-macchina militare e del potere nucleare. Il 18
marzo di nuovo in piazza ad Aviano (Pordenone) altra base
della morte nucleare, poi davanti ai “porti nucleari” dove
attraccano minacciose navi statunitensi gravide di Bombe. E’
un movimento che vuole unificare terreni di lotta per
scardinare la militarizzazione crescente della società che
penetra tra i banchi di scuola, nelle strade, nelle
università, nelle scelte di politica economica ed industriale.
Un movimento che ha presente l’intera filiera bellica
nucleare, dalla realizzazione dei suoi vettori (F35) e i
relativi velivoli trainer (M346), allo specifico addestramento
anche dei piloti italiani nelle basi sarde alla pianificazione
di stermini nucleari al trasporto e sgancio delle bombe, allo
stoccaggio nei bunker e negli shelter per i velivoli
disseminati nei campi delle aerobasi. Un movimento che vuole
fare crescere la consapevolezza dei pericoli, la necessità di
rifiutare di essere complici nella pianificazione di stermini
facendo informazione (quella che i media non danno) e
controinformazione (quella che i media distorcono). Il Governo
italiano, che si è comportato in maniera indegna per un paese
che nella sua Costituzione ha messo l’articolo 11 che la
guerra la ripudia, deve sottoscrivere e ratificare il
Trattato. Non molleremo fino a quando ciò non avverrà e non
saranno smantellate bombe e basi.
Articoli Stampa:
Articolo su del giornalista Ivan Marri su “Settegiorni.it”,
21.01.2018:
http://settegiorni.it/politica/basta-guerra-ghedi-la-marcia-le-bombe-atomiche-italiane/
2018.01.20 Basta guerra a Ghedi la
marcia contro le bombe atomiche Settegiorni.it
---------- Messaggio inoltrato
----------
Da:
Elio Pagani <disarmo at peacelink.it>
Date: 21 gennaio 2018 00:55
Oggetto: [Disarmo] Fwd: [post-rovato-tutti] Com. 76 - Sulla
manifestazione di ieri a Ghedi
A:
disarmo at peacelink.it
--
Diceva Gandhi:
Vivi come se dovessi morire domani. Impara come
se dovessi vivere per sempre.
Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La
verità e la nonviolenza sono antiche come le
montagne.
Non c'è strada che porti alla pace che non sia la
pace, l'intelligenza e la verità.
Io e te siamo una sola cosa: non posso farti male
senza ferirmi.
Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco.
Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma
non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad
uccidere.
Per praticare la nonviolenza, bisogna essere
intrepidi e avere un coraggio a tutta prova.
Nessun uomo può essere attivamente non-violento e
non ribellarsi contro l'ingiustizia dovunque essa si
verifichi.
Lista Disarmo
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